Mercoledì della XVII settimana del Tempo Ordinario




Rembrandt, La parabola del tesoro nascosto





L'ANNUNCIO

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

 (Dal Vangelo secondo Matteo 13, 44-46)




Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, 
soffia nel mio giardino si effondano i suoi aromi. 
Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.

Cantico dei Cantici
Sia come sia, oggi è un giorno fantastico. Qualcuno si è innamorato follemente di ciascuno di noi. Qualcuno ci ha "cercato", ci ha ardentemente desiderato, ci ha trovato laddove eravamo, nascosti e impauriti. Ci ha amato di un amore sconosciuto. Qualcuno "ha gioito" al vederci. E, pieno di quella gioia, "ha venduto tutto per acquistare noi". Per te e per me, per ogni uomo della terra, ha dato tutto se stesso: la propria vita, il proprio sangue, sino all'ultima goccia. Questo Qualcuno è Gesù, che ha visto in te e in me il suo tesoro, la sua perla preziosissima. Ai suoi occhi, infatti, siamo la sua amata perfetta, la sua colomba, e desidera poter saziarsi del nostro sguardo, ascoltare la nostra voce, e farci felici. Eccolo anche oggi cercarci appassionato e venirci incontro come lo Sposo del Cantico dei Cantici, sporcarsi per noi, scendere sino al giardino nel quale ci siamo nascosti, nelle nostre ore che ci appaiono sempre uguali, nel grigio di relazioni trascinate, nell'insignificanza di un lavoro che non ci soddisfa, di un'estate forse obbligata in città, al capezzale di un'amicizia evaporata. Ecco l'Amato scendere nel "suo giardino" di delizie, il "campo" che ha acquistato al prezzo della sua vita, laddove è stato crocifisso, sepolto ed è risorto. Il suo giardino che è oggi questa nostra vita, questa nostra storia per la quale forse mormoriamo, che non accettiamo, che vorremmo correggere, limare, imbellire. Ecco l'Amato "scavare" nella fossa dove siamo precipitati, la stessa nella quale è stato sepolto come un seme piccolissimo. Lui, esperto rabdomante dell'anima, ci scova negli angoli più bui, nelle solitudini più tristi, laddove ci siamo rintanati per piangere, per accarezzarci le disillusioni e i sogni infranti, per coccolarci il cuore ferito; laddove l'accusatore, travestito da consolatore, ci ha sospinto perché toccassimo l'albero della vita, e ne mangiassimo il frutto riservato al Creatore, illudendoci di diventare come Dio, capaci di determinare il bene e il male. Eccolo passeggiare per liberarci dall'inganno di una consolazione che prima ci adula e poi ci insulta sino a farci sentire soli al mondo, incompresi, disprezzati, sotto il fuoco amico e nemico, obiettivo dell'artiglieria di ingiustizie dei colleghi di lavoro, della suocera e del genero, del vicino di casa e del fratello che si batte il petto in Chiesa. Il Signore è l'unico che riconosce, tra la zizzania seminata dal nemico, tra le sterpaglie del malumore, del giudizio e della mormorazione, sotto metri di peccati e concupiscenze, il segno luminoso del tesoro nascosto, della perla preziosa celata. E' l'amore dell'Amato che sente il profumo dell'amata a distanza siderale. Per Lui il nostro odore è comunque un profumo soave e inconfondibile, anche se confuso tra mille altri odori e sapori, anche in mezzo al fetore acre di spazzatura e cibo andato a male, tra la corruzione e la perversione di una vita ricevuta come un fiore pronto a sbocciare e sprecata nelle spirali dell'egoismo. Il Signore ci riconosce, anche oggi, come il suo tesoro più prezioso, la sua gioia, l'amata nella quale riversare, come un fiume in piena, il suo amore traboccante di misericordia. Incontrarci è la sua gioia, salvarci e amarci è il suo unico desiderio, l'essenza della sua natura. Eccolo allora entrare anche oggi nelle nostre angosce, attraverso il mistero di fatti che forse non comprendiamo, le parole sarcastiche di chi ci è accanto; la Chiesa ci annuncia oggi che in ogni evento e persona è Lui che ci ama di amore gelosissimo, e per questo "scava" intorno a noi una fossa che ci illumini sulla vanità di ogni affetto che non abbia in Lui l'inizio e il compimento. Il suo amore ci strappa dall'effimero al quale restiamo abbracciati, come un bimbo