"Se la vostra giustizia non supererà quella dei farisei"
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L'ANNUNCIO |
Le parole di Gesù non sono esagerate, illuminano il
disordine camuffato da “giustizia” che satana ha portato nel mondo. La Legge
consegnata a Mosè poneva un argine al
male dirompente, era come un pedagogo che
doveva condurre alla verità. Farne il criterio assoluto della giustizia
e della pietà, è come scambiare un segnale stradale per il conduttore di
una macchina. Non guida il cartello… C’è sempre un uomo al volante, con la sua capacità
di “superare” proprio ciò che i cartelli indicano; sono la sua intuizione e genialità che gli fanno vedere oltre e prevedere i pericoli, gli imprevisti, le difficoltà non
registrate. Così la “Giustizia” che introduce “nel Regno dei Cieli” non è la
Legge in sé, intesa come una semplice teoria di precetti da compiere. La Giustizia a cui
ci chiama oggi il Signore è quella che valica la prospettiva legalistica e
lascia libero lo sguardo del cuore e della mente di spaziare oltre,
inerpicandosi per sentieri sconosciuti, angusti, pericolosi. La vera Giustizia inizia laddove termina la
segnaletica. La Legge ci impone
di non uccidere, e su questo siamo tutti d'accordo. Ma quando ci inoltriamo sui sentieri dove non
batte il sole, quelli sdrucciolevoli e subdoli del nostro “cuore”, laddove
nessun segnale indica il pericolo di una parola detta con superficialità, di
una battuta che cela una calunnia, di un giudizio che sembra fotografare la realtà, la giustizia degli scribi
e dei farisei mostra i propri limiti, come la nostra. E' nel cuore che cova l’orgoglio
di chi si fa prima dio, poi legislatore e infine giustiziere. “Chi si adira con il fratello lo ha già ucciso
nel proprio cuore”; prima o poi, seguendo l’ira, gli pianterà un coltello nel
cuore. Chi lo considera stupido o pazzo ha già assassinato in lui l'immagine di
Dio; ben presto lo calunnierà, emarginandolo sino a
cancellarlo dai radar. Per questo Gesù non fa distinzione tra insulto, ira e
omicidio: sono figli dello stesso padre, il demonio che alberga nel cuore, dove
ha deposto la menzogna che ci ha spinto ad avere "qualcosa contro" Dio: chi per il dolore, la malattia, il
mobbing, il razzismo, la storia, i disastri naturali, le incomprensioni in
famiglia, la morte del padre, gli affetti che tradiscono, la vecchiaia di solitudine.
Il demonio ci ha interpretato ogni evento come un’ingiustizia permessa o voluta
da Dio, e ci ha incastrato. Liberamente abbiamo risposto con un’ingiustizia più
grande: il nostro peccato. Pensieri, parole, opere e omissioni con cui abbiamo
assassinato il Giusto, Cristo nel fratello. Ma proprio lì, "prima di offrire il suo sacrificio" sull'altare della croce”, Lui “si è riconciliato con noi”: lasciandosi
giustiziare ingiustamente ha lasciato ogni ingiustizia esanime nella tomba, da
dove è risuscitato per consegnarci il perdono. Così, Gesù ha reso giusto il cuore ingiusto, rendendolo capace di amare, di lanciarsi sui sentieri
impervi e pericolosi che conducono al fratello più lontano, al peccatore, al
nemico. Il nostro cuore che il Signore vuol ricreare in questa Quaresima, da
cui possa sgorgare la giustizia che non si ferma alla segnaletica delle grandi
vie di comunicazione. La Giustizia creativa di Dio che “supera quella degli scribi e dei farisei”
inventando forme nuove d'amore, tante
quante sono le persone che Dio ha legato alla nostra vita: quella
che perdona e giustifica la moglie prima di “offrirsi a lei sull'altare” che il
suo risentimento prepara; quella che giustifica il marito violento, che follia..., e
non pretende di cambiarlo, non esige più attenzioni, ma si offre in
olocausto per lui; quella che fa giusto un figlio ingiusto, guadagnandolo con
la misericordia. Chi ha questa giustizia è già “entrato nel Regno dei Cieli”,
la vita nuova che "giustifica" Dio agli
occhi degli uomini, che accende la fede in mezzo all'assurdo delle tragedie e distrugge nella serietà dell'amore la
banalità di ogni male.
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