Silvano Fausti. Lo Sposo è con loro



Il cristiano non digiuna come Giovanni, che aspetta il Messia, o
come i farisei, attaccati alla legge. Vive nella pienezza di gioia,
perché il Messia, lo Sposo, è già presente e in comunione con
lui. Il suo digiuno sarà seguirlo fino alla croce, per vivere con il
“vestito nuovo e il vino nuovo” dell’amore.
Perché Gesù, come già anche HYWH, si chiama “Sposo”? Che
relazione c’è tra sposo e sposa?
Perché dobbiamo vivere la novità dell’amore, senza mettere
pezze nuove su vestiti vecchi o vino nuovo in otri vecchi?


Abbiamo visto la volta scorsa che Gesù mangia con i peccatori
e vive con loro.
Mangiare e vivere. Ora si spiega che questo banchetto non è
un banchetto qualunque, è un banchetto di nozze. E adesso,
attraverso delle immagini molto semplici Gesù esprime quella vita
nuova che vive il peccatore.
Le metafore che usa sono le più semplici: le nozze, cioè
l'amore, il matrimonio, il cibo, il mangiare, il vestito e il vino.
Cose molto semplici e molto elementari che esprimono
questa pienezza di vita che si vive.

E c’erano i discepoli di Giovanni e i farisei che digiunavano; e 
vengono e gli dicono: Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli 
dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?

Giovanni aspettava il Messia, colui che avrebbe salvato il
mondo. Allora per lui il banchetto è al futuro, quindi digiuna, perché
verrà il Messia. Come molte persone religiose dicono: poi verrà la
vita eterna, non si sa bene cosa c'è, ma c'è la vita eterna, cioè
importante è il futuro.
I farisei invece dicono: l'importante è il passato, la legge, la
norma, quel che è stato, bisogna esser fedeli alla tradizione; e
quindi per loro il presente è insignificante, digiunano.
Sono due forme di religiosità tipica tutta rivolta al futuro o
tutta rivolta al passato, mentre invece i discepoli di Gesù mangiano,
cioè vivono ora, al presente. Perché?
E questa è la novità del Cristianesimo. Dio non è uno che c'era
o ci sarà. Dio è presente. Il tempo migliore che esiste non è quello
che c'è stato o che ci sarà. È questo. Perché questo è l'unico tempo
che c'è. E Dio è presente ora

Le prime parole di Gesù se ricordate nel Vangelo di Marco
sono: Il tempo è finito. Cioè è in questo tempo che tu vivi tutto. La
vita non è quella che vivrai dopo. Dopo vivrai se vivi adesso. La vita è
vivere sempre adesso.
Qui c'è sotto qualcosa di molto grosso, perché noi siamo
abituati a vivere in un modo che ci porta a essere sempre proiettati
sul dopo, l'ansia del dopo. Oppure sul passato. Il ricordo: com'era
una volta, come sarà dopo. E intanto ci sfugge la realtà come è
adesso. E  la vita è solo adesso. Perché il dopo non c'è ancora, il
prima non c'è più, se non vivi adesso non c'è niente. Cioè vivi
nell'illusione del futuro o nella delusione del passato. Cioè digiuni.
Cioè non vivi. Sacrifichi la vita ai ricordi o ai sogni.
Forse i giovani pensano più al futuro sono più impressionati
da questo futuro; invece le persone più anziane di fronte alla
complessità del nostro mondo dicono che i tempi migliori sono quelli
passati dove le cose erano più semplici e chiare; per tutt'e due le
categorie di persone di cui si parlava, il presente non è vissuto;
quindi non si vive, non si è noi stessi, ci vuole qualcosa; non si può
vivere digiunando, fuori del tempo.
Se voi analizzate le vostre preoccupazioni, paure e angosce,
sono sempre su qualcosa o che c'era e non c'è più, o che ci sarà e
chissà cosa sarà.
Sul presente in genere non c'è nè paura nè angoscia. Il
presente devi viverlo. Ma  normalmente non lo viviamo. Cioè
digiuniamo.
Si potrebbe spiegare cos'è il digiuno, perché il digiuno fa parte
un po' di tutte le culture ed è un'espressione: se il mangiare è
vivere, digiunare vuol dire morire. Ora l'uomo sa di non avere la
vita. Quindi col digiuno simboleggia la morte, cioè accetta che la vita
non è infinita. Quindi il digiuno ha anche un grosso significato se
fatto, simbolico, cioè accetti di esser mortale, vuol dire questo.  La
vita la ricevi come dono. Quindi il digiuno sottolinea che il cibo che

