Nell’articolo del ‘Credo’ sta il cuore della nostra fede: il mistero del Natale e tutto il mistero della Vergine-Madre.
Particolarmente significativa [nella celebrazione della Madonna del Natale] è la riflessione sull’articolo del ‘Credo’ "Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…" che il Card. Joseph Ratzinger propone nel prezioso volumetto "Maria – Kirche im Ursprung" [in italiano: Maria – Chiesa nascente, Cinisello Balsamo 1998].
Riflessione che ci viene offerta nel cap. V [da pag. 69 a pag. 81] e che qui cerchiamo di riassumere nei suoi passaggi essenziali.
"Il centro di tutte le nostre confessioni di fede – scrive J. Ratzinger – è il "sì" a Gesù Cristo: "Egli si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo". A questa frase ci inginocchiamo, perché a questo punto il Cielo, il velo del nascondimento di Dio, viene strappato ed il mistero ci tocca con immediatezza. Il Dio lontano diventa il nostro Dio, l’Emmanuele - "Dio con noi".
Maestro Francke, Natività di Gesù – Amburgo, Kunsthalle.
Grammatica e contenuto di questo articolo di fede
"Se esaminiamo l’espressione ["…si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo"] nella sua struttura grammaticale – analizza molto finemente il teologo-mariologo Ratzinger – si vede che essa include quattro soggetti. Espressamente vengono nominati lo Spirito Santo e la Vergine Maria. Ma poi vi è anche il soggetto sottinteso: "Egli": pronome personale chiamato prima con diversi nomi [Cristo, l’Unigenito Figlio di Dio, Dio vero da Dio vero […], della stessa sostanza del Padre]. Così, in questo "Egli" – da lui inseparabile – è incluso un altro Io: il Padre, con il quale è la stessa sostanza, così che può dirsi "Dio da Dio"…
Tutto ciò significa che il primo e vero soggetto di questa frase – come era inevitabilmente da attendersi, dopo quanto detto in precedenza – è Dio; ma Dio nella Trinità dei soggetti: Padre, Figlio e Spirito Santo. La "drammaticità" dell’espressione sta però nel fatto che non formula un’affermazione sull’essere eterno di Dio, ma un’affermazione "di azione", che ad un più attento esame si rivela persino come un’affermazione "di passione", come un passivo.
Ebbene, a questa affermazione "di azione" [alla quale hanno preso parte le tre Persone divine, ciascuna a suo modo] appartiene l’espressione "ex Maria Virgine"; anzi, da qui dipende la "drammaticità" del tutto. Infatti, senza Maria l’ingresso di Dio nella storia non giungerebbe al suo fine, quindi non sarebbe raggiunto proprio quello che ha importanza nella confessione di fede che Dio è un "Dio con noi", e non solo un Dio in se stesso e per se stesso.
Così la donna che designò se stessa come umile, cioè come "donna anonima" [cfr. Lc 1, 48] – puntualizza Ratzinger – è collocata nel punto centrale della confessione nel Dio vivente, nel Dio che opera. La Parola diventa carne, l’eterno fondamentale significato del mondo entra in esso: Dio non lo guarda solo dall’esterno, ma diventa Egli stesso un soggetto che agisce nel mondo.
[…] Il "mondo" nel quale il Figlio di Dio viene, la "carne" che egli assume, non è un luogo qualsiasi o una cosa qualsiasi: questo mondo, questa carne è una persona umana.
La Lettera agli Ebrei, a partire dai Salmi, ha interpretato il processo dell’Incarnazione come un vero dialogo intradivino: "Un corpo mi hai preparato", dice il Figlio al Padre. Ma questa preparazione del corpo avviene nella misura in cui anche Maria dice: "Sacrificio ed offerta non hai voluto, un corpo tu mi hai preparato […]. Eccomi, io vengo a fare la tua volontà" [cfr. Eb 10, 5; Sal 39/40, 6-8]. Perché il corpo viene preparato al Figlio nel momento in cui Maria si consegna totalmente alla volontà del Padre, e così si rende disponibile il suo corpo come "tenda" dello Spirito Santo".
