Il Vangelo di oggi e il commento. Giovedì VI Settimana Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco 8,27-33.

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».



IL COMMENTO AL VANGELO

Una domanda. Un rimprovero. Le parole di Gesù rivolte ai discepoli, a Pietro, a ciascuno di noi. Il Vangelo di oggi è stretto in questa morsa perchè fuoriesca il pus che giace nascosto nei nostri cuori. E nelle nostre menti. Pensare secondo gli uomini. Ecco il veleno. Dal testo odierno scopriamo che Pietro e qualsiasi altro uomo la pensano esattamente allo stesso modo. Il DNA di satana corre nel pensiero tracciandone la "catena" inconfondibile. Il DNA infatti, rappresenta la molecola chiave nell'economia della cellula; è lì, infatti, che è contenuta l'informazione genetica e da cui partono tutte le informazioni su come deve essere fatta una cellula e su cosa deve produrre. L'informazione viene poi trasmessa alle generazioni successive. La parola greca che compare nel Vangelo e che indica il pensiero assume una gamma di significati che ci aiutano a comprendere le parole del Signore. Tutti comunque ruotano attorno a quello più profondo di "sapienza". La stessa che diviene astuzia nel caso del serpente di Gen. 3. Ma anche la sapienza creatrice di Dio in più testi della letteratura sapienziale. In essa l'uso del vocabolo secondo il greco della traduzione della LXX assume il senso di giudizio, perspicacia, discernimento. Nei Vangeli spesso il termine indica una sapienza capace di valutare, di aspirare ad una meta, di prendere posizione. Il pensiero, tale appare nella pericope odierna, è dunque legato alla sapienza. Ed essa può essere secondo la carne o secondo Dio. Il Dna della sapienza può scrivere una catena carnale o una catena divina.
Potremmo allora chiederci quale sapienza sia all'origine dei nostri pensieri, delle nostre aspirazioni, delle nostre scelte. E, conseguentemente, dei nostri atti. Se in noi tutto è scomposto, frammentato, se i dubbi la fanno da padrone, allora è certa la patria del nostro agire. Viviamo in una stagione dove il relativismo si insinua in tutto: "Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" ( J. Ratzinger, MISSA PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE). La dittatura del relativismo che governava anche i pensieri dei contemporanei di Gesù, la gente che diceva su di Lui le cose più diverse. Esattamente come farà Pietro prendendo in disparte il Signore per rimproverarlo. La gente ha i propri schemi, il Dna del pensiero disegna una catena di eventi già conosciuti. Le risposte che danno, segni di un relativismo di fondo, son tutte limitate ad un passato che si proietta sul presente allungandosi sul futuro. E' la traccia evidente dell'opera di satana il cui scopo è appiattire la speranza sino a trasformarla in disperazione.
Pietro ne fa la stessa esperienza: Gesù infatti lo apostroferà con il nome che smaschererà l'origine del suo pensiero, satana. Pietro ha intuito, perchè il Padre glielo ha rivelato, la vera identità del suo Maestro, ma, come abbiamo visto anche ieri, la concupiscenza, la carne impedisce lo sguardo di fede, e ne incita la ribellione. San Paolo descrive bene nel capitolo 8 della Lettera ai Romani la realtà di Pietro. La nostra. Appartiene a Cristo chi ne ha lo Spirito, potremmo dire il pensiero secondo altri testi paolini. Pensare secondo la carne, seguirne i desideri significa essere nemici di Dio. Pietro con i suoi pensieri umani, carnali, era un nemico di Dio, il nemico. Satana. Lo scandalo, l'inciampo sul cammino di obbedienza che il Figlio doveva percorrere. Il pensiero di Pietro s'era messo innanzi a quello di Dio. Gesù doveva soffrire ed essere rifiutato per risorgere. Era questo il Cristo, il Messia, che Pietro aveva pur riconosciuto e confessato. Era il Figlio dell'uomo, "l'Uomo" che realizzava il pensiero di Dio. Era la Sapienza stessa di Dio, la scandalosa Sapienza della Croce. Per questa sapienza Egli doveva donare la vita, e non era un dovere morale, ma, come suggerisce l'originale greco, era una necessità di tipo naturale. Era nel Suo Dna l'amore per i propri amici, sino alla morte. Lui pensava un amore infinito.
