Raniero Cantalamessa. Venite in disparte e riposatevi un pò


Nel brano evangelico Gesù invita i suoi discepoli a staccarsi dalla folla, dal loro lavoro, e ritirarsi con lui in un “luogo solitario”. Insegna loro a fare quello che faceva lui: ad equilibrare azione e contemplazione, a passare dal contatto con la gente al dialogo segreto e rigenerante con se stessi e con Dio. 

Il tema è di grande importanza e attualità.. Il ritmo della vita ha preso una velocità che supera le nostre capacità di adattamento. La scena di Charlot alle prese con la catena di montaggio in Tempi moderni? è l’immagine esatta di questa situazione. Si perde, in questo modo, la capacità di distacco critico che permette di esercitare un dominio sul fluire, spesso caotico e scomposto, delle vicende e delle esperienze quotidiane. 

Gesù, nel Vangelo, non da mai l’impressione di essere agitato dalla fretta. A volte addirittura perde del tempo: tutti lo cercano ed egli non si fa trovare, assorto com’è in preghiera. A volte, come nel nostro brano evangelico, invita anche i suoi discepoli a perdere tempo con lui: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po’”. Raccomanda spesso di non affannarsi. Anche il nostro fisico, quanto beneficio riceve da tali “pause di respiro”.

Una di queste “pause” sono proprio le ferie estive che stiamo vivendo. Esse sono per la maggioranza delle persone, l’unica occasione per riposarsi un po’, per dialogare in modo disteso con il proprio coniuge, giocare con i figli, leggere qualche buon libro o contemplare in silenzio la natura; insomma, per rilassarsi. Fare, delle vacanze, un tempo più frenetico del resto dell’anno, significa rovinarle. 

Al comandamento: “Ricordati di santificare le feste”, bisognerebbe aggiungere: “Ricordati di santificare le ferie”. “Fermatevi (alla lettera: vacate, prendetevi una vacanza!) e sappiate che io sono Dio”, dice Dio in un salmo (Sal 46). Un mezzo semplice per farlo potrebbe essere entrare in chiesa o in una cappella di montagna, in un’ora in cui è deserta, e lì trascorrere un po’ di tempo “in disparte”, soli con se stessi, davanti a Dio.

Questa esigenza di tempi di solitudine e di ascolto si pone in modo speciale per gli annunciatori del Vangelo e gli animatori della comunità cristiana che devono tenersi costantemente in contatto con la sorgente della Parola che devono trasmettere ai fratelli. I laici dovrebbero rallegrarsi, non sentirsi trascurati, ogni volta che il proprio sacerdote si assenta per un tempo di ricarica intellettuale e spirituale. 

C’è da dire che la vacanza di Gesù con gli apostoli fu di breve durata perché la gente, vedendoli partire, li precedette a piedi sul luogo dello sbarco. Gesù però non si irrita con la gente che non gli da tregua, ma “si commuove”, vedendoli abbandonati a se stessi, “come pecore senza pastore” e si mette a “insegnare loro molte cose”. 

Questo ci dice che bisogna essere pronti a interrompere anche il meritato riposo, di fronte a una situazione di grave necessità del prossimo. Non si può, per esempio, abbandonare a se stessi, o parcheggiare in un ospedale, un anziano a proprio carico, per godersi indisturbati le ferie. Non possiamo dimenticare le tante persone che la solitudine non l’hanno scelta, ma la subiscono, e non per qualche settimana o mese, ma per anni, forse per tutta la vita. Anche qui un piccolo suggerimento pratico: guardarsi intorno e vedere se c’è qualcuno da aiutare a sentirsi meno solo nella vita, con una visita, una telefonata, un invito a raggiungerli per un giorno nel luogo di vacanza: quello, insomma, che il cuore e le circostanze suggeriscono.


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