Chagall. L'esodo |
L'ANNUNCIO |
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
(Dal Vangelo secondo Matteo 23, 23-26)
Le parole di Gesù rivolte ai farisei e agli scribi, dure e senza
sconti, sono l'eco di quelle che, nella Chiesa primitiva, durante il
catecumenato, venivano indirizzate ai catecumeni, soprattutto a quelli che
provenivano dalla circoncisione, per illuminarli e incoraggiarli.
E oggi sono
dirette a ciascuno di noi, che forse abbiamo dimenticato l'annuncio primitivo
come gli "stolti galati": "chi mai vi ha ammaliati, proprio voi
agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo
solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo
Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi
d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire
con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano?
Se almeno fosse invano! Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera
portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché
avete creduto alla predicazione?" (Gal. 3,1-5).
Sino ad ora, Dio non ha forse operato meraviglie impossibili alle
nostre forze? Guarda bene, e fai memoria dei fatti nei quali hai sperimentato l'intervento
di Dio che ti ha sottratto alla morte. Ripensa ai sepolcri nei quali eri
precipitato. E rispondi: ce l'avresti fatta da solo? Saresti potuto uscire dal
carcere "pagando la decima della menta, dell'anèto e del
cumìno"? Impossibile vero? Eri rinchiuso lì proprio per scontare la giusta
condanna per aver "trasgredito le prescrizioni più gravi della legge:
la giustizia, la misericordia e la fedeltà"...
Eppure oggi, stoltamente, pensi che puoi riscattare con lo
sforzo la tua vita, pulirla e rimetterla in ordine; che puoi essere cristiano
pagando cinque euro, mentre la multa che ti sei meritato è di cento milioni.
Assurdo no? Eppure il demonio ci inganna tutti così, erodendo la memoria
dell’amore di Dio, che è il fondamento del cristianesimo. Come aveva fatto con
gli “scribi e i farisei ipocriti”, immagine di quanti, nella Chiesa, hanno
incominciato con lo Spirito e stanno finendo con la carne.
Forse Israele è stato scelto perché era un popolo straordinario,
speciale, naturalmente disposto a compiere le opere della
Legge? Forse tu sei stato scelto per le stesse ragioni, perché sei migliore di
tuo cugino? No, ma “il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché
siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più
piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama e
perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi
ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla
condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto" (Dt
7,7ss).
Per questo aggiunge anche per noi: "Riconoscete dunque
che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele… Ricordati di
quello che il Signore tuo Dio fece al faraone e a tutti gli Egiziani; ricordati delle
grandi prove che hai viste con gli occhi, dei segni, dei prodigi, della mano
potente e del braccio teso, con cui il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire”.
Proprio per fare in ogni circostanza memoria dell’elezione e
dell’amore di Dio, per ricordare e vivere nella Grazia della libertà, era stato
comandato di pagare la “decima” dei principali frutti della terra.
Quella terra, infatti, era il segno
dell’appartenenza a Dio del Popolo e di ciascuno dei suoi figli. Era il
memoriale della gratuità del suo amore: bastava guardarla e sfiorarla per
ricordare quella d’Egitto, impregnata di sangue e sudore, amara di schiavitù e
infelicità, e sciogliersi nella lode.
"Pagare la decima" era dunque un memoriale,
una profezia della liturgia cristiana, della stessa eucarestia: il corpo e
sangue di Cristo sono la vera “decima”, il “rendimento di grazie” che offre la
comunità dei riscattati dal peccato e dalla morte.
La Chiesa è il nuovo Israele liberato dall'Egitto del peccato,
per celebrare un culto nuovo, in spirito e verità; per incarnare nella storia
la lode che il demonio ha sottratto dal cuore degli uomini. Per questo, nella
Chiesa, un catecumeno conosceva l’amore gratuito di Dio, sperimentava nella
vita il kerygma di Cristo risorto, contemplando il suo potere che lo liberava
dalla prigione dei peccati pagando per lui fino all’ultimo
spicciolo.
Non diventava cristiano senza la certezza che di suo non poteva
pagare neanche un centesimo: per questo entrava nelle acque del battesimo dove
abbandonava l'uomo vecchio dell'orgoglio per riemergere nella terra promessa a
respirare la gratitudine; l'eucarestia a cui partecipava era il sigillo di una
vita nuova che in ogni parola e gesto avrebbe espresso la lode e la gratitudine
a Dio.
Un cristiano, a qualunque generazione appartenga, vive ormai
nella terra promessa, dove, libero dalla schiavitù del peccato, può amare il
fratello. L’amore abbraccia ogni aspetto della sua vita, anche i
dettagli più insignificanti. Gesù non ha detto di "omettere" nulla,
ma di viverlo tutto nel respiro della carità.
L’agape, infatti, l'amore celeste effuso nei cuori per mezzo
dello Spirito Santo ricevuto nella Confermazione, realizza in un cristiano la
“giustizia”, ovvero il “diritto” di ogni uomo di essere rispettato, la
“misericordia”, ovvero il cuore che accoglie senza giudizio ogni fratello, e la
“fedeltà”, ovvero la “hesed” di Dio che genera in lui l’abbandono fiducioso, la
sottomissione alla sua volontà, l’amicizia e la tenerezza.
Tutto questo è opera della Grazia che, nella Chiesa, per mezzo
della predicazione, della celebrazione della Parola di Dio e dei sacramenti,
penetra a poco a poco all’”interno” dell’uomo, lo “purifica” perché
anche l’”esterno”, ovvero i suoi atti, siano “netti”.
