Silvano Fausti. Esci, spirito immondo, dall’uomo


 L’uomo diventa, in  fondo, a immagine del suo dio: se il suo dio è semplicemente
argento e oro e tutto ciò che sa di morte e di potere alla fine lui è
abitato dalla morte e avere una falsa immagine di Dio è il principio
di ogni male. Voi ricordate che il male entrò nel mondo per una
menzogna. E lo spirito di Satana opera nel mondo con la menzogna
e il Signore opera con la verità e tutto il Vangelo è sostanzialmente
un esorcismo, una vittoria sullo spirito del male. E la sostanza dello
spirito del male consiste, dicevamo, nella menzogna più elementare
e più semplice: che Dio, Padre, non è Padre, ma è padrone. Quindi
guardati bene: sii bravo, buono, se no Ti punisce, cioè tutte le storie
che conosciamo su Dio. E allora diventiamo come quel Dio che
odiamo, in fondo, oppure, che veneriamo.
Gesù invece presenta un Dio che è il Vivente, non è padrone,
ma si consegna nelle mani, che è umile, che è amore, è tutto e solo
amore e con la Sua venuta sulla terra, Gesù  “sdemonizza”
l’immagine di Dio, presentandoci chi è Dio: è l’uomo Gesù, così
come vive e come si consegna a noi. Ed è per questo, abbiamo visto,
che Gesù è stato subito …. dalle persone religiose; han detto costui
bestemmia, perché vuol perdonare i peccatori, solo Dio lo fa, poi gli
altri dicono che è indemoniato, i Suoi dicono che è pazzo e i potenti
dicono “è da eliminare”.
Allora Gesù racconta le parabole –che poi arriviamo al punto
in cui siamo– in cui spiega che Lui non ha sbagliato ad agire così,
perché  sembrerebbe che se la  Parola che  Lui dice incontra solo
ostacoli e tutti  Lo rifiutano, vuol dire che … bisogna cambiare
strategia, bisogna cambiare “propaganda elettorale”, almeno..
lasciarla fare a chi se ne intende di più.. i Suoi gliel’han già detto, più
volte:  “Tu mostrati al mondo “è il  Re”, ma non dire niente,
pensiamo noi, poi, a fare il resto”.
Ecco, e Gesù, invece, nelle parabole, racconta la storia del
seme, che proprio in quanto marcisce porta frutto, la prima
caratteristica Sua, quindi non sono fallimenti, ma la realizzazione al

marcire del seme. Secondo è che Lui è nascosto, non ama la
pubblicità, perché? Perché ..  non ne ha bisogno! È ciò che è
nascosto, che viene alla luce, è il mistero di Dio, che viene alla luce
in Gesù, non le nostre  idee che sono molto manifeste, molto
stupide; così come è piccolo: chiaro, Dio è piccolo, non occupa
nessuno spazio, lascia spazio a tutti, cioè Dio ha quelle
caratteristiche che sono proprie dell’amore.  Quindi Gesù non ha
sbagliato, ma realizza nella  Sua  vita l’immagine di Dio. E subito
dopo, abbiamo visto, la volta scorsa, dette le parabole, attraversano
il mare e c’è tempesta; nel finale diceva: “Ma perché avete così
paura, non avete fede?”. Cioè, mentre Gesù nelle tempeste della
vita ha affermato la fiducia nel Padre, i discepoli vivono di paura, e
la paura è sempre prodotta dal nemico di Dio. La prima risposta di
Adamo a Dio,  qual  è? “Adamo dove sei?”, “Mi sono nascosto,
perché avevo paura”. La paura viene sempre dalla menzogna e dal
nemico. È il contrario della fede.
Adesso siamo nel testo battesimale, bisogna spiegare tutto,
ma si parla prima della Parola che ci rende fratelli di Gesù, figli di
Dio, questa  Parola  è poi raccontata nella parabola del seme che
muore e risorge e la narra sulla barca, che è simbolo dell’acqua, poi
c’è la traversata che è simbolo dell’esodo e del battesimo e poi qui
abbiamo l’esorcismo, il cuore del battesimo, che è un esorcismo,
cacciar via lo spirito del male, per ricevere lo Spirito di Dio, e allora
leggiamo l’esorcismo del capitolo V, che è il testo di questa sera.
Ecco, è un testo lungo, molto dettagliato e pittoresco, che
descrive l’origine del nostro male, sono tutte le nostre paure che ci
fanno abitare nella morte; leggiamo dal versetto primo, fino alla fine
del racconto, versetto 20.
Ecco, il testo comincia presentandoci nei primi cinque versetti