Beato Angelico, Natale – Museo San Marco, Firenze.
Lo sfondo biblico dell’espressione
Sempre con la preoccupazione di "scoprire" ciò che veramente la Scrittura lascia intendere della Vergine Maria, il Card. Joseph Ratzinger si addentra ancora più in profondità nell’analisi esegetica dell’espressione "…si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo".
"Per comprendere in tutta la sua profondità la frase centrale della professione di fede [nel mistero dell’Incarnazione] – scrive il futuro Papa Benedetto XVI – dobbiamo risalire, oltre il Credo, alla sua fonte: la Sacra Scrittura.
[Tale] professione di fede, ad un più attento esame, si rivela su questo punto come una sintesi delle tre grandi testimonianze bibliche dell’Incarnazione del Figlio: Mt 1, 18-25; Lc 1, 26-38; Gv 1, 13ss. Cerchiamo – pur senza la pretesa di entrare in un’interpretazione analitica di questi testi – di cogliere qualcosa del loro particolare contributo alla comprensione dell’Incarnazione di Dio.
A] Mt 1, 18-25
[…] Proprio perché Matteo, che scrive per l’ambiente giudaico e giudeo-cristiano, ha la preoccupazione di mettere in luce la continuità fra l’Antica e la Nuova Alleanza […], vuole mostrare la correlazione fra promessa ed adempimento, facendo emergere accanto alla figura di Giuseppe la figura della Vergine Maria.
Per Matteo, con la nascita di Gesù dalla Vergine Maria il velo [della profezia di Isaia al dubbioso Acaz: "Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio…", Is 7, 14] viene sollevato. Questo segno ora è dato; e poiché Dio - l’Emmanuele è ora con noi, sono di essenziale importanza anche i portatori umani della promessa: Giuseppe e Maria. Giuseppe rappresenta la fedeltà di Dio nei confronti di Israele, Maria invece la speranza dell’umanità, poiché per mezzo di lei ["ex Maria Virgine"] il Figlio di Dio è divenuto davvero uno di noi.
Filippo Lippi, Adorazione del Bambino con Santi e Angeli [part.] – Galleria Uffizi, Firenze.
B] Lc 1, 26-38
Il testo in esame è la pericope lucana dell’annuncio della nascita di Gesù da parte dell’Arcangelo Gabriele [Lc 1, 26-38].
Luca lascia trasparire nelle parole dell’Angelo il mistero trinitario e dà così all’evento quel centro teologico a cui fa riferimento tutta la storia della Salvezza, anche nella professione di fede […]. Per la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine Maria, Luca usa qui la parola "adombrare" [cfr. v. 35]. Egli allude in tal modo al racconto veterotestamentario della nube santa che, fermandosi sulla tenda del convegno, indicava la presenza di Dio. Così Maria è caratterizzata come la nuova tenda santa, la vivente Arca dell’Alleanza. Il suo "sì" diventa luogo dell’incontro, nel quale Dio riceve una dimora nel mondo […].
Ma va sottolineato, di questo racconto lucano dell’Annunciazione, un altro punto: Dio richiede il "sì" dell’uomo, interlocutore libero del suo Creatore. Ciò vuol dire – addirittura – che, senza la libera adesione di Maria, Dio non può diventare uomo; anche se il "sì" della Vergine Maria è pura grazia, poiché nell’Immacolata c’è, fin dal primo istante del suo concepimento e proprio in vista della sua divina maternità, la pienezza della grazia".
C] Gv 1, 13ss
Il Card. Joseph Ratzinger, a questo punto, analizza con particolare cura esegetica il Prologo del Vangelo di Giovanni [1, 13ss], sul quale poggia la nostra professione di fede: "La Parola è divenuta carne ed ha messo la sua tenda in mezzo a noi" [Gv 1, 14].