al suo orsacchiotto. Ma gli idoli hanno bocca e non parlano hanno orecchi e non sentono, hanno mani e non palpano. Gli idoli ci trasformano in ciò che essi sono, burattini nelle mani di un altro, il nemico della nostra felicità. Ma Gesù viene sempre con misericordia, perché non ci giudica e ha deciso, anche oggi, di tirarci fuori dai pasticci che sono le conseguenze dei nostri peccati; viene a fare di noi, Pinocchi capricciosi e senza spina dorsale, delle persone vive. Viene a trarci dalle fauci della balena, proprio come accadde a Pinocchio: ci strappa dalla morte per insegnarci a vivere, ad entrare nella realtà e curare l'orto e guadagnarci da vivere e accudire Geppetto, ovvero amare chi ci è accanto, spendendo noi stessi per loro. Sì, il Signore viene a "scavare" nella nostra tomba, ci "trova" e ci prende tra le mani, mette il suo sigillo sulla nostra vita, ci "nasconde di nuovo" laddove eravamo, ma non è più la stessa cosa. Lui ormai ci ha "trovato", siamo il suo tesoro! Siamo ancora laddove Egli ci ha "trovato", ma il tempo che si è inaugurato dall'incontro con Lui, dall'ascolto della predicazione nella Chiesa, è impregnato del suo amore; è "contemporaneo" all'offerta di se stesso per noi, è come assorbito nel suo Mistero Pasquale, è già un tempo redento, il primo passo per essere immersi nell'acqua che ci farà rinascere a vita nuova. Per questo, misteriosamente, il nostro restare nella terra in attesa di Lui, diviene il tempo fecondo della conversione: mentre Gesù va a dare la sua vita per noi, sperimentiamo il prezzo del suo amore nella nostra vita. E' un'immagine del catecumenato, dell'iniziazione cristiana, del tempo nel quale sperimentare il potere del suo amore nella nostra debolezza. Nella terra in cui siamo "nascosti di nuovo" cresce "il tesoro" della fede che dà valore a tutto il "campo" che è la nostra vita, e non solo, ma anche quella di coloro che ci sono affidati. E' molto importante questo "nascondere": se Gesù non ci avesse "nascosto" i briganti, i ladri, i demoni ci avrebbero trovato e avrebbero rubato il seme di vita eterna che abbiamo ricevuto; avrebbero seccato la Parola che ci è stata predicata con le preoccupazioni del mondo, e l'opera di Dio sarebbe stata frustrata. Per questo Gesù ci ha "nascosto" nelle viscere della Chiesa. Per questo anche noi dobbiamo imparare a saperci "nascondere", a proteggere le Grazie che il Signore ci dona. A non vantarci di nulla, a non dimenticare che tutto il bene che nasce in noi è frutto della gratuità del suo amore, come fece San Francesco che "Cercava con ogni cura di nascondere nel segreto del suo cuore i doni del Signore, perché non voleva che, se gli erano occasione di gloria umana, gli fossero pure causa di rovina” (Vita seconda di Tommaso da Celano, 133). Anche noi, che siamo chiamati come lui a ricevere le stigmate dell'amore di Cristo, a essere trasformati in Lui e in Lui a vivere crocifissi, dobbiamo imparare da ciò che fece Francesco dopo l'episodio de La Verna: "E diceva spesso: «Il mio segreto è per me, il mio segreto è di Dio! Beato quel servo che custodisce nel suo cuore i segreti del Gran Re!». Aveva sperimentato quanto è nocivo all'anima comunicare tutto a tutti. E sapeva che non può essere uomo spirituale colui che non possiede nel suo spirito segreti più numerosi e più profondi di quelli che potevano essere letti sul viso e conosciuti e giudicati dagli altri" (Vita Prima di Tommaso da Celano). E ciò è possibile solo se resteremo uniti alla Chiesa, dove pregare e ascoltare assiduamente la Parola e nutrirci dei sacramenti. Difendere il "tesoro" è difendere Cristo in noi, il bene più grande, l'unico. Per questo bene, oggi è un giorno meraviglioso, nel quale possiamo partecipare della sua stessa gioia. Mette i brividi, lascia senza fiato: è la gioia contagiosa del Signore nel rivedere i discepoli al termine della traversata nelle profondità della terra e della morte, quando appare risuscitato e apre il loro cuore alla sua stessa gioia. L'allegria e la pace di chi si ritrova dopo che l'ineluttabile sembrava aver divorato ogni speranza, dopo che tutto pareva perduto. Egli è sceso in quella terra di