Gesù è la stella polare della libertà umana:
senza di Lui essa perde il suo orientamento,
poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura,
si isola e si riduce a sterile arbitrio.
Con Lui, la libertà si ritrova.
Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 2
Dal Vangelo secondo Luca 11,15-26.
Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima».
COMMENTO
La libertà è autentica solo quando incontra la verità: "la verità vi farà liberi" (Gv. 8). Quando non si riconosce e accoglie la verità si finisce con il manipolarla e pervertirla. Allora ciò che si crede essere libertà si trasforma nella più dura schiavitù, condizione finale peggiore della prima. Nel brano odierno Gesù, dopo aver scacciato un demonio muto (episodio inspiegabilmente tagliato nella versione liturgica), annuncia la Verità: quel segno indica che il Regno di Dio è arrivato, è lì davanti agli occhi. E' l'avvenimento che pone tutti di fronte alla verità offrendo l'autentica libertà.
Identificandosi con il più forte Gesù annuncia che il Regno di Dio è giunto con Lui: è stolto pensare che satana scacci se stesso, il suo regno non si reggerebbe. Satana al contrario è forte e ben armato per custodire il suo palazzo e i suoi beni. Il demonio esiste! Solo uno più forte di Lui può combatterlo e vincerlo: è il segno che Gesù ha realizzato scacciando il demonio muto, profezia di quanto si sarebbe compiuto nel suo Mistero Pasquale. Gesù entrerà nel Palazzo di Caifa; davanti al Sinedrio annuncerà la Verità e per essa sarà condannato; saranno strappate le vesti del Sommo Sacerdote, l'armatura di menzogna nella quale confidava; uscirà dal Palazzo caricato della Croce, sulla quale saranno inchiodati i nostri peccati, spartite le spoglie (secondo l'originale greco del testo odierno) del nostro uomo vecchio. Così il dito di Dio - il suo Figlio diletto che cerca Adamo per ricrearlo e ricondurlo al Paradiso perduto - scaccerà satana: strapperà i beni che aveva rubato a Dio per riportarli a casa, ciascuno di noi liberato dalla schiavitù dell'inganno, tornato ad essere bene di Dio: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Gv. 8, 24-26) .
Così Gesù smaschera l'opera più subdola del demonio: creare divisione per occultare se stesso e la sua opera. E' ciò che appare in quanti mettono alla prova Gesù: asserendo che Egli sia Beelzebùl, si rendono complici di satana e la Verità è trasformata in menzogna. Diventano suoi nemici, o con Lui o contro di Lui. Pur di non accettare l'evidenza e accogliere Gesù, disperdono quanto da Lui operato. Così facendo lasciano incustodita la casa appena spazzata e adorna; essendo contro Gesù si alleano con lo spirito immondo favorendone il ritorno per riprendere possesso della casa dalla quale era stato scacciato. Il Regno era lì, guadagnava terreno e strappava dal potere di satana i piccoli, i poveri, gli ultimi, ma, ormai figli del demonio, non potevano accoglierlo. Come il Popolo nel deserto ha tentato il Signore pur avendo visto le sue opere (Sal. 94), anche noi induriamo il cuore e lo mettiamo alla prova pur avendo visto il suo amore nella storia. Eravamo muti, incapaci di parlare la lingua di Dio, e Lui ha sciolto la nostra lingua: ecco il matrimonio, i figli, il perdono offerto e ricevuto tante volte, e mille altri segni. Eppure, di fronte a Gesù che viene oggi nelle persone e negli eventi, i segni non ci bastano. Il veleno satanico si insinua e ci induce a pensare male di Dio, e non ci rendiamo conto che, complici del demonio, gli apriamo le porte della nostra vita. E stiamo peggio, nemici di Cristo.
Ora si comprendono le parole della preghiera insegnata da Gesù: non ci indurre in tentazione. Non lasciare che, nella prova, io riapra le porte al maligno. Gesù oggi ci chiama ancora una volta ad essere dei suoi, dalla sua parte. E' Lui che viene a noi negli eventi di sofferenza che non comprendiamo, nelle persone che incontriamo. E' il dito di Dio che si allunga verso di noi per liberarci e aprirci le porte del Regno, proprio in quello che sembra attentare alla nostra felicità, che a prima vista identifichiamo con l'opera di Beelzebùl. Siamo liberi, ma la Verità tante volte sperimentata, ci chiama dalla storia per accogliere il Signore Gesù e raccogliere con Lui i frutti seminati dal suo amore.
San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Legenda major, Cap. 12 § 7-8
« Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio » (Mt 12, 28)
« Lo Spirito del Signore Dio, che lo aveva unto e inviato » (Is 61,1), assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse; lo assisteva « Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio» (1Co 1,24)... Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l'intimo del cuore e ricolmava d'ammirazione le menti; non sfoggiava l'eleganza della retorica, ma aveva il profumo e l'afflato della rivelazione divina.
Una volta, che doveva predicare davanti al Papa e ai cardinali..., aveva imparato a memoria un discorso stilato con ogni cura. Se non che, quando si trovò là in mezzo, al momento di pronunciare quelle parole edificanti, dimenticò tutto e non riuscì a spiccicare nemmeno una frase. Allora, dopo aver esposto con umiltà e sincerità il suo imbarazzo, si mise a invocare la grazia dello Spirito Santo. Immediatamente le parole incominciarono ad affluire così abbondanti, così efficaci nel commuovere e piegare il cuore di quegli illustri personaggi, da far vedere chiaramente che non era lui a parlare. ma lo Spirito del Signore...
Sapeva non lusingare le colpe, ma sferzarle; non blandire la condotta dei peccatori, ma abbatterla con dure rampogne. Con pari fermezza di spirito parlava ai piccoli e ai grandi, e provava uguale gioia nel parlare a pochi e a molti. Gente di ogni età e d'ogni sesso correva a vedere e ad ascoltare quell'uomo nuovo, donato dal cielo al mondo. Egli pellegrinava per le varie regioni, annunciando con fervore il Vangelo; « mentre il Signore operava e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano » (Mc 16,20). Infatti, « nel nome del Signore », Francesco, predicatore della verità, « scacciava i demoni, risanava gli infermi » (Mc 1,34).
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