Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa
o baciare in bocca un lebbroso,
ma fare la volontà di Dio,
con prontezza,
si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto.
Paul Claudel
Un appuntamento fissato prima che il mondo fosse. Quel giorno a Nazaret non fu tutto per caso. La Vergine Maria era stata concepita senza peccato, Immacolata Concezione, perché tutto di Lei fosse per il Signore. Da sempre, e da prima che il sempre fosse tempo. Non un secondo della sua vita fu separato dal Figlio che il suo seno avrebbe ospitato.
Ma lei, verosimilmente, non ne sapeva nulla. Era una giovanissima ragazza, di lei conosciamo davvero poco, qualche apocrifo e qualche rivelazione patrimonio di alcuni santi. Nulla prima di quel giorno durante "il sesto mese" della gravidanza di Elisabetta, quando appare Gabriele sulle soglie d'una casa di Galilea ad "una ragazza di nome Maria".
Una storia che
nessuna mente è capace di abbracciare, Dio stesso che è senza inizio né fine,
si fa carne in quel momento, agganciandosi a un miracolo che riassumeva tutta
la storia della salvezza. Non era l'anno zero, era il "sesto mese"
della storia sterile di ogni uomo. Così opera Dio, immergendosi
nelle acque che lo battezzano nella carne debole dell'umanità.
Nessun preavviso, perché era un
segreto serbato nel cuore dell'Altissimo. Un appuntamento preso da quel
giorno nell'Eden, quando il cuore di Dio ardente di compassione che prende sul
serio l'uomo, dovette lasciare che le conseguenze del peccato giungessero alle
sue creature "molto belle". Ma non senza la promessa della salvezza,
che avrebbe offerto in un giorno e un'ora vergati in rosso sul suo taccuino. Il
giorno e l'ora di un annuncio, quando sarebbe giunta la "pienezza dei
tempi".
Essa è arrivata,
nel luogo più impensato, coinvolgendo una fanciulla che nessuno avrebbe
immaginato. Niente fuochi d'artificio, nessuno spot pubblicitario. No, non
c'erano neanche i grandi networks a dare la diretta dell'evento. Neppure un
twit, Maria non perdeva tempo con lo smartphone.
Obbedienza per seguire le orme delle donne forti di Israele, donne di fede capaci di resistere alle leggi inique contro la vita del faraone, di combattere e proteggere famiglia e popolo, di annunciare parole profetiche e dare alla luce i figli che Dio ha pensato, e di educarli nella fede dei padri, sino ad accompagnarli al martirio, se necessario. Donne forti mentre gli uomini scappano dalla paura, per restare ai piedi della Croce e spingersi sino al sepolcro avvinte dall'amore, per incontrare l'Amato risorto e annunciarlo, per prime, al mondo.
Maria si preparava
dunque ad essere una santa figlia di Sion, vergine per diventare sposa e madre,
in semplicità: "Ogni sabato Maria preparava la candela sulla mensa di
famiglia ed aveva il privilegio di recitare la benedizione quando accendeva la
candela: «Benedetto sei tu Signore che ci hai chiesto di accendere la luce». La
donna trasmette la luce divenendo madre. Il fariseo Paolo lo ripeterà: la donna
si salva divenendo madre (1Tim 2,15)" (F. Manns). Grigia
routine si direbbe oggi, mentre la cultura spinge le donne ad uscirne, ad
autodeterminarsi, a farsi uguali agli uomini, o, peggio, a diluire la propria
identità nel grigio dell'indeterminazione.
Invece Maria era
semplicemente Maria, "una vergine, promessa sposa di Giuseppe". Che
sia questa semplicità lieta che illumina coloro che compiono la volontà di Dio
la traccia del suo essere Immacolata? Sì, perché il peccato altro non è che il
fallimento di chi, orgogliosamente, sceglie di di fare del proprio io il dio a
cui obbedire, compiendo la volontà del padre della menzogna.