nessuno che è la vita di chi è stato aggredito dall'inganno del demonio e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. E qui esplode la sua gioia incontenibile sciolta dall'incontro con la pecora perduta, ferita e sanguinante, ma comunque sua. E' questa l'unica e autentica gioia anche per noi, la sua gioia per il nostro riscatto. Gioire in essa è gioire per quello che siamo, per l'amore con il quale siamo amati; e ci fa entrare in una verità che distrugge perfezionismo, moralismo e orgoglio. E' simile all'esultanza ebbra di gioia e gratitudine della Vergine Maria, innescata dai suoi occhi aperti sulle grandi cose compiute dall'Onnipotente nella sua umiliazione. Gioia vera, umiltà autentica. Siamo nulla, deboli, fragili, peccatori; siamo poveri vasi di creta, campo pieno di zizzania, terra sassosa, e spine, e strade assolate. Siamo quello che siamo, ma un tesoro è nascosto in noi. Solo il suo sguardo pieno di compassione è capace di trarlo alla luce, perché tra le sue mani creatrici, risplenda del suo valore, l'infinito valore della sua immagine impressa in ciascuno di noi, lavata e restaurata dal suo sangue, e riportata alla luce dalla sua resurrezione; ed è solo gioia, dirompente che scaturisce dall'esperienza del suo amore fatto vita e storia in noi. Per questo il Signore ha comprato "tutto il campo", non solo quell'appezzamento dove ha individuato il tesoro. Tutta la nostra storia, tutto di noi è oggetto delle sue attenzioni, del suo amore. Nulla in noi è da buttare, nulla nella nostra storia è stato, è e sarà senza senso. Tutto è importante perché ai suoi occhi abbiamo un valore infinito, paradossalmente più della sua stessa vita. Ci ha amati per trasformarci in Lui, e continuare ad amare, in noi, ogni peccatore. Siamo un "tesoro" destinato a tutti i poveri della terra. Capito? Per questo la gioia di Cristo è così grande: perché ci amati come se fossimo gli unici al mondo, ma contemporaneamente ha visto in noi il suo tesoro da regalare a chi nulla ha, le infinite grazie con le quali ci colma perché giunga il suo amore a chi non lo ha conosciuto o ha perduto la sua amicizia. Quante volte ci disprezziamo, ci buttiamo via e pensiamo male di noi stessi, del nostro fisico, del nostro carattere, delle nostre storie. Disprezziamo ciò che per Gesù ha un valore immenso, anche i difetti, che tra le sue mani brillano come perle preziosissime, anche i peccati che Lui ha perdonato, destinati ad essere un segno di speranza per il mondo, per chi ci è accanto. Mentre noi vorremmo cancellare quanto di più prezioso il Signore ha voluto riscattare e fare suo. Ecco la radice di tante nostre sofferenze: guardarci con occhi diversi da quelli con i quali ci guarda Gesù. Se avessimo oggi il suo sguardo su di noi, la sua pazienza, la sua misericordia, il suo amore.... Siamo preziosi, ovvero di gran pregio, e un prezzo altissimo per riscattarci, la sua stessa vita. Come disprezzare ciò che Lui ha amato così... Siamo il suo Regno e il suo Regno è dentro di noi. La nostra vita è tutta qui, in questo mistero mozzafiato. Siamo opera sua, la più bella, la più preziosa. Abbiamo "cercato" tanto, come il "cercatore di perle", il senso della nostra vita. Abbiamo tentato di migliorarci, di progredire, come la storia dell'Europa cristiana ci insegna: anche noi abbiamo solcato i mari dell'ignoto come i grandi esploratori, perché l'annuncio del Vangelo ha innescato in noi la crescita del seme di vita eterna. Non siamo fatti per accontentarci, per chiuderci in casa e sdraiarci su un sofà a vedere la televisione dopo una giornata di lavoro. Non è questa la vita che stiamo "cercando". Tutta la vita è un "andare in cerca" di perle preziose: l'amicizia, gli affetti, il lavoro, lo studio, il matrimonio, i figli, la musica, le montagne e il mare, anche una partita di calcio. Ma, trovatele, non ci saziano. Continuiamo il viaggio, perché noi abbiamo bisogno della "perla di grande valore", come il Padre, dopo aver creato l'universo ha avuto bisogno di creare l'uomo per riversarvi il suo amore e donargli tutto il creato; come Cristo ha avuto bisogno di noi per compiere la sua vita e amarci sino alla fine