Quanto più l'uomo sta dalla parte di Dio,
tanto più egli diventa realista;
quanto più chiari si mostrano i confini della realtà,
tanto più chiara diventa anche la contrapposizione a ciò che è santo:
le belle maschere del demonio non ingannano più
colui che le osserva partendo da Dio.
Con quanta maggior forza diventa visibile e potente ciò che è santo,
tanto meno il demonio può nascondersi.
Joseph Ratzinger, Liquidazione del diavolo
Dal Vangelo secondo Marco 2,1-12.
Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Il commento
Il nostro pensare bene di Dio si infrange sullo
scandalo di una paralisi. Per questo, il potere che esigiamo da Lui è quello di scioglierci
dai nodi dell’esistenza. Crediamo? Senza dubbio. Ma in un totem che risolva il
contingente, quelle situazioni che ci angosciano e che vorremmo cancellare. Le "cose malvagie pensate nel cuore" altro non sono che il nostro modo di tentare
Dio per trascinarlo su cammini che non gli si addicono, perché divenga un
taumaturgo piegato ai nostri desideri, mostrando così di non conoscerlo, e di
non conoscere noi stessi. Per questo sorgono nel cuore, dalla fonte sporcata
dal padre della menzogna, i “perché?” sbattuti in faccia al Signore, gli stessi
che sgorgano dai demoni che temono d’essere smascherati e “rovinati prima del
tempo”. Gesù “annuncia la Parola”, ma chi ha il cuore avvelenato come gli
scribi, non può accoglierla; essa è di scandalo, fa inciampare i superbi nei
“ragionamenti” con i quali si incatenano in se stessi, i “perché?” e i “chi è
costui?” con i quali ci chiudiamo stoltamente al dono della Grazia. Gli scribi,
con tutto il loro studiare, ancora non hanno compreso che vi è una sola
paralisi: il peccato, e li riguarda esattamente come quel paralitico che hanno
dinanzi. Essi sanno che “solo Dio può perdonare” ma non possono riconoscere
nella Parola del Maestro di Nazaret il segno della presenza di Dio che si è
fatto carne anche per loro. Non ne hanno bisogno; non si sentono peccatori,
osservano e giudicano illudendosi d’essere a posto, impermeabili alla
misericordia. Sono così ciechi da non saper interpretare i segni che nelle
Scritture, di cui erano esperti, annunciavano il Messia. Anche noi vorremmo
capire i perché di tante atrocità e ingiustizie. Ma rifiutiamo
di accettare che esiste una radice del male: la Scrittura ci rivela che la
morte è entrata nel mondo per invidia del demonio e ne fanno esperienza quelli
che gli appartengono. E il male si spande, anche sugli innocenti. Ma noi,
che innocenti non siamo, ne siamo schiavi, paralizzati, stesi sul letto della
solita vita; il peccato è accovacciato alla nostra porta, si insinua facilmente
nel nostro cuore, dal quale poi sgorgano tutti gli abomini. Il salmo 41
descrive profeticamente l'episodio del Vangelo: "Io ho detto: «Pietà di
me, Signore; risanami, contro di te ho peccato». Chi viene a
visitarmi dice il falso, il suo cuore accumula malizia e uscito fuori
sparla. Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il male: «Un morbo
maligno su di lui si è abbattuto, da dove si è steso non
potrà rialzarsi». Si tratta proprio dei “ragionamenti” degli
scribi che pensano il male, come del pensiero unico che
domina la nostra cultura che, visitando i
sofferenti, dice il falso e sparla di Dio
e dell'uomo, rifiutando l’antropologia rivelata dalla Scrittura nega la speranza
della risurrezione per opporvi illusori paradisi terreni. Così anche noi, mentre
“giaciamo” nel peccato, pensiamo cose malvagie di Dio. Dare del
bestemmiatore a Gesù significa non riconoscere il peccato, guardarlo con
supponenza, sorvolarne la serietà e la drammaticità, pensando che sia più
facile scoprire una medicina, o intervenire sui geni manipolandoli
nell’illusione di estirpare il dolore e il male, finendo con l’eliminare gli
embrioni “difettosi” perpetrando e perfezionando l’eugenetica nazista; quanti
genitori, quanti sposi, quanti di noi, scelgono il sistema eugenetico
obbligando gli altri a diventare quello che non possono essere, convinti che la
paralisi che impedisce la coerenza, la concentrazione, l’impegno, l’onestà, la
