Giovedì della VII della Settimana di Pasqua


Possiamo paragonare l'unione tra Cristo e noi all'unione tra due candele di cera 
unite insieme così strettamente  che emettono una luce sola.

Santa Teresa d'Avila, Mansioni, VII



Dal Vangelo secondo Giovanni 17,20-26.

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».


IL COMMENTO


L'amore è l'unità. Per comprendere cosa siano la comunione e l'unità nella Chiesa occorre partire dall'amore, da quello con il quale il Padre ha amato il Figlio. Per questo la perfetta unità è un dono celeste, un'opera dello Spirito Santo. E' Lui che, donato alla Chiesa, riversa l'amore di Dio nei cuori dei discepoli. E' nello Spirito Santo che la Chiesa è una, cattolica ed apostolica. Non si tratta di sforzi, compromessi, documenti. La Chiesa non può darsi l'unità da se stessa. La Chiesa è una perchè è divina. Perchè è il Corpo di Cristo, perchè è viva nell'intimità di Dio. Possiamo allora chiederci ancora una volta come Dio ha amato il Figlio, come sono, tra loro, una cosa sola. 

E dobbiamo ripercorrere tutta la vita di Gesù. Scopriremo che in ogni istante Egli ha compiuto la volontà del Padre. E' questa la chiave dell'unità. Ed essa passa per l'obbedienza. Sappiamo che, nella Scrittura, obbedienza ed ascolto, coincidono. Ecco perchè nella preghiera sacerdotale Gesù accenna alla Parola. La Parola che Lui ha dato ai suoi discepoli, la parola dei discepoli che chiama e, creduta, genera figli alla Chiesa. La comunione e l'unità passano dunque per l'ascolto. Comprendiamo allora quanto siano fondamentali la predicazione e l'annuncio della Parola. Senza di essi l'unità non è neanche immaginabile. La carne rende impotenti anche i desideri e i progetti più nobili. E' nella Parola che si dà l'intimità dell'amore da cui sgorga, naturalmente, la comunione. La preghiera di Gesù è dunque l'intercessione presso il Padre perchè i discepoli prima, e il mondo poi, possano accogliere la Parola, essere custoditi in essa, sperimentarne il potere, incarnarne la Verità. 

La Parola di Dio è la Verità. E la Verità è la carità di Dio fatta carne in Cristo Gesù. Essa è il vertice della comunione, il vincolo di perfezione. Amore ed unità sono dunque le caratteristiche uniche e celesti con le quali la Chiesa si presenta al mondo. Esso potrà credere solo vedendo compiuti, nella Chiesa, l'amore e l'unità. Perchè questo si realizzi è necessario che la Chiesa sia sempre in cammino, in conversione, in ascolto della Parola di Dio, nutrita dei sacramenti, sperimentando, passo dopo passo, nella comunità concreta dei cristiani, il compiersi, per Grazia dello Spirito Santo, dell'amore e dell'unità. E' in questo cammino che Gesù continua a far conoscere il suo Nome, la sua persona. E' nel cammino di un'iniziazione cristiana che formi permanentemente alla fede che i cristiani possono vivere l'intimità con il Padre, nel Figlio, per mezzo dello Spirito Santo. 

E' la comunità concreta nella quale ci ha posti la Provvidenza il luogo dove discende la Gloria di Dio, la sua presenza misteriosa. E' la comunità il luogo dove Gesù è Figlio amato e amante, dove Egli è e i suoi discepoli sono, in un amore più forte della morte, l'amore tra il Padre eil Figlio, lo Spirito Santo vivo. Per questo la Parola del Vangelo di oggi ci chiama a perseverare nel cammino intrapreso, a non abbandonare Gerusalemme, la comunità, dove saremo rivestiti di potenza dall'alto. Stringerci alla Parola di Dio, al Verbo fatto carne nella predicazione, nella proclamazione, nella meditazione. Nutrirci, giorno dopo giorno, della Parola fatta sacramento e amore nello Spirito Santo che il Padre, nel Nome di Gesù, riversa sulla sua Chiesa. Fedeli alla Chiesa, al cammino di fede che Dio ci ha donato, alla comunità nella quale siamo gestati alla fede, per contemplare, nelle visissitudini delle nostre vite, la Gloria di Gesù, il nostro stesso destino eterno. Il nostro e quello del mondo intero, perchè tutti, per mezzo della Chiesa, siano uno in Cristo Gesù.




Sant’Ignazio d’Antiochia
 (? - circa 110), vescovo et martire
Lettera agli Efesini, 2-4

« Come tu sei in me e io in te, siano anch’essi una cosa sola »

Bisogna glorificare in ogni modo Gesù Cristo che ha glorificato voi, perché riuniti in una stessa obbedienza e sottomessi al vescovo e ai presbiteri siate santificati in ogni cosa. Non vi comanderò come se fossi qualcuno. Se pur sono incatenato nel Suo nome, non ancora ho raggiunto la perfezione in Gesù Cristo. Solo ora incomincio a istruirmi e parlo a voi come miei condiscepoli. Bisogna che da voi sia unto di fede, di esortazione, di pazienza e di magnanimità. Ma poiché la carità non mi lascia tacere con voi, voglio esortarvi a comunicare in armonia con la mente di Dio. E Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, è il pensiero del Padre, come anche i vescovi posti sino ai confini della terra sono nel pensiero di Gesù Cristo.

Conviene procedere d'accordo con la mente del vescovo, come già fate. Il vostro presbiterato ben reputato degno di Dio è molto unito al vescovo come le corde alla cetra. Per questo dalla vostra unità e dal vostro amore concorde si canti a Gesù Cristo. E ciascuno diventi un coro, affinché nell'armonia del vostro accordo prendendo nell'unità il tono di Dio, cantiate ad una sola voce per Gesù Cristo al Padre... È necessario per voi trovarvi nella inseparabile unità per essere sempre partecipi di Dio.



San Pier Damiani (1007-1072), eremita poi vescovo, dottore della Chiesa 
Opuscoli, 11 « Dominus vobiscum », 6

« Come tu Padre sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola »


La santa Chiesa, sebbene sia diversa per la moteplicità delle persone, è fusa nell'unità dal fuoco dello Spirito Santo: e perciò, anche se nel suo corpo visibile sembra essere divisa in diversi luoghi, questo non toglie nulla al mistero della sua intima unità. Infatti «l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). È dunque questo Spirito, uno e molteplice, uno nella maestà dell'essenza e molteplice nei diversi doni, a permettere alla Chiesa Santa, da lui colmata, di essere una nella totalità e tutta intera nelle sue parti...

Se dunque coloro che credono in Cristo sono una cosa sola, dovunque è presente visibilmente un membro, ivi è anche presente misticamente tutto il corpo... Ecco perché, quando parecchi fedeli si trovano insieme, possono dire: «Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice. Custodiscimi perché sono fedele» (Sal 85,1). E quando siamo da soli, possiamo tuttavia cantare: «Esultate in Dio, nostra forza, acclamate al Dio di Giacobbe» (Sal 80,2). Non è inopportuno dire tutti insieme: «Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode» (Sal 33,2), o proclamare, mentre sono da solo: «Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome» (Sal 33,4), e altre espressioni simili. La solitudine non impedisce a nessuno di parlare al plurale, e la moltitudine dei fedeli può certo esprimersi al singolare. La potenza dello Spirito Santo che abita in ognuno dei fedeli e li avvolge tutti insieme, fa sì che ci sia qui una solitudine riccamente popolata, e lì una moltitudine che è una cosa sola.




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