“Esorcizzare”,
collocare il mondo nella luce della ratio che proviene dall’eterna Ragione creatrice
come pure dalla sua bontà risanatrice e a essa rimanda,
questo è un durevole e centrale compito dei messaggeri di Gesù Cristo.
Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Vol. I
Dal Vangelo secondo Matteo 10,24-33.
Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone;
è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
IL COMMENTO
Siamo parte della famiglia di Gesù. Tutto quello che riguarda Lui riguarda anche noi. La nostra vita è legata indissolubilmente alla sua, perchè siamo nati per essere conformi alla sua immagine. "Tra il Figlio di Dio fatto carne e la sua Chiesa v'è una profonda, inscindibile e misteriosa continuità, in forza della quale Cristo è presente oggi nel suo popolo. È sempre contemporaneo a noi, è sempre contemporaneo nella Chiesa costruita sul fondamento degli Apostoli" (Benedetto XVI, La volontà di Gesù sulla Chiesa e la scelta dei Dodici, 15 marzo 2006). Il Signore è il primogenito della nuova creazione e, come Lui, in Lui e per Lui, non possiamo che suscitare sconcerto, scandalo, persecuzione. L'apparire di Gesù infatti scatenava infatti l'ira dei demoni, stanati nell'ombra delle loro menzogne. Allo stesso modo l'avvento della Chiesa, la parola e la vita degli apostoli, svela le trame occulte del principe di questo mondo, perchè la Verità illumina la menzogna, inescusabilmente.
Così quando in ufficio, a scuola, tra gli amici, nelle diverse relazioni, si fa presente l'avvenimento di Cristo incarnato negli apostoli, tutto quello che non gli è conforme - i nemici della croce - è come risucchiato in superficie, e, una volta smascherato, schiuma ira e calunnia, e violenza che giunge ad uccidere, pur di ricacciare nell'ombra la menzogna di un'esistenza preda dell'inganno. Come Giovanni fu inviato a svelare i pensieri di molti cuori, il Signore stesso fu, ed è e nei suoi apostoli, segno di contraddizione. Quando al supermercato, all'uscita dall'asilo o spesso, purtroppo, anche a messa, appare una mamma circondata dalla nidiata dei suoi cinque, o sette, o dieci figli, è come una saetta precipitata laddove si sono posati i suoi piedi: risolini, ghigni, ironie, e insulti. E' la Verità che sconfessa la menzogna, il velo del Tempio squarciato dalla stessa carne di Cristo. In quella madre, come in ogni cristiano che incarni il vivere di Cristo, appare il Maestro, il Primogenito risorto e vivo che ha vinto la morte dell'egoismo, della paura e del mondo; quei bambini che le fanno ressa ululante intorno sono i segreti che Gesù le ha sussurrato all'orecchio e che lei annuncia alla luce e predica dai tetti; i suoi figli sono il corpo di Cristo che squarcia il velo del Cielo, e ne lascia intravvedere la bellezza e la pace, l'infinita estensione nell'amore che non conosce barriere. Quei volti venuti alla luce per un miracolo di amore e risurrezione sono il profumo del Regno, la testimonianza dell'unica Verità capace di rendere libero l'uomo. L'impatto con la dura scorza della menzogna provoca, inevitabilmente, il grido violento di chi ha ceduto all'inganno, e si è accomodato sul sofà tranquillo dell'egoismo mascherato di ragionevolezza.
