Mons. Luigi Giussani. Zaccheo
"Il capo della mafia di Gerico, Zaccheo, si arrampica su un sicomoro per vederLo, perché era piccolo di statura. Gesù gli passa vicino, guarda su, dove si era issato, e gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Immaginiamo che cosa ha dovuto sentire quell´uomo! È come se Cristo gli avesse detto: «Io ti stimo, Zaccheo, fai presto a scendere, vengo a casa tua». Ma quell´incontro non sarebbe vero - sarebbe come se non fosse avvenuto duemila anni fa - se non avvenisse adesso. Un uomo non può aderire a Cristo se non percepisce che è vero oggi! Gli incontri con persone che ci guardano e ci comprendono come Gesù ha guardato e compreso Zaccheo, e che noi possiamo guardare, sono i fatti più importanti della vita. «Guardate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi»: è l´invito di uno dei primi documenti cristiani, la Didaché".
Un’altra volta c’era il capomafìa di un paese, di una grossa città, anche adesso se ne parla: Gerico. Lui, dicevo, era il capomafìa, il capo dei gabellieri, venduto ai romani. Sentì dire che c’era Gesù in paese, perché tutti ne parlavano in quelle zone. Passò davanti alla folla e si arrampicò su un sicomoro, una pianta non tanto alta, per poterlo vedere passare, perché lui era troppo piccolo. La folla si avvicina, Gesù sta parlando, Gesù passa, gli è lì davanti, si ferma: «Zaccheo, io ho stima di te, vengo a casa tua. Va’, perché vengo a casa tua». Non so cosa abbia fatto Zaccheo poi nella vita, potrà averne fatte peggio di prima, ma nella sua vita la cosa che stava in mezzo all’anima, attorno a cui il cuore si avvinghiava, nella speranza e nel dolore, nel pentimento e nell’espiazione, era il ricordo di quell’istante, l’istante in cui quell’uomo lo guardò e gli disse: «Zaccheo»
LEGENDA MAGGIORE - Vita di san Francesco d'Assisi
di SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO 1032-1033
Di lì a poco si mise in viaggio; ma, appena giunto nella città più vicina (Spoleto), udì nella notte il Signore, che in tono familiare gli diceva: "Francesco, chi ti può giovare di più: il signore o il servo, il ricco o il poverello? ". " Il signore e il ricco ", rispose Francesco. E subito la voce incalzò: " E allora perché lasci il Signore per il servo; Dio così ricco, per l'uomo, così povero? ". Francesco, allora: " Signore, che vuoi che io faccia? ". " Ritorna nella tua terra -rispose il Signore - perché la visione, che tu hai avuto, raffigura una missione spirituale, che si deve compiere in te, non per disposizione umana, ma per disposizione divina ". Venuto il mattino, egli ritorna in fretta alla volta di Assisi, lieto e sicuro. Divenuto ormai modello di obbedienza, restava in attesa della volontà di Dio.
Da allora, sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare. Intanto la pratica assidua della preghiera sviluppava sempre più forte in lui la fiamma dei desideri celesti e l'amore della patria celeste gli faceva disprezzare come un nulla tutte le cose terrene. Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e, da mercante saggio, si industriava di comprare la perla preziosa, che aveva trovato, a prezzo di tutti i suoi beni. Non sapeva ancora, però, in che modo realizzare ciò: un suggerimento interiore gli faceva intendere soltanto che il commercio spirituale deve iniziare dal disprezzo del mondo e che la milizia di Cristo deve iniziare dalla vittoria su se stessi.
Benedetto XVI. “Oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e l’accolse”.
L’autentica realizzazione dell’uomo e la sua vera gioia non si trovano nel potere, nel successo, nel denaro, ma soltanto in Dio, che Gesù Cristo ci fa conoscere e ci rende vicino. E’ questa l’esperienza di Zaccheo. Egli, secondo la mentalità corrente, ha tutto: potere e denaro. Può dirsi un “uomo arrivato”: ha fatto carriera, ha raggiunto ciò che voleva e potrebbe dire, come il ricco stolto della parabola evangelica, “anima mia hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divertiti” (Lc 12,19). Per questo il suo desiderio di vedere Gesù è sorprendente. Che cosa lo spinge a ricercare l’incontro con Lui? Zaccheo si rende conto che quanto possiede non gli basta, sente il desiderio di andare oltre. Ed ecco che Gesù, il profeta di Nazaret, passa da Gerico, la sua città. Di Lui gli è giunta l’eco di alcune parole inconsuete: beati i poveri, i miti, gli afflitti, gli affamati di giustizia.