questo indemoniato, per Matteo questo indemoniato sono due
indemoniati, come il cieco sono due ciechi, come il sordo, sono due
sordi: il secondo è  chi legge, ovviamente, che si fa raccontare e
capisce che doveva accadere anche a lui. Dopo, dal versetto 6 al
versetto 13 c’è lo scontro tra Gesù e il male, in modo pittoresco, con
la vittoria, poi dal 14 al 17, i mandriani che lo pregano di andarsene
e poi al versetto 18, l’indemoniato che vuole restare con Gesù.
Allora seguiamo il testo, senza fare nessuna premessa, perché è già

molto descrittivo e, fermandoci sui  vari punti e tenendoli davanti
agli occhi, abbiamo il quadro perfetto di quello che lui vuole dire;
leggiamo i primi cinque versetti:

E giunsero al di là del mare nella regione dei geraseni.
E, uscito 
lui dalla barca, subito gli venne incontro dai sepolcri un uomo in 
spirito immondo,
il quale aveva domicilio nei sepolcri, e nessuno 
più poteva legarlo neppure con catene;
perché più volte con 
ceppi e catene era stato legato, ma s’era strappato da sé le catene
e infranto i ceppi, e nessuno era forte da domarlo;
e di continuo, 
di notte e di giorno, nei sepolcri e sui monti, stava a gridare e si 
colpiva con pietre.


Il brano precedente ci parlava dei discepoli, spaventati,
perché il mare era in burrasca, il mare è simbolo del male, che
voleva inghiottirli, il mare, e il vento li buttava giù sotto, nelle
tenebre, e loro erano presi dalla paura di morire, e quella traversata
raffigura la traversata della nostra vita, dominata sempre da questa
paura e, questa paura cosa fa? Fa sì che viviamo nella morte.
Arrivati a terra c’è questo indemoniato che è descritto come la
condizione dell’uomo, vediamo:

uscito dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo in 
spirito immondo,

“Spirito immondo” vuol dire spirito “che sa di morte”,
“immondo” è ciò che sa di morte, il contrario dello Spirito santo di
Dio che è vita; ora l’uomo è l’unico animale che sa di morire e,
sostanzialmente, se uno pensa bene, ciò che detta ogni sua azione,
sostanzialmente, è la paura di morire.
Vogliamo salvarci, da che cosa? Dalla morte. Se fai una cosa,
giustamente, cerchi di salvarti, dai pericoli, dalla morte; perché?
Perché per noi, il bene sommo è la vita biologica, perso quello è
perso tutto; perché? Perché veniamo dal nulla e andiamo nel nulla,
quindi devo  volere questa frazione, però siccome ho la coscienza
della morte, vivo tutta la vita nel sepolcro, tra l’altro, la parola