ricevi è un dono, non te ne appropri, lo ricevi come dono di Dio. E
come ricevi come dono la vita, sai anche che la vita cessa, sei
creatura. Quindi ha un significato profondo. Così anche il digiuno ha
un significato nella nostra società che è una società a imbuto, che
consuma tutto mangia tutto. Il digiuno è segno anche di una certa
libertà dalla società. Allora il vero digiuno è qualcos'altro: è una
sobrietà di vita.
Qui si contrappone il digiuno al mangiare, perché?
Noi viviamo oggi al tempo presente quella venuta del Signore:
una pienezza di vita che ormai ha superato il digiuno, cioè: noi col
digiuno riconosciamo di essere limitati e mortali. Ora con la
presenza del Signore, il nostro limite, la nostra morte è pienezza di
vita. Allora già ora banchettiamo sempre. Cioè noi viviamo questa
vita come un banchetto eterno.
Non è che dobbiamo affannarci a prendere l'attimo fuggente
perché poi c'è più niente. No, quest'attimo fuggente che vivo è la
presenza di Dio, che posso vivere quindi come valore assoluto e
come amore, che è definitivo. Questo è il momento presente.
Quindi non viene distrutto. È come aver messo via un tesoro. Ogni
istante è un tesoro. Che è la tua divinità, cioè la tua capacità di
amare Dio e il prossimo. La puoi vivere ora. E questo non è mai
perso. E lo puoi vivere solo ora, non lo vivrai domani, domani vivrai
domani. Lo vivi ora. Quindi questa coscienza del valore del tempo
presente.
Il versetto 19 è la risposta di Gesù alla domanda:

E disse loro Gesù: Possono forse i figli delle nozze digiunare,
mentre lo sposo è con loro? Per quel tempo in cui hanno lo sposo 
con loro, non possono digiunare!

Ora Gesù dice il motivo per il quale non si digiuna: perché
sono giunte le nozze, le nozze tra l'uomo e Dio. Gesù si presenta
come lo sposo e questa è la più bella immagine di Dio, lo sposo.

Cosa vuol dire lo sposo? Questa relazione, questo amore, questa
intimità, questo dialogo, questo esser l'un per l'altro, questa gioia,
questa pienezza di vita è ciò che è Dio per l'uomo. Il rapporto uomo
donna perfettamente riuscito è un riflesso della realtà di Dio che si
dona all'uomo. Ed è questa la dignità dell'uomo. L'uomo è la sposa
di Dio, è l'altra parte di Dio. Per questo allora non solo mangiamo,
ma il nostro banchetto è un banchetto nuziale, cioè viviamo in
pienezza. Perché ogni istante della nostra vita è davvero un luogo di
unione e di comunione col Signore e coi fratelli. È piena. Forse uno
non pensa, ma la cosa più strepitosa è che Dio ha comandato
all'uomo di amarlo. Perché? Perché Dio è amore infinito per l'uomo,
Dio è passione per l'uomo. E l'uomo diventa Dio amando Dio. Come
Dio è diventato uomo perché ama l'uomo.
Noi siamo abituati a pensare Dio come giudice, come
creatore, come signore, come sovrano... tutto quel che volete. Dio è
anzitutto lo sposo. Dio come padre e madre... è vero anche questo;
c'è una differenza: nei confronti del padre e della madre, c'è una
dipendenza; nei confronti dello sposo invece, c'è parità, c'è una
risposta libera d'amore ed è uguale. Quindi l'ultimo livello di amore
con Dio è questo amore paritario. Siamo chiamati a diventare come
lui, l'altra sua parte. Ed è la cosa più sconvolgente che possa toccare
all'uomo. E noi lo comprendiamo da una cosa che l'uomo è così: dal
fatto che l'uomo è infelice e angosciato. Perché nessuna cosa lo
appaga. Perché è fatto per l'infinito. Se no, avrebbe dovuto esser
contento.
Quindi questa sospensione del tempo, questa eliminazione del
presente che si diceva prima, commentando il versetto precedente, è
come una sospensione dalla vita che è un non saper bene chi si è.
Quindi quando Gesù dice: il tempo è compiuto e queste nozze
avvengono, qui c'è un ricupero della verità e dell'autenticità di ogni
persona ed è per questo che si fa festa ed è una festa che può
continuare.

