Lunedì della II settimana del Tempo Pasquale




αποφθεγμα Apoftegma

Perché non basta essere già battezzati,
bisogna diventare di nuovo catecumeni.
E poi essendo già battezzati 
possiamo cominciare un cammino.

San Giovanni Paolo II









L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 3,1-8.
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».



NEL SENO DELLA CHIESA POSSIAMO RINASCERE LIBERI COME IL VENTO
Siamo ancora nel Tempo di Pasqua, avvolti dalla luce della vittoria di Cristo. Un tempo unico, meraviglioso, nel quale tornare al nostro Battesimo per approfondire e rinnovare la Grazia immensa che in esso è preparata per noi. La Grazia della vita celeste qui sulla terra, della quale appunto, sono immagine i 50 giorni del Tempo di Pasqua: "Ecco, questi giorni santi che celebriamo dopo la resurrezione del Signore rappresentano la vita futura, quella che vivremo dopo la resurrezione. Come i giorni della quaresima, celebrati prima della Pasqua, hanno simboleggiato la vita stentata fra le tribolazioni della condizione mortale, così questi giorni di letizia simboleggiano la vita futura quando regneremo insieme col Signore”. (dal discorso 243 di sant’Agostino). Per aiutarci ad entrare in questa profezia che comincia a compiersi già ora come una primizia, la Chiesa ci presenta oggi Nicodemo, il discepolo che ha imparato a camminare dietro a Gesù. Egli si avvicina a Lui di notte, come ciascuno di noi. Qualcosa ci dice che sia proprio Lui la risposta a ogni nostra domanda, a ogni lacrima, ad ogni paura. Forse non siamo, come Nicodemo, maestri, ma spesso vi ci atteggiamo. Con gli amici, in famiglia, al lavoro. Crediamo di sapere, esperienze e studio, televisione e letture, tanto basta per farci un'idea delle cose. E poi con Facebook e Wikipedia, tutti intellettuali siamo diventati, sempre sul pezzo... E magari ci crediamo proprio "maestri in Israele", maestri religiosi nella nostra famiglia, nella nostra comunità cristiana, tra i fratelli. Attenzione però, non difendiamoci, non c'è nessun rimprovero... Nicodemo era un uomo onesto, retto. E cerca Gesù a partire da questa sua rettitudine di intenzione. E fratelli, nonostante l'orgoglio che spesso ci fa credere d'essere migliori degli altri, sono persuaso che in un angolo del cuore di ciascuno vi è la stessa rettitudine di intenzione di Nicodemo. Lo stesso desiderio di conoscere Gesù, di sapere se davvero Lui è il Messia. Abbiamo visto i segni che Lui ha compiuto nella nostra vita, vero? Altrimenti non staremmo qui a leggere questo commento, non andremo in Chiesa... Magari un solo segno, qualcosa che noi non avremmo potuto realizzare. Al netto di dubbi e mormorazioni, "sappiamo che" Gesù è "venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che" Lui "compie, se Dio non è con lui". Ma... ma è solo il primo passo. Gesù non è solo "un maestro venuto da Dio". E' molto più di un Rabbì, fosse anche il migliore e il più sapiente di tutti. E' "venuto da Dio", ma non solo per insegnare e rivelare, certificando con segni, l'unica e definitiva interpretazione divina della Legge. E' vero che spesso Gesù dialoga con i farisei e i dottori della Legge, accreditando anche con Nicodemo la sua parola con la frase "in verità in verità vi dico", oppure, nel caso del Discorso della Montagna, facendo precedere le varie argomentazioni con "ma io vi dico" che smentisce quanto detto prima. Gesù, cioè, insegna "una dottrina nuova con autorità", "compiendo la Legge sino all'ultimo iota". 

