Le “mani” di Dio. F. G. Claudio Bottini

Se Dio è uno nella natura divina e trino nelle Persone, ne segue che tutta l’attività di Dio e il suo piano, che riguardano la creazione, la redenzione e il compimento della storia, sono opera comune delle Persone divine. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Tutta l’Economia divina è l’opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione... «Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose»...” (n. 258).

La fede della Chiesa non esita ad affermare che le prime parole della Bibbia: “In principio, Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1), illuminate e spiegate da altre parole della Scrittura, devono essere riferite non solo a Dio, come Padre e Creatore unico di tutte le cose, ma anche al Figlio e allo Spirito Santo.

Dell’opera creatrice del Figlio il testo sublime del Prologo di S. Giovanni dice: “In principio era il Verbo... e il Verbo era Dio... Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto” (Gv 1,1). E in un bellissimo testo S. Paolo afferma: “Per mezzo di lui [il Figlio diletto] sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra... Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1,16-17).

Con altrettanta chiarezza la Chiesa professa l’azione creatrice dello Spirito Santo affermando che egli è “datore di Vita”, Signore e “sorgente di ogni bene”. In un un celebre inno, che accompagna i momenti importanti della sua vita, la Chiesa lo invoca: “Vieni, Spirito Creatore”.

Anche la rivelazione di questo mistero dell’azione creatrice del Figlio e dello Spirito Santo è avvenuta progressivamente. Ciò che nel Nuovo Testamento è chiaramente espresso e affermato, nell’Antico è lasciato intravvedere oppure preannunciato o prefigurato. Citando un bel testo di S. Ireneo, Padre della Chiesa, il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega: “«Non esiste che un solo Dio:... egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l’Autore, l’Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza», «per mezzo del Figlio e dello Spirito», che sono come «le sue mani»” (n. 292).

Si tratta evidentemente di un simbolo adoperato per esprimere insieme l’apporto proprio e la collaborazione del Figlio e dello Spirito Santo nel piano della salvezza divina. E’ una suggestiva metafora o immagine che ha il suo fondamento nella Bibbia stessa.

La mano di Dio nella Bibbia

E’ noto che la Bibbia per farsi comprendere, quando parla di Dio, spesso usa un linguaggio che viene detto “antropomorfico” e che consiste nell’attribuire a Dio tratti e comportamenti umani. Tale linguaggio vuole sottolineare anche il carattere personale di Dio e la sua partecipazione alla storia del mondo e degli uomini. Così si parla di mano, braccio, dito di Dio. Questi sono organi dell’agire umano con i quali l’uomo può distruggere e uccidere, ma anche soccorrere e benedire. In non pochi passi della Bibbia mano, braccio, dito vengono adoperati per indicare che Dio crea, agisce, soccorre, salva, ma anche che egli giudica, condanna e punisce. Questo antropomorfismo, noto anche alla letteratura dell’Oriente antico extrabiblico, ricorre non meno di trecento volte nell’Antico Testamento. Sembra proprio che questo simbolo sia la più felice espressione di quel movimento che fa incontrare Dio e l’uomo.

Alcuni testi parlano della mano di Dio come simbolo della sua potenza nella creazione e provvidenza e nella liberazione di Israele: “Così dice il Signore: «Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi (...). Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie»” (Is 66,1-2); “Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte” (Gb 10,8); “Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la tua mano, si saziano di beni” (Sal 104,27-28); “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso” (Dt 5,15; vedi anche 4,34; Es 13,3-14).

Ma la mano è simbolo anche dell’amore di Dio per i buoni: “La mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza” (Sal 89,22); “Certo egli ama i popoli; tutti i santi sono nelle sue mani” (Dt 33,3; vedi anche Sap 3,1; Gb 5,18). La mano di Dio compare nei suoi interventi straordinari sui profeti: “La mano del Signore fu sopra Elia” (1Re 18,46); “La mano del Signore fu sopra Eliseo” (2Re 3,15); “Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano” (Is 8,11); “Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo” (Ez 2,9). Altre volte però la mano è simbolo della giustizia punitiva di Dio: “Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!” (2Sam 24,14; vedi anche 1Sam 5,9; Gb 1,11; 19,21); “Per questo è divampato lo sdegno del Signore contro il suo popolo, su di esso ha steso la sua mano per colpire” (Is 5,25; vedi anche Sal 21,9; 32,4). Durante il banchetto sacrilego di Baldassàr Dio mandò una “mano d’uomo” le cui “dita” scrissero le parole misteriose e terribili che solo Daniele seppe interpretare (Dn 5,5.24).

