Rembrandt. L'addio di Davide e Gionata |
Quaggiù non c'è nulla di più santo da desiderare,
nulla di più utile da cercare,
nulla più difficile da trovare,
niente più dolce da provare,
niente più fruttuoso da conservare dell'amicizia.
Aelredo di Rievaulx
L'ANNUNCIO |
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
(Dal Vangelo secondo Luca 11,5-13)
La preghiera è questione di vita o di morte, così come è fondamentale essere figli di un Padre. Se non sappiamo dire a Dio Abbà - Papà, vivremo come orfani, sempre in cerca di un'origine e di un senso, vuoti e frustrati. Per questo Gesù ci spiega la sua preghiera partendo dall'esperienza fondamentale di ogni uomo, il bisogno nel quale nasciamo tutti: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti". Un "amico" è giunto sulla soglia della nostra casa, nel mezzo del suo cammino, e ha chiesto ospitalità. In oriente essa è sacra, e per un ebreo costituisce uno degli appelli più pressanti della Torah. Il nome stesso "‘ibri", "ebreo", che i popoli confinanti davano a Israele e da lui accolto come suo, significa "abitante al di là della frontiera", cioè straniero. Ogni ebreo ha il dovere sacro dell'ospitalità "… perché voi siete stati stranieri in terra d’Egitto" (Es 22,20; 23,9).
Dio apre il Cielo e dona la manna |
Per un ebreo, l'Egitto è il "luogo dell'angoscia" dal quale il Signore lo ha tratto in salvo, senza alcun merito. E quante volte, nella notte del deserto, il Popolo senza pane ha "bussato" alle porte del Cielo e sempre Dio lo ha esaudito. Ma ha "chiesto" mormorando, e "cercato" dubitando. Proprio nella misericordia di Dio così sproporzionata rispetto al suo cuore duro ed esigente, Israele ha conosciuto se stesso. E Dio, attraverso il suo amore infinito, la magnanimità e la pazienza con la quale ha sempre risposto; nel cammino di quaranta anni Israele ha così imparato che c'è qualcosa di più importante del pane materiale: la Parola di Dio, l'unica che infonde vita dove essa non c'è. E che solo lo Spirito Santo Creatore che esce dalla bocca del Padre, quello con cui ha creato l'universo, dà senso e consistenza allo spirito dell'uomo. E' solo esso che imprime l'immagine e la somiglianza con Dio a chi lo riceve.
Davide e Gionata |
Per questo, in ogni viandante riconoscerà se stesso, i suoi peccati e la misericordia di Dio; e, facendo memoria della sua storia, farà nei suoi riguardi quanto ha Dio ha fatto con lui. Ma l'uomo della parabola non può! Non ha il pane necessario ogni giorno, l'alimento sostanziale per accogliere il suo amico - quello che Gesù invita a chiedere nel Padre Nostro. Forse ha dimenticato di prepararlo, o ne ha consumato la provvista. Che amicizia può offrire? Forse anche noi dovremmo chiederci se davvero ci sta a cuore la sorte dell'amico che bussa alla nostra porta; o, addirittura, se è davvero nostro amico... Allora, vediamo, mio marito è mio amico? E mio figlio? E' mia amica mia madre o mia sorella? Sono "amici" nel senso illuminato dalla Scrittura? Sono "altri me stesso" come lo fu Gionata per Davide, al punto di legare indissolubilmente la sua vita a quella del suo amico, e di morire per lui? E dovremo ammettere che probabilmente non ci siamo mai svegliati di notte per pregare in favore del matrimonio, dei figli o di un collega. Forse abbiamo pensato di risolvere le questioni mondanamente, e ci siamo ritrovati senza "pane".
