"Beato te Simone"



L'ANNUNCIO
 Pietro, la pietra che s'era sfaldata dinanzi alla morte, è il fondamento della Chiesa perché la sua forza deriva dalla misericordia celeste e non "dalla carne e dal sangue". Pietro ha tradito, vigliaccamente. Come facciamo mille volte al giorno, dinanzi a un fatto o a una persona che ci ricorda di appartenere a Cristo; non è stato tuo figlio, proprio durante la litigata di ieri sera, a dirti che il tuo modo di parlare è identico a quello di Gesù? Tutte le belle parole che gli hai sbattuto in faccia innumerevoli volte, e le catechesi che non fanno una piega, beh? Non te le ha insegnate Lui? Non stai con Lui da anni? E allora dillo, dai ora la tua testimonianza, caricati dei peccati di tuo figlio, perdonalo e aiutalo davvero... Scendi dalla cattedra di moralismi e giudizi, spogliati del risentimento, lascia che i suoi atteggiamenti riducano a brandelli quello stupido orgoglio di padre ferito. Stendi le braccia e accoglilo, e insegnagli quello che ha salvato te per primo: la misericordia infinita spalmata su una pazienza altrettanto infinita. Pietro, infatti, è stato il primo ad essere perdonato. Il primato del perdono ha fatto di lui la roccia su cui il Signore ha fondato la sua ChiesaLa "beatitudine" di Pietro e di tutti noi, è tutta in questa esperienza: per confermare nella fede la Chiesa attraverso i secoli, Pietro, il primo Papa, ha conosciuto un perdono che né carne e né sangue possono rivelare; per la "gente" che non conosce Cristo, Pietro ha sperimentato il perdono che viene dal sepolcro, che ha attraversato l'inferno e ha vinto la morte, un perdono soprannaturale, e per questo gratuito e immeritato. Quel giorno sulle rive del Mare di Galilea Gesù ha purificato lo sguardo di Pietro schiudendo con la fede i suoi occhi sull'amore più forte di qualsiasi tradimento; da quel giorno quegli si apriranno pieni di luce in quelli di ogni Papa della storia. Solo uno sguardo purificato nel vedere e sperimentare il perdono, può riconoscere Dio onnipotente in un povero rabbì di Nazaret, innocente in un condannato a morte, vivo in un relitto d'uomo appeso esanime  a una croce. Questa è la fede della Chiesa, trasmessa e insegnata dalla Cattedra che sa illuminare la storia di ogni uomo: nella precarietà, nelle contraddizioni della carne, in un corpo corruttibile la fede sa che vi abita Dio, perché vede e sperimenta la Vita nella morte. La fede, infatti, si nutre della misericordia. Nelle sue viscere materne la Chiesa "lega in terra" i suoi figli a Cristo, "sciogliendoli" dai lacci del demonio. E "legare" a Cristo "sciogliendo" dal demonio significa innalzare gli uomini in Cielo, partorirli alla vita eterna, introdurli in una novità di pensieri, parole, attitudini e gesti che anticipano in terra il destino per il quale sono stati creati. La Chiesa è il luogo della misericordia che Cristo ha lasciato per ogni uomo. E' una madre che accoglie ogni figlio disperso. Per questo la cosiddetta disciplina sacramentale e gli articoli del Codice di diritto canonico non sono solo "carne e sangue". Nella prassi della Chiesa come nel suo Magistero spira il soffio dello Spirito Santo; nei suoi gesti e nelle sue parole brilla la "rivelazione" dell'amore del Padre. La sapienza della carne non ha gli strumenti per comprenderlo, perché essa è ferita dal peccato. Ma proprio per questo il Signore ha voluto Pietro, e lo ha scelto per essere la pietra su cui fondare il suo agire e il suo parlare tra gli uomini. Ha scelto una carne uguale ad ogni altra, per toccarla con la sua misericordia e farla così segno credibile del suo amore. Pietro, e con lui ogni cristiano, è allora issato sulla Cattedra della Croce dove, unito all'unico Maestro nel perdono, può insegnare al mondo la via della salvezza, della pace e della libertà. Ogni parola o gesto della Chiesa - degli sposi e dei religiosi, dei padri e delle madri che in essa sono istruiti - è profetico: laddove giungono e sono accolti hanno il potere di generare figli per l'eternità. Siamo dunque chiamati ad ascoltare il grido di chi ci è accanto mentre ci ricorda a chi apparteniamo. E, come Pietro, bagnare con le lacrime le nostre debolezze per consegnarle a Cristo, così che proprio esse divengano materia viva e credibile con cui insegnare l'amore di Dio. E' questa la Buona Notizia che ci annuncia la Festa di oggi: non sono le nostre belle parole, neanche i nostri sentimenti e i nostri sforzi ad insegnare al mondo come si vive per non morire. Sono piuttosto le nostre ferite, le contraddizioni, i tradimenti, le debolezze e perfino i peccati a farsi breccia nel cuore dei figli, parenti, amici e nemici. E' la nostra sporca autenticità consegnata alla misericordia che purifica e lava ogni peccato, che prepara chi ci è accanto ad accogliere Cristo. Siamo proprio noi crocifissi con Cristo il laccio di "terra" che "lega in Cielo" chi ci è accanto. E' la misericordia fatta carne in noi la mano di "terra" capace di "sciogliere in Cielo" chiunque sia schiavo della menzogna. Sulla porta del mondo, Pietro dischiude le porte della sua casa, la Chiesa dov'è vivo Cristo. Lui non è "uno dei profeti", non è solo "carne e sangue"; la fede della Chiesa annuncia che Lui è "il Cristo", l'Unto, il Messia, il Signore; professa che Lui ha vinto il demonio e il peccato che "lega" l'uomo alla tomba scavata nella "terra". Le porte delle nostre case sono come la pietra del sepolcro di Gesù, spalancate sul Cielo; segnate dal sangue dell'Agnello accolgono ogni peccatore, perché le "porte degli inferi" non potranno "prevalere": nessuna lite, incomprensione, neanche nessun tradimento e peccato potrà distruggere l'opera di Dio in chi ha gettato se stesso nella sua misericordia. Per questo chiunque entri in casa nostra, che è Chiesa domestica, sarà strappato al potere del demonio e imparerà l'amore, l'unica materia da sapere per entrare nella vita che non muore.





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