A questi e ad altri passi simili dell’Antico Testamento si possono aggiungere quelli in cui si parla della “destra” di Dio per indicare l’autorità, la potenza o la gloria stessa di Dio: “La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico” (Es 15,6; vedere anche v. 12); “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 16,11). In un celebre salmo al messia re e sacerdote il Signore dice: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi” (110,1). Come per la mano, anche della destra di Dio si afferma che essa compie prodigi (Sal 118,15-16), libera gli oppressi (Sal 17,7), soccorre i credenti (Sal 44,4; 60,7; 63,9; 108,7; Is 41,10.13), punisce i nemici (Sal 21,9). Un testo del libro della Sapienza parlando del destino glorioso dei giusti sintetizza bellamente immagini e significato: “Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore, perché li proteggerà con la sua destra, con il braccio farà loro da scudo” (5,17).

Vi sono infine nell’Antico Testamento alcuni testi molto suggestivi dove si parla del “dito di Dio”. Il Salmista, colto da stupore dinanzi all’opera dellla creazione, canta: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate...” (Sal 8,4). In due passi l’immagine del dito è riferita a Dio per indicare che egli ha scritto le tavole della Legge: “Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul Monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio” (Es 31,18; vedi anche Dt 9,10). Secondo il racconto di Esodo al dito di Dio sono attribuiti i prodigi compiuti da Mosè: “Allora i maghi dissero al faraone: «E’ il dito di Dio!». Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore” (Es 8,15).

In sintesi si può dire che al braccio, alla mano e al dito di Dio sono attribuite tutte le azioni e perfezioni divine e che in fondo attraverso le immagini si vuole indicare tutta la persona di Dio, non per materializzarla, ma per renderla all’uomo più vicina e familiare. Questo antropomorfismo non solo è il più usato, ma è anche quello che ha ispirato l’interpretazione trinitaria di non pochi passi in cui esso ricorre.

Il Figlio e lo Spirito Santo “mani” di Dio

I Padri della Chiesa e gli antichi esegeti spiegando gli antropomorfismi biblici si preoccuparono anzitutto di inculcare nei fedeli che vivevano in ambiente pagano, la natura spirituale e la trascendenza di Dio. Tuttavia nella ricerca delle “tracce” del mistero della Trinità nell’Antico Testamento ben presto essi utilizzarono anche questa immagine. Nella mano divina essi videro l’azione della seconda Persona della Trinità, il Figlio di Dio come Verbo preesistente già prima dell’Incarnazione. S. Ireneo, seguito poi da tanti altri, affermava: “Il primo uomo fu fatto dalla mano di Dio, cioè dal Verbo di Dio”. S. Cipriano metteva insieme un grappolo di passi di Isaia per dimostrare che “Cristo è la mano o il braccio di Dio”.

Dinanzi poi ai testi biblici che parlano al plurale delle mani divine essi quasi naturalmente arrivavano a includere anche la terza Persona della Trinità, lo Spirito Santo. Lo stesso S. Ireneo spiegava: “L’uomo è una mescolanza di anima e di carne modellata ad immagine di Dio e plasmata dalle mani di Dio, cioè dal Figlio e dallo Spirito, ai quali disse: «Facciamo l’uomo» [Gen 1,26]”. Dopo di lui questa interpretazione divenne comune. Basti citare S. Eucherio il quale sinteticamente diceva: “Per braccia di Dio Padre si intendono il Figlio e lo Spirito Santo”.

Lo Spirito Santo “dito” di Dio

Quanto all’identificazione del “dito di Dio” con lo Spirito Santo una parola di Gesù riferita da Matteo e da Luca è illuminante e fondamentale. Dove infatti il terzo evangelista porta: “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, di conseguenza è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20), il primo dice: “Ma se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12,28). Nel commentare l’immagine del “dito di Dio” i Padri illustrano il mistero della Trinità. Considerando infatti che le dita sono il compimento e la perfezione ultima della mano, essi scoprono nella mano divina insieme col dito un’immagine della vita e delle ineffabili relazioni tra le Persone divine. S. Eucherio diceva: “Per dito di Dio si comprende lo Spirito Santo (...). Come infatti [il dito] con la mano e il braccio e a loro volta la mano e il braccio sono uno con il corpo, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tre Persone, ma una sola natura divina”.