Quella umile casa di Nazaret era dunque il frammento di Paradiso che Dio aveva preparato per se stesso. Maria vi viveva immacolata nell'obbedienza per accogliere l'annuncio che avrebbe salvato ogni uomo.
Una parola del
demonio lo aveva infatti fatto cadere nella disobbedienza e nel peccato.
Serviva perciò un'altra Parola capace di polverizzare quella del serpente. E
nel silenzio così simile a quello della creazione, nella docilità del cuore di
Maria ecco risuonare quella Parola: "Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E
salverà il mondo".
Nessun'altra parola
per spiegare quello che Maria avrebbe dovuto fare, pensare, cambiare,
attuare. Gabriele le annuncia quello che sarà, non quello che dovrà
fare. L'incarnazione dell'annuncio darà luce, naturalmente, a nuovi
pensieri e a una nuova vita. Semplicemente. E Maria farà quel che sarà.
Farà la Madre del suo Figlio. Sino alla Croce, alla spada che le trapasserà il
cuore.
Sino alla fine
della storia, perché Madre della Chiesa e Madre nostra. Tutti, infatti, siamo
il frutto sbocciato in quell'incontro, salvati da quell'appuntamento. La nostra
storia è incastonata nella storia di obbedienza di Maria. La nostra vita sgorga
dallo stesso seno.
Nell'Immacolata sua
concezione c'era anche la nostra storia. Impura eppure già purificata nella
compassione di Dio, colma di peccati già gravidi di misericordia. La sua Grazia
giunge a noi in virtù di un appuntamento e di un annuncio. Grazie alla missione
di Maria, che è immagine della Chiesa.
Instancabilmente
essa corre a cercare le tante Elisabetta sue parenti che la
misericordia di Dio ha già visitato. Sì, perché l'annuncio della Chiesa non è
mai la posa della prima pietra. Mai! Maria corre avvolta nello stupore e nel
desiderio ardente di andare a vedere quello che l'angelo le aveva annunciato!
Le ultime parole
del Vangelo di oggi sono fondamentali. Sembrano quasi un'espediente letterario
per chiudere la scena. E invece sono l'istantanea della vita di Maria e della
Chiesa che corre a visitare tutti gli uomini sino ai confini della terra,
perché tutti, nel sangue di Cristo, sono suoi parenti.
"L'angelo partì da Lei", perché da quel momento sarà Maria l'angelo
inviato da Dio ad ogni uomo.
Ogni annuncio della
Chiesa, infatti, è insieme testimonianza gioiosa e gratuita dell'opera di Dio e
desiderio ardente di verificare ciò che Egli ha già cominciato
a compiere in coloro ai quali essa è inviata: "Questo è fondamentale per
noi: Dio sempre ci precede! Quando noi pensiamo di andare lontano, in una
estrema periferia, e forse abbiamo un po’ di timore, in realtà Lui è già là:
Gesù ci aspetta nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua
vita oppressa, nella sua anima senza fede" (Papa Francesco).
Solo se la parola
della predicazione sorgerà dall'opera di Dio testimoniata e scoperta in chi
annuncia e in chi ascolta, sarà ardente ed efficace. Diversamente sarà
moralismo, freddo legalismo che farà scappare le persone che si trovano al di
là della linea rossa che separa i presunti giusti dai peccatori.
Per questo, nel
mezzo del cammino che ci conduce al Natale, la Chiesa celebra l'Immacolata
Concezione di Maria, il trionfo della Grazia sul moralismo. La Grazia, la
purissima Grazia che non meritiamo e che, gratuitamente, ci fa ogni giorno
meritevoli di lei; oggi, domani, immeritevoli eppure degni di più Grazia
ancora, per giungere, pellegrini deboli e per questo santi, alla pienezza
infinita dei tempi, il giorno in cui, chiudendo gli occhi sulla terra,
scioglieremo nel Cielo il nostro amen definitivo.
