Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia
quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio,
senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia!
Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio,
e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia.
Papa Francesco
UN ALTRO COMMENTO
L'ANNUNCIO |
Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».
LA GIUSTIZIA CHE PREPARA L'ABBRACCIO DELLA MISERICORDIA
Mai sazi. Mai contenti. Mai sereni. Mai come questa una
generazione perduta. Gadget d'ogni foggia, accessori sempre più miniaturizzati.
Non manca praticamente nulla. Ma della felicità neanche l'ombra. Energie e
creatività profuse nella ricerca della migliore qualità della vita, mentre la
vita scorre senza nessuna qualità. Mentre i Profeti che ce lo ricordano sono
messi in ridicolo; ai nostri occhi appaiono tutti “indemoniati”,
fondamentalisti, integralisti come va di moda dire oggi. Le grida di Giovanni, ieri come oggi, sono
il segno che di certo era posseduto da un demonio, perché tutto quel rigore è
come una passata di carta vetrata sulla pelle levigata dal vizio. E la misericordia paziente di Gesù seduta in compagnia dei
malvagi? Roba di un “mangione e beone”, un rammollito politicamente corretto, incapace
di radicalità, che con i suoi gesti e le sue parole mette a rischio la
tradizione e i fondamenti della religione e, di conseguenza, del vivere civile,
come purtroppo alcuni oggi dicono di Papa Francesco. Mica come noi che, magari
dicendoci autentici cristiani, abbiamo fatto nostro il famoso detto di Cartesio: "penso dunque sono". Nei pensieri del nostro cuore, al di là delle parole con le
quali cerchiamo di stare in equilibrio, non vi è nessuna giustizia e nessuna
misericordia: per alcuni, infatti, la giustizia è sinonimo di scarsa
misericordia; per altri è la misericordia ad essere sinonimo di scarsa
giustizia. E’ la confusione che sperimentiamo nelle nostre relazioni, la stessa
della “generazione” che Gesù paragona ai bambini capricciosi e immaturi che non
sono mai contenti del giocattolo appena ricevuto. Immaturi nella fede, perché in noi non si è ancora compiuto
il Salmo 84, il migliore commento al Vangelo di oggi: “Sei stato benevolo
Signore con la tua terra, hai fatto tornare i deportati di Giacobbe. Hai
cancellato la colpa del tuo popolo, hai eliminato ogni loro peccato. Hai
deposto tutto il tuo sdegno, sei tornato indietro dall’ardore della tua ira.
Torna verso di noi, o Dio nostra salvezza… Forse che in eterno sarai adirato
con noi, di generazione in generazione estenderai il tuo sdegno? Non tornerai
forse a ridarci vita perché in te gioisca il tuo popolo? Voglio ascoltare ciò
che dice il Signore: egli parla di pace per il suo popolo e per i suoi piccoli
e fedeli, per chi torna a Lui con tutto il cuore. Certo, vicina è la sua
salvezza, a chi lo teme, e la sua gloria abiterà la terra. Fedeltà e verità si
abbracceranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo. Sì, il Signore darà il bene e la nostra
terra darà il suo frutto. La giustizia camminerà davanti a Lui, ed Egli porrà i
suoi piedi su quella via”. Splendida profezia che disegna un cammino serio di
conversione che assomiglia a un corteo nuziale: “torna” il Signore e “torna” il
Popolo, come accade anche oggi, in questo Avvento e in questo Anno Santo di
Grazia. E’ dunque il “ritorno” che definisce il rapporto tra Dio e l’uomo, tra
Cristo e la sua Chiesa, tra Lui e ciascuno di noi. Come recita spesso la Scrittura dopo un istante di sdegno, Dio “ritorna” a noi attirandoci
nella bellezza e nel compimento originali, noi “ritorniamo” convertendoci. Per
questo il “ritorno” è anche il fondamento del matrimonio cristiano: ogni
giorno, infatti, gli sposi sono chiamati a ritornare l’uno verso l’altro,
accompagnati dal Signore che ha aperto per loro un cammino nel deserto,
attraverso cioè i peccati e la morte che ghermiscono la loro unione per
spezzarne l’indissolubilità. Il “ritorno” che passa attraverso la “Porta Santa” della
Croce. E' vera la Croce. E' dura la Croce. Fa male. Dirada i pensieri che, per
il fatto di essere pensati, ci illudevano di “essere”. La Croce, infatti, ci
chiede senza sconti: dove sono le tante cose che hanno riempito tempo e
pancia? "Israele se tu mi ascoltassi!" diceva il Signore. Ma per
tanto tempo non abbiamo ascoltato nessuna Parola. Troppo dure, o troppo buone,
tutte al di là dei nostri criteri capricciosi e viziati, moralisti e lassisti
nello stesso tempo; siamo troppo lontani dall'equilibrio che solo l'amore può
generare. L'amore di Cristo crocifisso che, con la sua carne inchiodata alla
Croce ha reso finalmente possibile che la Misericordia e la Verità si
abbracciassero e la Giustizia e la Pace si baciassero (cfr. Sal 84,11). La Croce era il prezzo pagato alla Giustizia, la Verità che
denunciava ogni nostro peccato; la carne di Cristo ad essa unita era la
Misericordia del Dio vivo, la Pace che dalle piaghe gloriose dopo la
resurrezione avrebbero annunciato e donato agli apostoli: "Se non c'è
qualcosa di più giusto della giustizia, c'è però qualcuno più giusto di essa.
Colui che l'ha fatta giusta, Colui nel quale la giustizia e la misericordia si
sono abbracciate con una tale stretta che è impossibile riconoscerle o
separarle l'una dall'altra" (Detto sul salmo 85 del romeno di origine
albanese Ghika).
