"Salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza"




L'ANNUNCIO
Il "tetto" ci parla di matrimonio e di famiglia; nella Scrittura e nelle religioni, il baldacchino è il segno dell'intimità familiare, della Gloria di Dio che custodisce il talamo nuziale. La celebrazione del matrimonio nella tradizione ebraica è singolarmente vicina all'episodio del Vangelo di oggi. "...Le persone presenti alla cerimonia nuziale procedono verso la "chuppà" (la tenda nuziale), dove avrà luogo il matrimonio, secondo un ordine preciso. Lo sposo attende la sposa davanti alla "chuppà" che simbolicamente rappresenta la dimora dello sposo. La transizione della sposa dalla casa paterna a quella del marito viene, quindi, simbolicamente rappresentata attraverso la processione di entrambi i genitori accompagnanti la sposa verso la sua nuova destinazione.... Chiariamo il significato del termine "Chuppà". Esso originariamente era riferito al tetto o alla camera nuziale e, qualche volta al matrimonio stesso. Nei tempi antichi la chuppà era la tenda o la stanza dello sposo a cui la sposa era portata in festosa processione per l’unione matrimoniale. Ai tempi talmudici era d’uso che fosse il padre dello sposo ad erigerla. Il termine "chuppà" significa, in ebraico, "protezione" e si riferisce al baldacchino o alla tenda che copriva gli sposi durante la cerimonia nuziale. Esso serve ad uno scopo legale: rappresenta l’atto decisivo con cui veniva formalmente attestata l’unione matrimoniale e la conclusione dell’atto matrimoniale iniziato con il fidanzamento. Insieme questi due atti di acquisizione, il fidanzamento ed il matrimonio, vengono chiamati chuppà ve’kiddushin". Il Vangelo di oggi ci parla delle nozze che uniscono la creatura al Creatore. La Chuppà è l'immagine della nube che ricorda il dono della Torah al Popolo sul Sinai, le nozze fondate sulla Parola e l'obbedienza, l'Alleanza gratuita che sigilla la primogenitura. Il paralitico è immagine di un Popolo infedele, chiamato a camminare nella Torah del Signore, a vivere nella sua intimità che è compierne la volontà, ma incapace di muovere un solo passo. Per questo Gesù perdona i suoi peccati! Le gambe non si muovono perchè il cuore è malato. E Gesù punta diritto al cuore, per guarirlo e renderlo capace di amare, di obbedire, di vivere alla luce della Torah. Il Vangelo oggi, ci annuncia le nozze fondate sul perdono. La nostra genitrice, la Chiesa, ci conduce a Cristo - la nostra nuova destinazione -, sotto la Chuppà, il tetto della misericordia nella quale diventiamo una sola carne con il nostro Sposo. E' lì, sul letto d'amore dove ci ha sposato il Signore, sulla sua Croce gloriosa, che la Chiesa ci depone ogni giorno. Ai piedi di Gesù la essa ci fa, con un atto decisivo, suoi discepoli; nell'ascolto della Sua Parola impariamo la sua misericordia; nel riconoscerci paralitici, peccatori sempre deboli e bisognosi del suo amore, sperimentiamo la gratuità dell'Alleanza nella quale siamo stati chiamati. La Chiesa ci sposa a Cristo: noi poveri e con l'unica dote dei nostri peccati, Lui, ricco di ogni benedizione. Senza la sua intimità non v'è salvezza, solo arroganza e falsa religione, quella degli scribi e dei farisei, di chiunque si scandalizza di fronte a Cristo e al suo potere di rimettere i peccati. Lui è Dio e lo certifica nel frutto del perdono: il paralitico si alza, risorge, e comincia a camminare, a compiere la volontà di Dio. E' la Grazia del perdono che solo Dio può offrire; per questo il paralitico porta con sé la memoria della sua fragilità, la verità del suo essere debole e incline al male. Con il "lettuccio" caricato sulle spalle, immagine anche della Croce che lo ha redento, potrà camminare nell'abbandono totale alla misericordia che lo ha salvato.


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