Era costume degli ebrei che dal giorno del fidanzamento a quello delle nozze la sposa fosse affidata alla custodia dello sposo, perché tanto meglio fosse conservata la loro pudicizia quanto più vicendevolmente essi erano fedeli. Ora, come Tommaso col suo dubbio e poi con il suo incontro tangibile con Cristo fu il testimonio più tenace della risurrezione del Signore, così Giuseppe, fidanzandosi a Maria e bene conoscendola durante il periodo di preparazione alle nozze, fu il teste più fedele della di lei pudicizia. Splendida convenienza dell'uno e dell'altro fatto: del dubbio di Tommaso e del fidanzamento di Maria.
Fu dunque necessario che Maria fosse sposata a Giuseppe, affinchè le cose sante rimanessero nascoste agli infedeli (cfr. Mt 7,6), la verginità di lei fosse accertata dallo sposo, e intatta restasse la sua pudicizia e la sua fama. Nulla di più saggio e di più degno della Provvidenza divina. Con un solo atto è ammesso un teste ai segreti celesti, ne è escluso il nemico, si conserva integro l'onore della Vergine. Però qualcuno potrebbe obiettare: «Giuseppe, come uomo, non poteva fare a meno di dubitare della fedeltà della sua sposa; ma, poiché era uomo giusto, non voleva certamente coabitare con lei a motivo di questo sospetto, né tuttavia (dal momento che era anche uomo pio) voleva esperia all'infamia come sospetta: perciò egli aveva deciso di lasciarla segretamente».
Rispondo in poche parole che anche questo dubbio di Giuseppe era necessario, per avere da Dio l'opportuna chiarificatrice assicurazione: «Mentre egli stava pensando a queste cose», di lasciarla cioè segretamente, «gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20).
Per queste ragioni, dunque, Maria andò sposa a Giuseppe o, come dice l'evangelista, «di un uomo chiamato Giuseppe» (Le 1,27). L'evangelista lo dice un uomo, non perché sposo di una donna, ma perché uomo di virtù; ossia perché, come nota un altro evangelista (Mt 1,19), egli non era semplicemente un uomo, ma lo sposo di lei: chiamato dunque così perché tale appunto la gente lo considerava.
Dovette, perciò, essere detto lo sposo di lei, perché necessariamente così doveva essere ritenuto; come anche meritò di essere reputato il padre del Salvatore, pur non essendolo in realtà: «Gesù aveva circa trent'anni quando cominciò il suo ministero; ed era figlio, come si credeva di Giuseppe» (Le 3,23).
Giuseppe, dunque, non fu né il marito della madre, né il padre del figlio, sebbene, come abbiamo spiegato, data la situazione in cui necessariamente si trovava, per un certo tempo egli come tale fosse chiamato e reputato. Da tutto ciò deduciamo: Giuseppe meritò da Dio di essere detto e creduto padre di Dio; Giuseppe fu un uomo assolutamente straordinario. Nessun dubbio che sia stato sempre un uomo buono e fedele questo Giuseppe, la cui sposa era la Madre del Salvatore.
Servo fedele e saggio, scelto dal Signore per confortare la Madre sua e provvedere al di lei sostentamento; il solo coadiutore fedelissimo, sulla terra, del grande disegno di Dio.
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