È utile che vi leggiate magari, in queste feste, il Cantico dei
Cantici, che è uno splendido poema di amore, ed è preso questo
poema di amore tra un uomo e una donna come segno dell'amore
tra l'uomo e Dio che è incredibile.
E una cosa che forse non siamo abituati a considerare:
pensiamo sempre la religione come obblighi, impegni, chissà che
cosa...  la religione cristiana è essenzialmente la gioia della
comunione con Dio, cioè il vivere in questo amore. Lui è con noi, lo
sposo è con noi, allora mangiamo, facciamo festa. Tant'è vero che
nel Cristianesimo il giorno festivo non è come, nell'ebraico, e anche
nelle altre religioni, l'ultimo giorno della settimana: la Domenica è il
primo giorno della settimana. Il Lunedì sarebbe la festa seconda, in
latino si dice "feria secunda", feria vuol dire festa, festa terza, festa
quarta, cioè ogni giorno è festa. Fino alla festa definitiva.
Quindi siamo vicini al Natale che celebra proprio questo
incontro tra Dio e l'umanità. Evidentemente milioni e milioni di
persone che faranno festa forse non si renderanno conto. Poi cosa si
fa? Si mangia, si fanno cenoni ecc. che, considerati alla luce di
questa Parola, di questa realtà profonda dell'incontro tra Dio e
l'uomo, certamente trovano la loro spiegazione. Quindi non c'è
bisogno di recriminare sul consumismo o su una gioia finta. Non è
una gioia finta una gioia che viene da questo. Sarà poi discreta, non
sarà una festa di consumo, ma la ragione profonda è questa: si può
far festa, perché si sono compiute queste nozze.
Ora mi chiedo quanti di noi sanno che quel che cerchi c'è ora.
Ed è ora che puoi vivere nella gioia. Noi invece pensiamo sempre a
come sarà dopo. Dopo, quel che semini raccogli. Quindi sarà più
grande di quello che c'è adesso. Ma già adesso c'è questo incontro.
E anche prendere coscienza, uno stenta a crederci, che Dio mi
ama infinitamente, molto di più di quanto mi ami la persona che
mi vuol più bene al mondo, un amore tale che dà la vita per me,
che è tutto per me: è questo il senso profondo della rivelazione:

l'uomo è un unico, è l'altra parte di Dio.  È questa la dignità. Il
comandamento che è il riassunto di tutti i comandamenti è amare il
Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima, che vuol dire: perché
amare? perché mi ama. Me lo comanda, fa anche tenerezza un Dio
che ti comanda: per favore, amami!
È l'unico comandamento che fa. E tutta la Bibbia non è altro
che questo! alla fine tutta la Bibbia si sintetizza nella rivelazione del
suo amore. È incredibile la passione di Dio per l'uomo. Diceva Santa
Caterina che Dio è innamorato della sua creatura, che è il senso poi
di tutta la vita.

Ma verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo, e allora 
digiuneranno in quel giorno.