fedeltà e l’amore si possa guarire con la sapienza carnale, la psicologia, le
terapie di gruppo, l’impegno su se stessi, i percorsi rieducativi, la paura
della Legge svuotata dello Spirito. Pensare che sia più facile intervenire
sulle strutture della società e le ingiustizie piuttosto che nel cuore da dove
esse provengono, è di chi è nemico della sua Croce. Ignorare il peccato
è ignorare Dio, il suo potere rivelato nel suo amore. Ci chiediamo “chi”
sia Dio, ma in fondo non possiamo accettare un Dio che sembra non agire contro
le ingiustizie, e preferiamo dimenticarlo, o cercare comunque e ad ogni
costo un capro espiatorio su cui riversare il dolore e il
risentimento. Il giustizialismo e l'indignazione di questi tempi nascondono
negli armadi gli scheletri di una società che ha legittimato l'omicidio più
efferato, quello perpetrato sulle creature più indifese. Il cortocircuito
demoniaco stringe come un cappio mortale le nostre vite, cadute nell'illusione
che si possa vincere il male con un male più grande travestito da bene. Agli occhi
del mondo, la paralisi non indica il disordine del peccato, è piuttosto un
incidente a cui ribellarsi: agli occhi degli scribi quel paralitico non
è uno schiavo di cui avere misericordia, ma un'occasione di scandalo di fronte
alla quale reagire con la malvagità che colma i loro cuori. E così,
chiudendosi alla misericordia aprono il cuore alla bestemmia contro lo Spirito
Santo, il peccato che non può essere perdonato.
Gesù, invece, che ci ama infinitamente, si confronta con il
peccato: Egli si trova già “nel punto” dove si cela il male.
Per ogni paralitico, infatti, è sceso dal Cielo scoperchiando il tetto
che separava l’uomo da Dio. E lì incontra il paralitico personalmente:
“Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati!”. Gesù non si rivolge ad un male generico,
alle ingiustizie, alle paralisi, ma parla ad una persona concreta, al
paralitico, come a te e a me oggi, e
annuncia il perdono dei suoi peccati, come dei tuoi e
dei miei. Vi è allora un solo cammino per guarire: guardare in
faccia la Verità, lasciarci giudicare dalle Parole d’amore di Gesù. In Lui i
peccati sono rimessi, sono "lasciati andare, dimessi", come recita
l'originale greco tradotto con "rimessi": è giunto il definitivo Yom
Kippur, non abbiamo bisogno di cercare più il capro espiatorio da
"lasciare andare" nel deserto, perché il Messia si carica di ogni
peccato per offrirci la vera liberazione. Il mistero del male, infatti,
si svela solo nel perdono. A Boezio che si chiedeva “Si Deus est, unde
malum? et si non est, unde bonum ?”, San Tommaso d'Aquino poteva rispondere
capovolgendo i termini: “Si malum est, Deus est”, perché l'esistenza di
Dio è affermata e argomentata proprio a partire dalla realtà del male. Il
perdono ci fa accettare le conseguenze dei nostri peccati e, in esse, le
conseguenze dei peccati di ogni uomo. Da questa attitudine nasce l'umiltà e
spariscono i pensieri malvagi, i giudizi, la malizia che si scatena contro
“l’esterno della coppa” dei fratelli e della società. Sulla roccia della Verità
si infrangono le onde del male, e sorge un pensiero nuovo, di pazienza e
misericordia. Basta solo lasciarsi amare, riconciliare, perdonare,
accettare d’essere peccatori, e “gettarsi ai suoi piedi”, piangendo e
implorando, aiutati e accompagnati dalla Chiesa. Nella liturgia eucaristica, prima
di accostarci alla comunione, ripetiamo con il Celebrante: "Oh Signore,
non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa". Gesù,
infatti, è mosso dalla fede degli amici del paralitico, a compiere il miracolo
del perdono, riconsegnando forza e vigore alle membra paralizzate. Per
questo abbiamo bisogno della comunità, dei pastori e dei fratelli, del Popolo
santo che è capace, per amore del povero e del debole, di scoperchiare i tetti
"nel punto dove è Gesù": Lui infatti è disceso nella tomba, ha vinto
la morte, e ha ribaltato la pietra che impediva la vita e la gioia. E' la
Chiesa che apre per noi un cammino di salvezza, distruggendo ancora le mura,
rotolando le pietre, scoperchiando i tetti che ci accerchiano e ci impediscono