Parole per lui strane, ma forse proprio per questo affascinanti, nuove. Vuole vedere questo Gesù. Ma Zaccheo, seppure ricco e potente, è piccolo di statura. Perciò corre avanti, sale su un albero, un sicomoro. Non gli importa di esporsi al ridicolo: ha trovato un modo per rendere possibile l’incontro. E Gesù arriva, alza lo sguardo verso di lui, lo chiama per nome: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Nulla è impossibile a Dio! Da questo incontro scaturisce per Zaccheo una vita nuova: accoglie Gesù con gioia, scoprendo finalmente la realtà che può riempire veramente e pienamente la sua vita. Ha toccato con mano la salvezza, ormai non è più quello di prima e come segno di conversione si impegna a donare metà dei suoi beni ai poveri e a restituire il quadruplo a chi aveva derubato. Ha trovato il vero tesoro, perché il Tesoro, che è Gesù, ha trovato lui! Amata Chiesa che sei in Venezia! Imita l’esempio di Zaccheo e vai oltre! Supera e aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunità cristiane. Sforzati di vedere da vicino la persona di Cristo, che ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).
S. Agostino. Zaccheo
DISCORSO 174
L'episodio di Zaccheo in senso allegorico. Il sicomoro, la croce di Cristo. La croce sulla fronte.
3. 3. Ma tu dirai: Se io sarò Zaccheo, a causa della folla non potrò vedere Gesù. Non rattristarti, sali sull'albero dove, per te pendette Gesù e vedrai Gesù. E su quale specie di albero salì Zaccheo? Su di un sicomoro. Nelle nostre regioni o non esiste affatto o forse raramente cresce in qualche luogo, ma in quelle località abbonda questa specie e il frutto. Sono chiamati sicomori dei pomi simili ai fichi, ma tuttavia diversi; lo possono sapere coloro che li videro e li gustarono. Tuttavia, per quanto indicano con l'etimologia del nome, in latino i sicomori sono detti " falsi fichi ". Ora guarda il mio Zaccheo, osservalo, ti prego, mentre vuole vedere Gesù in mezzo alla folla e non ne è capace. Egli era umile infatti, la folla era superba; e proprio la folla, come capita abitualmente in una ressa, impediva a se stessa di vedere bene il Signore; si sollevò al di sopra della folla e vide Gesù, non essendo di ostacolo la folla. La folla infatti si rivolge agli umili, a coloro che percorrono la via dell'umiltà, a coloro che affidano a Dio le ingiurie ricevutela e che non cercano la vendetta sui nemici, la folla insulta e dice: Uomo senza difesa, che non ti puoi vendicare. La folla fa in modo che non si veda Gesù; la folla, che si gloria, che si vanta quando è riuscita a vendicarsi, ostacola perché non si veda colui che, crocifisso, dice: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno 10. Perciò, volendolo vedere, Zaccheo, nel quale si figurava la persona degli umili, non badò alla folla che ostacolava, ma salì su un sicomoro come l'albero del falso frutto. Dice infatti l'Apostolo: Noi predichiamo Cristo crocifisso, certamente scandalo per i Giudei - considera il sicomoro - stoltezza invece per i Pagani 11. Infine, a motivo della croce di Cristo, i sapienti di questo mondo c'insultano e dicono: Che saggezza avete voi che adorate un Dio crocifisso? Quale sapienza abbiamo? Non di certo la vostra. La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio 12. Non abbiamo davvero la vostra saggezza. Ma voi dite stolta la nostra saggezza. Dite pure quello che volete; noi possiamo salire sul sicomoro e vedere Gesù. Voi non potete vedere Gesù appunto perché vi vergognate di salire sul sicomoro. Si aggrappi Zaccheo al sicomoro, salga umile la croce. E' poca cosa il suo salire: per non arrossire della croce di Cristo, la fissi sulla fronte dove ha posto l'onore, proprio là, là, sulla parte del volto dove appare il rossore, là si fissi per non provarne vergogna. Penso che tu te ne ridi del sicomoro, però esso mi ha permesso di vedere il Signore. Ma tu te ne ridi del sicomoro, perché sei uomo; ma la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini 13.
Necessità della grazia preveniente.
