Appena do un'occhiata al Santo Vangelo,
subito respiro i profumi della vita di Gesù
e so da che parte correre... Non è al primo
posto, ma all'ultimo che mi slancio…
Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza
tutti i peccati che si possono commettere,
andrei, con il cuore spezzato dal pentimento,
a gettarmi tra le braccia di Gesù,
perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui.
Teresa di Lisieux
Mt. 18, 1-4
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
IL COMMENTO
L'ambizione è sempre figlia dell'insoddisfazione, dell'esigenza insopprimibile di colmare il vuoto che sperimentiamo. Tutto appare sfuggevole e precario, incapace di saziarci. Così si fa strada in noi l'illusione che in una certa grandezza vi sia la possibilità di dare consistenza e certezze alla nostra vita. Il più grande, la stessa tentazione che ha sedotto Adamo ed Eva, diventare come Dio, più in alto di tutti per decidere, dirigere e proteggere la propria vita senza nessuno che contesti e frustri i nostri desideri. Il più grande in un affetto, al lavoro, nello studio, tra fratelli e amici, nel matrimonio, nella Chiesa. Il più grande per essere importante per qualcuno, amato, cercato, accolto, compreso, apprezzato, ricordato. Anche chi si nasconde nella timidezza cerca la stessa grandezza; spesso ci si sottomette all'evidenza della realtà covando risentimento, e l'apparente umiltà è solo un soprabito a vestire le frustrazioni.
Ma la felicità, la beatitudine, la pace sono i regali preparati per i bambini; non importa se capricciosi o irritanti. Un bambino infatti, è amato proprio per la sua piccolezza. Più è piccolo, goffo, insicuro, più è oggetto di tenerezze e attenzioni. Un bambino lo si ama per la sua debolezza, la fragilità, il bisogno: tutto di un bambino attira i nostri cuori e li muove a compassione. Non si può non amare un bambino, anche quando sbaglia, cade, urla e strepita o si chiude nel silenzio dei sogni infranti. Santa Teresa di Lisieux lo aveva compreso: Dio cerca, predilige e ama proprio la piccolezza, la verità, quello che siamo qui ed ora. Una "porta stretta" schiude il passo al Regno dei Cieli. Per entrarvi non sono necessari sforzi o impegni sovraumani perchè le dimensioni di quell'uscio coincidono esattamente con le nostre, le originali però, quelle con le quali Dio ci ha creati. Convertirci è, semplicemente, ritornare a quelle misure, al pensiero di Dio su ciascuno di noi; quello che avanza non ci appartiene, è falso, fonte di sofferenza e frustrazione. Anche oggi possiamo diventare come bambini, aprire senza paura gli occhi su noi stessi, amare la nostra piccolezza e accogliere la storia che pota il superfluo; possiamo vivere ogni giorno in attesa che lo sguardo amoroso di Dio si posi sulla nostra piccolezza come ha "guardato l'umiliazione" della Vergine Maria, per colmarci del suo tesoro più grande, Gesù, il suo amore infinito pronto a farsi carne in ciascuno di noi.
Benedetto XVI. Catechesi su Santa Teresa di Lisieux
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del
Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo,
conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la
pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e
amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici,
i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la
Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile
Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in
aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939.
Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo
Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la
verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita,
pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un
libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso
in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro,
questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di
un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale
autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne
affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa,
dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un
Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere,
allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina.
Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in
Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari,
beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro
morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte
religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della
madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux,
dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave
malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso
della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua
esistenza.
La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua
"completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua
ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni,
Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende
a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte
e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere
nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe
messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e
fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella
Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa
ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r).
Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al
padre e alla sorella Celina (ibid., 55v-67r). Per lei, il momento culminante è
l'Udienza del Papa Leone XIII, al quale domanda il permesso di entrare,
appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si
realizza: si fa Carmelitana, "per salvare le anime e pregare per i sacerdoti"
(ibid., 69v). Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante
malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa
alla contemplazione del Volto di Gesù nella sua Passione (ibid., 71rv). Così, il
suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo -
esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali
dell'Incarnazione e della Redenzione. La sua professione religiosa, nella festa
della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, è per lei un vero matrimonio
spirituale nella “piccolezza” evangelica, caratterizzata dal simbolo del fiore:
"Che bella festa la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! - scrive -
Era la piccola Vergine Santa di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al
piccolo Gesù" (ibid., 77r). Per Teresa essere religiosa significa essere sposa di
Gesù e madre delle anime (cfr Ms B, 2v). Lo stesso giorno, la Santa scrive una
preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono
del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza
di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" (Pr 2). Di grande
importanza è la sua Offerta all'Amore Misericordioso, fatta nella festa della
Santissima Trinità del 1895 (Ms A, 83v-84r; Pr 6): un'offerta che Teresa
condivide subito con le sue consorelle, essendo già vice maestra delle novizie.Dieci anni dopo la "Grazia di Natale", nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che
apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione in
unione profonda alla Passione di Gesù; si tratta della passione del corpo, con la
malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma
soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova
della fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive
allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La
Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti
gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più
intensamente l'amore fraterno (8r-33v): verso le sorelle della sua comunità,
verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini,
specialmente i più lontani. Diventa veramente una "sorella universale"! La sua
carità amabile e sorridente è l'espressione della gioia profonda di cui ci rivela il
segreto: "Gesù, la mia gioia è amare Te" (P 45/7). In questo contesto di
sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita
quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel
cuore della Chiesa (cfr Ms B, 3v).
Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole
"Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani.
Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della
sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio,
era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore. Le
semplici parole “Gesù Ti amo” sono al centro di tutti i suoi scritti. L'atto
d'amore a Gesù la immerge nella Santissima Trinità. Ella scrive: "Ah tu lo sai,
Divin Gesù Ti amo, / Lo Spirito d'Amore m'infiamma col suo fuoco, / E' amando
Te che io attiro il Padre" (P 17/2).
Cari amici, anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter
ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri,
imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è
uno dei “piccoli” del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità
del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di
Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la
speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che
racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza
dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti,
di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza
più alta "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che
riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso
d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto
questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile
dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si
abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su
un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa
scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto
così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT
266).
Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da
affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa
contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono
raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi
sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe
della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito
respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo
posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla
coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore
spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto
ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono
dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari
hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla
stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C,
2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani
di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono
totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: "Amare è
dare tutto, e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria, P 54/22). Così Teresa
indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia
del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo,
nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per gli altri.
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