“sepolcro”, in greco “memoriale” (Μνημείο), è la stessa etimologia
di memoria, l’uomo è memoria di morte, ed è la stessa etimologia di
sepolcro, ma la stessa radice di morte, la stessa radice di sorte, di
eredità di  meros, di parte, l’uomo proprio ha sempre questa
memoria di morte e tutto quello che fa è dettato da questa paura, e
noi normalmente viviamo nelle nostre paure. E la paura deriva dalla
menzogna, che non sappiamo di essere figli di Dio, o crediamo che
Dio sia cattivo.
Se sei figlio di Dio e Lui ti ama, non hai paura, vivi nella gioia
di essere amato, l’amore scaccia ogni paura, quindi le nostre paure
sono radicate nella sfiducia, che è la sfiducia del non sapere chi
siamo.
Non sai chi sono io? Sì, sono figlio di Dio, che non è poca cosa,
se uno tiene presente questo, per cui noi  abitiamo in questa
menzogna, che ci tiene nel sepolcro, e allora ci rende egoisti, schiavi
della paura, e il nome poi dello spirito si chiama “immondo” in
quanto ti domina con la paura della morte, si chiama “diavolo”, in
quanto la paura ti divide dalla realtà - vivi nel delirio - e dagli altri,
poi si chiama anche “Satana” che è il “pubblico ministero”, cioè che
dice: “Visto? Hai sbagliato, ti sei diviso, adesso paga!” Ti accusa.
Quindi sono i vari nomi, della stessa cosa, della stessa realtà, e delle
esperienze che tutti abbiamo, di vivere piuttosto nella paura. Vorrei
scomodare Heidegger, l’essere-per-la-morte dell’essere,  dice
l’uomo, no?
Bene, nel domicilio: sepolcro, e poi aggiunge:

nessuno poteva legarlo neppure con ceppi e catene;
perché più 
volte con ceppi e catene era stato legato, ma s’era strappato da sé 
le catene e infranto i ceppi, e nessuno era tanto forte da domarlo.

Si sottolinea questo male, potentissimo, che nessuno riesce a
domare; infatti, chi riesce a domare la paura della morte? O la
morte? Si diceva: “Perché muore l’uomo che ha la salvia nell’orto?”
Dice la scuola salernitana: (perché la salvia è salute), perché “contra
vim mortis non est herba in hortis”, “contro la forza della morte non
c’è erba nell’orto”, che tenga.
Cioè è un male indomabile e tutta la nostra cultura, tutta la
nostra scienza è per rimediare a questo male indomabile, per sé,
anche tutte le  guerre, sono tutte preventive per non morire,
chiaramente, se funzionano, se no sei già morto e non ne fai più; e
chi le fa, e chi le fa per prevenzione, cioè uccide, quindi realizza ciò
che teme. La paura è proprio diabolica: ci fa fare ciò che temiamo e
ci isola gli uni dagli altri perché ognuno pensa alla sua pelle e
impedisce che il nostro limite sia il luogo di comunione e di amore,
di dono e di  perdono, quindi di crescita; ed è indomabile: lo legano
con ceppi, catene, li strappa, nessuno riesce a trattarlo male, è
convulso; e poi cosa fa? Di continuo, di notte e giorno, nei sepolcri,
sui  monti stava a gridare; questo grido  di notte e di giorno,  nei
sepolcri e sui monti questo grido, e poi, l’ultima azione, si colpiva
con pietra: l’autolesionismo. È  descritto in un modo molto
pittoresco, certe esperienze che abbiamo tutti,  quando siamo
devastati dalle paure, indomabili.. beh, ognuno ha le sue.. ha dentro
le sue morti, che nessuno riesce a contenere, beh, ci sono oggi degli
ottimi medicamenti, che fanno da camicia di forza di queste cose,
ma dura poco.
Quindi rappresenta un po’ la condizione umana, ma non in
modo satanico, adesso qui è descritta in modo pittoresco, perché
era pittoresco qui, però abbiamo un’esperienza, l’esperienza che
hanno avuto i discepoli, di quella paura, della traversata, in barca, è
la stessa di questo, è una paura indomabile, in fondo. Che li fa
vivere nella disperazione, nella mancanza di fiducia; e quante volte
viviamo nella mancanza di fiducia nella vita, mediamente .. quasi
sempre, mediamente. Qualche volta no, quando va bene.
Ecco, qui allora si descrive, direi, una condizione umana
abbastanza comune, dove ciò che domina non è la coscienza di