4. 4. E il Signore vide proprio Zaccheo. Fu visto e vide; ma se non fosse stato veduto, non avrebbe visto. Quelli infatti che ha predestinati, li ha anche chiamati 14. Egli è colui che parlò a Natanaele, il quale - per così dire, con la sua testimonianza, già stava collaborando al Vangelo - disse: Da Nazareth può venire qualcosa di buono? 15 Il Signore a lui: Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto l'albero di fico 16. Voi sapete come i primi peccatori, Adamo ed Eva, si adattassero delle cinture. Quando peccarono si adattarono delle cinture di foglie di fico e coprirono le parti vergognose 17; infatti a causa del peccato suscitarono il senso della vergogna. Pertanto, se si fecero cinture i primi peccatori - dai quali discendiamo, nei quali eravamo periti - venendo egli a cercare e a salvare ciò che era perduto, con foglie di fico si fecero di che coprire le parti vergognose, che altro si volle dire con: Ti ho visto quando eri sotto l'albero di fico, all'infuori di: Non saresti venuto a colui che purifica dai peccati se egli per primo non ti avesse veduto nel velamento del peccato? Siamo stati veduti perché potessimo vedere; siamo stati amati affinché potessimo amare. Il mio Dio, la sua misericordia mi precederà 18.
Accogliere Gesù nel cuore.
4. 5. Ora dunque il Signore, che aveva accolto Zaccheo nel cuore, si è degnato di essere ospitato nella casa di lui. Disse: Zaccheo, scendi subito, perché devo fermarmi in casa tua 19. (Quello riteneva un grande beneficio vedere Gesù). Egli, che considerava un grande e indicibile beneficio vederlo passare, meritò immediatamente di averlo in casa. Viene infusa la grazia, la fede opera per mezzo dell'amore; Cristo, che già abitava nel cuore, viene ricevuto in casa. Dice a Cristo Zaccheo: Signore, dò la metà dei miei beni ai poveri e, se in qualche cosa ho frodato alcuno, restituisco il quadruplo 20. Quasi a dire: Per questo mi trattengo una metà, non in possesso, ma per avere di che rendere. Ecco in realtà che vuol dire ricevere Cristo, accoglierlo in cuore. Era là infatti Cristo, era in Zaccheo e attraverso di lui Zaccheo diceva a se stesso ciò che ascoltava dalla bocca di lui. Dice infatti così l'Apostolo: Che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori 21.
Quanti si credono sani infuriano contro il medico. Il sangue del medico è il rimedio per l'uccisore.
5. 6. Perciò, perché si trattava di Zaccheo, che era il capo dei Pubblicani, che era assai peccatore, quella folla, apparentemente sana, che impediva di vedere Gesù, rimase stupita e contestò il fatto che Gesù era entrato nella casa di un peccatore. Era questo un riprovare l'ingresso del Medico nella casa di un malato. Perché appunto da peccatore Zaccheo fu deriso, fu deriso in realtà, lui sano, da gente insana, Gesù rispose ai derisori: Oggi la salvezza è entrata in questa casa 22. Ecco il motivo del mio ingresso: Oggi è entrata la salvezza. Se il Salvatore non fosse entrato, in quella casa non sarebbe assolutamente entrata la salvezza. Perché, infermo, ti meravigli allora? Chiama anche tu Gesù, non crederti sano. Chi riceve il medico è un malato che ha speranza; è un infermo senza rimedio chi, per insensatezza, fa morire il medico. Che follia è mai quella di chi uccide il medico? Non è grande veramente la bontà e la potenza del medico che del suo sangue ha fatto la medicina per il suo insensato uccisore? Colui che era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto non diceva infatti: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 23, mentre pendeva innocente sulla croce? Sono dei folli, io sono medico, infieriscano, tollero con pazienza; nell'uccidermi darò allora la sanità. Facciamo parte dunque di coloro che egli risana. E' parola umana e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori 24; grandi e piccoli, a salvare i peccatori. Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto 25.
S. Ambrogio. Zaccheo
“Ritorniamo ora nelle grazie dei ricchi: non vogliamo offenderli, in quanto desideriamo, se possibile, guarirli tutti. Altrimenti, impressionati dalla parabola del cammello, e lasciati da parte nella persona di Zaccheo, essi avrebbero un giusto motivo per ritenersi ingiuriati!”. E prosegue con tono più confacente al contenuto: “ Essi debbono apprendere che non c’è colpa nell’essere ricchi, ma nel non saper usare delle ricchezze: le ricchezze, che nei malvagi ostacolano la bontà, nei buoni devono costituire un incentivo alla virtù. Ecco, qui il ricco Zaccheo è scelto da Cristo: dona la metà dei suoi beni ai poveri, e restituisce fino a quattro volte quanto aveva fraudolentemente rubato. Fare solo la prima di queste due cose non sarebbe stato sufficiente, poiché la generosità non conta niente, se permane l’ingiustizia!”.
Nessun commento:
Posta un commento