Così, con Maria che
ne aveva patite di sofferenze da parte dei moralisti, possiamo ripetere oggi
che "certo noi amiamo Gesù Cristo, ma niente al mondo ci farà amare la
morale" (Paul Claudel). Nella stessa luce di Pasqua per la quale Ella
fu preservata da ogni peccato, infatti, risplende anche la nostra vita graziata,
per la cui salvezza Gesù ha dato la sua vita, gratuitamente e senza condizioni.
E' questo che ci unisce a Maria, il mistero di un amore che previene il peccato
in Lei proprio per perdonarlo e cancellarlo in noi.
Per questo, Dio fissa un
appuntamento anche per noi. La stessa Parola rivolta a Maria è preparata per
noi, che abbiamo ascoltato e dato credito mille volte a quella del demonio.
Perché noi, oggi, non siamo immacolati.
Pesano le conseguenze dell'originale peccato, e la carne grava le nostre
esistenze d'un peso spesso insopportabile. Siamo schiavi d'un padrone che
tiranneggia pensieri, cuore e azioni. Ma, all'improvviso e senza preavviso,
ecco un annuncio anche per noi: oggi è per te e per me la "pienezza dei
tempi".
Ma come, nessuno ci
aveva avvisato, il mondo, la scuola, il lavoro, la cultura, tutti muti
sull'evento più importante, l'unico decisivo? Ma Gesù appare
all'improvviso, ce lo insegna l'Avvento. E il suo sguardo, le sue parole,
poche, sono come quelle rivolte a Zaccheo: "Scendi, oggi è
necessario che mi fermi a casa tua". Oggi la nostra vita
è la sua casa. Non c'è tempo per riassettare.
Gesù si fa carne in
quest'oggi che porta dentro tutti i nostri oggi passati. E se Cristo è in
noi, tutto quello che è stato, i pezzi di storia passata, sconnessi, stonati,
confusi, brillano di luce nuova. Vi era il suo disegno dentro la nostra storia.
Allora tutto
diviene armonico, ogni istante appare come la nota giusta vibrata al momento
giusto: nulla è fuori posto, anche se fino ad un istante fa sembrava tutto in
disordine, senza capo né coda: tutto di noi era per Lui, da sempre.
Lo possiamo credere
perché la Chiesa ci annuncia ciò che ha vissuto e sperimentato da duemila anni,
svelandoci che la stessa misericordia è già all'opera in
ciascuno di noi. Chiediamo allora alla Vergine Maria i suoi occhi stupiti
e di fede per guardarci e guardare gli altri così, con pazienza e misericordia.
L'ira che sgorga dall'orgoglio ferito di chi si scopre peccatore non giova a
nulla. E' ancora carne che si sta imputridendo, sussulti dell'uomo vecchio,
nulla a che vedere con la conversione.
Essa nasce quando
l'annuncio dell'angelo rovescia ogni nostro giudizio su Dio, su noi stessi,
sugli altri e sulla storia. Dio è Padre, non quello che il demonio ti ha
indotto a pensare; tu non sei quello che satana ti ha detto che saresti potuto
diventare, e nemmeno quel cumulo di macerie che ti sbatte davanti ad ogni
caduta; gli altri, di conseguenza, non sono quei nemici malvagi sui quali avevi
proiettato la falsa immagine di te stesso; la tua storia non è una collezione
di ingiustizie.
No,
"rallegrati", invece, esplodi in una felicità straripante di
gratitudine! Sei, ora, così come se, "colmo di Grazia"! Il suo amore
è più forte di ogni peccato, ha vinto la morte e smascherato il demonio.
"Il Signore è
con te" ora, come lo è stato sempre. Ma ti ha lasciato libero, perché
potessi sperimentare il suo amore nel colmo della tua debolezza. Non ti ha
violentato, ha compatito ogni tua sofferenza, ma non ha voluto toccare nulla
perché oggi tu potessi aprirti liberamente al suo amore.