Altro aveva in mente Pietro. Altro abbiamo in mente noi. Anziani, sacerdoti, scribi, son tutte categorie che abbiamo dentro. Costituiscono la catena del Dna dei nostri pensieri. Prestigio, potere, intelligenza, religione. Si, anche la religione, come un totem capace di soddisfare i nostri desideri. Gesù sarà rifiutato proprio dai nostri pensieri, la cui immagine appare chiaramente nelle categorie "religiose" che storicamente lo condurranno al supplizio: " Sono le tre maschere dell'unico male, l'egoismo... Corrispondono alle tre concupiscenze sulle quali si struttura il mondo...e ai tre aspetti seducenti e illusori del frutto proibito, che già ad Eva parve buono, bello e desiderabile" (S. Fausti, Ricorda e racconta il Vangelo, Milano 1990, pagg 262-263). Il veleno di satana, il Dna impazzito dei nostri pensieri.
E qui appare la salvezza. Per Pietro, e per ciascuno di noi. L'amore infinito di Gesù, che per amore ci chiama per nome, per tirar fuori ed espellere il veleno che ci distrugge. Satana. Pietro. Tu. Ed io. Satana che occulta la verità scoprendone un pezzettino. satana che mostra il rifiuto e la morte e nasconde la risurrezione. E Pietro ci casca, e sgrida il Signore. Non ha sentito, non ha potuto ascoltare la buona notizia che il Signore aveva annunciato. Non aveva compreso l'amore, il dover morire per risuscitare, il dover caricarsi del rifiuto e dei peccati, per cancellarli e per risorgere, garanzia del perdono e della vita eterna. Lo capirà più tardi, quando l'evento annunciato si farà carne in Lui. La carne santificata dallo Spirito di Cristo risorto. Quando il pensiero sarà, per mezzo dello spirito Santo, lo stesso pensiero di Cristo, e guiderà la sua carne ad essere offerta in una missione identica a quella del Signore. Sino alla Croce. Quello che ora rifiuta sarà il suo destino, la morte con la quale glorificherà chi ha rifiutato. E così per noi. Esattamente quello che stiamo oggi rifiutando sarà il nostro trofeo, il candelabro sul quale brillerà la luce del Padre in noi. Malattie, fallimenti, rifiuti. La nostra croce.
Per ora Pietro deve scendere, tornare, convertirsi. Tornare a camminare dietro Gesù. Il testo non i aiuta a capire l'amore di Gesù verso Pietro. In greco non dice "lungi da me" ma "dietro di me". L'espressione che caratterizza il discepolo in altri passi del Vangelo. Gesù vuole Pietro vicino. Ci vuole con Lui, ma al nostro posto. Non ci giudica, ci illumina. Ci dice la verità e svela quel che abbiamo nel cuore e nella mente. E ci attirà a sé. Con amore. Seguirlo, camminare umilmente ogni giorno con Lui, imparando a conoscerlo negli eventi della vita. Seguirlo e conoscerlo nella misura in cui conosciamo noi stessi. Pregare con San Francesco "Chi sei tu Signore, e chi sono io?" ( Consid. sulle stimmate, 3; FF, 1915)Camminare con Lui per ricevere da Lui, in dono, il Suo Spirito, il Dna sano per pensare le cose di Dio. Per avere il Suo stesso pensiero. La Sua vita. Il Suo amore.


APPROFONDIMENTI


Commento al Vangelo di :

San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa
Cantico spirituale, 36-37

« Tu non pensi secondo Dio »

Per quanti misteri e meraviglie abbiano contemplato le anime sante in questa vita, la maggior parte è rimasta inespressa e ancora da comprendere. Resta molto da approfondire nel Cristo! Egli è come una ricca miniera piena di molte vene di tesori, delle quali, per quanto sfruttate, non si riuscirà mai a toccare il fondo o a vedere il termine; anzi, in ogni sinuosità, qua e là, si trovano nuovi filoni di altre ricchezze. Ciò faceva dire a san Paolo, parlando del Cristo: « O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio ! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie » (Rm 11,3). Oh, se l’anima riuscisse a capire che non si può giungere nel folto delle ricchezze e della sapienza di Dio, se non entrando dove più numerose sono le sofferenze di ogni genere, riponendovi la propria consolazione e il proprio desiderio ! Come chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo brama di entrare veramente nello spessore della croce !… Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta (Mt 7,13) nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo.

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