essere figli di Dio, amati, e fratelli degli altri, ma di essere soli,
isolati, ricordarsi che dobbiamo morire, l’importante è sopravvivere,
allungare la vita a centovent’anni, possibilmente a duecento, ma
vedrai che tra poco arriviamo… Dio mio! Speriamo di morire!
Poi bisogna trattarli bene, poi bisogna fare questo, fare
quest’altro, far quest’altro.. fate delle mummie subito, così avete
risolto il problema! Cioè, già si vive la morte, chi vive così! È molto
bella la Lettera agli Ebrei: dice che Gesù è divenuto partecipe della
nostra carne e del nostro sangue, per ridurre all’impotenza,  colui
che aveva il potere della morte, cioè il diavolo, che -per paura della
morte- ci teneva schiavi per tutta la vita.
La paura della morte...
E adesso vediamo cosa avviene nell’incontro con Gesù.

E, visto Gesù da lontano, accorse e lo adorò,
e, gridando a gran 
voce, dice: Che a me e a te, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti 
scongiuro per Dio di non torturarmi.
Gli diceva infatti: Esci, spirito 
immondo, dall’uomo.
E lo interrogava: Qual è il tuo nome? E gli 
dice: Legione il mio nome, perché siamo molti.

Ecco, allora vediamo l’incontro con Gesù: lo vede da lontano;
il male vede il bene con molta precisione: è il suo nemico! Accorre e
lo adora. È l’unico, finora, che adora Gesù.
E grida a gran voce  e dice: “Che a me e a te”, questa formula
“che a me e a te” è una formula di alleanza; mi spiego: quando due
si alleavano, lo facevano come è descritto in Gn 15, cioè staccavano
degli animali in due parti, poi passavano in mezzo dicendo:  “Noi
siamo alleati per la vita e per la morte, se uno trasgredisce, finisce
squartato, quindi stai tranquillo, siamo alleati”.
Quando allora un re era attaccato da un altro re, chiamava il
suo alleato, dicendo: “Vieni ad aiutarmi” e l’altro diceva “Che c’è tra
me e te?” “Lo sai c’è quell’alleanza lì, perciò stai tranquillo”.

Allora qui, lo spirito immondo dice a Gesù:  “Ma  lo sai che
siamo alleati? Dal capitolo VI della Genesi, l’uomo vive bene perché
ha paura di Te, per quello fa il bravino, ha paura di essere punito,
per  quello fa il  devoto, per quello fa tanti sacrifici, per questo fa
tante …”. C’è un’alleanza, la falsa immagine di Dio, che è il principio
di tutte le religioni e di tutti gli ateismi e di tutti i mali del mondo,
perché tutti vogliamo esser come quel Dio tremendo, che tiene in
mano tutti,  e  potente, che punisce,  che demolisce, che può
distruggere e mandarti all’inferno.
Il che si fa anche in politica. Il re è poi  il modello di Dio in
terra, quello che realizza quella falsa immagine di Dio, e quindi
all’origine dei nostri mali, c’è questa falsa immagine di Dio,
quest’alleanza tra Dio e l’uomo. Quell’alleanza che Satana ha
cercato dopo il battesimo di Gesù, subito con le tre tentazioni;
ricordate quali erano le tentazioni? Pane, cioè, vuol dire,  abbiamo il
potere economico; abbiamo il potere politico: beh, tutti i regni della
terra sono i miei, li do, siamo buoni alleati. Sempre la solita storia.
Terzo: anche Dio è con noi, ce l’abbiamo in tasca, ecco, contro gli
altri, stai tranquillo, Dio difende noi. Sono le tre tentazioni che avrà
anche alla croce e durante tutta la Sua vita e sono le tre tentazioni
che abbiamo sempre anche noi. E cadere in queste tentazioni vuol
dire appunto cercare di avere tutte le cose, e quindi l’origine di tutte
le guerre e le ingiustizie, cercare il potere e quindi calpestare tutte
le persone, e cercare di avere Dio in tasca, vuol dire distruggere Dio,
perché Dio non ci sta nella tasca di nessuno, troppo piccolo per
starci!
E allora Satana dice: “Che c’è tra me e te? Sì, Tu sei il Figlio del
Dio altissimo, Ti scongiuro, non tormentarmi, stavamo così bene
insieme!”.  Sono le stesse espressioni che sono uscite nel primo
esorcismo nella sinagoga, dove uno andava sempre devotamente
alla sinagoga, ascoltar la Legge, e tutto, fino a quando arriva Gesù e
l’altro esplode, perché Gesù, quelle Parole che diceva, le faceva!
“Sei venuto a  tormentarmi”: cioè il  male sente come  tormento il