Di fronte
all'annuncio della Chiesa sei libero davvero, conosci le conseguenze della
falsa libertà che ti ha ridotto in schiavitù. E puoi finalmente alzare
bandiera bianca. Chi si arrende all'amore di Dio, infatti, è con Maria a
Nazaret, ascolta lo stesso annuncio, obbedisce docilmente; può scendere le
acque della vita per deporvi l'uomo vecchio, risuscitare con Cristo, e
camminare in una vita nuova.
Chi oggi accoglie
il perdono di Dio che ci annuncia la Chiesa e lascia a Cristo i suoi peccati
sarà nuovamente "concepito"; non più nel peccato come lo fu nel seno
di sua madre, ma "immacolato" nel seno benedetto della
Chiesa. Possiamo essere immacolati nell'Immacolata, ecco
la Buona Notizia di questa solennità!
Coraggio allora,
rivestiamoci della bianca tunica battesimale, che trasfigura la nostra carne
debole in un tabernacolo d'amore. Lo
possiamo fare attraverso una seria iniziazione cristiana: oggi possiamo credere, oggi,
ascoltando e appoggiandoci all'annuncio della Chiesa, unendoci a Cristo
possiamo accogliere la purezza perduta!
Esistevi,
prima del tempo, immacolato nel pensiero di Dio, dove ti aveva scelto e amato.
Come Adamo ed Eva nel Paradiso. Il peccato ti ha gettato fuori e corrotto
quella purezza originaria. Ma San Paolo scrive agli Efesini la notizia più
grande: non parla al futuro, parla di qualcosa che è già realtà! Dio "ci
ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui
ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di
fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli
adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua
volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha
gratificati nel Figlio amato".
Capite?
Oggi, in Cristo che oggi ti viene incontro nella Parola e nell'eucarestia
" siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il
progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere
lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato in Cristo".
Ma è solo l'inizio
di un cammino, quello di chi ha sperato in Cristo; come lo fu per Maria, tra
sofferenze e incomprensioni. Per questo siamo chiamati a stare con Lei,
imparando ogni giorno a custodire nel cuore ogni Parola che ci fa immacolati!
Maria era immacolata e piena di grazia, per questo ha potuto obbedire, e
abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio. Noi lo possiamo ridiventare
proprio per entrare nella storia, "immacolati nella carità".
E l'amore non è
senza sofferenza, mai. E' immacolato chi sa soffrire, chi sale sulla Croce,
lasciando che la storia trafigga l'anima. Per questo occorre lottare insieme a
Maria, la Donna perseguitata dal drago, e non abbassare mai la guardia contro
il demonio, il mondo e la carne, rinforzandoci e crescendo nella
fede attraverso le liturgie e i sacramenti, l'ascolto assiduo della Parola
di Dio e la comunione con i fratelli. Allora, pensieri, parole, azioni,
tutto sgorgherà naturalmente rinnovato nell'amore.
Tutto di noi,
infatti, è per Cristo e la sua missione nella storia. Nulla è perduto.
Nulla è annoiato. Tutto è immacolato, nel mondo eppure santo,
separato dal mondo; le parole per tuo marito, per tua moglie, per i
tuoi figli, sono immacolate nel sangue di Gesù, sigillate
nello scrigno della misericordia di Dio perché siano espressione del suo amore
riversato in noi dallo stesso Spirito Santo che ha fecondato il seno della
Vergine Maria.
Tutto in noi
prepara il parto benedetto: ogni istante che si affaccia sulle nostre giornate,
forse un insulto, un'ingiustizia, una malattia, un fallimento, sono, per mezzo
della stessa Grazia, la "pienezza dei tempi" in cui far posto a
Cristo perché il suo amore giunga a questa generazione: "Forse che
fine della vita è vivere? Forse che i figli di Dio resteranno con fermi
piedi su questa miserabile terra? Non vivere, ma morire, e non digrossar
la croce ma salirvi e dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia,
la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!" (Paul Claudel).
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