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Sabato della III settimana del Tempo di Pasqua



Si chiama "fede" l'intelligenza umana quando, 
rimanendo nella povertà della sua natura originale, 
è tutta riempita da altro, poiché in sé è vuota, 
come braccia spalancate 
che hanno ancora da afferrare la persona che attendono. 
Non mi posso concepire se non immerso nel Tuo grande Mistero: 
la pietra scartata dai costruttori di questo mondo, 
o da ogni uomo che immagina e progetta la sua vita, 
si è fatta pietra d'angolo su cui solo si possa costruire.

Mons. Luigi Giussani



Dal Vangelo secondo Giovanni 6,60-69.

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». 




IL COMMENTO


"Volete andarvene anche voi?". La domanda di Gesù ci interroga oggi con tenerezza e fermezza. Gesù conosceva il destino di solitudine che lo attendeva. Sarebbe rimasto solo nella passione e sulla Croce; solo sarebbe stato deposto nel sepolcro. Ma proprio quell'estrema solitudine lo ha costituito primogenito di una moltitudine immensa. Dalla sua solitudine è sorta la Chiesa, frutto primaticcio della sua risurrezione. Sì, Gesù è morto solo per risorgere insieme ad ogni uomo, perchè "se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto." (Gv 12,24). E' la solitudine della Croce che genera la comunione; il dono totale di sé suppone l'essere abbandonati, rifiutati, lasciati soli, perchè esso avviene sempre quando le strategie umane segnano il passo, quando ogni relazione risulta compromessa. Ci si dona veramente solo quando l'altro non ha più nulla da dare, quando tradisce, quando rifiuta. L'amore si rivela autentico e fecondo, gratuito, proprio quando non ha nulla da sperare dall'altro, quando questi sembra perduto. Per questo Gesù risorto dirà alla Maddalena di andare ad annunciare ai suoi fratelli che Egli sarebbe salito al "Padre suo e Padre loro, Dio suo e Dio loro": il passaggio solitario nella morte aveva misteriosamente condotto quanti lo avevano tradito e lasciato solo nella comunione ormai senza limiti dei figli dello stesso Padre. Come Giuseppe, proprio perchè venduto e abbandonato dai fratelli, ha potuto provvedere alla loro indigenza, stringendosi con essi in una comunione rinnovata, capace di superare i peccati. 

La domanda di Gesù scaturisce dalla consapevolezza del suo destino di solitudine. Gesù vi andava incontro senza indugio, e scruta i cuori dei suoi discepoli; non chiede loro di rimanere con Lui, sapeva che non l'avrebbero fatto. Illumina il loro cuore per liberarlo dalla menzogna e dall'inganno. Li prepara per lo stesso suo destino. Seguire il Signore infatti è partecipare della sua solitudine. Ogni apostolo è chiamato ad offrire la propria vita con Lui, proprio quando il linguaggio della predicazione e della testimonianza si farà duro, impossibile da comprendere. La missione della Chiesa infatti è quella di essere in ogni generazione sacramento di salvezza, come un'ostia offerta per ogni uomo. La Chiesa è il corpo di Cristo abbandonato e tradito, lasciato solo nella morte perchè il mondo riceva la vita. 

"Volete andarvene anche voi?", volete anche voi rifiutare la durezza salutare del linguaggio della Croce, l'unico capace di distruggere la durezza del peccato? Le parole con le quali Gesù ha annunciato la sua missione di Pane celeste, di unico e vero alimento che risuscita e dà la vita, sono parole dure, difficili da comprendere perchè è duro il giogo del peccato che imprigiona la carne. I discepoli mormorano e non capiscono perchè la carne soggetta al peccato occulta l'estrema serietà e tragicità di un'esistenza lontana da Dio. E' necessario lo Spirito Santo che illumini e liberi la carne; sono necessarie le parole di Gesù che infondono Spirito e Vita. Restare con Gesù, seguirlo e dimorare con Lui significa dunque accogliere le sue parole che generano la fede, perchè si compiano nella propria vita."Quest’inquietante provocazione ci risuona nel cuore ed attende da ciascuno una risposta personale. Gesù infatti non si accontenta di un’appartenenza superficiale e formale, non gli è sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita "al suo pensare e al suo volere". SeguirLo riempie il cuore di gioia e dà senso pieno alla nostra esistenza, ma comporta difficoltà e rinunce perché molto spesso si deve andare controcorrente" (Benedetto XVI, Angelus  del 23 agosto 2009).