Ma dentro ogni uomo è scritto il codice genetico dell'amore, la volontà di felicità che ne ha disegnato la mappa del Dna spirituale. Quando, in quella mamma, come in ogni apostolo, si fa prossima la Verità, il compimento di quel codice nell'esistenza quotidiana, il pus velenoso della menzogna erompe come un vulcano, e allora giù lava di violenza. Ma sotto, nel fondo nascosto di tanta ira, si ode il grido incancellabile che reclama giustizia, il seme di vita eterna deposto da sempre nel cuore. La persecuzione che si scatena contro la Chiesa è sempre dettata dall'orgoglio che induce a non arrendersi, a difendere le certezze acquisite, non importa se gravide di morte; la superbia che spinge a non abbandonarsi alla misericordia. La persecuzione, la calunnia, l'odio che gli apostoli attirano su di sé, sono il segno inequivocabile che il Regno dei Cieli è arrivato e il regno di satana ha le ore contate: è segno di debolezza, la stessa che gridavano i demoni alla vista di Gesù: "Che cosa abbiamo in comune con te, Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci?".
Sì, Gesù è venuto per la rovina dei demoni, e per questo, dopo di Lui, anche i suoi apostoli saranno apostrofati quali principi dei demoni, perchè l'opera più astuta di satana è proprio quella di camuffarsi e scambiare il bene con il male, Gesù con egli stesso. E' quanto abbiamo sotto gli occhi ogni giorno: è bene uccidere un bambino nel seno di sua madre, è male farlo nascere. Beelzebùl è Cristo, il Papa suo Vicario, ed ogni apostolo che incarna il Vangelo della vita. La compassione, la pietà, il bene si compiono in quanti operano per cancellare il dolore, fuggire la sofferenza, disintegrare l'uomo peccatore impedendogli l'incontro con la misericordia autentica che schiude alla felicità eterna. Ed è solo un esempio, il più evidente.
La Chiesa dunque è inviata come un agnello in mezzo ai lupi, ad attirare su di sè il disprezzo, il rifiuto, la morte vomitati da satana. La Chiesa è inviata come il suo Maestro e capofamiglia a catalizzare su di sé tutto il male della storia, perchè, una volta stanato e fuoriuscito, lasci posto alla Grazia capace di sanare, perdonare, ricreare: "l’annuncio del regno di Dio non è mai solo parola, mai solo insegnamento. E’ avvenimento, così come Gesù stesso è avvenimento, parola di Dio in persona. Annunciandolo, conducono all’incontro con Lui. Poiché il mondo è dominato dalle potenze del male, quest’annuncio è allo stesso tempo una lotta contro queste potenze. “I messaggeri di Gesù mirano, al suo seguito, ad un’esorcizzazione del mondo, alla fondazione di una nuova forma di vita nello Spirito Santo, che liberi dall’ossessione diabolica” (R. Pesch)... Si sente tutto l’impeto di quest’irruzione nelle parole di Paolo, quando dice: “Nessuno è Dio se non uno solo. E in realtà, anche se vi sono cosìddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, per noi c’e un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per Lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per Lui” (1 Cor 8,4ss). In queste parole c’e un potere liberatorio - il grande esorcismo che purifica il mondo. Per quanti dèi possano fluttuare nel mondo - Dio è uno solo e uno solo è il Signore. Se apparteniamo a Lui, tutto il resto non ha più potere, perde lo splendore della divinità" (J. Ratzinger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Vol. I).
La missione è dunque una lotta, è parte del combattimento escatologico che appare nell'Apocalisse, soprattutto al Capitolo XII. La Donna è perseguitata dal grande drago che vuole divorare il bambino appena nato, Cristo fatto carne nella Chiesa, nei suoi fratelli più piccoli. Ogni istante della vita dei discepoli, ogni aspetto della nostra vita è un frammento di questa grande e cruenta battaglia. Ma non siamo soli, tutto ci accade perchè siamo di Cristo, perchè Lui è vivo in noi. Con Lui ci accompagnano i martiri di ogni generazione, e i fratelli che subiscono le stesse prove in ogni angolo della terra. Al lavoro, a casa, a scuola, con amici e colleghi, con il fidanzato o con i parenti, ovunque e sempre ci è consegnata una tessera del mosaico che compone la volontà di Dio su ogni uomo. Deporla al suo posto prevede che sia "esorcizzata", tolta la tessera falsa, apparentemente somigliante, ma inautentica. E questo accade non senza pagare un prezzo spesso salatissimo, la nostra dignità, il nostro onore, l'amicizia, la stima, l'affetto. Caricarsi, con Cristo, del peccato e del male che si scatena intorno e verso di noi, è l'amore più grande, gratuito, che libera e conduce al Regno. "Ma nella fede, nella comunione con l’unico vero Signore del mondo, gli è donata l’“armatura di Dio”, con cui - nella comunione dell’intero Corpo di Cristo - può opporsi a queste potenze, sapendo che il Signore ci restituisce nella fede l’aria depurata da respirare - il soffio del Creatore, il soffio dello Spirito Santo, nel quale soltanto il mondo può essere risanato" (J. Ratzinger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Vol. I).
