San Giovanni Crisostomo. Ed ecco un lebbroso, fattosi avanti, gli si prostrava ai piedi e gli diceva: «Signore se tu vuoi, mi puoi mondare»
"Ed ecco un lebbroso, fattosi avanti, gli si prostrava ai piedi e gli diceva:
«Signore se tu vuoi, mi puoi mondare»" (Mt 8,2). Grande è la prudenza e la fede di
quest’uomo che s’avvicina a Cristo. Egli non ha interrotto il suo discorso, né si è
gettato tra la folla, ma ha atteso il momento favorevole: quando Gesù scende dal
monte gli si accosta. E non lo supplica in un modo qualunque, ma con grande fervore,
prostrandosi ai suoi piedi, come riferisce un altro evangelista (Mc 1,40), con vera
fede e con quel rispetto che di lui si deve avere. Non gli dice: Se chiedi a Dio,
oppure: Se tu preghi, ma: «Se tu vuoi, mi puoi mondare». Nemmeno gli chiede:
Signore guariscimi, ma affida tutto nelle sue mani; lo riconosce padrone assoluto
della sua guarigione, testimoniando che egli possiede tutta l’autorità e il potere.
Ora qualcuno potrebbe obiettare: se l’opinione del lebbroso fosse sbagliata? In
quel caso il Signore dovrebbe confutarla, rimproverare e correggere il lebbroso. Ma
Cristo, fa questo? No assolutamente; anzi fa tutto il contrario, confermando e
rafforzando quanto dice quell’uomo. Ecco perché non si limita a dire «sii mondato»,
ma dichiara: "Lo voglio: sii mondato" (Mt 8,3), affinché la verità della sua
onnipotenza non si fondi soltanto sull’opinione di quell’uomo, ma sulla conferma
esplicita che egli stesso ne dà. Gli apostoli non parleranno così, quando compiranno
miracoli. Come parleranno, allora? Quando tutto il popolo rimarrà sorpreso e colpito
dai loro prodigi, essi diranno: «Perché ci guardate con ammirazione quasi che per
nostra propria potenza e autorità abbiamo fatto camminare quest’uomo?» (Ac 3,12). Il
Signore, invece, che pure di solito parla di sé con tanta umiltà e in modo inferiore alla
sua gloria, che dice ora per confermare l’opinione di tutti coloro che lo guardano
ammirati della sua potenza? «Lo voglio: sii mondato». In verità, benché il Signore
abbia operato infiniti e straordinari miracoli, soltanto in questa circostanza pronunzia
una tale affermazione. Qui, sicuramente per rafforzare il pensiero che il lebbroso e
tutta la folla si sono fatti della sua autorità e della sua potenza, egli aggiunge: «Lo
voglio». E non dice questo per poi non mandarlo ad effetto, ma l’opera segue
immediatamente le parole. Se la sua dichiarazione non fosse vera, e si trattasse di una
bestemmia, il fatto miracoloso non potrebbe realizzarsi. Ecco, invece, che la natura
obbedisce all’ordine di Gesù con assoluta immediatezza, anzi ancora più rapidamente
di quanto possa esprimere l’evangelista. L’espressione "sull’istante" (Mt 8,3) da lui
usata, non esprime a sufficienza la rapidità con cui il miracolo si verifica.
Cristo, inoltre, non si limita a dire: «Lo voglio: sii mondato», ma stende anche la
sua mano e tocca il lebbroso (Mt 8,3). Questa circostanza merita di essere esaminata.
Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, aggiunge
anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se
non per mostrare anche in quest’occasione che egli non è affatto soggetto alla legge,
ma che è al di sopra di essa; e, infine, che non c’è niente di impuro per un uomo puro.
In una occasione simile il profeta Eliseo non volle neppure vedere Naaman e, pur
sapendo che costui era scandalizzato perché egli non si accostava né lo toccava, per
rispettare rigorosamente la legge rimase in casa, limitandosi a mandarlo al Giordano
perché si lavasse in quelle acque (cf. 2R 5). Il Signore, invece, vuol mostrare che egli
guarisce non da servitore, ma da padrone, e perciò tocca il lebbroso. Non è la mano
infatti che diventa impura al contatto con la lebbra: al contrario, il corpo lebbroso
è purificato dal tocco di quella santa mano. Cristo non è venuto solo per guarire i corpi,
ma per condurre le anime alla virtù. E come quando istituisce quell’ottima legge che
permette di mangiare ogni genere di cibi, egli dice altresì che non è più proibito
sedere a mensa senza lavarsi le mani, così qui per insegnare che si deve aver cura
dell’anima e che, senza darsi pensiero per le esteriori purificazioni, bisogna
mantenerla pura e temere soltanto la lebbra spirituale, che è il peccato, - la lebbra del
corpo non è di ostacolo alla virtù -, Gesù per primo tocca il lebbroso; e nessuno lo
rimprovera. Non era infatti quello della folla un tribunale corrotto, né gli spettatori
erano testimoni dominati dall’invidia. Perciò non solo non lo accusano, ma ammirano
stupefatti il miracolo e, ritirandosi, adorano la sua irresistibile potenza, manifestatasi
nelle parole e nelle opere.
(Crisostomo Giovanni, Comment. in Matth., 25, 1 s.)
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