Mercoledì della V settimana del Tempo di Pasqua



Vanita' di vanita'.
Ogni cosa e' vanita'.
Tutto il Mondo, e cio' che ha
Ogni cosa e' vanita'.

Se del mondo i favor suoi
T'alzeran fin dove vuoi.
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

Se regnassi ben mill'anni
Sano, lieto, senz'affanni.
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

Se tu avessi ogni linguaggio,
E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

E se in feste, giuochi e canti
Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanità.

Sazia pur tutte tue voglie
Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

Dunque a Dio rivolgi il cuore,
Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non manchera',
Tutto il resto e' vanita'.

Se godessi a tuo volere
Ogni brama, ogni piacere,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanità.

Se lontan da pene e doglie
Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

Se qua giu' stara' il tuo cuore
Giubilando a tutte l'ore,
Alla morte, che sara'?
Ogni cosa e' vanita'.

Dunque frena le tue voglie,
Corri a Dio, che ognor t'accoglie,
Questo mai non manchera'.
Tutto il resto e' vanita'.

San Filippo Neri




Dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8. 

«Io sono la vera vite e il Padre mio e' il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perche' porti più frutto.
Voi siete gia' mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non puo' far frutto da se stesso se non rimane nella vite, cosi' anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perche' senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sara' dato.
In questo e' glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


Il commento

"Senza" Gesu' siamo uno zero assoluto. Nel Vangelo di oggi Gesu' ci dona una parola stupenda che illumina la nostra vita, la libera da ogni peso inutile, mostrandoci chi siamo realmente. Siamo suoi, siamo fatti per essere intimamente uniti a Lui, non puo' esserci vita separandocene. Ma con Lui, in Lui, la nostra vita, quella che abbiamo oggi tra le mani, semplice o complicata, afflitta da malattie, da paure, ferita dalle tante debolezze che ci accompagnano, questa vita e' stupenda, un'avventura irripetibile donataci per disseminare di frutti squisiti i nostri giorni, capaci di mostrare Dio e il Cielo a ogni uomo. Ci sforziamo di capire che cosa sia meglio fare, cerchiamo il senso delle cose che ci riguardano, mentre e' tutto cosi' semplice. "Rimanere in Lui", dimorare in Cristo, ecco tutto. Lasciarci amare, alzare bandiera bianca, gettare via da noi il pensiero "aiutati che Dio t'aiuta" che troppo spesso ci accompagna, aggrappati a Lui, alle sue braccia distese per amore, come la vite al tralcio. "Rimanere in Lui" non significa inventarsi chissa' che cosa, e', semplicemente, essere crocifissi con LuiE' rimanere li' dove Lui ci conduce, nella storia concreta dell'unico oggi che ci appartiene, quello reale che siamo chiamati a vivere. "Senza di Lui non possiamo fare nulla": dovremmo scrivere questa frase e appenderla dove piu' spesso la possiamo leggere. Nulla. Il Signore non dice che, sforzandoci, impegnandoci, anche senza di Lui potremmo cominciare a metterci del nostro, qualcosa, che so? buone intenzioni o progetti o altro, qualcosa a cui Lui, poi, darebbe compimento. No, il Signore ci dice che senza di Lui nulla possiamo. Detto in altro modo: senza di Lui anche quello che facciamo e' nulla, fumo che il vento porta via. Le opere, i pensieri, le parole, tutto quello che non ha in Lui origine e compimento e' destinato a sfarinarsi nell'inconsistenza. Senza di Lui non possiamo dare frutto, perche' senza la linfa del suo Spirito non vi e' fecondità. E' la verita' che fotografa la nostra realta', ed è libertà. Senza di Lui ogni sforzo e' inutile, e la vita non e' che vanità di vanità. Come la pesca infruttuosa di Pietro e dei suoi compagni prima di imbattersi nel Signore. Pensiamo al nostro matrimonio, al fidanzamento, allo studio, al lavoro, all'amicizia. Pensiamo a una passeggiata tra i boschi, a una visita al museo, alla spesa del sabato, a una cena in pizzeria con la fidanzata, come a una dolorosa degenza in ospedale, una notte di studio alla vigilia di un esame, una discussione con la figlia che non si riesce proprio a capire, pensiamo a qualunque momento della nostra vita, pensiamolo vissuto in Cristo, alla sua presenza, illuminato dalla sua Parola, sostenuto dalla sua forza; e pensiamolo chiuso in noi stessi, schiacciato sulle nostre forze, preda dei nostri impulsi e delle nostre ispirazioni. Scopriremo la stessa differenza che vi e' tra il giorno e la notte, tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte. In Cristo tutto ha un sapore, una forza, un'autenticità impensabili. In Lui anche una semplice passeggiata e' tutta un'altra cosa. Anche un viaggio, anche una partita allo stadio. In Cristo ogni parola, ogni pensiero, ogni gesto "porta un frutto che rimane", bello, buono, consistente, glorioso, ovvero "di peso" nella storia del mondo e di ogni uomo, che sazia e fa saziare. Tutto, infatti, e' per la maggior Gloria di Dio, la sua presenza piu' vera e credibile in questa terra, perche' la sua gloria e' l'uomo che vive davvero, in pienezza, libero e adulto nella fede, l'uomo che si dona per amore, gratuitamente. La Gloria di Dio brilla nel mondo attraverso il frutto squisito di un fidanzamento nel quale, uniti a Lui come i tralci alla vite, due fidanzati possono lottare per custodire la castita' e vedere la propria relazione risplendere ogni giorno di una luce serena che li accompagna al matrimonio illuminando la volonta' di Dio: un fidanzamento "potato", tagliato nei rami secchi della concupiscenza e dell'egoismo impaziente, un fidanzamento che cresce rispettoso, prudente, avvolto di santo timore, protetto dal pudore. Il frutto di un matrimonio santo, aperto alla vita, nel dono libero e totale di se', "potato" nei rami secchi dell'infedelta' quotidiana all'unica sposa e all'unico sposo, quella che difende il proprio tempo e afferma violentemente i propri criteri. Il frutto di un lavoro "potato" attraverso le difficolta' e le ingiustizie e, per questo, che diviene un'occupazione nella quale offrirsi per i colleghi, per i superiori e gli inferiori, rintracciando in ogni mansione il momento favorevole per aprirsi agli altri e far gustare il proprio sapore unico e inconfondibile dell'amore di Cristo. Il frutto dello studio "potato" della pigrizia e dell'idolatria di voti e risultati, nel quale apprendere a non fare la propria volonta', a soffrire per compiere quella di Dio, la liberta' di chi non e' schiavo del dover fare sempre e solo quello che piace, consola e costruisce se stessi; lo studio che prepara a un futuro di amore autentico, al lavoro e alla famiglia. Il Padre ci pota come "un vignaiolo" pieno di amore e pazienza, per offrire al mondo i frutti di ogni istante della nostra vita, della gioventu', dell'eta' matura, della vecchiaia, della salute e della malattia, del successo e del fallimento. 