Ogni capello del nostro capo è contato, siamo già cittadini del Cielo, non un secondo della nostra vita scivola dalle mani di Cristo. La fiducia e l'abbandono alla sua volontà è l'unico che ci viene richiesto: dare spazio alla Grazia, all'autentica libertà, all'amore che vince il timore e la morte, e fa di noi luce splendente della Verità che ogni uomo, anche se violento e nemico, attende con ansia. Chiuderci alla Grazia è rinnegare Cristo, sciogliere nell'acido la nostra identità autentica, scappare dalla sua famiglia, e cadere prede della Geenna. Ma come potremo farlo se anche oggi, ora, stiamo sperimentando l'amore infinito che ci perdona, consola, accompagna, protegge e ci fa felici davvero? Temiamo dunque il Signore, abbandoniamoci alla sua fedeltà, Lui che ha il potere di condurci al porto sospirato della Vita eterna. Armiamoci del santo timore di Dio, e camminiamo nella storia che Lui ci ha preparato, sorgente di salvezza per ogni uomo a cui saremo inviati.
Benedetto XVI:
La missione grande esorcismo del mondo
San Paolo, nella Lettera agli Efesini, ha descritto una volta, da un’altra prospettiva, questo carattere esorcistico del cristianesimo, dicendo: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza! Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,10-12). Heinrich Schlier ha spiegato così questa rappresentazione della lotta del cristiano, che oggi ci appare sorprendente o anche strana: “l nemici non sono questo o quell’altro e nemmeno io stesso, non sono carne e sangue [...], il contrasto va più nel profondo. Si rivolge contro una quantità innumerevole di nemici che sono instancabilmente all’attacco, avversari non ben definibili che non hanno veri nomi, ma solo denominazioni collettive; sono anche a priori superiori all’uomo e questo per la loro posizione superiore, per la loro posizione “nei cieli” dell’esistenza, superiori anche per l’impenetrabilità e l’inattaccabilità della loro posizione. La loro posizione è, appunto, l'“atmosfera” dell’esistenza, un’atmosfera che essi stessi diffondono intorno a sé, essendo infine tutti ricolmi di una malvagità sostanziale e mortale”. Chi non vedrebbe che queste parole descrivono proprio anche il nostro mondo, nel quale il cristiano è minacciato da un’atmosfera anonima, da quello che “è nell’aria”, che vuol fargli apparire ridicola e insensata la fede? E chi non vedrebbe che ci sono avvelenamenti mondiali del clima spirituale che minacciano l’umanità nella sua dignità, addirittura nella sua esistenza? La singola persona, anzi, le stesse comunità umane sembrano irrimediabilmente abbandonate all’azione di queste potenze. Il cristiano sa che, da solo, neppure lui può riuscire a dominare questa minaccia. Ma nella fede, nella comunione con l’unico vero Signore del mondo, gli è donata l’“armatura di Dio”, con cui - nella comunione dell’intero Corpo di Cristo - può opporsi a queste potenze, sapendo che il Signore ci restituisce nella fede l’aria depurata da respirare - il soffio del Creatore, il soffio dello Spirito Santo, nel quale soltanto il mondo può essere risanato.
