Questo racconto, nell’essenzialità dei suoi passaggi,
evoca l’itinerario del catecumeno verso il sacramento del Battesimo,
che nella Chiesa antica era chiamato anche "Illuminazione".
La fede è un cammino di illuminazione:
parte dall’umiltà di riconoscersi bisognosi di salvezza
e giunge all’incontro personale con Cristo,
che chiama a seguirlo sulla via dell’amore.
Nei luoghi di antica evangelizzazione,
dove è diffuso il Battesimo dei bambini,
vengono proposte ai giovani e agli adulti
esperienze di catechesi e di spiritualità
esperienze di catechesi e di spiritualità
che permettono di percorrere un cammino di riscoperta della fede
in modo maturo e consapevole,
in modo maturo e consapevole,
per assumere poi un coerente impegno di testimonianza.
Quanto è importante il lavoro che
i Pastori e i catechisti compiono in questo campo!
i Pastori e i catechisti compiono in questo campo!
La riscoperta del valore del proprio Battesimo
è alla base dell’impegno missionario di ogni cristiano,
è alla base dell’impegno missionario di ogni cristiano,
perchè vediamo nel Vangelo che chi si lascia affascinare da Cristo
non può fare a meno di testimoniare la gioia di seguire le sue orme.
Proprio in forza del Battesimo,
possediamo una connaturale vocazione missionaria.
possediamo una connaturale vocazione missionaria.
Benedetto XVI, Angelus del 29 ottobre 2006
Dal Vangelo secondo Marco 10,46-52.
E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Il commento
APPROFONDIMENTI TESTI SULLA PREGHIERA DEL CUORE:
TESTI E DOCUMENTI SULL'ESICASMO E LA PREGHIERA DEL CUORESPAZIO STARETS: LA VITA E L'INSEGNAMENTO DEI PIU' GRANDI STARTSILA PRATICA ESICASTA E LA PREGHIERA DI GESU
E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Il commento
La nostra vita è racchiusa in quella di questo cieco ai bordi di
una via, mendicando qualcosa per vivere. Ci avviciniamo agli altri, parliamo,
lavoriamo, facciamo amicizia, siamo mariti, mogli, preti, religiosi, figli e
genitori, ma sempre mendicanti. Allunghiamo le mani delle parole,
degli sguardi, dei compromessi, delle paure, del detto e non detto, degli
ammiccamenti, dei regali e dagli aiuti. Facciamo perfino salti mortali di
splendida carità, pur di raggranellare un po' d'affetto che ci permetta
sfangare un'altra giornata al riparo dalla solitudine. E passa Gesù. La
sua Pasqua, il suo passaggio, scuote la vita. Ora sta passando,
accanto a me, a te. E' Lui che accende la fede, i suoi passi scuotono il cuore
dal torpore, ed è già fede, è già certezza che Lui può
cambiare la nostra vita. Il suo incedere scioglie la nostra lingua muta e
orgogliosa, impaurita e schiava, in un grido di supplica grondante speranza,
forse l'ultima, l'unica, la vera. Possiamo recuperare la vista, alzare lo sguardo e ritrovare il
cielo aperto, e vedere dischiuse le porte del Paradiso, ora. Il Signore ci "chiama", ha ascoltato il nostro grido di vera umiltà, "abbi pietà, sono
morto nei miei peccati, sono schiavo e cieco, tutto mi sembra buio e assurdo,
Signore pietà". Innescato dai suoi passi, destato dalla sua presenza
misteriosamente ricolma d'amore e misericordia deposta appena un centimetro
dalla propria tristezza, il cuore contrito e umiliato di quel povero relitto
gettato in strada, ha fatto breccia nel cuore di Cristo, ha bloccato il Signore
nel bel mezzo della sua Pasqua, del suo passaggio. Ed ecco, allo stesso modo,
ci chiama, ci attira fin dentro al suo cammino dalla morte alla vita: "Che
cosa desideri, che cosa vuoi?". La fede è tutta qui, gridare sapendo,
per la luce della Grazia, a Chi chiedere e che
cosa chiedere. La fede che salva è vedere prima con il cuore e
la mente che con gli occhi. E' un dono celeste che scioglie le labbra ad esprimere il grido
del cuore. E' desiderare il bene supremo, ovvero occhi aperti per
vedere l'amore di Dio in Cristo Gesù, il discernimento
che legge la volontà buona del Padre in ogni evento e relazione. La mancanza di
questa sapienza è la vera cecità, che atterrisce e obbliga a mendicare, a fare
compromessi, seduti e incapaci di muoversi, e quindi a peccare e a morire. Per
questo il grido del cieco non può che scaturire dal cuore di un risuscitato", come il cieco che, "chiamato" come Lazzaro dalla sua tomba, "getta via il mantello" come le bende che avvolgono un cadavere, il segno del suo io prigioniero dell'egoismo e dell'orgoglio, e "balza in piedi" come chi leva dal sepolcro. E' nel cuore, infatti, che si
comincia a guardare, ma è anche dove inizia ad aggredire la cecità iniettata
dall'inganno del demonio. E' nel cuore che si deposita l'incredulità, il glaucoma che brucia la retina del cuore
dove Dio riflette il suo amore incarnato nella storia perché si creda a Lui per
abbandonarsi alla sua volontà. Se il demonio riesce a offuscare l'evidenza come
una nube che avvolge una montagna, iniziamo a dubitare, sino a finire col
credere alla menzogna che Dio non ci ama, perché altrimenti la nostra vita
sarebbe diversa. Ormai non ci rendiamo più conto che quello che guardiamo non è
più la nostra vita, gli eventi e le persone sono confusi, nascosti, avvolti
nella menzogna: la moglie è ormai solo un'isterica, il marito un egoista
inguaribile, i genitori dei fossili lontani anni luce dai problemi dei figli, i
figli dei capricciosi imbelli, gli amici sono approfittatori, i colleghi
subdoli nemici, e tutto sembra coalizzarsi contro di noi. Non resta allora che
accucciarsi e rinchiudersi nella sconfitta, deposti sulla strada come un sacco
della spazzatura, allungando la mano alla ricerca di una briciola di generosità
e di affetto per non morire del tutto.