bene, gli dà fastidio il bene. E poi è interessante che, per sé, è
l’indemoniato che parla, e lui  si identifica con l’indemoniato e
l’indemoniato col suo male. Perché Gesù gli diceva: “Esci spirito
immondo dall’uomo, esci!” Perché? Perché sei entrato
abusivamente! L’uomo non è fatto per essere abitato dallo spirito di
paura, ma dalla fiducia nella Parola del Padre, non dall’egoismo, ma
dall’amore, non dalla morte, ma dalla vita! Quindi, esci!
Interessante, no, Gesù gli esorcismi li fa solo con la Parola,
come il mare: è una forma di esorcismo anche il mare, quando a
quel mare sconvolto dice: “Taci!”. È lo stesso, è lo spirito del male
che lo agita.
E poi le chiede: “Qual è il tuo nome?. Svelati, chi sei! “ Il mio
nome è Legione, perché siamo in molti”. Cioè non ha nome, il nome
è una moltitudine, bene ordinata per avanzare, strutturata bene, la
legione era dai  due  ai  tremila soldati, messi bene, che potevano
combattere proprio bene e far fuori chiunque.  Il mio nome è
Legione. Un bell’io diviso, no? E bene organizzato per fare il male.
E adesso vediamo allora Gesù cosa ordina a questa Legione,
e, prima, questa Legione cosa dice a Gesù:

E lo pregava molto di non mandarli fuori da quella regione.
Ora c’era là, verso il monte, un branco grande di porci al pascolo,
e lo pregarono dicendo: Mandaci nei porci, perché entriamo in essi.
E permise loro. E, usciti, gli spiriti immondi entrarono nei porci; e si 
precipitò il branco dal  pendio nel mare, circa duemila, e 
affogavano nel mare.

Allora notate cosa fanno questi demoni: pregano. “E lo
pregava molto” e poi dice come lo pregava. Pensate, anche i
demoni pregano! E Gesù li ascolta. Di non mandarli fuori da quella
regione, è la regione del “pagani” è un modo anche di dire che, in
fondo, dove non c’è la luce della verità, domina ancora, è regione
del male, della paura e domina, in fondo, la paura di Dio e tutti i

culti nascono dalla paura di Dio, in fondo, “Se no, se non lo tengo
buono, sono finito…”
E lo pregano: “Mandaci nei porci, perché entriamo in essi”.
Perché questa storia dei porci? I porci indicano i pagani, fra
l’altro, perché gli Ebrei non li potevano  avere, quindi, vedere dei
porci che annegano, per gli Ebrei, è anche una bella soddisfazione.
E Gesù ascolta la loro preghiera. E poi il male cosa fa? Escono
dall’uomo, tutta questa legione, con una semplice  Parola, con il
semplice permesso, lasciapassare: “Potete andare”, entrano nei
porci  e si precipitò il branco dal pendio nel mare, circa duemila: il
male affoga nel mare, quel mare che voleva far affogare i discepoli,
perché il male finisce male, in fondo, perché il mare è il luogo del
male, per gli Ebrei e della non-vita.
Quindi si auto-sconfigge, in fondo; cioè non può, davanti alla
Parola.. cioè, in fondo, Gesù, l’unica cosa che fa è dire la Parola vera,
ed è la Parola vera che vince il male, perché il male è sempre una
parola di menzogna: la parola che non mantiene la promessa.
Supponete che uno dica a una persona: “Ti voglio bene” e poi lo
frega… fa male! Perché? Perché non è vero che gli vuole bene, è la
promessa che non è mantenuta, è questo il male.
Così con Adamo ed Eva, la promessa: vedrai che sei come Dio,
sarai bello, buono, desiderabile, poi invece scoprono che è tutto il
contrario, han vergogna.
E allora proprio la Parola fa affogare il male, come la luce
dissolve la tenebra, così la Parola distrugge il male che è menzogna.
Ecco, però ha dei costi! I duemila porci! E adesso vediamo perché.
Allora i mandriani, cosa fanno?

