Il Cieco Bartimeo




Il racconto, come ha evidenziato lo schema, conclude la sezione del cammino verso Gerusalemme (Mc 8,27-10,52), di cui presentiamo brevemente le caratteristiche principali.

Dal punto di vista spaziale questa sezione del vangelo[14] si dispiega tutta nell'espressione "lungo la via", che segna una grande inclusione tra 8,27 e 10,52 ad indicare il cammino verso Gerusalemme che Gesù percorre procedendo, tra lo stupore e la meraviglia dei suoi seguaci, avanti a tutti (10,32)[15] . Potremmo chiamarla "la sezione della via".

Tematicamente è dedicata prevalentemente all'istruzione dei discepoli, alla tematica della sequela[16] . In questa prospettiva il termine "via" oltre al suo significato spaziale, deve essere letto come la via del discepolato, della sequela di Gesù.

Come nota caratteristica di 8,27-10,52 troviamo i tre annunci della passione-morte- risurrezione di Gesù (8,31-9,1; 9,30-50; 10,32-45), di cui l'ultimo (10,32-45) precede immediatamente la guarigione di Bartimeo. I tre annunci presentano uno sviluppo simile:

  1. annuncio di Gesù della sua passione-morte- risurrezione (8,31; 9,30-31; 10,32-34)
  2. reazione negativa dei discepoli (8,32; 9,32-34; 10, 35-37)
  3. insegnamento di Gesù (8,33-9,1; 9, 35-50; 10,38-45)
Questa regolare ripetizione dei tre elementi, predizione-incomprensione-insegnamento, è l'elemento che struttura l'intera sezione. I tre brani a loro volta sono seguiti da altro materiale. La struttura della sezione si presenta in questo modo:

8,27-30 Gesù parte verso i villaggi intorno a Cesare di Filippo. Pietro riconosce la messianicità di Gesù: centro del vangelo di Marco.

Seguono tre sotto sezioni ben distinte:

1.

  • Primo annuncio della passione e risurrezione ai discepoli: 8,31
  • Incomprensione di Pietro e dei discepoli: 8,32-33
  • Insegnamento di Gesù sulla sequela alla folla e ai discepoli: 8,34-9,1
  • Trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni: 9,2-13
  • Guarigione di un indemoniato e insegnamento ai discepoli: 9,14-27.28-29 2.
2.

  • Secondo annuncio della passione e risurrezione ai discepoli: 9,30-31
  • Incomprensione dei discepoli: 9,32-34
  • Insegnamento di Gesù ai Dodici: 9,35-50
  • Insegnamento sul matrimonio e divorzio in pubblico. 10,1-12
  • Altri insegnamenti ai discepoli: 10,13-16 (l'accoglienza dei bambini)
  • La pericope della chiamata del ricco ossia "Povertà e sequela": 10,17-31 3.
3.

  • Terzo annuncio della passione e risurrezione ai Dodici: 10,32.33-34
  • Incomprensione dei due figli di Zebedeo:10,35-40
  • Insegnamento di Gesù ai Dodici: 10,41-45
  • Guarigione e sequela di Bartimeo: 10,46-52
Come abbiamo fatto per la prima parte del vangelo, cerchiamo di penetrare nel racconto e di coglierne lo sviluppo.

L'avvenimento di Cesarea costituisce, dicevamo, il climax cristologico della prima parte del vangelo. La confessione di fede di Pietro, "tu sei il Cristo" (8,27-30), costituisce la risposta e lo scioglimento di una tensione lungamente accumulatasi nella prima parte attraversata fondamentalmente da una domanda: "Chi è Gesù?" [17].

Emerge ora, nella sezione del cammino verso Gerusalemme un carattere parenetico che è largamente riconosciuto dagli studiosi: i discepoli hanno riconosciuto la messianicità di Gesù, ora si tratta di seguirlo! Ma occorre fare attenzione, in quanto, rimane presente e forte la tematica cristologica, cioè, l'interesse per la persona di Gesù. Emerge, infatti, un nuovo aspetto dell'identità di Gesù che ora i discepoli devono capire e cioè, la necessità della sua passione e risurrezione. L'evento di Cesarea è fondamentale, necessario, ma non è sufficiente per capire chi è Gesù! Egli, infatti, risponde alla proclamazione di fede di Pietro col divieto di parlare di lui a nessuno. Che cosa manca ancora alla piena comprensione di Gesù? La risposta si coglie immediatamente: è necessaria la passione e risurrezione del Figlio dell'uomo (8,31ss) [18].

Il carattere parenetico della sezione, cioè, la concentrazione sul tema della sequela, dunque, rimane sempre collegato e subordinato col tema cristologico, che costituisce l'interesse principale del vangelo! E' in questo intreccio di kerigma (chi è Gesù?) e parenesi (come seguirlo?) che dobbiamo inquadrare la guarigione di Bartimeo che, non dimentichiamolo, è posto al termine della sezione.