Ma in Lui c'è molto più del Sabato, Lui è il compimento della Legge, Lui è il Figlio di Dio, è Dio! Lui è la via, la verità e la vita. Lui è la salvezza, Lui è il Regno di Dio, è il principio e il destino di ogni uomo. Lui è l'assoluta novità che però "quello che è nato dalla carne" non può "vedere" e accogliere. Ogni iota della Torah parla di Lui, ma non basta la circoncisione, essere buoni religiosi per comprenderlo. Non basta neanche la rettitudine di Nicodemo. Essa lo conduce, infatti, sulla soglia della Verità, ma per entrarvi occorre qualcosa che lui non conosceva, e che infatti stenta a capire. Nessun rabbino lo aveva desunto dalla Scrittura. Certo, essa parla dello Spirito Santo eccome, e anche dei tempi in cui esso sarebbe stato effuso copiosamente su tutto il Popolo. Ma intanto era "notte" per tutti, quella della dittatura romana e quella dei cuori. E Nicodemo, impaurito, non può avvicinarsi a Gesù che brancolando nel buio. Ha intuito che quello che egli sa non gli basta. Ecco il punto: quello che noi conosciamo, comprese le nostre esperienze, non ci bastano per "entrare nel Regno di Dio". Perché è questo che Gesù annuncia a Nicodemo. Non un'interpretazione diversa e più affascinante della Legge; non solo che Lui è il Messia. Annuncia invece il Mistero Pasquale che il Messia è venuto a compiere perché ogni uomo possa entrare nel Regno di Dio. Non la restaurazione del Regno di Israele, non la libertà dal giogo dei romani, ma la possibilità di entrare nella comunione piena con Dio, di tornare nel Paradiso, che significa vivere eternamente, e cominciare a farlo già qui, anche sotto l'oppressione dei Romani. Un miracolo, niente altro che un miracolo impossibile all'uomo: Gesù rivela un Messia capace di trasformare l'uomo in un figlio di Dio, che viva libero ovunque, nel suo stesso amore che il Signore è pronto a riversare nel cuore per mezzo dello Spirito Santo.   

Per questo, l'incontro con Gesù ci rivela quanto fitte siano le tenebre che avvolgono la nostra esistenza. Siamo schiavi, per paura. Desideriamo anche noi l'avvento del Messia, come ogni uomo nella storia: altrimenti come spiegare le masse che si sono prostrate davanti a ideologie demoniache e a dittatori fanatici... Come spiegare altrimenti l'appiattimento di intere generazioni su mode e miti schiavizzanti... C'è in tutti un'ansia simile a quella di Nicodemo, anche in tuo figlio che porta quegli orribili pantaloni strappati e calati sotto il fondoschiena, che ti sta dicendo che vuole qualcosa di diverso. Anche in chi spera ancora nei politici, nei demagoghi di turno, e sposa le idee dei cattivi maestri. C'è al fondo la stessa rettitudine di intenzione, soffocata però dalla carne: "Nicodemo va dal Signore, ma di notte: va verso la luce, lui che è nelle tenebre. Nelle tenebre cerca il giorno ma parla delle tenebre della sua carne" (Sant'Agostino). Parla come noi, da "quella parte dell'uomo che appartiene alla terra", che "pensa alle cose di quaggiù", perché ingannati dal demonio. Se giovani ci illudiamo d'essere spontanei e ribelli, se anziani ci insuperbiamo con la canizie, ma, in realtà, siamo tutti stretti dalle catene della paura figlia della menzogna con cui il demonio ci ha sedotto. Stringiamo legami che soffocano e ci soffocano nella carne, tra gelosie e invidie. Compriamo e vendiamo gli affetti. Sogniamo e stampiamo i nostri sogni su chi ci è intorno, incasellando e obbligando tutti a recitare la parte che assegniamo loro, perché "quello che è nato dalla carne è carne", e giace nelle tenebre della "notte", la stessa in cui si infilò Giuda, che pensava di spingere Gesù a rivelarsi e a mettersi a capo della rivolta. La "notte", infatti, è simbolo di morte. Nella notte si pecca, si striscia nella menzogna, ci si nasconde nei compromessi. Nella notte è immersa la nostra società, nella quale siamo ormai incapaci di riconoscere la persona che è accanto. 

