Lunedì della V settimana del Tempo Ordinario



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Iesu dulcis memoria
Dans vera cordis gaudia
Sed super mel et omnia
Eius dulcis praesentia.
Quam pius es petentibus
Quam bonus Te quaerentibus
Sed quid invenientibus?
Quod concupivi teneo
Amore Iesu langueo
Et corde totus ardeo.
O Iesu mi dulcissime
Spes suspirantis animae
Te quaerunt piae lacrymae
Et clamor mentis intimae.

O Gesù, ricordo di dolcezza
Sorgente di forza vera al cuore
Ma sopra ogni dolcezza
Dolcezza è la Sua Presenza.
Quanto sei pietoso verso chi Ti desidera
Quanto sei buono verso chi ti cerca
Ma che sarai per chi ti trova?
Vedo già ciò che ho cercato
Possiedo ciò che ho desiderato;
E ardo tutto in cuore.
O Gesù mio dolcissimo
Speranza dell’anima che sospira
Ti cercano le lacrime pietose
E il grido del profondo dell’animo.




Dal Vangelo secondo Marco 6,53-56.


Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.



IL COMMENTO

Secondo la tradizione rabbinica registrata nel Talmud la creazione è stata una liturgia; Dio infatti, al Principio, si avvolse nel suo mantello come d'abitudine per un pio israelita in preghiera: "Il Santo, sia Egli benedetto, si avvolse nella propria veste come il preposto al servizio liturgico e mostrò poi a Mosè il precetto della preghiera.... si avvolse nella luce come in un manto e irradiò lo splendore del proprio fasto..." (dal Talmud). Il mantello di Gesù, che rievoca la Shekinà, la presenza creatrice del Signore stesso, è il suo stesso amore misericordioso, capace di perdonare e ricreare laddove il nemico ha seminato distruzione e morte.

Eccoci con le nostre malattie, proprio quelle di quest’oggi, e Lui è vicino a noi, nelle piazze che raccolgono le nostre giornate stanche. Un desiderio che si fa preghiera, toccare le frange del suo mantello di misericordia. Le frange applicate alle estremità del mantello simboleggiavano la Torah, il cuore stesso della Scrittura, quanto di più caro aveva Israele. "Avrete pertanto una frangia e quando la guarderete allora ricorderete tutti i precetti del Signore e li praticherete..." (Num. 15, 39). Il riscatto della nostra vita si gioca in uno sguardo capace di ridestare la memoria della Verità, l'eco del buono, del bello, del vero deposti, da sempre, nel nostro intimo.

Non vi è aspetto della nostra vita che sia, a priori, destinato a precipitare nel non senso, costretto in una via senza uscita. Per ogni evento è preparata una Parola, è necessario solo uno sguardo capace di innescarne la memoria. Spesso ci intestardiamo nel cercare soluzioni e ragioni che non troviamo, mentre sarebbe sufficiente accostarci a Cristo, guardare con fede, toccare con speranza, le frange del suo mantello e ricordare. Prendersi un po' di tempo e scrutare le Scritture, fissare lo sguardo sul cuore di Dio, laddove sgorgano, come da una fonte purissima, le Parole che illuminano, guariscono, saziano.



San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Commento sul salmo 50, PL 75,581-582

« Quanti lo toccavano guarivano »


Poniamo davanti al nostro sguardo interiore un ferito grave, sul punto di rendere l'ultimo respiro. La ferita dell'anima è il peccato, di cui parla la Scrittura in questi termini : « Ferite e lividure e piaghe aperte che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio » (Is 1, 6). Riconosci dentro di te il tuo medico, o ferito, e scopri perché egli le veda, le piaghe dei tuoi peccati. Lascia che lui, che conosce ogni pensiero segreto, oda il gemito del tuo cuore. Che le tue lacrime lo commuovano. Che ci sia perfino un po' di testardaggine nella tua richiesta. Senza sosta lascia salire dal tuo cuore verso di lui, profondi sospiri. Il tuo dolore giunga a lui affinché, anche a te, dica : « Il Signore ha perdonato il tuo peccato » (2 Sam 12, 13). Grida con Davide. Senti ciò che ha detto : « Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia » (Sal 50, 3).

È come se dicesse : « Sono in grave pericolo a causa di una ferita mortale, che nessun medico può guarire, a meno che il medico onnipotente non venga in mio soccorso ». Per questo medico onnipotente, nulla è incurabile. Egli cura gratuitamente ; con una parola rende la salute. Dispererei a causa della mia ferita, se io non mettessi, in anticipo, la mia fiducia nell'Onnipotente.


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