Inganniamo per rubare gli affetti

Abbiamo ridotto la Casa di Dio, la nostra vita, una spelonca di ladri; rubiamo le persone, le mettiamo sotto chiave perchè possano saziare il nostro cuore. Inganniamo, come ogni venditore di fumo. Anche quando urliamo ai quattro venti d'esser coerenti, di dire le cose in faccia, d'essere liberi, di fatto stiamo indossando l'ennesima maschera, quella del "puro", del "sincero sino alle estreme conseguenze". Maschera buona, di solito, quando le altre, quelle più luccicanti e ammalianti, non hanno funzionato a dovere. Anche quella di "chi non guarda in faccia a nessuno" è, spesso, una maschera che ci mettiamo, così, per identificarci e staccarci dalla massa informe dei proni ai piedi degli altri. Comunque maschere. Comunque carnevale. Comunque insegne luminose, cartelloni pubblicitari, spot ben lanciati nell'etere ad attirare l'attenzione su di noi. E far soldi, accumulare fascine d'affetto, di stima, "manager dei sentimenti" nella calca della "borsa dei sentimenti", sperando e travagliando perchè alla fine della giornata l'indice degli scambi mostri, finalmente, il segno "più". E soffriamo. Immensamente. Senza lo straccio di un solo bilancio in attivo. Sempre tutto in rosso. E sempre più soli. Già, la nostra solitudine di fronte all'invicibile gelosia di Dio, lo zelo del Figlio che irrompe nelle nostre esistenze e le stravolge, le purifica. Per questo in ogni giornata è nascosto l'imprevisto, un mal di testa, un tamponamento, un fallimento, un'incomprensione, qualcosa che, come un ago, fora il pallone gonfiato dai nostri sogni che è la nostra vita senza di Lui.

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