Eppure proprio in questa notte Nicodemo cerca Gesù. E Gesù non lo rifiuta, anzi, è già lì, nella notte, per ascoltarlo, per accoglierlo così com'è e annunciargli la Notizia che può cambiare radicalmente la sua vita. Gesù è già sceso nella notte di Nicodemo, come in quella di ciascuno di noi; come scriveva Claudel, infatti, “il cristianesimo si risolve in un faccia a faccia”. E nella notte di ogni uomo brillano le parole del Signore. Esse sono come un'atomica che polverizza certezze e criteri, che annienta progetti e pensieri, anche quelli più sani e retti, ma appesantiti dalla "carne". "Rinascere", è necessario e imprescindibile rinascere. Gesù annuncia l'unica e autentica rivoluzione, che non passa per bombe e grida, ma per una discesa alle acque del battesimo. Non sono buoni consigli, non è un manuale di sopravvivenza, non sono toppe chirurgiche. Non è una nuova dottrina, ma la totale novità della vita celeste che ci viene offerta come un dono. E' l'amore infinito di Dio che ci apre il suo seno di misericordia perché possiamo deporvi l'uomo vecchio che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici, per rinascere a vita nuova: "Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce" (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia Pasquale del 2010). 

"Dobbiamo rinascere dall'alto, dal Cielo", da dove il Signore è disceso per riconquistare al suo Regno tutti noi rapiti dalle menzogne del demonio. In Lui, attraverso le acque del battesimo che si rinnovano ogni giorno attraverso la liturgia e i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa suo Corpo, si apre per noi la possibilità di vivere una vita nuova, che non conosciamo! Mettiamocelo bene in testa, non sappiamo come si ama nostro marito, nostra moglie, nostro figlio! "Non ti meravigliare", non lo sappiamo e nessun maestro, nessuno psicologo, nessun libro o manuale può insegnarcelo. "Quello che è nato dalla carne è carne", non si scappa: l'amore che la madre migliore del mondo ha per suo figlio si infrange sempre sul limite del cuore del suo ragazzo, che è come un abisso e solo Dio conosce. Per amare suo figlio, a-m-a-r-e come Cristo ha amato noi intendo, bisogna "rinascere, essere generati dall'alto, da acqua e da Spirito Santo". Occorre essere nuove creature! In greco il termine tradotto con "dall'alto" significa anche "di nuovo". Ecco perché Nicodemo cade nell'equivoco. D'altronde, nascere una seconda volta è il sogno di tanti: "ah se rinasco...". Magari avessi una seconda possibilità... Molte religioni si fondano sul mito dell'eterno ritorno, la stessa reincarnazione vorrebbe rispondere a questo bisogno di purificazione e rigenerazione, per poter ripartire. Anche l'idea del carcere come rieducazione ha un po' questo significato: dopo aver espiato la colpa e aver riflettuto, si esce di prigione come in una seconda nascita, ma... Ma non basta aver capito e aver deciso di non ripetere gli stessi sbagli. Magari chi ha scontato una pena per furto non ruberà più, ma per questo saprà amare e donarsi? Avrà cioè vinto quella parte di sé che lo trascina verso la terra, verso la paura che incute la morte e spinge a cogliere ogni occasione e a offrire a se stesso persone e cose? No, il carcere può aiutare a capire, ma non guarisce il cuore trasformandolo. Pur uscendone con i migliori propositi, resta schiavo della stessa menzogna che lo ha condotto a rubare. Lo stesso limite che incontrano gli educatori, i genitori, quello opposto dalla notte del cuore dell'altro.

Per questo, non si tratta di "rientrare nel seno di nostra madre", cioè di ricominciare seguendo altre strade e altri criteri; non si tratta di resettare e provare nuovi approcci, accorgimenti, dialoghi, etc. Non si tratta di riconciliarci con noi stessi, di fare tesoro delle esperienze negative per non ripetere gli stessi errori. Si tratta di un'altra cosa, a noi sconosciuta: "rinascere in Cristo" nelle viscere della Chiesa. E sai che significa? Significa che deve morire quello che "è nato dalla carne"! Proprio i criteri, le idee, gli schemi per i quali siamo diventati "maestri in Israele": rinnegare noi stessi, gli sforzi, i sacrifici, anche i criteri che riteniamo assoluti per agire, i principi inossidabili con cui guardiamo la realtà; abbandonare tutto per lasciare che sia Cristo a vivere in noi. Lui solo sa "come" amare chi ci è accanto, istante dopo istante, nella novità che il prossimo ci presenta e ci è sconosciuta, perché Lui solo conosce il cuore di ciascuno. Lui sa quando essere duri e quando pazienti, quando rimproverare e quando tacere, perché Lui sa donarsi sempre, sempre, sempre, dimenticando se stesso. E chi rinasce in Lui vive come Lui, parla come Lui, pensa come Lui, ama come Lui. Libero come il "vento", si lascia portare da Lui, senza più le catene della propria carne.