La cecità, dunque, è sempre legata all'incredulità, e sorge dal
cuore, dove il demonio punta e aggredisce. Il passaggio di Gesù è un terremoto
nel cuore di Bartimeo, e ridesta il seme incorruttibile che lo ha fatto immagine e
somiglianza di Dio: quell'Uomo ridà forza all'uomo che è in lui. Egli
"sente" che Gesù passa con i suoi discepoli e comincia a gridare. La
Chiesa infatti ha questa missione, accompagnare Gesù, passare con Lui nella
storia, fare in modo che la sua Pasqua giunga al cuore di ogni uomo cieco e
senza speranza, per risvegliarlo, e risuscitare la fede, lo sguardo rinnovato
sulla vita e la storia. Essa non può star chiusa nei templi, negli uffici e
nelle sacrestie, se Gesù e i suoi discepoli non fossero passati di lì, Bartimeo
sarebbe rimasto cieco a mendicare. Bartimeo, invece, ha cominciato a credere proprio
al passaggio di Gesù: nel cuore ha iniziato a vedere in Lui la salvezza che si
incarnava nella sua vita, il riscatto e la misericordia che giungevano proprio
accanto al suo dolore e al suo fallimento. In quel momento ha riaperto gli
occhi del cuore perchè la stessa storia sulla quale i suoi occhi si erano
chiusi divenendo così per lui un'oscura notte di solitudine, per il passaggio e
la presenza di Gesù, ridiviene luminosa di speranza, albergo di forze e gioia
che sembravano perdute. Per questo nel suo grido appare già "la fede che
lo salva". In fondo, tra i tanti, Bartimeo era l'unico pronto ad
incontrare Gesù. La storia lo aveva preparato ad accogliere la fede che il Signore
e la sua Chiesa gli avrebbero annunciato passando accanto a lui. Bartimeo
era l'unico che sapeva cosa voleva, perchè era l'unico che, nonostante il tempo
buttato a mendicare, riconosceva la sua cecità. Bartimeo è anche immagine
del catecumeno che percorre un cammino di illuminazione, sino alla fede adulta
e alle acque del battesimo; il tempo precedente l’incontro con Gesù è quello
nel quale, tra le vicende della vita, il seme della fede deposto dalla
predicazione, lavora nell’ombra, preparando misteriosamente il miracolo della
vista; esso rende consapevoli della propria realtà, rivela i peccati che si annidano nel cuore e si fanno mantello di orgoglio e superbia, parla al cuore diradando a poco la menzogna dell'ipocrisia. Ciò significa che anche il tempo che ci sembra scorrere inutile e
grigio, senza vedere soluzioni ai problemi, senza incontrare la persona con cui
condividere la vita, senza lavoro, senza apparente via di sbocco per figli o
amici, anche il lungo tempo di cecità può essere il seno fecondo che prepara
l'incontro con il Signore. Anche il grigio dei giorni può ricevere il seme
della fede. Per Bartimeo è stato così, come per ogni uomo, come per noi. E
oggi, come ogni giorno pensato dal Signore per ciascun uomo, passa Gesù,
mentre il dono immenso dei suoi passi di misericordia danno forza e vigore
al desiderio di luce e gratitudine di una fede "liberata" dalle
catene della menzogna, senza mantelli e con le gambe robuste per correre incontro a Cristo. Anche oggi giunge al nostro cuore l'annuncio della
Chiesa, il santo trambusto dei suoi figli, delle sue famiglie che lottano e si
perdonano, degli apostoli che fanno strada al Signore perché le onde benefiche
della sua Pasqua lambiscano la morte di ogni generazione. E così, "riacquistata
la vista", finalmente riconciliati con Dio e la nostra storia, come
Bartimeo possiamo "passare" dall'essere mendicanti a dispensatori, gratuitamente,
esattamente come tutto riceviamo da Lui, sempre. La fede che purifica il cuore
perché possa vedere Dio in tutto e tutti, muove i passi nella sequela del
Signore, ci fa guardare avanti senza tornare al passato, lasciare i morti
seppellire i propri morti e "seguire" l'agnello ovunque vada. La luce
della sua Pasqua vittoriosa sulla morte e il peccato, ci apre gli occhi per
riconoscere le orme di Gesù dinanzi ai nostri passi, le tracce del suo amore
nella nostra vita, per dischiudere le nostre labbra alla lode,
l'autentico compimento di ogni esistenza, il frutto puro della sua liberazione.
Come Mosè inviato da Dio a liberare il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto
per dare lode a Dio, così anche noi siamo stati guariti, salvati e chiamati a
seguire il Signore in una vita trasformata in una liturgia di
benedizione, come primizie per accompagnare questa generazione alla Terra
Promessa del Paradiso.
APPROFONDIMENTI TESTI SULLA PREGHIERA DEL CUORE:
TESTI E DOCUMENTI SULL'ESICASMO E LA PREGHIERA DEL CUORESPAZIO STARETS: LA VITA E L'INSEGNAMENTO DEI PIU' GRANDI STARTSILA PRATICA ESICASTA E LA PREGHIERA DI GESU
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