È probabilmente un'allusione al digiuno del Venerdì santo, lo
sposo è tolto, è stato messo in Croce, poi è asceso al cielo, e allora
c'è il ricordo che si digiuna il Venerdì santo. Però vuol dire anche
qualcos'altro. Perché lo sposo è già con noi, però non è ancora del
tutto con noi. Ci sono dei momenti in cui non lo trovi, non lo vedi,
non lo senti. Sono quelli i momenti di digiuno. Sono allora i momenti
di ricerca. Come nel Cantico dei Cantici c'è la sposa che lo cerca, la
nostra vita è un gioire della presenza e un cercare questa presenza a
un livello più profondo quando si sottrae. E Dio fa con l'uomo dei
giochi strani di amore, come si usa spesso, che poi non sono
neanche così belli. Che uno si nasconda per farsi cercare, lo fa anche
Dio, ma per farci crescere nell'amore e nella ricerca. Questi sono i
momenti di digiuno che uno sopporta. Se Dio un po' si eclissa, vuol
dire che va bene così. Che probabilmente desidera che lo cerchi un
po' più in profondità. Così mi educa ad andare più in profondità
dell'amore. Quindi si accettano anche questi momenti di digiuno,
ma momentaneo, che fanno parte del gioco della vita.

Nessuno cuce una toppa da uno scampolo greggio su un vestito 
vecchio, se no il rattoppo strappa da questo, il nuovo dal vecchio,
e si fa uno sbrego peggiore


Il tema delle nozze dello sposo, richiama il tema del vestito
nuovo, della veste nuova nella sua visibilità, nella sua vita concreta,
nelle sue relazioni con gli altri. Ora non solo si mangia, non solo il
banchetto è banchetto nuziale perché lo sposo è con noi. Ora tutto
è nuovo. Il vestito è proprio il segno della vita, i cieli sono il manto di
Dio, tutto il mondo è nuovo perché è pervaso dall'amore. E allora
dobbiamo avere il coraggio di vivere una vita nuova. Mentre noi
cerchiamo sempre di combinare un po' di vecchio e un po' di nuovo.
Il vecchio è ancora il nostro egoismo, i nostri opportunismi.
Cerchiamo di mettere su delle pezze, si strappano. Quindi aver
coscienza che c'è una novità bella, saper anche decidere per questa
novità. Perché se tu appunto cuci un pezzo di stoffa grezzo su un
panno vecchio, si strappa quello vecchio.
È proprio un modo nuovo di vivere che non è una vita che va in
un altro luogo, in un altro tempo, sono le stesse cose di tutti i giorni,
ma viste e interpretate in un altro modo. Il mangiare e il digiunare
diventano un'altra cosa perché siamo noi che abbiamo scoperto di
essere altri.

E nessuno getta vino nuovo in otri vecchi, se no il vino romperà 
gli otri, e si perde il vino e gli otri. Ma vino nuovo in otri nuovi. 

Se il vestito richiama il corpo, la concretezza della vita, il vino
richiama lo spirito, l'ebbrezza. C'è una vita nuova, perché c'è uno
spirito nuovo, questo spirito di amore. E allora questo spirito nuovo
va messo in otri nuovi e spiega. Non puoi vivere lo spirito di amore
nelle strutture precedenti del tuo egoismo, devi decidere di
metterle in otri nuovi. Questo spirito nuovo che hai un po' alla volta
ha bisogno di avere un recipiente, ha bisogno che la vita si
trasformi, per contenerlo, e così diventa nuova anche la tua vita.
Quindi bisogna anche saper decidere. Se non decidi cosa capita?
Rompi gli otri. Che va anche sempre bene. Perché in fondo, il vino
qui va perso, si dice; però se si rompono i nostri vecchi otri, Dio di
vino ce ne dà sempre, alla fine impariamo a dire: questo vino nuovo

questo amore, devo viverlo anche in una novità di vita che lo sa
contenere, lo sa godere, in una pienezza di vita nuova.
Come vedete allora, in questo brano molto semplice ci si dice
il significato del Natale. Il Natale è Dio che ha sposato l'uomo, è
entrato nella nostra carne, è presente  in ogni carne, per cui noi
mangiamo, cioè viviamo la pienezza della presenza di Dio. E questa
presenza è amore, è nozze, è amore per me. E questo amore
diventa una vita nuova, il vestito nuovo. E questo amore è uno
spirito nuovo che non ci sta nelle vecchie strutture. Quindi esige
anche strutture nuove che vengono create un po' alla volta dallo
Spirito.









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