La riflessione sulle molteplici attività possibili alle dita della mano conduce i Padri ad approfondire la spiegazione delle opere compiute dalla Trinità fuori di sé. Sono molti infatti i testi di Padri sia greci che latini - certamente anche per l’influsso del detto di Gesù sopra ricordato - nei quali il dito di Dio viene con tutta naturalezza identificato con lo Spirito Santo e visto all’opera nella creazione, nel dono della Legge, nei segni prodigiosi. S. Ireneo, per citare ancora una volta un esempio antico e autorevole, scrive: “E nel deserto Mosè riceve da Dio le leggi; le dieci sentenze su tavole di pietra, scritte col dito di Dio; e il dito di Dio è quello che è steso dal Padre allo Spirito Santo”. Al riguardo si può rileggere anche un testo molto bello di S. Ambrogio: “Quando infatti cielo e terra venivano creati, lo Spirito vi aleggiava sopra. A proposito dello Spirito, poi, lo stesso David dice in un altro salmo: «Manda il tuo Spirito e saranno creati» [Sal 103,30]; e ancora altrove: «Vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita» (Sal 8,4). Certo Dio non creò il cielo e la terra con dita corporee, ma con la grazia dello Spirito settiforme, con quel dito di cui trovi scritto nel Vangelo (...). Se allora lo Spirito è il dito di Dio, visto che il Figlio ne è il braccio, lo Spirito, cooperando col Padre e col Figlio nell’unità della loro azione, ha collaborato alla creazione del cielo e della terra. Il Figlio chiamò «dito» lo Spirito per indicare l’unità della divinità attraverso la metafora dell’unità delle membra del corpo”.

Così dal simbolo si passa naturalmente alla riflessione teologica. I Padri della Chiesa Orientale, per esempio, considerando le operazioni delle Persone divine parlano del Padre come del soggetto agente, del Figlio come della sua potenza operativa e dello Spirito come dell’azione che ne risulta. Nello Spirito infatti il Padre tocca il mondo. Lo Spirito Santo procede dalla natura del Padre, di cui è l’effetto agente. Procede anche dal Figlio perché l’azione risulta dalla potenza; procede inoltre dal Padre attraverso il Figlio, perché il Padre porta ad esecuzione l’azione attraverso la potenza. Lo Spirito rivela la Trinità in quanto è l’azione divina che comunica al mondo le grazie di Dio.

Questa tematica che può sembrare tutta teologica e sottile ha trovato vasta eco anche nell’arte. Chi non conosce il celebre inno “Veni Creator Spiritus” composto nel secolo nono ma nel quale sono condensate tanta sapienza teologica ed esperienza spirituale della Chiesa? In esso lo Spirito Santo è invocato tra l’altro come “Dextrae Dei tu digitus = Tu dito della destra di Dio”. Oppure chi non ha mai visto una riproduzione del celebre affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina dove il dito di Dio Padre si tende verso quello di Adamo e lo crea a sua immagine?

Ciò che la Bibbia dice con le immagini, la liturgia proclama nel canto e la teologia spiega con il linguaggio argomentativo, l’arte lo ha espresso con le figure e i colori. Non si contanto infatti le raffigurazioni in pittura e scultura che presentano la mano divina simbolo della presenza di Dio, per lo più il Padre, che agisce o parla. Non mancano però anche le raffigurazioni nelle quali la mano rappresenta il Figlio o lo Spirito Santo. Per quest’ultimo gli studiosi indicano in particolare alcune rappresentazioni della scena di Pentecoste dove da una mano escono raggi che si spandono sugli apostoli e due scene di battesimo dove invece della colomba, simbolo abitualmente adoperato per lo Spirito Santo, si trova una mano e la scritta “destra di Dio”.

Giustamente quindi il Catechismo della Chiesa Cattolica tra i numerosi simboli dello Spirito Santo accanto a l’acqua, l’unzione, il fuoco, la nube e la luce, il sigillo, la mano, la colomba ricorda anche il dito: “«Con il dito di Dio» Gesù scaccia i «demoni» (Lc 11,20). Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra dal «dito di Dio» (Es 31,18), «la lettera di Cristo», affidata alle cure degli Apostoli, è «scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di carne dei... cuori» (2Cor 3,3). L’inno «Veni Creator Spiritus» invoca lo Spirito Santo come «digitus paternae dexterae - dito della destra del Padre” (n. 700).

E bello pensare che le meraviglie della creazione e della redenzione del mondo sono opere che il Padre ha compiuto e incessantemente mantiene in vita con le mani del Figlio e dello Spirito Santo. E’ ancora più bello e soprattutto consolante pensare che le “mani sante e venerabili” del Figlio e dello Spirito Santo conducono per mano ogni creatura docile nella fede, e ci porteranno un giorno in braccio al Padre.

© copyright 1998

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