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Mercoledì della II settimana del Tempo Ordinario



Dio si serve di modi e strumenti 
che a noi sembrano a prima vista solo debolezza.  
Il Crocifisso svela, da una parte, la debolezza dell'uomo 
e, dall'altra, la vera potenza di Dio, cioè la gratuità dell'amore: 
proprio questa totale gratuità dell'amore è la vera sapienza. 


Benedetto XVI, Udienza generale 29 ottobre 2008




Dal Vangelo secondo Marco 3,1-6.


Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 


IL COMMENTO


“Alzati e mettiti in mezzo!”. La parola “alzati” è la stessa usata per "risuscitare". Questo pover'uomo è incapace di tutto, come quando si dice "sono come senza una mano", prendere, scrivere, guidare, mangiare, ogni relazione compromessa, tutto terribilmente difficile, ma una cosa non gli è impedita: la sua infermità non gli preclude l'obbedienza. Per quanto deboli, aridi, insensibili, incapaci, per quanto i peccati, le sofferenze, le difficoltà, ci ostacolino e ci blocchino, non ci impediscono l'obbedienza. E si risuscita per obbedienza. Gesù ha obbedito ed è entrato nella morte, per vincerla e consegnarci gratuitamente l'obbedienza per risorgere. "Alzati e mettiti nel mezzo!", quell'uomo non ha fatto altro che obbedire, ascoltare ed obbedire. Ed è risuscitato. Obbedire dunque è il cammino alla risurrezione, alla libertà, al recupero di una vita piena, da spendere in tutte le sue immense potenzialità. A noi l'obbedienza: stendere la mano e mettersi nel mezzo. A Gesù il potere di risuscitare, di perdonare e rendere fecondo ciò che è arido.


Il cammino alla resurrezione ci conduce ad essere posti in mezzo, come Gesù, preso in mezzo, e poi crocifisso in mezzo ai due ladroni! In mezzo per svelare il cuore di ogni uomo. Ma non si tratta del nostro cercare di stare al centro dell'attenzione, dei discorsi, degli affetti degli altri, facendo buona mostra della propria presunta parte migliore. Si tratta dell'esatto contrario, di essere posti nel mezzo affinchè si veda bene la mano sterile che guarisce per l'opera di Dio, la ferita sanata dalla misericordia. Come Gesù che tutti hanno potuto vedere crocifisso, uomo dei dolori, come uno davanti al quale ci si copre il volto. Perchè doveva essere evidentela risurrezione proprio attraverso la certezza della crocifissione. Lo stesso Uomo crocifisso era l'Uomo resuscitato. Così Dio sceglie la sterilità, la piccolezza, la debolezza, ma anche il peccatore, Giacobbe ad esempio, Davide, Sansone, e Pietro, il traditore. Dio sceglie il nulla per mostrare che cosa significhi il sabato, il giorno in cui nulla si fa perchè fa tutto Dio.


Per questo Gesù ci mette in mezzo, ed è parte della nostra elezione: siamo stai crocifissi con Cristo, e non siamo più noi a vivere, ma è Lui stesso che vive in noi. Siamo chiamati a vivere l'esistenza della carne, di ogni giorno, nella fede del Figlio di Dio, che ci ha amati e ha consegnato se stesso per noi. Vivere, semplicemente, ogni istante come "messi in mezzo". I nostri difetti, le nostre debolezze, i nostri peccati, anche questi, inchiodati alla Croce del Signore, issati sul candelabro perchè il mondo riceva un raggio della luce che brilla sul volto di Cristo. Vasi di creta, fragilissimi, e proprio per questo, segno di contraddizione, chiamati nella sua misericordia e mandati perchè appaia la luce della verità. La nostra vita acquista senso anche in questa missione del tutto paricolare, perchè "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" (1 Cor 1,28). Le nostre ferite sono il luogo della misericordia di Dio, ma anche il segno su cui sono pronte ad infrangersi le ipocrisie e le astuzie del demonio, sia esso travestito da uomo religioso o da anticlericale e mangiapreti. "Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza. Per i Giudei la Croce è skandalon, cioè trappola o pietra di inciampo: essa sembra ostacolare la fede del pio israelita, che stenta a trovare qualcosa di simile nelle Sacre Scritture. Per i Greci, cioè i pagani, il criterio di giudizio per opporsi alla Croce è la ragione. Per questi ultimi, infatti, la Croce è moría, stoltezza, letteralmente insipienza, cioè un cibo senza sale; quindi più che un errore, è un insulto al buon senso. Ma  la Croce rivela “la potenza di Dio”, che è diversa dal potere umano; rivela infatti il suo amore: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio, è più forte degli uomini”. Dio si serve di modi e strumenti che a noi sembrano a prima vista solo debolezza. Il Crocifisso svela, da una parte, la debolezza dell'uomo e, dall'altra, la vera potenza di Dio, cioè la gratuità dell'amore: proprio questa totale gratuità dell'amore è la vera sapienza" (Benedetto XVI, Udienza generale 29 ottobre 2008) 