Fede e conoscenza dunque, bastioni su cui la noia, le alienazioni, la disperazione si infrangono senza recar danno. Dove andare se davvero abbiamo incontrato Cristo? Per quali sentieri sciogliere la mente se una Parola ci ha donato la vita eterna? Il mondo sbuccia la vita come un carciofo, cerca, ricerca, e non trova nulla. Noi invece, per pura Grazia, abbiamo incontrato una Parola, quella che nessuno ha mai pronunciato, la Parola di Gesù. A volte può sembrar dura, spesso lo è davvero, specie quando ci smaschera e ci chiude nell'angolo della verità. Ma è sempre una Parola di libertà, la misericordia che ci ha colto quando non meritavamo nulla, se non una condanna esemplare, forse oggi, forse ora. Un amore senza limiti capace di ricreare quanto in noi il peccato ha distrutto. Una Parola di vita eterna.

Non un articolo, non un'opinione, non un proclama. Una semplice Parola capace di incastrarsi nel nostro cuore e farne un prodigio, trasformarlo nel cuore di Cristo. Dove andare, cosa ancora cercare, quali speranza ancora inseguire, se davvero abbiamo ascoltato la Sua Parola, se in essa abbiamo conosciuto Cristo, l'unico che ci ama davvero? La vita è molto meno complicata di quel che crediamo, la vita si risolve in un incontro. La Chiesa è qui, oggi e sino alla fine del mondo, perchè ogni uomo possa fare questo incontro. La nostra stessa vita ci è donata per incontrare il Signore. Quando ciò accade, le nostre ore, tutto di noi diviene l'occasione offerta da Dio ad ogni uomo per incontrare Cristo. Accettando la solitudine in famiglia, al lavoro, nella scuola, la solitudine profonda che ci afferra quando il marito non ci comprende, quando il fidanzato vorrebbe quello che proprio non possiamo e non dobbiamo dare, quando un figlio si intestardisce e non ascolta più; accettare la solitudine provocata da una parola dura annunciata al prossimo, parola di verità rifiutata e calpestata: accettare ed entrare in questa solitudine per riscattare proprio chi ci rifiuta e ci abbandona, per riconsegnarlo al Padre. Non vi è altra missione per noi, essere la carne e il sangue di Cristo per chiunque si affacci alla nostra vita: "noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio", per questo abbiamo in noi la vita che non muore, e con essa possiamo scendere nella solitudine del sepolcro dove giace chi ci è accanto, per risvegliarlo e riscattarlo, perchè possa riconoscere, con noi, in Dio suo Padre.  




Benedetto XVI. "VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI"?
Angelus 23 agosto 2009

Cari fratelli e sorelle!

Da alcune domeniche la liturgia propone alla nostra riflessione il capitolo VI del Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù si presenta come il "pane della vita disceso dal cielo" ed aggiunge: "se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv. 6,51). Ai giudei che discutono aspramente tra loro chiedendosi: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?" (v. 52), Gesù ribadisce "se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita" (v. 53). Oggi, XXI domenica del tempo ordinario, meditiamo la parte conclusiva di questo capitolo, in cui il quarto Evangelista riferisce la reazione della gente e degli stessi discepoli, scandalizzati dalle parole del Signore, al punto che tanti, dopo averlo seguito sino ad allora, esclamano: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?" (v. 60). E da quel momento "molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con Lui" (v. 66). Gesù però non attenua le sue affermazioni, anzi si rivolge direttamente ai Dodici dicendo: "Volete andarvene anche voi?" (v. 67).
Questa provocatoria domanda non è diretta soltanto agli ascoltatori di allora, ma raggiunge i credenti e gli uomini di ogni epoca. Anche oggi, non pochi restano "scandalizzati" davanti al paradosso della fede cristiana. L’insegnamento di Gesù sembra "duro", troppo difficile da accogliere e da mettere in pratica. C’è allora chi lo rifiuta e abbandona Cristo; c’è chi cerca di "adattarne" la parola alle mode dei tempi snaturandone il senso e il valore. "Volete andarvene anche voi?". 
Quest’inquietante provocazione ci risuona nel cuore ed attende da ciascuno una risposta personale. Gesù infatti non si accontenta di un’appartenenza superficiale e formale, non gli è sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita "al suo pensare e al suo volere". SeguirLo riempie il cuore di gioia e dà senso pieno alla nostra esistenza, ma comporta difficoltà e rinunce perché molto spesso si deve andare controcorrente.
"Volete andarvene anche voi?". Alla domanda di Gesù, Pietro risponde a nome degli Apostoli: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (vv. 68-69). 
Cari fratelli e sorelle, anche noi possiamo ripetere la risposta di Pietro, consapevoli certo della nostra umana fragilità, ma fiduciosi nella potenza dello Spirito Santo, che si esprime e si manifesta nella comunione con Gesù. La fede è dono di Dio all’uomo ed é, al tempo stesso, libero e totale affidamento dell’uomo a Dio; la fede è docile ascolto della parola del Signore, che è "lampada" per i nostri passi e "luce" sul nostro cammino (cfr Salmo 119, 105). Se apriamo con fiducia il cuore a Cristo, se ci lasciamo conquistare da Lui, possiamo sperimentare anche noi, insieme al santo Curato d’Ars, che "la nostra sola felicità su questa terra è amare Dio e sapere che Lui ci ama".
Chiediamo alla Vergine Maria di tenere sempre desta in noi questa fede impregnata di amore, che ha resa Lei, umile fanciulla di Nazaret, Madre di Dio e madre e modello di tutti i credenti.


San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Disorsi su vari argomenti °5, su Ha ; PL 183,556

« Forse anche voi volete andarvene ? »

Leggiamo nel Vangelo che, mentre il Signore predicava e invitava i suoi discepoli a partecipare alla sua passione nel sacramento conviviale del suo corpo, alcuni dissero: “Questo linguaggio è duro”, e da quel momento non andarono più con lui. Gli apostoli, interrogati se avessero voluto andarsene anche loro, risposero: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).
Così vi dico, fratelli: fino a oggi ci sono persone per le quali è chiaro che le parole di Gesù sono “spirito e vita” perciò lo seguono. Ad altri invece paiono dure e cercano altrove ben magre consolazioni. “La Sapienza fa sentire la sua voce sulle piazze” (Pr 1,20), vale a dire ammonisce quelli che camminano “per la via larga e spaziosa che conduce alla morte” (Mt 7,13), per richiamare indietro quanti vi camminano. Essa grida: “Per quarant’anni mi disgustai di quella generazione e dissi: sono un popolo dal cuore traviato” (Sal 94,10). In un altro salmo trovi: “Il Signore ha parlato una sola volta” (Sal 61,12). Certo, una sola volta, perché parla sempre. Infatti unico e non interrotto ma continuo e senza fine è il suo parlare. Invita i peccatori a rientrare in sé, perché ivi egli abita e ivi parla... Se oggi udiamo la sua voce, non induriamo i nostri cuori sono press’a poco le medesime parole che si leggono nel Vangelo... “Le mie pecore ascoltano la mia voce” (Gv 10,27)... Siete il popolo del suo pascolo e il gregge che egli conduce, se oggi ascoltate la sua voce (Sal 94,8).



San Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
Lettera 53 a Paolino

« Le parole che vi ho dette sono spirito e vita »

Leggiamo le Sante Scritture : secondo me, il Vangelo è il corpo di Gesù, le Sante Scritture sono la sua dottrina. Certamente, la parola « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue » trova tutta la sua attuazione nel mistero eucaristico ; ma il vero corpo di Cristo e il suo vero sangue sono anche la parola delle Scritture, la dottrina divina. Quando ci avviciniamo ai santi misteri, se un frammento viene a cadere per terra, siamo inquieti. Quando ascoltiamo la parola di Dio, se pensiamo a qualcos'altro mentre essa entra nei nostri orecchi, quanta responsabilità ne abbiamo !
La carne del Signore essendo vero cibo e il suo sangue vera bevanda, il nostro unico bene è mangiare la sua carne e bere il suo sangue, non soltanto nel mistero eucaristico, ma anche nella lettura della Scrittura.


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