E i loro mandriani fuggirono e annunciarono nella città e nei 
campi; e vennero a vedere cos’era successo.
E giungono da Gesù
e vedono l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, quello 
che aveva avuto la  legione; e temettero.
E quelli che avevano visto raccontarono loro come era successo all’indemoniato e pure 
il fatto dei porci.
E cominciarono a pregarlo di andarsene dai 
loro confini.

I demoni erano più bravi, han detto “Lasciaci star dentro” e
van nei porci; loro dicono: “Vai via tu”. Allora, i mandriani fuggono e
annunciano; e dalla città vengono a vedere cos’era successo e
vedono Gesù e l’indemoniato, seduto, vestito, sano di mente, quello
che aveva avuto la legione; ecco, e come finirà Gesù, sulla croce?
Non certo vestito, nudo, stimato pazzo, e abiterà lui stesso nel
sepolcro, deposto dalla croce: cioè c’è proprio la sostituzione, Gesù
ci libererà dal male, perché ha preso su di Sé la nostra sorte, il
nostro male.
Quindi questo qui è  guarito, totalmente; persona seduta,
tranquilla, lui che era inquieto; vestito, lui che era nudo, si
strappava; sano di mente, lui che era totalmente fuori gridava e
urlava; lui che era abitato dalla legione, devastato dal male, è una
persona serena e tranquilla.
Chi vede temette.
E raccontano cos’è successo, del fatto dei porci, e allora gli
abitanti lo pregano che andasse via dai loro confini. Cosa vuol dire
questo? Che in fondo questo indemoniato fa da specchio a tutti
quelli che stanno in giro, anche gli altri sono abitati dallo stesso
male, in modo meno visibile, tant’è vero che come i demoni
pregano Gesù di essere lasciati sul territorio, quelli vogliono restare
sul territorio e gli dicono: “Vai via tu, per favore, noi vogliamo stare
qui, tranquilli, come siamo, coi nostri porci, coi nostri interessi, col
nostro stile di vita, coi nostri.. ”.
Io non voglio cambiare, io sto bene così, io col mio male ci
vivo bene, scusa, la  situazione migliore di questa, dove la trovi?
Incastrato tutto cosi bene.. anzi, sto anche abbastanza dalla parte
del potere, magari dove il male posso farlo, senza subirlo, almeno
spero, o almeno il mio tentativo è questo; o almeno mi identifico

con chi può farlo senza subirlo, così funziona sempre il sistema del
male, che fa promesse, non le mantiene e tutti le subiamo. Perché,
sotto, è un gioco di specchi, questo testo,  andiamo  avanti, così
vediamo il seguito.

Ed entrando lui nella barca, lo pregava l’indemoniato di essere 
con lui.
E non lo lasciò, ma gli dice: Va’ a casa tua, presso i tuoi, e 
annuncia loro quanto per te ha fatto il Signore  e ha avuto 
compassione di te.
E se ne andò e cominciò a proclamare nella 
Decapoli quanto per lui fece Gesù;e tutti si meravigliavano.

