CATECHISMO CHIESA CATTOLICA: Il pudore e la modestia, segni del "segreto" che vede solo il Padre

2514 San Giovanni distingue tre tipi di smodato desiderio o concupiscenza: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. 388 Secondo la tradizione catechistica cattolica, il nono comandamento proibisce la concupiscenza carnale; il decimo la concupiscenza dei beni altrui.

2515 La « concupiscenza », nel senso etimologico, può designare ogni forma veemente di desiderio umano. La teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di moto dell'appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana. L'Apostolo san Paolo la identifica con l'opposizione della « carne » allo « spirito ».389 È conseguenza della disobbedienza del primo peccato. 390 Ingenera disordine nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina l'uomo a commettere il peccato. 391

2516 Già nell'uomo, essendo un essere compostospirito e corpo, esiste una certa tensione, si svolge una certa lotta di tendenze tra lo « spirito » e la « carne ». Ma essa di fatto appartiene all'eredità del peccato, ne è una conseguenza e, al tempo stesso, una conferma. Fa parte dell'esperienza quotidiana del combattimento spirituale:

« Per l'Apostolo non si tratta di discriminare e di condannare il corpo, che con l'anima spirituale costituisce la natura dell'uomo e la sua soggettività personale; egli si occupa invece delleopere, o meglio delle stabili disposizioni – virtù e vizi – moralmente buone o cattive, che sonofrutto di sottomissione (nel primo caso) oppure di resistenza (nel secondo) all'azione salvifica dello Spirito Santo. Perciò l'Apostolo scrive: "Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito" (Gal 5,25) ». 392


2517 Il cuore è la sede della personalità morale: « Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni » (Mt 15,19). La lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della temperanza:

« Conservati nella semplicità, nell'innocenza, e sarai come i bambini, i quali non conoscono il male che devasta la vita degli uomini ». 393

2518 La sesta beatitudine proclama: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5,8). I « puri di cuore » sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in tre ambiti soprattutto: la carità, 394 la castità o rettitudine sessuale, 395 l'amore della verità e l'ortodossia della fede. 396 C'è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della fede:

I fedeli devono credere gli articoli del Simbolo, « affinché credendo, obbediscano a Dio; obbedendo, vivano onestamente; vivendo onestamente, purifichino il loro cuore, e purificando il loro cuore, comprendano quanto credono ». 397

2519 Ai « puri di cuore » è promesso che vedranno Dio faccia a faccia e che saranno simili a lui. 398 La purezza del cuore è la condizione preliminare per la visione. Fin d'ora essa ci permette di vedere secondo Dio, di accogliere l'altro come un « prossimo »; ci consente di percepire il corpo umano, il nostro e quello del prossimo, come un tempio dello Spirito Santo, una manifestazione della bellezza divina.


2520 Il Battesimo conferisce a colui che lo riceve la grazia della purificazione da tutti i peccati. Ma il battezzato deve continuare a lottare contro la concupiscenza della carne e i desideri disordinati. Con la grazia di Dio giunge alla purezza del cuore:

— mediante la virtù e il dono della castità, perché la castità permette di amare con un cuore retto e indiviso;

— mediante la purezza d'intenzione che consiste nel tenere sempre presente il vero fine dell'uomo: con un occhio semplice, il battez zato cerca di trovare e di compiere in tutto la volontà di Dio; 399

— mediante la purezza dello sguardo, esteriore ed interiore; mediante la disciplina dei sentimenti e dell'immaginazione; mediante il rifiuto di ogni compiacenza nei pensieri impuri, che inducono ad allontanarsi dalla via dei divini comandamenti: « La vista pro voca negli stolti il desiderio » (Sap 15,5);

— mediante la preghiera:

« Pensavo che la continenza si ottenesse con le proprie forze e delle mie non ero sicuro. A tal segno ero stolto da ignorare che [...] nessuno può essere continente, se tu non lo concedi. E tu l'avresti concesso, se avessi bussato alle tue orecchie col gemito del mio cuore e lanciato in te la mia pena con fede salda ». 400

2521 La purezza esige il pudore. Esso è una parte integrante della temperanza. Il pudore preserva l'intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto. È ordinato alla castità, di cui esprime la delicatezza. Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro unione.

2522 Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore. Suggerisce la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa; richiede che siano rispettate le condizioni del dono e dell'impegno definitivo dell'uomo e della donna tra loro. Il pudore è modestia. Ispira la scelta dell'abbigliamento. Conserva il silenzio o il riserbo là dove traspare il rischio di una curiosità morbosa. Diventa discrezione.

2523 Esiste non soltanto un pudore dei sentimenti, ma anche del corpo. Insorge, per esempio, contro l'esposizione del corpo umano in funzione di una curiosità morbosa in certe pubblicità, o contro la sollecitazione di certi mass-media a spingersi troppo in là nella rivelazione di confidenze intime. Il pudore detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti.

2524 Le forme che il pudore assume variano da una cultura all'altra. Dovunque, tuttavia, esso appare come il presentimento di una dignità spirituale propria dell'uomo. Nasce con il risveglio della coscienza del soggetto. Insegnare il pudore ai fanciulli e agli adolescenti è risvegliare in essi il rispetto della persona umana.

(388) Cf 1 Gv 2,16.

(389) Cf Gal 5,16.17.24; Ef 2,3.

(390) Cf Gn 3,11.

(391) Cf Concilio di Trento, Sess. 5a, Decretum de peccato originali, canone 5: DS 1515.

(392) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem, 55: AAS 78 (1986) 877-878.

(393) Erma, Pastor 27, 1 (mandatum 2, 1): SC 53, 146 (Funk 1, 70).

(394) Cf 1 Ts 4,3-9; 2 Tm 2,22.

(395) Cf 1 Ts 4,7; Col 3,5; Ef 4,19.

(396) Cf Tt 1,15; 1 Tm 1,3-4; 2 Tm 2,23-26.

(397) Sant'Agostino, De fide et Symbolo, 10, 25: CSEL 25, 32 (PL 40, 196).

(398) Cf 1 Cor 13,12; 1 Gv 3,2.

(399) Cf Rm 12,2; Col 1,10.

(400) Sant'Agostino, Confessiones, 6, 11, 20: CCL 27, 87 (PL 32, 729-730).




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