IL COMMENTO
Oggi siamo invitati a contemplare che cosa sia l'amore. Quante parole per descriverlo, e arte, e la vita di tutti alla sua ricerca. Ne abbiamo percepito l'esistenza, ne abbiamo assaporato la dolcezza. Qualcosa dentro ci dice, ci ha sempre sussurrato e testimoniato che esiste questo amore più grande, che supera i limiti della carne e dei sentimenti, che non sfugge dalle mani quando si spegne la passione e subentrano le difficoltà. Lo portiamo dentro il segno di questo amore, impresso come un sigillo, ed è come una ferita mai rimarginata. E' quella nostalgia che accompagna ogni nostra ora, quel "qualcosa" di cui sentiamo, vivissima, la mancanza ovunque e in ogni istante, nel dolore e nella gioia, nella stanchezza e nel riposo. Al fondo di noi stessi, dove siamo esattamente quel che siamo, al di là di maschere e compromessi, lì dove appare il nostro essere irripetibile che ci fa unici nella storia dell'intera umanità, nell'abisso del nostro cuore si cela l'impronta di Dio. E' incancellabile, per quanto la debolezza ed i peccati si accumulino e ne deturpino i connotati seppellendola sotto le macerie di fallimenti e dolori. Quell'aurora d'amore non ci lascia in pace, è un'eco, un grido, un bisogno, un desiderio. E' la gelosia ardente di Dio, quella "santa concupiscenza" (secondo l'originale greco di Lc.OOOO) con la quale il Signore Gesù ha desiderato celebrare la Pasqua con i suoi discepoli. La stessa che ci brucia dentro, che fa evaporare ogni illusione, ogni effimera gioia, che ci fa sentire inappagante anche l'amore più bello e puro che sgorga dai nostri cuori. Perchè non ci basta l'amore del marito, della moglie? Perchè, pur amando con tutto noi stessi i nostri figli - ed è l'amore più limpido di cui abbiamo esperienza - ci troviamo vuoti, tristi, delusi, adirati di fronte ad un'ingiustizia, un tradimento, una malattia? Perchè l'amore di una madre che ha gestato e dato alla luce suo figlio non è capace di colmarle il cuore e l'esistenza al punto di farle attraversare la scia di dolori e fallimenti che accompagna i suoi giorni? Perchè quell'amore e qualunque altro amore non ci sazia? Oggi ci è data la risposta, oggi ci è svelato il mistero in cui è racchiusa la nostra vita. E non si tratta di parole. Non è psicologia o filosofia, neppure religione. E' un uomo crocifisso. Non si tratta di capire ma di contemplare. Lasciare che il volto di Cristo, le sue mani, i suoi piedi, il suo fianco parlino al nostro cuore. Guardarlo, adorarlo, fissarlo. Sino a che i suoi stessi chiodi, la stessa lancia penetrino al fondo di noi stessi, e destino e illuminino quel seme d'amore che rechiamo impresso, l'immagine stessa di Dio che ci costituisce e che abbiamo dimenticato. Che la nostalgia sino ad oggi indecifrabile si schiuda all'incontro con l'amore che da sempre abbiamo desiderato. Che l'ardente amore suo abbracci l'ardente nostro desiderio. Che in Lui, crocifisso in un legno d'assurdo e infinito amore, ogni nostra voragine sia colmata. Posare il nostro sguardo sulle sue ferite e scoprire che in quelle mani son scritti, nel sangue, i nostri nomi, i nostri giorni, le nostre ore, tutte. La sua croce è la nostra croce, l'amore mai domo che ci ha seguito, strattonato, chiamato, impetuoso a volte, geloso e inopportuno, ma nache tenero e delicato nel lasciarci totale libertà, di scappare, di urlare, di peccare. L'amore che rompe gli argini della legge, degli schemi, al punto di consegnarsi muto all'estremo d'ogni libertà, quella di uccidere lo stesso amore, di annichilirlo tra odi e rancori. Oggi ci è donata la risposta ad ogni domanda, ai dubbi e alle ansie, al vuoto che non ci lascia. Oggi il Signore crocifisso ci schiude le porte del Cielo, ci introduce nel suo Regno, l'unico amore incontaminato, incorruttibile, che varca ogni limite di morte, fisica e interiore; oggi il suo amore strappa il velo che ci ha accecato per svelarci il destino ultimo ed eterno per il quale siamo fatti: oggi, nella sua Croce, possiamo leggere i nostri nomi scritti, indelebilmente, in Cielo. E' l'unica gioia, che nessuno e nulla potrà mai strapparci, il pegno dell'amore eterno di Dio manifestato nel suo Figlio consegnato, gratuitamente, a ciascuno di noi.
Rapisca,
ti prego, o Signore,
l'ardente e dolce
forza del tuo amore
la mente mia
da tutte le cose
che sono sotto il cielo,
perché io muoia
per amore
dell'amor tuo,
come Tu
ti sei degnato morire
per amore
ti prego, o Signore,
l'ardente e dolce
forza del tuo amore
la mente mia
da tutte le cose
che sono sotto il cielo,
perché io muoia
per amore
dell'amor tuo,
come Tu
ti sei degnato morire
per amore
dell'amor mio
San Francesco
San Francesco
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Meditazione del giorno:
San Germano di Costantinopoli (? - 733), vescovo
In Domini corporis supulturam ; PG 98, 251-260
« Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce ; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse » (Is 9, 1), la luce della redenzione. Visto il Tiranno ferito a morte, questo popolo torna dalle tenebre alla luce ; passa dalla morte alla vita.
Il legno della croce porta colui che ha fatto l'universo. Subendo la morte per la mia vita, colui che porta l'universo è appeso al legno come un morto ; colui che dona la vita ai morti rende l'ultimo respiro sul legno. Non si vergogna della croce, la che, come un trofeo, attesta la sua vittoria totale. Siede da giusto giudice sul trono della croce. La corona di spine che porta sulla fronte conferma la sua vittoria. « Abbiate fiducia ; io, portando il peccato del mondo, ho vinto il mondo e il principe di questo mondo. » (Gv 16, 33 ; 1, 29).
Che la tua croce sia un trionfo, le pietre stesse lo gridano, queste pietre del calvario dove, secondo un'antica tradizione dei padri, fu sepolto Adamo, nostro primo padre. « Adamo, dove sei ? » (Gn 3, 9) grida di nuovo Cristo sulla croce. « Sono venuto a cercarti e, per poterti trovare, ho steso le mani sulla croce. Con le mani stese, mi rivolgo al Padre per rendere grazie per averti trovato, poi rivolgo le mani anche verso di te per abbracciarti. Non sono venuto per giudicare il tuo peccato, bensì per salvarti per il mio amore per gli uomini (Gv 3, 17) ; non sono venuto per maledirti per la tua disubbidienza, bensì per benedirti con la mia ubbidienza. Ti coprirò con le mie penne, sotto le mie ali troverai rifugio, la mia fedeltà ti coprirà dello scudo della croce e non temerai i terrori della notte (Sal 90, 1-5) perché conoscerai il giorno che non tramonta (Sap 7, 10). Cercherò la tua vita nascosta nelle tenebre e nell'ombra della morte (Lc 1, 79). Non mi darò riposo finché, umiliato e sceso fino agli inferi per cercarti, non ti abbia ricondotto in cielo.
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