Silvano del Monte Athos. L'umiltà

Allora dico: « Signore, Tu sei misericordioso; l'anima mia Ti conosce; dimmi che cosa devo fare perché la mia anima sia umi­liata».
E il Signore rispose alla mia domanda: «Tieni il tuo spirito agli inferi e non disperare».
Quanto è grande la misericordia di Dio! Io sono un abominio davanti a Dio e agli uomini, ma il Signore mi ha amato tanto, che mi consiglia, mi guarisce ed istruisce. Lui stesso insegna all'anima mia l’umiltà, l'amore, la pazienza e l'obbedienza, e riversa su di me tutta la sua misericordia.
Da allora io tengo il mio spirito agli inferi e brucio nel fuoco tenebroso, e ardo d'amore per il Signore, e lo cerco con le lacrime, e grido: «La fine è vicina, io morirò ed abiterò nella buia prigione dell'inferno: là io, solo, brucerò, e avrò nostalgia del Signore e piangerò: Dove sei, mio Signore, tu che la mia anima conosce? » E da questo pensiero trassi grande giovamento. Il mio spirito venne purificato e l'anima mia trovò riposo.
Che meraviglia: il Signore mi ha ordinato di tenere il mio spirito agli inferi e di non disperare. Quanto è vicino a noi: «Ecco, io sono con voi fino alla fine dei tempi », ed ancora: «Invocami nel giorno dell'afflizione, e io ti libererò e tu mi glorificherai» (Mt 28, 20; Sal 49, 15).
Quando il Signore tocca un'anima, allora essa si rinnova. Ma questo è comprensibile solo a coloro che hanno vissuto questa esperienza, perché senza lo Spirito santo è impossibile la cono­scenza delle realtà celesti.
Questo Spirito è stato mandato dal Signore sulla terra. Chi potrebbe descrivere la gioia di conoscere il Signore e insaziabil­mente tendere a Lui giorno e notte? Oh, come siamo fortunati noi cristiani! Non c'è niente di più prezioso della conoscenza di Dio e niente è peggio che non conoscerlo. Ma beato anche colui che, sebbene non lo conosca, tuttavia crede.
Ho cominciato a fare come mi è stato insegnato dal Signore, e il mio cuore poté conoscere il riposo in Dio, e ora, giorno e notte, io domando a Dio l'umiltà di Cristo.

Oh, umiltà di Cristo!
Ti conosco ma non sono capace di raggiungerti,
Ti conosco per grazia di Dio, ma non riesco a descriverti.
Ti cerco come una perla preziosa e splendente.
Tu sei delizia per l'anima e sei più dolce di ogni cosa al mondo.
Ti ho conosciuta per esperienza.
Non stupitevi di questo, perché:
Lo Spirito santo vive in noi e ci illumina.
O Spirito santo!
Tu ci riveli la conoscenza di Dio.
Tu ci comunichi la forza di amare il Signore.
Tu ispiri i pensieri divini.
Tu ci concedi il dono della parola          
Tu ci rendi capaci di glorificare Dio.      
Tu ci riempi di gioia e di allegrezza.                       
Tu ci fortifichi per la lotta contro i nemici e trionfi su di loro dentro di noi.

Chi può immaginarsi il paradiso? Solo chi porta in sé lo Spi­rito santo può farsene un'idea, anche se parziale, perché il Para­diso è il Regno dello Spirito santo, e lo Spirito santo è lo stesso nei cieli e sulla terra.
Io pensavo: « Sono abominevole e degno di ogni castigo!» Ma il Signore invece di punirmi mi ha dato lo Spirito santo.
O Spirito santo, più dolce di ogni cosa terrena, cibo celeste, gioia dell'anima! Se vuoi avere sensibilmente la grazia dello Spirito santo, umiliati, come i santi Padri. Abba Poemen disse ai suoi discepoli: « Credetemi, figlioli, io sarò gettato nel luogo dove fu gettato Satana ».
Un calzolaio di Alessandria pensava: « Tutti saranno salvati: solo io sarò perduto ». E il Signore rivelò ad Antonio il Grande che non era ancora giunto alla misura della fede di quel calzolaio. I Padri sostenevano una grande lotta contro i nemici e si abitua­rono a pensare umilmente di sé, e per questo il Signore li ha amati.
Anche a me il Signore ha fatto comprendere la forza di queste parole. E quando tengo l'anima mia agli inferi, essa è pacificata; quando me ne dimentico, mi assalgono pensieri non graditi al Signore.
Pensavo: « Io sono terra, e terra peccatrice ». Ma il Signore ha riversato su di me, in modo incommensurabile, la sua mise­ricordia e mi ha dato con abbondanza la sua grazia, e il mio spirito è pieno di gioia, perché, anche se io sono un essere abominevole, il Signore tuttavia mi ama, e perciò l'anima mia tende insazia­bilmente a Lui, e quando lo troverò, dirò alla mia anima: « Custodisci questo dono, affinché non ti succeda qualcosa di peggio».



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