Benedetti chiodi che hanno permesso che la Misericordia
abbracciasse la Verità; benedetti chiodi che hanno unito Giustizia e Pace nel
bacio che ci salva. Benedetti chiodi che ci hanno sposati a Cristo, perché la
nostra vita ritrovasse l'equilibrio che la menzogna satanica ci aveva fatto
perdere: "Tutte le virtù, prima
espulse dalla terra a causa del peccato, ora" in virtù della Croce,
"rientrano nella storia e, incrociandosi, disegnano la mappa di un mondo
di pace. Misericordia, verità, giustizia e pace diventano quasi i quattro punti
cardinali di questa geografia dello spirito" (Giovanni Paolo II). La geografia della vita nuova alla quale siamo chiamati
perché "alla Sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere": la
sapienza della Croce ha svelato l'inganno della sapienza mondana infiltratasi
nel cuore dell’uomo. Le "opere" nascoste di un cuore dilatatosi
all'infinito, scoppiato d'amore sul Golgota. Le "opere" dell'amore
cocciuto di Dio che cerca senza riposo la pecora smarrita, la
"sapienza" che la carne intrappolata nella menzogna satanica che la
corrode non può capire. Quale “pensiero” umano poteva immaginare o prevedere che
al male Dio avrebbe risposto con l'amore? Eppure, a guardare bene, non c'era
altro da fare, il Signore doveva morire così. La nostra vita balorda,
ingannata, ubriaca di cose e di idee, era lì, sulle sue spalle, le nostre ore
perdute trafiggevano le sue membra. E il seme caduto in terra moriva. E
dalla sua morte dentro la nostra morte, sbocciava la vita. Sapienza
d'un miracolo, la Giustizia della Croce ha giustiziato il demonio.
La Verità risplende nella sua risurrezione, prova del perdono che anche oggi ci
raggiunge per compiere la Giustizia nell’amore più forte della morte alla quale
ci ha condannato il peccato. Abbiamo perso tanto della nostra vita, illusi abbiamo chiuso
orecchie e cuore ai tanti Profeti che il Padre ci aveva inviato. Ma no, non
tutto è finito. Non siamo nati per morire così. Alziamo oggi il
nostro sguardo a Colui che abbiamo trafitto, arrendiamoci al suo amore
sconsiderato. Accogliamo in questo Avvento, e in ogni istante della nostra
vita, "l'avanguardia" (Ravasi) della Misericordia di Dio che è la sua
Giustizia: "la Giustizia camminerà davanti a Lui, ed Egli porrà i suoi passi
su questa via" (Sal 84,14). Accogliamo cioè il Legno della Croce che ci
attende nei fatti e nelle relazioni, e lasciamo che i chiodi benedetti delle
parole, dei fallimenti, dei tradimenti, della malattia, della solitudine e
della vecchiaia trapassino la nostra carne. Sì, accettiamo il dolore della
Giustizia che annuncia la Misericordia, le ferite inferte dalla Verità capaci
di accogliere la Pace. E' il cammino che ha scelto il Signore per "tornare
verso di noi" e farci una sola cosa con Lui. Così "la Giustizia si è
affacciata dal Cielo" per discendere e avvolgerci con la giustificazione
per non colpirci con la condanna: "Hai nascosto i nostri peccati per non
vederli in vista della punizione, e poiché Dio non può non vedere ciò che
realmente c'è, per quanto lo si celi e lo si copra, così quando Dio copre i
peccati è perché li cancella e li rimette... Li copre non con un velo che li
nasconde, ma con un medicamento che li cura e li guarisce" (San Roberto
Bellarmino). Ma proprio per questo è necessario che anche noi percorriamo
lo stesso cammino di "ritorno" a Lui, accettando di discendere nelle
umiliazioni che generano nell'uomo vecchio la Giustizia e la Verità. E'
"giusto" eccome se tua moglie ti tiene il muso perché è altrettanto
"vero" che anche tu le hai voltato le spalle mille volte. E così via,
ciascuno guardi alla propria vita alla luce di questa Parola e scoprirà quanto
sia "giusto" quello che gli sta accadendo perché è "vero"
che è un peccatore che ha bisogno di "ritornare" a Dio. "Questa
generazione" figlia del demonio e schiava della sapienza mondana, non
accetta il "lamento" di Giovanni Battista perché vede ingiustizie
ovunque dimenticando le proprie; per questo non può accogliere il
"canto" nuziale intonato dal "flauto" di Gesù e "ballare"
ebbro di gioia e gratitudine. Ma i cristiani sono una “nuova generazione”, i figli della
Nuova ed Eterna Alleanza che Cristo ha stretto con noi per mezzo del suo
sangue. Attraverso l’ascolto docile alla Parola che la Chiesa ci predica
possiamo imparare a riconoscere la Giustizia di Dio che precede la sua “hesed”,
la misericordia, la tenerezza, la fedeltà con le quali, per mezzo dei
sacramenti, ci abbraccia per l’eternità. Siamo chiamati ad essere la “generazione
celeste” nella quale appaiono abbracciate in perfetto equilibrio la Verità e la
Misericordia, la Giustizia e la Pace, perché sono il “frutto” del Messia fatto
carne in noi, che cioè germoglia dalla “nostra terra” che Egli visita “dal
Cielo”. Di questo ha bisogno “questa generazione”, una “porta” costruita con la
vita dei cristiani e dischiusa sul Cielo, proprio quello in cui il mondo ha
smesso di credere.
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