Ecco che Gesù, come ha esaudito la preghiera dei demoni,
esaudisce anche quella degli abitanti di quella regione e va via Lui, e,
mentre entra nella barca, anche l’indemoniato lo prega: ed è tutto
un gioco di preghiere, quelle che sono esaudite è perché sono
sbagliate, quella che è giusta, gli dice di no: lo prega di  essere con
Lui, ricordate che gli apostoli sono stati fatti da Gesù per “essere con
Lui”. Essere con Lui è il senso della vita; essere con Lui, il Figlio, sei
figlio anche tu. Essere con Lui, che è la luce del mondo, che è
l’essere tutto ciò che esiste, tu sei nella pienezza di vita,  quindi  il
senso della vita è quello. E Gesù non lo lasciò. Perché? “Va’ a casa
tua, presso i tuoi, e annuncia loro quanto per te ha fatto il Signore e
la compassione che ha avuto di te”, cosa vuol dire?  Questo
indemoniato, ormai, è con Gesù, perché è come Gesù, è libero dallo
spirito del male, allora questo è  già con Gesù, e allora può essere
mandato ad annunciare, che cosa? “Quanto per te ha fatto il
Signore”. Che cos’è il Vangelo? Il racconto dell’esperienza che ho
avuto personalmente, di liberazione dal male; questo lo può
raccontare, gli apostoli non ancora; Pietro sarà chiamato Satana, al
capitolo VIII, da Gesù, perché ancora vive quella stessa logica del
potere e della paura.
Ed è bello, no? Che cos’è l’annuncio? È far l’esperienza di
questa liberazione da questi spiriti immondi, vivere finalmente
tranquillo, sereno, seduto, vestito, sano di mente e voler essere con

Gesù; e allora dice: “No, tu sei già con me! Vai pure a casa tua, coi
tuoi, e testimonia proprio con la tua vita che c’è una vita nuova”.
Che è il battesimo, appunto; e in cosa consiste? In quello che
ha fatto per te il Signore.
È l’unica volta che Gesù chiama se stesso “il Signore”, qui.
Poi lo farà un’altra volta, dicendo dell’asinello: “il Signore ne
ha bisogno”.
E poi sintetizza tutta l’esperienza e questa misericordia,
questa compassione -cioè sente il tuo male- che Lui ha per te.
E quello se ne andò e cominciò a proclamare, quindi diventa
come Gesù. Proclama quanto fece Gesù a lui e lui è già come Gesù,
perché è libero e può proclamare,\+ e tutti si meravigliavano.
Allora direi, in questo indemoniato c’è lo specchio di tutte
quelle paure che i discepoli hanno e non hanno ancora superato,
che devastano la nostra vita e dalle quali dobbiamo essere
progressivamente liberati, perché di esorcismi ce ne saranno
ancora, questo è il più dettagliato e più colorito, se volete, anche il
primo è molto forte, il terzo sarà un po’ difficoltoso: è quello del
sordomuto, però non può esprimersi molto, perché è muto; e, tra
l’altro, l’essere muto è uno dei mali peggiori, perché vuole dire non
comunicare e non sentire, è l’origine del male, infatti: non sentire la
Parola,  e non comunicare la Parola; perché siamo abitati dalla
menzogna e non dalla Parola. E poi ci sarà l’ultimo esorcismo, dopo
la trasfigurazione, quando addirittura il bimbo muore e risorge; e
l’esorcismo definitivo sarà proprio la croce, per cui Gesù vince il
male.
Ecco direi che questo testo, allora, ci dà uno scorcio un po’ su
tutto il significato del Vangelo, che è liberarci da queste forze
devastanti, che abbiamo visto la volta scorsa, nella traversata del
mare, cioè delle nostre paure, che ci fanno vivere nei sepolcri, con
un male indomabile che è la paura della morte, gridando e urlando

e facendoci del male e facendo del male anche agli altri,
eventualmente, e questo male è strutturato benissimo,  duemila
organizzati; è bello anche proprio com’è descritto, con questo
folklore, con questa ricchezza di dettagli, e poi questi porci che se ne
vanno e poi questo male che fa anche tenerezza: prega, supplica, si
inginocchia, adora; quante volte si prega, si supplica, ci si
inginocchia, si adora; ma cosa chiediamo? “Per favore, non
rompere”. Noi Gli  chiediamo che esaudisca i nostri desideri, ma è
meglio che esaudisca i Suoi, piuttosto che i nostri.
È un testo molto ricco di suggestione.












Nessun commento: