Sabato della II settimana del Tempo Ordinario

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Dal Vangelo secondo Marco 3,20-21.


Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé».



IL COMMENTO

Gesù era fuori di sé. Non viveva per se stesso, la sua era una vita totalmente consegnata. L'amore che lo rendeva pane gli impediva di prender pane. Gesù si nutriva di un cibo che né i suoi parenti più stretti, né ciascuno di noi conosce. Il cibo della volontà di Dio che consiste, secondo le stesse parole di Gesù, in che nessun uomo vada perduto, che tutti possano essere salvati. Gesù aveva dentro un fuoco, e non vedeva lora che fosse acceso. Il fuoco che infiammerà il mondo, la Croce dalla quale attirerà tutti a sé. La carne è incapace di comprendere le ragioni del cuore e dello Spirito. Anzi, vi muove guerra. Per questo i suoi, quelli che avevano visto Gesù bambino, e poi adolescente, e poi giovane nella bottega del padre, non potevano accettare la follia di un amore che lo sospingeva ben oltre i limiti della carne, al punto da darla da mangiare, da essere presa, vilipesa, fustigata, ferita, spezzata, uccisa. Il cibo di Gesù era offrire se stesso come alimento, e consumarsi, donarsi sino alla fine, per sfamare, per colmare, per amare. Un linguaggio duro diranno poi coloro che lo avevano seguito, incomprensibile ai criteri carnali e mondani, tutti stretti tra calcoli e convenienze, in attesa di riscontri e contraccambi. Gesù era la gratuità totale, sconosciuta, mai vista prima. Al punto che penseranno di Gesù cose malvage, che fosse il principe stesso dei demoni. L'amore, quell'amore, smisurato, abbaglia, ubriaca, scandalizza. I cuori induriti e con le soluzioni e le interpretazioni preconfezionate ne restano tramortiti. L'amore di Dio, non essendo di questo mondo, diviene segno di contraddizione a svelare i pensieri del cuore, ed è così preso per il suo esatto contrario. Non è possibile che sia reale, davanti a i nostri occhi. Ci deve essere qualcosa sotto, non si può vivere e amare così. Quante volte anche noi rimaniamo sconcertati dinnanzi ad una gentilezza ricevuta in risposta ad un offesa fatta; quante volte di fronte alle attenzionidi figli, amici e parenti pensiamo a sicuri doppi fini, e ci chiudiamo a difenderci invece di aprirci e ricevere il dono. Non siamo preparati, la carne non sa dilatarsi e accogliere la gratuità. La carne, ferita e avvelenata dal peccato e dall'inganno del menzognero, vede il male ovunque, pensa sempre male, non è semplice e limpida. Il demonio che la soggioga distorce tutto e scambia il bene in male, la libertà per schiavitù, l'amore per follia. E ci fa chiudere nell'egoismo che si risolve sempre in un' angosciante solitudine. Chi non sa amare non vede l'amore. Chi è chiuso vivendo solo per se stesso non può riconoscere la gratuità. Chi confida nella carne dice la Scrittura, è maledetto, è come un temerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; è come terra deserta che non vede mai acqua a dissetarne le zolle riarse. Così è la vita di ci confida nei propri giudizi, che fa un assoluto dei propri criteri, che si appoggia all'uomo, a ciò che vedono gli occhi della carne, alle abitudini, ai costumi, alla routine delle relazioni, del lavoro, degli svaghi. Ma i fondo, chi è davvero fuori e lontano dalla verità sono i suoi di Gesù, che, come appare nel Vangelo, escono per andarlo a prendere. Mentre Gesù è ben dentro la volontà del Padre, il Cielo che plana sulla terra, l'amore che sazia il vuoto e la solitudine. E' questa la vita vera, alla quale siamo tutti chiamati. Accogliere come i piccoli e i poveri, i peccatori e i falliti del Vangelo, l'unico cibo che non perisce, quello che ha trapassato la morte e che può donarci la vita e l'amore senza confini. Accogliere semplicemente e umilmente il folle amore di Dio per uscire con Lui fuori dalle prigioni della carne egoista, e dilatare il cuore, e le ore, ed ogni cellula della nostra esistenza in un amore gratuito e senza riserve che, solo, può saziarci davvero. Perdere la vita, offrirla in dono, completamente, è l'unica via per ritrovarla vera ed eterna. Farsi cibo per saziarci, il paradosso divino, il segreto dell'amore di Dio, incarnato in Gesù e nei suoi santi. Come San Francesco Saverio ad esempio, che in una lettera scritta a Sant'Ignazio di Loyola dalla terra di missione scriveva: "
Quando sbarcai in questi luoghi, battezzai tutti i fanciulli che ancora non erano stati battezzati, e quindi un gran numero di ragazzi, che non sapevano neppure distinguere la destra dalla sinistra… Mi assediava una folla di giovani, tanto che non riuscivo più a trovare il tempo per dire l’Ufficio, né per mangiare, né per dormire; chiedevano insistentemente che insegnassi loro nuove preghiere. Cominciai a capire che a loro appartiene il regno dei cieli". Che Dio ci conceda l'umiltà per accogliere l'amore, eche esso trasformi la nostra vita in un'unica, gioiosa, oblazione.



Meditazione del giorno:

Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No greater love

Gesù, uomo mangiato


Quando Gesù venne in questo mondo, lo amò con un amore così grande da dare la sua vita per lui. Venne per soddisfare la nostra fame di Dio. E come fece questo ? Egli in persona diventò il Pane della Vita. Si fece piccolo, fragile, disarmato per noi. Le briciole di pane sono così minuscole che pure un bambino può masticarle, pure un agonizzante può mangiarle. È diventato il Pane della Vita per sfamare il nostro appetito di Dio, la nostra fame di Amore.

Credo che non avremmo mai potuto amare Dio, se Gesù non fosse divenuto uno di noi. Ed è divenuto uno di noi in ogni cosa, eccetto il peccato, per renderci capaci di amare Dio. Creati a immagine di Dio, siamo stati creati per amare, poiché Dio è amore. Nella sua passione, Gesù ci ha insegnato come perdonare per amore, come dimenticare per umiltà. Trova Gesù, e troverai la pace.

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