Ma il pericolo è di
camminare nella Chiesa con un cuore doppio e perverso: permettere cioè alla
Grazia di “pulire” solo “l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre
all'interno” il cuore resta “pieno di rapina e d'intemperanza”.
Per questo, oggi, il
Signore viene a fare un “tagliando” al nostro cammino: allora, vediamo: sei
ancora “intemperante”, incapace cioè di entrare nell’umiliazione e nella
sofferenza che l’amore autentico presuppone? Sei ancora schiavo della tua carne
e dei suoi capricci che vuole tutto e tutti per sé. Vivi ancora su Facebook,
all'esterno per non occuparti dell'interno? Vivi per apparire quello che non
sei e così “rapinare” affetto, stima, onore e vanagloria per saziare il tuo
uomo vecchio?
Tutti abbiamo “ingoiato
cammelli” mentre “filtravamo moscerini”. Per gli ebrei il “cammello” era un
animale immondo vietato da mangiare; per questo Gesù dice, metaforicamente, che
“gli scribi e i farisei ipocriti” si fissano sulle prescrizioni minori lasciando
che il cuore si nutra di pensieri immondi e carnali, cioè provenienti dal
demonio.
Non succede anche a te, a
casa, con tua moglie e i tuoi figli? O in parrocchia e nella tua comunità?
Tutti ci siamo fissati nevroticamente e fobicamente sui difetti degli altri
senza curarci del nostro cuore malato e perverso. Anzi, proprio perché
siamo “ciechi” a causa della “trave” che è nel nostro occhio, ci fissiamo sulla
“pagliuzza” che è su quello del fratello.
Quante liti per delle
stupidaggini… Ma non lo sono, perché il problema vero è nel cuore! Se il mio
cuore è malato, allora anche l’occhio è torbido e guarda tutto male; è l’occhio
di chi si crede come dio e, come il fariseo salito al tempio a pregare,
idolatra le proprie presunte opere buone, e giudica, disprezza e si separa dal
fratello, “trascurando” così “la giustizia, la misericordia e la fedeltà”.
Il cuore malato acceca
gli occhi che non possono più vedere l'amore di Dio. e chi non lo vede
sbaglierà le sue scelte, darà importanza assoluta a ciò che, slegato
dall'insieme, non ne ha. Farà delle relazioni una coltivazione di nevrosi, e
soffocherà gli altri nella gelosia. Esigerà e non sarà mai soddisfatto. Decime,
decime, decime da riscuotere ovunque e con chiunque, tasse a cui chiedere
vita, prestigio, senso e identità.
Se così fosse, coraggio,
convertiti! Accetta di essere un “fariseo cieco”, e lascia che Dio, attraverso
la cura materna della Chiesa, “pulisca l’interno del bicchiere”. Che Cristo
giunga nelle profondità del tuo cuore, perdoni ogni peccato estirpandolo
insieme alla malizia velenosa deposta dal demonio, e vi semini la sua vita più
forte della morte, il suo amore sino alla fine.
"Pulire
l'interno", infatti, non è altro che camminare nella Chiesa! Da soli non ce la faremmo
mai. Solo la luce e la fede della Chiesa ci aiuterà, anche oggi a discernere e
ad accogliere il Signore che viene e "ci attira nel deserto" di
un problema, di un fallimento, di una sofferenza; per loro mezzo vuole
"farci sua sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore". Sì, ci chiama oggi per
"fidanzarci con Lui nella fedeltà" perché possiamo
"conoscerlo" intimamente e donarci a Lui senza riserve.
Se ciò non accade, se
dietro a Mosè non passiamo il Mar Rosso, se con Giosuè, non attraversiamo il
Giordano, non distruggiamo Gerico, non sconfiggiamo i nemici ed entriamo nella
Terra Promessa, se cioè non camminiamo dietro a pastori e catechisti per
sperimentare il potere di Cristo risorto, tutto è vano. L’agire,
infatti, è sempre conseguenza dell’essere.
Per questo il
cristianesimo non è un moralismo, ma una Buona Notizia fatta carne e voce in un
pugno di poveri uomini trasformati dalla Grazia. E’ il frutto della Pasqua di
Cristo che ha spalancato per i cristiani la Terra Promessa dove scorrono il
latte e il miele dell’amore e della comunione.
Essi li vivono nella Chiesa, anticipo del regno di Dio; qui i
cristiani “mangiano a sazietà e benedicono il Signore Dio a causa del paese
fertile che dato loro”.
E imparano a non dimenticare i “portenti” dell’amore di Dio,
camminando alla luce della parola di Dio e sotto la guida di pastori e
catechisti, perché “il cuore non si inorgoglisca, pensando che la forza e la
potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze” (cfr. Dt 8).
Nella Chiesa il Signore guarisce il cuore e apre gli occhi per
camminare dietro di Lui, come un discepolo; e, passando per la porta stretta
della Croce, entrare nella Vita che non muore, oggi e per sempre.
αποφθεγμα Apoftegma
Passaggio del Mar Rosso |
Finché l'anima non è interamente sua,
sgombrata di tutto, egli non agisce in essa.
Del resto, non so come potrebbe farlo,
colui che ama tanto l'ordine perfetto.
Se riempiamo il palazzo con gente volgare e ogni sorta di ninnoli,
come il sovrano, con la sua corte, potrebbe trovarvi posto?
È già molto che si degni di fermarsi qualche momento
in mezzo a tanto ingombro.
Santa Teresa d'Avila
Nessun commento:
Posta un commento