Diceva il grande San Gregorio Nazianzeno: "Il battesimo soccorre la nostra debolezza, spoglia degli istinti naturali, permette di seguire lo Spirito e di entrare in intima comunione con il Verbo... è il caposaldo della fede, il perfezionamento della mente, la chiave del regno dei cieli. Il battesimo cambia la nostra vita, elimina ogni schiavitù, scioglie le nostre catene, migliora tutto il nostro essere". "Quello che è nato dallo Spirito è spirito": "come la carne ci lega alla terra, lo Spirito ci imparenta con Dio" (Silvano Fausti). Per questo, dove ha regnato la menzogna appare la verità, dove la schiavitù del sesso la castità, dove il tradimento la fedeltà, dove l'ira la mitezza, dove la vendetta il perdono, dove l'invidia la gioia per il bene altrui, dove il rancore la misericordia, dove l'ingiustizia la giustizia della Croce, dove l'avarizia la magnanimità, dove la paura il coraggio, dove l'odio l'amore. Dove la morte la vita. Dove il demonio il Signore. E dove il Signore il suo Spirito, la libertà di chi non ha più bisogno di difendersi ma può abbandonare la propria vita alla Volontà di Dio.

Chi è rinato da acqua e Spirito è sospinto nella storia come la "voce" stessa di Dio, che penetra ogni evento e ogni relazione risuonando le sue parole; esse vengono dal Cielo e vanno verso il Cielo, oggi in un luogo, domani in un altro, senza vincoli affettivi e carnali, perché tutto è trasfigurato nella risurrezione di Cristo che ha aperto la porta del Cielo lasciando che tra di esso e la terra scorra finalmente quella "corrente d'aria" capace di sconvolgere i pensieri mondani strozzati nella paura della morte: "l'uomo può vivere come essere spirituale solo se c'è aria spirituale che lo faccia vivere... solo il respiro di Gesù Cristo, del crocifisso, nel quale la verità buona ci raggiunge definitivamente, è la nostra giustificazione e la nostra redenzione. Questa verità buona, vento fresco, aria pura, di cui l'uomo ha bisogno per poter respirare e vivere spiritualmente secondo la sua umanità. Cristo risorto fa arrivare fino a noi il soffio della vita. Dunque noi respiriamo l'aria di cui abbiamo bisogno per vivere, se siamo presso di essa, se viviamo credendo nella resurrezione" (Benedetto XVI, Vieni Spirito Creatore). 

Chi è rinato in Cristo vive come Lui, itinerante nella storia, seguendo le orme che Dio rivela momento dopo momento, rimettendo ogni schema e progetto alla sua volontà, senza dipendere da nulla che essa non sia. Un padre e una madre come il vento, senza nevrosi sui figli, liberi per condurre i figli ad ascoltare la Voce del Padre che è nei cieli e della Madre Chiesa che è sulla terra; due fidanzati come il vento, che non possiedono l'altro ma si donano come lo Spirito si dona ad ogni uomo; in ogni circostanza e con tutti come il vento, capaci di cambiare programma mille volte se lo Spirito ispira così, sempre aperti alla volontà di Dio. Questi sono i frutti della Pasqua che sgorgano dal fonte battesimale, l'utero benedetto della Chiesa nel quale tutti siamo gestati e generati alla fede adulta. La fede nella quale imparare a vivere in questo Tempo Pasquale, che ci fa come il vento, liberi e colmi di parresia, la franchezza di annunciare, in parole ed opere, la Verità dell'amore crocifisso e risorto del Signore Gesù Cristo per ogni uomo: "“Lo Spirito Santo aiuta ad impegnarsi sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare i pericoli e a superare le barriere che separano le culture per annunciare il Vangelo” (Giovanni Paolo II, XIII Giornata Mondiale della Gioventù 1998, lettera preparatoria del 30 novembre 1997).


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