"Non ho paura della morte. La mia fede mi dà questa bella sicurezza!"
Dalla Lettera di un giovane soldato tedesco ai suoi genitori scritta nella sacca di Stalingrado dove poi morì
Dal Vangelo secondo Giovanni 14,27-31.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
Il Commento
La Pace è il dono messianico per eccellenza. Al termine del sacramento della confessione il presbitero ci congeda dicendoci: "Il Signore ti ha perdonato, vai in pace". Al termine della Celebrazione eucaristica sono le stesse parole a congedare l'assemblea. Un Vescovo saluta liturgicamente il popolo annunciando la Pace. Dalla liturgia e dai sacramenti comprendiamo come la pace sia il sigillo di un'esperienza che trascende il mondo e i suoi limiti. Essa è il tesoro prezioso che il Messia Gesù di Nazaret, vincendo la morte ed il peccato, ha scovato nel Cielo, nel Regno di suo Padre, dove è ed entrato con la nostra stessa carne. E' come un souvenir di quel Regno, molto di più, è il grappolo d'uva che gli esploratori inviati da Mosè hanno riportato dalla Terra Promessa. La Pace è ciò che ogni cuore desidera, il riposo dello Spirito, la certezza in mezzo alla bufera, il respiro di vita tra i rantoli della morte che incombe.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
Il Commento
La Pace è il dono messianico per eccellenza. Al termine del sacramento della confessione il presbitero ci congeda dicendoci: "Il Signore ti ha perdonato, vai in pace". Al termine della Celebrazione eucaristica sono le stesse parole a congedare l'assemblea. Un Vescovo saluta liturgicamente il popolo annunciando la Pace. Dalla liturgia e dai sacramenti comprendiamo come la pace sia il sigillo di un'esperienza che trascende il mondo e i suoi limiti. Essa è il tesoro prezioso che il Messia Gesù di Nazaret, vincendo la morte ed il peccato, ha scovato nel Cielo, nel Regno di suo Padre, dove è ed entrato con la nostra stessa carne. E' come un souvenir di quel Regno, molto di più, è il grappolo d'uva che gli esploratori inviati da Mosè hanno riportato dalla Terra Promessa. La Pace è ciò che ogni cuore desidera, il riposo dello Spirito, la certezza in mezzo alla bufera, il respiro di vita tra i rantoli della morte che incombe.
La Pace del Signore è il frutto del suo mistero pasquale, è il suo sguardo di misericordia che incontra i nostri occhi impauriti e turbati sotto il peso dei peccati. Shalom!, Pace a voi! Il saluto di Cristo risorto dalla morte rivolto ai discepoli impauriti nel Cenacolo. La Pace scaturisce dal perdono, libera dal peso della colpa, rinnova lo spirito e apre sconfinati spazi alla speranza. La pace è lo stile di vita di chi ha conosciuto il Signore, di chi lo ha incontrato vivo e vittorioso sulla morte. La pace che non si perde neanche in mezzo alla guerra, alla sofferenza, ai fallimenti. Il mondo cerca compromessi e baratti per ottenere la pace. Il mondo sancisce la pace sui corpi dei vinti. La Pace del Signore invece riscatta chi ha perduto, Lui che ha vinto fa la pace e la dona sciogliendo le catene degli sconfitti ridotti in catene di schiavitù. La Pace cui aneliamo anche oggi, anche ora, è il trofeo conquistato sulla Croce, il frutto maturo dell'obbedienza di Cristo. Il nostro cuore indurito e ingannato dall'orgoglio del demonio trova nell'umiltà di Cristo l'amicizia e la gioia perdute.
Oggi ci viene annunciato qualcosa di impensabile, per noi, per la nostra vita. Il fiume di male che ha lambito le nostre sistenze devastandole si scatena ancora su Cristo, la furia del demonio, il principe di questo mondo che non ha nessun potere su Gesù, si abbatte su di Lui per infrangersi e dissolversi nel suo Corpo offerto per puro amore. Perchè il mondo, ciascuno di noi, sappia del suo amore immenso al Padre che lo fa compiere il sacrificio più grande. In Lui, attraverso i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa possiamo partecipare del suo trionfo e ricevere in eredità la Pace che supera ogni intelligenza, il sigillo del Cielo che ci accompagna sino all'eternità, accompagnandoci già oggi dal Padre, il più grande, Dio che ci ama e trasfigura anche la nostra povera carne.
L'imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo
Libro 1, cap.11
«Vi do la mia pace »
Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi.
Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia... Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.
L'imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo
Libro 1, cap.11
Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi.
Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia... Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.
Nessun commento:
Posta un commento