S. Ambrogio. La Visitazione: un cammino verginale di fede, di amore, di umiltà

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La Visitazione: un cammino verginale di fede, di amore, di umiltà

"«In quei giorni Maria si alzò e partì in fretta verso la montagna, per una città di Giuda, ed entrò nella casa di Zaccaria, e salutò Elisabetta» (Lc 1, 39-40).

19. Convenienza insegna che chi esige di essere creduto debba esibire le prove. Quindi, poiché l’angelo annunziava cose segrete, per garantirne con una prova la veridicità, annunziò a Maria che una donna attempata e sterile aveva concepito, affermando così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Non appena Maria ebbe ciò udito, non dimostrò diffidenza per la profezia, né incertezza per quell’annunzio, né dubbio circa quella prova, bensì, invece, gioiosa di compiere il suo desiderio, delicata nel suo dovere, premurosa nella sua gioia, si affrettò verso la montagna. Dove, se non verso le cime, doveva tendere premurosamente colei che già era piena di Dio? La grazia dello Spirito Santo non conosce ostacoli che ritardano il passo.

«Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno! E donde a me questo, che venga da me la madre del mio Signore?» (Lc 1, 42-43).

24. Lo Spirito Santo sa quel che deve dire, né mai se ne dimentica, e ogni profezia non solo si adempie avverandosi nella miracolosa realtà dei fatti, ma anche mediante la proprietà delle parole usate. Chi è questo frutto del seno, se non colui, del quale è stato detto: «Ecco, eredità del Signore sono i figli, una ricompensa del frutto del seno» (Sal 126, 3)? Ciò significa: i figli sono eredità del Signore, perché sono la ricompensa di quel frutto, che procedette dal seno di Maria. Egli è il frutto del seno, il virgulto della radice; di lui bene ha profetato Isaia dicendo: «Un rampollo nascerà dal tronco di Iesse, un virgulto spunterà dalla sua radice» (Is 11, 1); la radice è la progenie giudaica, il rampollo è Maria, il virgulto di Maria è Cristo, che, come il frutto di un albero buono, secondo il progresso delle nostre virtù, ora fiorisce, ora fruttifica in noi, ora si rinnova in noi per virtù del suo corpo risuscitato.

«E donde a me questo, che venga da me la madre del mio Signore?».

25. Non parla così per ignoranza - sapeva infatti che, per grazia e per impulso dello Spirito Santo, la madre del profeta doveva essere salutata dalla madre del Signore per il bene del suo figliuolo -: ma, conoscendo che tale dono non era dovuto a meriti umani, bensì solo alla grazia divina, per questo dice: «Donde a me questo?». Come se dicesse: Che grande favore è quello che mi accade, che la madre del mio Signore venga da me! Non riesco a comprenderlo. «Donde a me questo?». Per quale virtù, per quali buone opere, per quali meriti? Queste non sono gentilezze in uso fra le donne, «che venga da me la madre del mio Signore». Avverto un miracolo, riconosco il mistero: la madre del Signore è gravida del Verbo, è piena di Dio.

«Poiché, ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta alle mie orecchie, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata tu che hai creduto!» (cf. Lc 1, 44-45).

26. Vedi bene che Maria non aveva dubitato, bensì creduto e perciò aveva conseguito il frutto della sua fede. «Beata tu che hai creduto». Ma beati anche voi che avete udito e avete creduto: infatti, ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio e ne comprende le operazioni. Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria ad esultare in Dio: se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo."

Ambrogio di Milano, Esposizione del Vangelo secondo Luca, II, 19. 24-26.

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