di andare a Cristo; essa ci accompagna a Lui attraverso la predicazione dei
“quattro” evangelisti, simboleggiati dai “quattro uomini” che “portano”
l’infermo. E' la comunità radunata dalla Buona Notizia, dove i fratelli si
fanno carico gli uni dei pesi degli altri, perché tutti bisognosi della stessa
misericordia. olo il Vangelo ci strappa dall'anonimato della "folla che si accalca" perché è l'unico annuncio che illumina la nostra vita con un raggio di misericordia e verità sulla nostra identità. Solo nella Chiesa siamo unici e importanti per quello che siamo, infermi e paralitici. Solo nella comunità le ferite ci fanno importanti agli occhi di Dio, oggetto della sua predilezione e delle cure dei pastori, dei catechisti e dei fratelli. Nella Chiesa è rovesciata ogni gerarchia, vale ciò che non vale, è tutto quello che è nulla, è amato chi nel mondo è disprezzato e rifiutato. La Chiesa, infatti, è nostra Madre: solo lei "cala il lettuccio su cui giace il paralitico", perché conosce la nostra storia, ogni nostra sofferenza, e, senza giudicare e senza esigere, con tenerezza e pazienza, ci conduce al trono della misericordia. Essa sa che “chi vuole veramente guarire
l’uomo, deve vederlo nella sua interezza e deve sapere che la sua
definitiva guarigione può essere solo l’amore di Dio” (Benedetto
XVI). Per conoscere il potere di Dio e sperimentare l’autentica guarigione
sul peccato e sulla morte, occorre scendere dalle altezze dei nostri
sogni e delle alienazioni e lasciarci calare sino ai piedi di Gesù per
ascoltare il suo “annuncio”. Esso ci libera, riconcilia e “risveglia” alla vita
autentica “davanti a tutti”, come un segno di speranza e una profezia del
perdono, nel mondo che «non ha mai visto nulla di simile». Ricreati in Cristo
possiamo tornare “a casa” - nella famiglia, al lavoro, a scuola, nella storia
di ogni giorno - “prendendo con noi il lettuccio”, che è la memoria dei
nostri peccati e la consapevolezza della nostra debolezza; così finiremo di presumere di noi stessi, e, non dimenticando da dove ci ha tratto il Signore, sapremo camminare nella gratitudine, grembo fecondo di ogni annuncio del Vangelo. Il nostro andare nella vita risanati caricando ogni giorno la Croce è il segno che Dio ha pensato perché chi ci è accanto sappia aprirsi all'annuncio e alla fede. Siamo inviati a questa generazione per vivere ogni istante e ogni avvenimento come
un’Eucarestia celebrata nel mondo. L'amore di Cristo che ha offerto se stesso sul letto della
Croce, infatti, può trasformare il giaciglio che ci ha visti prigionieri del
peccato in un talamo nuziale dove possiamo donarci a Lui e al prossimo, e trovare riposo nelle
nostre anime.
APPROFONDIMENTI
Immagini della guarigione del paralitico
Benedetto XVI. La paralisi del peccato
Beppe Lavelli e Silvano Fausti. Il Figlio dell’uomo ha potere di rimettere i peccati sulla terra
Raniero Cantalamessa. Dal rimorso alla lode: Cristo continua a perdonare i peccati
Gianfranco Ravasi. Il paralitico, il perdono, gli uomini
Bruno Maggioni. Quando il miracolo è il pedrono
San Pietro Crisologo. Che cosa andate ragionando ?
San Cirillo di Gerusalemme. Abbiate fede in Dio
S. Agostino. Alzati e cammina
S. Agostino. Si recarono da lui con un paralitico
San Pietro Crisologo. Vista la loro fede
Sant'Ambrogio. Vedendo la loro fede, Gesù lo perdona
San Nicola Cabasilas. Un paralitico portato da quattro persone
Benedetto XVI. La paralisi del peccato
Beppe Lavelli e Silvano Fausti. Il Figlio dell’uomo ha potere di rimettere i peccati sulla terra
Raniero Cantalamessa. Dal rimorso alla lode: Cristo continua a perdonare i peccati
Gianfranco Ravasi. Il paralitico, il perdono, gli uomini
Bruno Maggioni. Quando il miracolo è il pedrono
San Pietro Crisologo. Che cosa andate ragionando ?
San Cirillo di Gerusalemme. Abbiate fede in Dio
S. Agostino. Alzati e cammina
S. Agostino. Si recarono da lui con un paralitico
San Pietro Crisologo. Vista la loro fede
Sant'Ambrogio. Vedendo la loro fede, Gesù lo perdona
San Nicola Cabasilas. Un paralitico portato da quattro persone
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