La nostra vita è come la mangiatoia dove è deposto Dio fatto uomo, la nostra carne povera, debole, ferita è la pietra scartata dai legalisti che osservano ogni passo e tengono consiglio per togliere di mezzo tanta debolezza scandalizzante, e dai costruttori di questo mondo senza Dio, cui appare insipiente vivere abbandonati alla fedeltà di Dio, stendendo ogni giorno la mano inaridita in attesa della sua misericordia. La nostra vita, quella di oggi ad esempio, è una porta spalancata sul Signore, il preludio alla sua opera, perchè il mondo creda, i piccoli siano consolati, i poveri evangelizzati. Spesso vorremmo nasconderci, desidereremmo che i nostri difetti venissero cancellati e occultati, e invece, sembra che qualcuno ci trascini là in mezzo. Cristiani e nevrotici. Cristiani e debolissimi. Proprio così. Poveri e santi. Peccatori e amati. In mezzo perchè brilli, tra l'ipocrisia e la menzogna, l'unica verità capace di salvare, l'amore infinito di Dio per ogni uomo, di cui noi portiamo le stigmate, salvate e benedette nella misericordia di Cristo, gratuita e sorprendente, sapienza che sorpassa ogni intelligenza.


Le stigmate sono il segno prodigioso dell'essere stati curati, della salvezza. Non possono rimanere celate, come fu per Padre Pio e per San Francesco. Come fu per Gesù dopo la risurrezione, quando esse costituirono i segni attraverso i quali provava agli apostoli la risurrezione della sua carne, il perdono dei peccati. Quelle ferite che provano che proprio quella carne lì era stata crocifissa, trapassata dai peccati, e che proprio quella carne lì aveva vinto sul peccato. Quelle ferite di Gesù, nelle quali è tatuata la nostra vita, dove sono segnati i nostri nomi, sono la prova che Lui ha perdonato, che i nostri peccati, ogni aridità è stata vinta. Le ferite sono la memoria dell'amore, il segno di Giona impresso in ciascuno di noi.


"E' lecito in giorno di sabato salvare una vita o toglierla, fare il bene o il male?". Una vita  si salva o si toglie. In giorno di sabato, pur rispettando ogni prescrizione, si può fare il bene come il male, e non dipende dalla Legge, è una questione di cuore. Il sabato è per l'uomo, è il riposo che Dio dona a chi ha sperimentato, durante la settimana, la durezza della vita, la conseguenza del peccato di Adamo. Il sabato è l'alleanza che Dio rinnova costantemente con il suo Popolo, immagine delle nozze messianiche. Il sabato è santo e tutto rende santo, tutto assorbe nella sua gratuità. Eppure può essere sporcato dall'ipocrisia. Gesù, scoccando la domanda, penetra sino al fondo del cuore, laddove non ci si può nascondere. Il sabato è vita, ma può tramutarsi in fonte di morte e di male. Il sabato è così anche immagine d'ogni uomo creato per la libertà e la gratuità della comunione con Dio che, ingannato, è precipitato nella fossa dell'ipocrisia, il lievito dei farisei che fermenta e avvelena l'esistenza sino a stravolgerla. Come è stravolto il sabato. E Lui mostra, attraverso la mano inaridita - la vita senz'acqua che conduciamo - cosa significhi fare il bene e salvare una vita, vivere e dare compimento al sabato, alla volontà d'amore del Padre. La debolezza che ci costituisce è il segno che nel sabato della tomba, nella sepoltura e nella discesa agli inferi, Gesù aveva mostrato la liceità di sanare, perchè, proprio compiendo il precetto assoluto di non fare niente - non vi è nulla di più assolutamente inattivo di un morto - ha sanato e ridato vita. L'opera di Gesù si manifesta così in ciascuno di noi, posto nel mezzo. Le nostre stigmate sono le sue, luminose del suo amore. Nella sua mano stesa sulla Croce si stende la nostra mano arida, verso di Lui e verso il mondo.





Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo 
Omelia sulla Pasqua , 82-90 ; SC 123, 107 


«I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire»


Non avete visto Dio ; non avete riconosciuto il Signore ; non avete saputo che era proprio lui, il Primogenito di Dio, colui che è stato generato dal seno dell’aurora (Sal 109,3), colui che ha fatto sorgere la luce, che ha fatto brillare il giorno, separandolo dalle tenebre, che ha fissato i primi limiti, sospendendo la terra, disseccando l’abisso, spiegando il firmamento…, che ha creato gli angeli nel cielo, stabilendovi i troni, e ha plasmato l’uomo sulla terra. Ha scelto lui Israele e l’ha guidato da Adamo fino a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo ad Isacco e Giacobbe e ai dodici patriarchi. Ha condotto lui i vostri padri in Egitto e li ha protetti e nutriti. Li ha rischiarati con la colonna di fuoco e li ha ricoperti della nube, ha separato il Mar Rosso e li ha fatti attraversare. Lui ha dato loro la manna dal cielo, e li ha abbeverati dalla roccia, e ha dato loro la Legge e la terra promessa, ha inviato loro i profeti, e ha suscitato loro dei re. È venuto lui da voi, curando coloro che soffrivano, e risuscitando i morti… È lui che volete fare morire, è lui che consegnerete a prezzo d’argento…


Quanto stimate i benefici che vi sono stati concessi ?… Stimate ora la mano disseccata che egli ha reso al corpo. Stimate ora i ciechi nati che egli ha resi alla luce con una sola parola. Stimate ora i morti che egli ha risorto dal sepolcro dopo tre o quattro giorni… Inestimabili sono i doni che egli vi ha dato. Invece voi,… gli avete reso il male per il bene, l’afflizione per la gioia, e la morte per la vita.




Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa
Trattato sui Salmi 91,3 ; PL 9,495


« Ogni giorno, ogni cosa viene creata dal Figlio »


Il giorno del sabato, era prescritto a tutti, nessuno escluso, di non fare alcun lavoro e di riposarsi nell'inattività. Come dunque il Signore ha potuto trascurare il sabato ? ... In verità, grandi sono le opere di Dio : Tiene il cielo nelle sue mani, dà la luce al sole e agli altri astri, fa crescere le piante della terra, mantiene l'uomo in vita... Si, tutto esiste e dura nel cielo e sulla terra per la volontà di Dio Padre ; tutto viene da Dio e tutto esiste per mezzo del Figlio. Egli è infatti il capo e il principio di tutto. In lui tutto è stato fatto. E dalla sua pienezza, secondo l'iniziativa della sua eterna potenza, ha creato ogni cosa.


Ora, se Cristo agisce in tutto, è necessariamente mediante l'azione di Colui che agisce in Cristo. Perciò è detto : « Il Padre mio opera sempre e anch'io opero » (Gv 5, 17). Infatti tutto ciò che viene fatto da Cristo, il Figlio di Dio abitato da Dio Padre, è opera del Padre. Perciò, ogni giorno, ogni cosa viene creata dal Figlio, perché tutto ciò che viene fatto dal Padre, è fatto per mezzo del Figlio. Quindi, l'azione del Figlio è di ogni giorno ; e, secondo me, i principi della vita, le forme dei corpi, lo sviluppo e la crescita degli esseri viventi manifestano questa opera.





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