S', alla fine del suo viaggio ha "trovato" noi, e pieno di gioia ha lasciato che lo spogliassero di tutto. Aveva "trovato" te e me, capito? a nulla gli serviva tutto il resto, perfino la sua dignità di Figlio di Dio ha abbandonato, pur di salvare te e me e farci suoi per sempre. E per questo ha ritrovato, insieme a noi, la sua dignità, e il Cielo, e la vita che non muore! Per questo "trovare la perla di grande valore" che è Cristo è la pienezza della gioia! Nulla le si può paragonare. Tutto di noi tendeva ad essa. Tutto di noi anelava a Cristo. E la cosa sorprendente è che "trovare" la perla significa proprio farsi trovare da Lui. La possiamo "trovare" perché Lui ha trovato noi. Lasciamoci amare allora, oggi. Lasciamoci riscattare, riconciliare, rigenerare. L'incontro con questo amore ci farà liberi, schiavi di tutti perché liberi da tutti. Colmi di un tale amore venderemo tutto a nostra volta, e non sarà sacrificio, e non sarà un semplice commercio di cose sante, religiosità del dare e avere destinata alla delusione. Sarà amore, quello autentico che sa e può camminare nella notte oscura dove tutto, dinanzi al Signore, perde il falso valore per acquistarne il giusto. Per questo sarà naturale non anteporre nulla all'amore di Cristo, e dare tutto perché Lui ci ha dato tutto se stesso. E' l'esperienza di San Francesco che tutti noi possiamo fare ascoltando l'annuncio del Vangelo che ci offre la "perla di grande valore: " Un giorno in questa chiesa della Porziuncola si leggeva il brano del Vangelo relativo alla missione che Gesù affida agli Apostoli. Francesco, che ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spiegargli il passo. Il sacerdote glielo commentò punto per punto, e Francesco, udendo che i discepoli non devono portare né oro né argento, né denaro, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la conversione, subito esultante esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!». S’affretta allora, tutto pieno di gioia, a realizzare il santo proposito e non sopporta alcun indugio a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda. Da quell’istante confeziona per sé una veste che riproduce l’immagine della croce e la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana che nessuno al mondo potesse invidiargliela!". Amore per amore, gioia per gioia, consegnati completamente a Lui perché Lui si è consegnato completamente a noi: "Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così per te gioirà il tuo Dio" (Is 62,5). E' questa la via, la gioia, la pace: noi sua gioia, suo tesoro, sua perla preziosa, e Lui nostra gioia, nostro tesoro, nostra perla preziosissima: "Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabile che poche anime sanno trovare perché è nascosto mentre il mondo ama ciò che brilla. Ah! Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili; senza dubbio nessuna l'avrebbe disdegnato, ma non vuole che lo amiamo per i suoi doni. Lui in persona deve essere la nostra ricompensa" (Santa Teresa di Lisieux). Come non annunciarlo a tutti, uscire per le strade, le piazze, ovunque, e gridare la gioia di un incontro, l'unico, capace di salvare, colmare, ridare vita, valore, senso e pienezza a ogni centimetro della vita di ogni uomo? Chi ha incontrato l'Amato non può più essere indifferente, è trasformato in un cercatore di tesori tra i campi del mondo, in famiglia innanzitutto, nel campo del marito e della moglie, dei figli e dei suoceri, e poi al lavoro, a scuola; ovunque c'è un pezzo di terra da "scavare" con l'annuncio del Vangelo, e dare per esso la nostra stessa vita, per riconsegnare alla luce della Vita i forzieri nascosti dalla malvagità del nemico. E' questo il mistero gioioso del Regno al quale siamo chiamati, la missione della Chiesa che ci ha accolto come il tesoro più prezioso del suo Amato. 










αποφθεγμα Apoftegma


Non si può rimanere nell’amore a se stessi 
senza che Cristo sia una presenza 
come è una presenza una madre per il bambino. 
Senza che Cristo sia presenza ora – ora! -, 
io non posso amarmi ora e non posso amare te ora.

Mons. Luigi Giussani

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