San Patrizio (circa 385-vers 461), monaco missionario, vescovo
Confessione, § 43- 47 ; SC 249, 119
Non per mia iniziativa ho cominciato questa opera, ma Cristo Signore mi ha ordinato di venire a trascorrere tra i pagani Irlandesi il resto dei miei giorni – se lo vuole il Signore e se mi custodisce da ogni via cattiva... Ma non confido in me stesso «finché sono in questo corpo votato alla morte» (2 Pt 1,13; Rm 7,24)... Non ho condotto una vita perfetta come altri fedeli; ma lo confesso al mio Signore e non arrossisco alla sua presenza. Infatti non mentisco: da quando l'ho conosciuto nella mia giovinezza, l'amore di Dio è cresciuto in me, insieme al suo timore, e fino a oggi, per la grazia del Signore, «ho conservato la fede» (2 Tm 4,7).
Rida dunque e mi insulti chiunque vorrà; io non tacerò e non nasconderò «i prodigi e i miracoli» (Dn 6,28) che il Signore che conosce ogni cosa mi ha mostrato, molti anni prima che succedessero. Per questo dovrei rendere senza sosta grazie a Dio, che tanto spesso ha perdonato la mia stupidità e la mia trascuratezza e non si è irritato neanche una sola volta contro di me, nonostante sia stato eletto vescovo. Il Signore mi «ha fatto grazia», «in favore di mille generazioni» (Es 20,6), perché ha visto che ero disponibile... Infatti numerosi erano coloro he si opponevano a questa missione; parlavano anche fra di loro a mia insaputa e dicevano: «Perché costui si getta in un'impresa pericolosa presso degli stranieri che non conoscono Dio?» Non per malizia si esprimevano così; io stesso lo attesto: a causa della mia rustichezza non potevano capire perché io fossi stato nominato vescovo. Neanch'io sono stato pronto a riconoscere la grazia che era in me. Ora tutto questo è diventato chiaro per me.
Ora dunque, espongo semplicemente ai miei fratelli e ai miei compagni di servizio che mi hanno creduto, perché «ho predicato prima e lo ripeto ora» (2 Cor 13,2), allo scopo di fortificare e di confermare la vostra fede. Possiate anche voi ricercare scopi più elevati e compiere opere più eccellenti. Questo sarà la mia felicità, poiché «il figlio saggio rende lieto il padre» (Pr 10,1).
Rida dunque e mi insulti chiunque vorrà; io non tacerò e non nasconderò «i prodigi e i miracoli» (Dn 6,28) che il Signore che conosce ogni cosa mi ha mostrato, molti anni prima che succedessero. Per questo dovrei rendere senza sosta grazie a Dio, che tanto spesso ha perdonato la mia stupidità e la mia trascuratezza e non si è irritato neanche una sola volta contro di me, nonostante sia stato eletto vescovo. Il Signore mi «ha fatto grazia», «in favore di mille generazioni» (Es 20,6), perché ha visto che ero disponibile... Infatti numerosi erano coloro he si opponevano a questa missione; parlavano anche fra di loro a mia insaputa e dicevano: «Perché costui si getta in un'impresa pericolosa presso degli stranieri che non conoscono Dio?» Non per malizia si esprimevano così; io stesso lo attesto: a causa della mia rustichezza non potevano capire perché io fossi stato nominato vescovo. Neanch'io sono stato pronto a riconoscere la grazia che era in me. Ora tutto questo è diventato chiaro per me.
Ora dunque, espongo semplicemente ai miei fratelli e ai miei compagni di servizio che mi hanno creduto, perché «ho predicato prima e lo ripeto ora» (2 Cor 13,2), allo scopo di fortificare e di confermare la vostra fede. Possiate anche voi ricercare scopi più elevati e compiere opere più eccellenti. Questo sarà la mia felicità, poiché «il figlio saggio rende lieto il padre» (Pr 10,1).
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