Dal Vangelo secondo Marco 12,38-44.
Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,
avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sè i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Poichè tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Il Commento
Il superfluo è esattamente la zona della vita dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e per la quale occupiamo le nostre migliore energie e risorse. Il superfluo, tutto ciò che è periferico a quel che davvero conta, tutto quello che è laterale alla tremenda serietà della vita, questo davvero ci appassiona e ci trascina.
L'illusione di essere vivi e di vivere fino in fondo le cose ha quasi sempre il sopravvento su ogni timido tentativo di prendere seriamente la vita tra le mani e chiedersi per quale motivo ci vien data e per che cosa valga la pena viverla. I cosiddetti amori travolgenti, passionali, dove il cuore in gola acceso da uno sconvolgimento ormonale cattura tutta la scena e diventa l'assoluto protagonista dell'esistenza.
Qualunque altra "passione", civile, sportiva, culturale, religiosa, al diventare "assolute" stringono le anime, le menti e i cuori in un cappio mortale. La menzogna del superfluo, del marginale che assurge ad assoluto. Il superfluo che diventa motore dell'esistenza. Attenzione, il superfluo non è un male, anzi, fa parte della vita, ma è come la terra che gira intorno il sole, non è il centro e il fondamento dell'esistenza. E' "super", è un "di più" che lo stesso Signore ha miracolosamente moltiplicato. E' l'abbondanza che Dio non disdegna, al punto che in tutta la letteratura profetica e sapienzale il "superfluo", l'abbondanza sono segni dell'ormai avvenuta era messianica.
Ma porre il superfluo come centro della vita è rovesciare la verità delle cose in menzogna, scambiare il frutto con l'albero, il Creatore con la creatura. "Voi mi cercate non perchè avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato e vi siete saziati" diceva il Signore a Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani. E' idolatria. E' la fonte della più grande sofferenza. E' la porta della solitudine. Al Tempio i ricchi, cioè i tronfi che credono di possedere e invece sono così stolti da aver perso la bussola e non sapere più quale sia il centro dell'esistenza, gettano del loro superfluo. Come Caino riconoscono al Signore una parte minima della loro esistenza, la periferia dell'esistenza. Sono immagini di tutti noi che viviamo una vita in superficie e lì viviamo il rapporto con il Signore.
La vedova invece è spogliata di tutto, ha terminato il suo cammino di fede attraverso la spogliazione d'ogni superfluo, non le rimane che l'"essenziale" per vivere. La vedova non ha nulla sulla terra, anche i beni messianici, anche l'abbondanza delle benedizioni celesti sembrano essere scomparse, il marito, i figli, nessuno più. Nuda con due centesimi. Tutta la sua vita. E l'ha gettato tutta nel tesoro del Tempio, nel cuore di Cristo. Gesù non loda l'aspetto morale della vicenda, registra un dato: solo chi ha camminato nella fede sino a non avere più nessuna sicurezza su questa terra, solo la vedova, l'"ultima" nella società (la traduzione letterale dal greco della parola "sua povertà" che appare nel vangelo è "ultimo"), solo chi dalla periferia della vita è stato condotto al centro dove si gioca il destino dell'esistenza, solo chi ha percorso il cammino in discesa che conduce alle acque battesimali può "gettare", consegnare, perdere la Sua vita. Tutta. Per riaverla moltiplicata eternamente.
Come Cristo ha gettato e consegnato per noi la Sua vita, tutta, nel tesoro del Suo tempio che siamo noi. La Sua vita in noi, completamente, perchè la nostra vita sia in Lui, altrettanto completamente. Questo è vivere la vita. Sino in fondo. Una vita d'amore qui sulla terra, ed il tesoro, e quindi il cuore, nella Patria, il Cielo che ci aspetta. Come la vedova, immagine della Chiesa, sposata a Cristo e pellegrina nel mondo, straniera ad ogni luogo, in attesa di riunirsi, in pienezza, al suo sposo, il Signore che le fha preparato un posto. Gli occhi fissi su di Lui, ed ogni istante gettato nel Suo cuore.
APPROFONDIMENTI
Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara
Meditazioni sui Santi Vangeli
Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara
Meditazioni sui Santi Vangeli
« Ha dato tutto quanto aveva »
« Padre mio, nelle tue mani consegno il mio spirito » (Lc 23,46). Questa è l’ultima preghiera del nostro Maestro, del nostro prediletto. Possa essa essere nostra, e essere non soltanto la preghiera dei nostri ultimi istanti, ma pure quella di ogni nostro istante : « Padre mio, io mi consegno nelle tue mani ; Padre mio io mi affido a te ; Padre mio, io mi abbandono a te ; Padre mio, fa’ di me ciò che ti piace ; qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio ; grazie di tutto. Sono pronto a tutto, accetto tutto, ti ringrazio di tutto, purchè la tua volontà si compia in me, mio Dio, purchè la tua volontà si compia in tutte le tue creature, in tutti i tuoi figli, in tutti coloro che il tuo cuore ama ; non desidero niente altro, mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perchè ti amo, ed è per me una esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura. Mi rimetto nelle tue mani con una confidenza infinita, poichè tu sei il Padre mio ».