Un primo piano sui tre annunci di Gesù nella loro dinamica di annuncio-incomprensione-insegnamento ci condurrà al significato della guarigione e dell'intera sezione. Gesù per tre volte annuncia la passione-morte-risurrezione del Figlio dell'uomo (8,31-32a; 9,31; 10,33-34). All'annuncio segue ogni volta l'incomprensione' dei discepoli-Dodici (8,32b-33; 9,32-34; 10, 35-37), incomprensione che non si presenta più come ignoranza della messianicità di Gesù (cc. 1-8!), ma "come incapacità di comprendere la necessità della sua passione e risurrezione"[19] ; tale incomprensione si manifesta in un atteggiamento sbagliato dei discepoli: Pietro rimprovera Gesù (8,32b); i discepoli discutono su chi è il grande (9,34); i figli di Zebedeo chiedono a Gesù di sedere a destra e sinistra di Gesù nel Regno (10,37). Tale incomprensione provoca un intervento di Gesù (8,33-9,1; 9, 35-50; 10,38-45) con il quale invita i discepoli alla sequela col rinnegare se stesso (8,34), farsi ultimo (9,33-37), servo(10,43).

In tale contesto di 'cecità' nel comprendere questo nuovo elemento del Messia, che si esprime in una sequela sbagliata, seguito dalle esortazioni alla sequela non secondo una logica umana, anzi alla conclusione di tale contesto si colloca la guarigione del cieco Bartimeo, che una volta guarito "lo seguiva lungo la via" (10,52b). Emerge chiaramente in tale contesto una valenza simbolica della guarigione, quasi universalmente riconosciuta[20]. Così dice V. Fusco: "L'episodio diventa un segno di speranza: la cecità dell'uomo potrà essere vinta, la sequela di Gesù nella via della croce sembra impossibile, ma potrà realizzarsi per un miracolo della potenza di Dio"[21].

Marco allora non racconta un semplice brano di guarigione. Bartimeo, che con la sua fede ottiene la guarigione e segue Gesù, può essere visto come il discepolo che ha ottenuto da Gesù la guarigione dalla incapacità di riconoscere e seguire Gesù nella verità e completezza della sua persona[22] . Questo giustifica e spiega nel brano quei particolari che tanto fanno discutere[23] , cioè la presenza nel brano di elementi comuni con i racconti di chiamata: la cura particolare con cui è stato descritto Bartimeo, il particolare del gettito del mantello, la menzione della sua sequela espressa con un verbo all'imperfetto, come anche il fatto che nel miracolo si insiste maggiormente sulla fede di Bartimeo, piuttosto che sulla guarigione in s?.

Se l'inserimento del brano nel suo contesto ci ha condotti a una comprensione migliore dello stesso brano, è vero anche che lo stesso brano illumina la sezione. La sequela di Gesù non emerge principalmente come difficoltà umana, incapacità esistenziale o come mero sforzo umano, se pur necessario, ma innanzitutto come difficoltà cristologica, come difficoltà ad accettare il mistero della sofferenza prima della risurrezione, difficoltà che potrà essere superata da un intervento divino e che renderà possibile la sequela. Il seguire Gesù, senza nulla perdere della sua serietà di radicale impegno richiesto all'uomo, è essenzialmente dono, grazia; scaturisce dall'incontro con Cristo e può essere realizzato solo in una continua comunione con lui [24].

In questo modo il brano illumina e la preserva l'intera sezione da una lettura moralistica: "Riscattata dal rischio di una lettura moralistica, non è più un susseguirsi di imperativi affidati alla buona volontà dell'uomo. Gesù non è soltanto il Maestro che ha detto delle cose grandi e personalmente ha avuto anche il coraggio di viverle, ma senza riuscire a farsi seguire dagli altri. La sequela è un dono; non è un cammino puramente morale, portato avanti dall'uomo con le sue forze, o aperto a pochi più qualificati. E' un cammino pasquale, sacramentale, in cui i passi incerti dell'uomo sono sostenuti dalla potenza di Dio: un cammino non solo sulle orme di Gesù, ma insieme a Gesù" [25].

Sulla base di queste considerazione non ci sembra esagerato affermare che il brano è in qualche modo una sintesi dell'intera sezione dedicata prevalentemente all'istruzione sulla sequela. Ciò è confermato anche da altri contatti con alcuni brani della sezione. Con il racconto del ricco (Mc 10,17ss) notiamo come elementi di somiglianza che l'inizio della pericope di Bartimeo ripete l'inizio della pericope dell'uomo ricco: "Mentre usciva per mettersi in viaggio" (10,17); "E mentre usciva da Gerico..." (10,46); notiamo, poi, che entrambi i personaggi manifestano fretta di incontrare Gesù: l'uomo ricco "corre incontro a Gesù" (10,17), Bartimeo "balza in piedi" (10,50). I due racconti si collegano anche per alcuni elementi di contrasto: Bartimeo che lancia via il proprio mantello e dopo la guarigione rimane con Gesù, sembra prendere il posto del ricco che "se ne andò afflitto perch? aveva molti beni (10,22). Il brano presenta dei richiami anche con l'episodio dei due figli di Zebedeo e precisamente con la domanda di Gesù, identica in entrambi i racconti: "Cosa volete che io faccia per voi (10,36); "Cosa vuoi che io faccia per te" (10,51). A questa domanda si oppone, però, la diversità della richiesta: i due Figli di Zebedeo chiedono di sedere nella gloria di Gesù, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra (10,37); il cieco, non più seduto, chiede la vista per seguire (10,52-52)[26] .