Forse proprio dal non accettare la verita' che senza il Signore non possiamo fare nulla, provengono tante sofferenze. Il tentare e ritentare di farcela da soli, liberi dal giogo della Croce, staccati dalla vite che sola puo' trasmetterci la vita e dare pienezza a ogni cosa. E vediamo seccarsi i rapporti, e dobbiamo gettare via "amori" che sembravano eterni, amicizie che ritenevamo inossidabili. Spesso scopriamo come rami secchi i nostri stessi pensieri, sterili e angoscianti, i nostri progetti irrealizzati, i nostri sogni infranti. Ma oggi il Signore viene a cercarci per prenderci con Lui, per attirarci a se', per potare i rami secchi che gia' abbiamo staccato dal tronco della Croce, perche' abbandoniamo finalmente l'inganno di ritenerci importanti, indispensabili, imprescindibili. Ecco che viene il Signore, eccolo il nostro amato che brucia di compassione, eccolo pieno di misericordia. Lui sa quanto abbiamo faticato senza combinare nulla, Lui sa che senza di Lui siamo persi. Abbandoniamoci dunque al suo amore, oggi, nell'eucarestia, nella preghiera, nella vita. Consegniamogli tutto noi stessi e chiediamogli l'unico necessario: il suo Spirito che, come linfa vitale, ci leghi a Lui eternamente per operare in noi le sue opere, che parli in noi le sue parole, che faccia scaturire il frutto per il quale siamo nati: "Incarnandosi, Cristo stesso e' venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessita' e aridita', Egli e' la sorgente che dona l’acqua della vita che ci nutre e ci fortifica. Egli stesso porta su di se' ogni peccato, paura e sofferenza e, in fine, ci purifica e ci trasforma misteriosamente in tralci buoni che danno vino buono. In questi momenti di bisogno, a volte ci sentiamo come finiti sotto un torchio, come i grappoli d’uva che vengono pigiati completamente. Ma sappiamo che, uniti a Cristo, diventiamo vino maturo. Dio sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita. Importante e' che “rimaniamo” nella vite, in Cristo" (Benedetto XVI, Omelia all'Olympiastadion di Berlin22 settembre 2011)Che Dio ci doni di essere davvero "suoi discepoli", amici, fratelli. Che possiamo vivere ogni istante intimamente uniti a Lui con le sue parole incastonate nel nostro cuore e nella nostra mente. E "rimanere" nel torchio della storia, stretti alla Croce di ogni giorno, pigiati completamente dalle difficolta', dalle sofferenze e dagli imprevisti, da ogni evento che, proprio perche' ci spremono, costituiscono l'occasione grazie alla quale il succo di vita che Cristo depone in noi, non resti nascosto infecondamente, ma possa scaturire come da una sorgente alla quale chi ci e' accanto possa dissetarsi del frutto squisito per il quale Dio li ha legati a noi. Vivendo in Lui, desiderando i suoi stessi desideri, sperando gli stessi frutti, abbandonati con fiducia alla sua misericordia che ci sostiene come la vite porta i tralci, "tutto cio' che chiederemo" - la santita' della vita per noi e per chiunque - "ci sara' donato": "Le grazie della Mia misericordia - spiegava Gesu' a S. Faustina Kowalska - si attingono con un solo recipiente e questo e' la fiduciaPiù un anima ha fiducia, piu' ottiene. Sono di grande conforto per Me le anime che hanno una fiducia illimitata, e su tali anime riverso tutti i tesori delle Mie grazie. Sono contento quando chiedono molto, poiche' e' Mio desiderio dare molto anzi moltissimo. L'anima che confida nella Mia misericordia e' la piu' felice, poiche' io stesso ho cura di lei. Nessun anima, che ha invocato la Mia misericordia, e' rimasta delusa ne' confusa. Ho una Predilezione particolare per l'anima che ha fiducia nella Mia bonta'". Si', Gesu' predilige ciascuno di noi, tralci benedetti uniti nella fiducia alla Vite che non secca in eterno, perche' in noi predilige ogni tralcio che, nel mondo, non ha ancora ritrovato la sua Vite.



APPROFONDIRE


Benedetto XVI. Io sono la vite voi i tralci



S. Agostino. Rimanete nel mio amore



San Bernardo. Portare molto frutto






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