« Padre mio, nelle tue mani consegno il mio spirito » (Lc 23,46). Questa è l’ultima preghiera del nostro Maestro, del nostro prediletto. Possa essa essere nostra, e essere non soltanto la preghiera dei nostri ultimi istanti, ma pure quella di ogni nostro istante : « Padre mio, io mi consegno nelle tue mani ; Padre mio io mi affido a te ; Padre mio, io mi abbandono a te ; Padre mio, fa’ di me ciò che ti piace ; qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio ; grazie di tutto. Sono pronto a tutto, accetto tutto, ti ringrazio di tutto, purchè la tua volontà si compia in me, mio Dio, purchè la tua volontà si compia in tutte le tue creature, in tutti i tuoi figli, in tutti coloro che il tuo cuore ama ; non desidero niente altro, mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perchè ti amo, ed è per me una esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura. Mi rimetto nelle tue mani con una confidenza infinita, poichè tu sei il Padre mio ».
Sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109), monaco, vescovo, dottore della Chiesa
Lettere, 112
Lettere, 112
« Ha dato tutto quello che aveva »
In cielo tutti insieme con Dio saranno un solo re e come un sol uomo, perchè tutti vorranno una cosa sola e ciò che vorranno si realizzerà. Dal cielo Dio proclama che tutto questo è in vendita.
Se uno domanda a quale prezzo, gli vien risposto: non ha bisogno di un compenso terreno chi vuol dare il Regno del cielo, nè alcuno può dare a Dio ciò che non possiede, perchè tutto ciò che esiste appartiene a lui. D’altra parte Dio non dà del tutto gratuitamente una cosa di tanto valore, perchè non la dà a chi non ama. Nessuno infatti dà ciò che ha di più caro a chi non l’ama. Dio quindi non ha bisogno di qualcosa di tuo, nè deve dare una cosa tanto grande a chi non si cura di amarla; non cerca che l’amore, senza il quale non è tenuto a dare nulla. Dagli dunque l’amore e otterrai il regno: ama ed avrai... Ama Dio più di te stesso e già comincerai ad avere su questa terra quanto vuoi avere perfettamente in cielo.
Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa
Scritto autobiografico B,1
« Voglio farti leggere nel libro di vita, ov'è contenuta la scienza di Amore». La scienza d'Amore, oh, sì! la parola risuona dolce all'anima mia, desidero soltanto questa scienza. Per essa, avendo dato tutte le mie ricchezze, penso, come la sposa [del Cantico] dei cantici, di non aver dato nulla (Ct 8,7). Capisco così bene che soltanto l'amore può renderci graditi al Signore, da costituire esso la mia unica ambizione.
A Gesù piace mostrarmi il solo cammino che conduca alla fornace divina, cioè l'abbandono del bambino il quale si addormenta senza paura tra le braccia di suo Padre. «Se qualcuno è piccolo, venga a me», ha detto lo Spirito Santo per bocca di Salomone, e questo medesimo Spirito d'amore ha detto ancora che «la misericordia è concessa ai piccoli» (Sap 6,6). In nome suo il profeta Isaia ci rivela che nell'ultimo giorno «il Signore condurrà il suo gregge nelle pasture, raccoglierà gli agnellini e se li stringerà al cuore» (Is 40,11)...
Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola fra loro, l'anima della sua Teresa, non una dispererebbe d'arrivare alla vetta della montagna d'amore, poiché Gesù non chiede grandi azioni, bensì soltanto l'abbandono e la riconoscenza. Egli infatti dice nel Salmo 49: «Non ho bisogno alcuno dei capri dei vostri greggi, perché tutte le bestie delle foreste mi appartengono e le migliaia di animali che pascolano sulle colline... Immolate a Dio sacrifici di lode e di ringraziamento». Ecco ciò che Gesù esige da noi, non ha bisogno affatto delle nostre opere, ma soltanto del nostro amore, perché questo Dio stesso che dichiara di non aver bisogno di dirci se ha fame (Sal 49), non ha esitato a mendicare un po' d'acqua dalla Samaritana (Gv 4,7). Aveva sete... Aveva sete d'amore... Ah! lo sento più che mai, Gesù è assetato, non incontra se non ingrati e indifferenti tra i discepoli del mondo, e tra i suoi stessi discepoli trova pochi cuori i quali si abbandonino a lui senza riserve, e capiscano la tenerezza del suo amore infinito.
Nessun commento:
Posta un commento