[14] Per i particolari: K. STOCK, Il cammino di Gesù verso Gerusalemme: Mc 8,27-10,52 (Roma 1993); V. FUSCO, "Marco", 892; ID., Parola e Regno 129-131.

[15] La parola "via", "cammino" compare in questa sezione sette delle sedici ricorrenze in Marco.

[16] Nella sezione (8,27-10,42) il termine "discepoli" si trova 13 volte, 10 in quella precedente (6,6b-8,26) e 4 nella seguente (11,1-13,37).

[17] Cf: "Che cos'è tutto questo?" (1,27); "Perch? costui parla così?" (2,7); "Chi è dunque costui?" (4,41); "Da dove gli vengono queste cose, e che cos'è questa sapienza che gli è stata data, e i miracoli così grandi che avvengono attraverso le sue mani?" (6,2).

[18] In Marco il grido del centurione sotto la croce è una vera e propria confessione di fede che segna finalmente il disvelamento dell'identità di Gesù, rimasta inaccesibile durante tutto il ministero terreno (15,59).

[19] V. FUSCO, Parola e Regno 130.

[20] V. K. ROBBINS, "The Healing of Blind Bartimaeus (10,46-52) in the Marcan Theology", JBL 92 (1973) 236-243; E.S. JOHNSON, "Mark 10,46-52: Blind Bartimaeus", CBQ 40 (1978) 198-204; V. FUSCO, "Un racconto di miracolo: la guarigione del cieco Bartimeo: Mc 10,46-52 parr.", in A.A.V.V., Logos. Corso di studi biblici, M LACONI e collaboratori, Vangeli Sinottici e Atti degli Apostoli (Logos; Corso di Studi Biblici 5) (Torino 1994) 215; ID., "Prospettiva pasquale, trasparenza e simbolismo nella narrazione evangelica", Rivista liturgica 67 (1980) 610-611; J. KILGALLEN, A Brief Commentary on the Gospel of Mark (New York/Mahwah 1989) 201-202; K. STOCK, "Gesù è il Cristo", 244; J. GNILKA, Marco (Commenti e studi biblici; Assisi 1987) 584; P. LAMARCHE, Evangile de Marc (Paris 1996) 262. Più moderati: V. TAYLOR, Marco. Commento al Vangelo messianico (Assisi 1977) 523; R. PESCH, Il Vangelo di Marco (CTNT II, 1.2; Brescia 1980.1982) 267-268. Contrario: R.H. GUNDRY, Mark: a Commentary on His Apology for the Cross (Grand Rapids 1993) 595.

[21] V. FUSCO, "Un racconto di miracolo" , 215.

[22] Ben visto da SCHWEIZER: "La storia è stata presentata a questo punto e narrata da Marco in funzione della sequela e, nelle ultime parole, come immagine della sequela": E. SCHWEIZER, Il Vangelo secondo Marco (Brescia 1999) 182.

[23] cf. nota 1.

[24] Ben visto da H.J. ECKSTEIN, "Markus 10,46-52 als Schüsseltext des Markusevangelium", ZNW 87 (1996) 50: "Die Erkenntnis Christi ergibt sich nicht erst aus der Nachfolge, sondern sie ist vielmehr deren Voraussetzung"; (il riconoscimento di Cristo non segue la sequela, piuttosto essa è una conseguenza) [traduzione propria]. Dinamica che nella nostra pastorale, catechesi...non dobbiamo dimenticare: l'imperativo morale è subordinato all'indicativo salvifico!

[25] V. FUSCO, "Il discepolo", 425.

[26] Altri contatti, li possiamo vedere con il seguito della narrazione. L'arrivo e l'uscita da Gerico sono seguiti dall'avvicinamento (11,1-10) e dall'ingresso a Gerusalemme (11,11) che danno inizio a una nuova sezione del vangelo, quella dell'attività di Gesù a Gerusalemme (11-13). Come contatti tra la pericope di Bartimeo e quella dalla cavalcata di Gesù tra le ovazioni della folla (11,1-10) riveliamo: la successione geografica delle indicazioni spaziali: Gerico (10,46), Betfage e Betania presso il Monte degli Ulivi, Gerusalemme (11,1); la corrispondenza del "grido" di Bartimeo (10,47.48) e della folla (11,9) e l'analogia tra la proclamazione di Gesù "Figlio di Davide" (10,47.48) e quella dell'avvento del "regno del nostro padre Davide" (11,10); la menzione dei "mantelli", che Bartimeo getta per andare da Gesù (10,50), i discepoli pongono sull'asinello (11,7) e la folla stende sulla strada (11,8). Questi elementi di contatto mostrano che il nostro brano funziona anche da transizione alla sezione seguente. Non manca chi considera 10,46-52 inizio della nuova sezione (10,46-13,37): cf. J. GNILKA, Marco 580.

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