Iconografia della Madre di Dio nell'ordine delle feste liturgiche, con al centro l'icona del 'Roveto ardente' e,
sui margini, raffigurazioni delle Dodici Grandi Feste – Ufficio Archeologico presso l'Accademia Ecclesiastica Moscovita.
Rileva quindi, per cenni, tre concetti:
1] "Il Logos diventa carne: e noi siamo così abituati a questa espressione che non ci colpisce più l’inaudita sintesi divina di ciò che in apparenza era totalmente separato. Qui si trova la vera novità cristiana […], qualcosa di assolutamente nuovo e impensabile, nel quale possiamo entrare nella fede e solo nella fede, aprendoci a orizzonti completamente nuovi del pensare e del vivere. Il riferimento al Logos che diventa carne [sarx], per Giovanni prelude al cap. VI del suo Vangelo: "Il pane che io darò [cioè il Logos, che è il vero nutrimento dell’uomo] è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 51). E con il riferimento alla carne è già espresso allo stesso tempo il dono di Lui fino al sacrificio, il mistero della Croce e il mistero del Sacramento pasquale che ne deriva.
2] La seconda indicazione viene dal fatto che Giovanni parla della dimora di Dio [in mezzo a noi] come conseguenza e scopo dell’Incarnazione, adoperando il termine "tenda", rinviando così alla "tenda" del convegno veterotestamentario, alla shekinà, alla teologia del Tempio che trova il suo adempimento nel Logos che si è fatto carne: Gesù è la vera shekinà.
3] Infine, dobbiamo gettare uno sguardo sul versetto 13: "A tutti coloro che credono nel suo nome, che non per nascita naturale, né per volontà di un uomo, ma da Dio sono nati…".
La generazione verginale di Gesù è orientata ad assumere noi credenti, come a darci una nuova generazione. Così, come nel versetto 14 ["La Parola è divenuta carne ed ha messo la sua tenda in mezzo a noi"] il riferimento all’Incarnazione del Logos prelude al capitolo eucaristico del Vangelo, qui è evidente l’anticipazione del colloquio di Gesù con Nicodemo, dove il Signore ricorda al fariseo la necessità di una generazione "da acqua e Spirito" [cfr. Gv 3, 5].
Nel contesto di questi tre passi evangelici, la Vergine-Madre si trova così al centro dell’evento redentivo. Essa garantisce con tutto il suo essere per la novità che Dio ha operato. E solo in quanto la sua storia è vera e sta all’inizio [della Salvezza], vale ciò che Paolo scrive: "Se dunque qualcuno è in Cristo, allora egli è una nuova creatura" [Cor 5, 17].
Francesco Naselli, Adorazione dei pastori – Pinacoteca Civica, Cento.
Le orme di Dio
"Dunque – riprende Joseph Ratzinger, concludendo la sua analisi del passo del ‘Credo’ –, il "sì" di Maria apre a Dio lo spazio dove piantare la tenda in mezzo agli uomini. La Vergine-Madre diviene per lui tenda; e così ella è l’inizio della santa Chiesa, che a sua volta è anticipo della nuova Gerusalemme, nella quale non vi è più alcun tempio, perché Dio stesso dimora in essa.
La fede in Cristo che professiamo nel ‘Credo’ è quindi una spiritualizzazione ed una purificazione di tutto quanto la storia delle religioni aveva detto e sperato sulla presenza di Dio nel mondo. Ma è allo stesso tempo anche una corporeizzazione ed una concretizzazione che va al di là di ogni attesa sull’essere di Dio con gli uomini. "Dio è nella carne": proprio questo legame indissolubile di Dio con la sua creatura costituisce il centro della fede cristiana […].
Lasciandoci toccare dalla concretezza dell’agire divino, ne scopriamo così le orme nella storia del mondo, per proclamare con sempre rinnovata gratitudine e consapevolezza: "[Gesù, il Figlio di Dio] si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo".
È questo il mistero del Natale; ed è tutto il mistero della Vergine-Madre".
Bruno Simonetto
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