L'amore autentico, invece, squarcia la notte e insanguina le ginocchia, bussando, cercando e chiedendo il "pane" per l'amico; chi ama si fa amico di Dio per diventarlo degli uomini: "Ricordate come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l'amico di Dio". Sa che ha bisogno di essere amato egli per primo, istante dopo istante, come il Popolo aveva bisogno della manna giorno dopo giorno. Così ha fatto Gesù per ciascuno di noi. Ci ha "cercati" e "trovati" scendendo tra i dirupi dove ci siamo perduti, affamati, schiacciati dal peso dei peccati, senza forze per andare avanti. Lui, come lo Sposo del Cantico dei Cantici, ha "bussato" alle nostre porte, e si è fatto "aprire" con la sua voce piena di misericordia. Ci ha "chiesto" i nostri peccati, i fallimenti, le divisioni, e, crocifiggendolo, glieli abbiamo "dati". Gesù ha pregato, ogni notte, sino all'alba, anticipando nell'orazione il Mistero Pasquale con cui ci avrebbe salvati. Sempre rivolto al Padre, parlandogli di noi, sino a Gerusalemme, quando è corso a "bussare" alle porte del Cielo, e ha "chiesto" a suo Padre il "pane" di cui avevamo bisogno. Ha "cercato" una via di salvezza per i peccatori e ha disteso le braccia sulla Croce. Inchiodato a quel Legno ha visto "aprirsi" il cammino al Paradiso, lo ha "trovato" in mezzo alla morte, e gli "è stata data" la salvezza per ciascuno di noi. La sua preghiera crocifissa ci ha ottenuto lo Spirito Santo, il suo stesso respiro di vita che ha vinto il peccato e la morte. E ora è pronto ad aprire le porte del Cielo per donarci la rugiada dello Spirito Santo, la manna senza la quale non possiamo vivere.
Non a caso, infatti, Gesù ambienta la parabola nel cuore della notte; essa è immagine di quella in cui Dio ha "liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell'Egitto" (Exultet di Pasqua). E' notte anche oggi, per questo il Signore ci chiama a farci pellegrini per andare a "bussare", umilmente, alla porta dell'Amico: dobbiamo chiedere quello che non abbiamo per essere quello che dovremmo essere. Non abbiamo il "pane" per sfamare l'amico che bussa alla nostra porta; siamo senza amore per la moglie, il marito, i figli, i colleghi. Non possiamo accogliere quanti, stanchi e affaticati, cercano in noi ospitalità: è sacra, ci definisce come figli del Padre che ci ha accolto sempre con misericordia, ma non possiamo.
Pur essendo padri cattivi - "schiavi", secondo l'etimologia del termine "cattivi" - sino ad ora abbiamo dato "cose buone" ai nostri figli; non li abbiamo ingannati dandogli una cosa per un'altra. In Palestina, infatti, lo scorpione può essere anche biancastro. Quando questo tipo di scorpione si arrotola su se stesso per nascondersi e camuffarsi, assume una forma molto simile a un piccolo uovo. L’anguilla, poi, assomiglia molto a una biscia, mentre certe focacce erano simili a delle pietre. Ebbene, proprio partendo dal nostro cuore paterno possiamo intuire quello dell'Amico celeste, che non ci ingannerà mai.
In fondo, è la stessa vocazione della Chiesa, che il Signore risorto viene a destare in questo tempo di Sinodo sulla famiglia. E' notte, è vero: convivenze e coppie di fatto, divorzi e debolezze infinite stanno ferendo la sua immagine e somiglianza che Dio ha impresso nell'uomo e nella donna creati e uniti nel matrimonio. Non si concepiscono più figli. Il demonio sembra vincere. Ma Cristo è risorto! Cristo è vivo nella Chiesa, il Popolo salvato nella notte di Pasqua dalla schiavitù dell'Egitto. La Chiesa, la comunità cristiana, hanno ricevuto il potere su ogni peccato! Nell'iniziazione cristiana, il catecumenato che il Concilio Vaticano II ha rimesso al centro della pastorale, i cristiani possono imparare a cercare e bussare, a chiedere lo Spirito Santo, l'unica medicina per il proprio matrimonio. Qualunque altra cosa, sarebbero pani e pesci che non saziano, succedanei che anche il mondo, "cattivo", ovvero "schiavo" della carne, "sa dare". Con i fratelli, invece, con il sostegno della comunità cristiana e dei pastori, si può entrare nella notte delle difficoltà, delle crisi e dei tradimenti, senza scappare: "Mezzanotte", il cuore delle nostre tenebre vuote, è l'ora in cui alzarsi e pregare, per sperimentare che il nostro Amico ci dona il suo Spirito che vince ogni divisione, lega indissolubilmente nell'amore crocifisso gli sposi, conduce alla Terra Promessa dove stillano il latte e il miele della misericordia e della comunione.
αποφθεγμα Apoftegma
Proprio a causa dei bisogni e delle difficoltà di ogni giorno, Gesù esorta con forza:
“Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.
Non è un domandare per soddisfare le proprie voglie,
quanto piuttosto per tenere desta l’amicizia con Dio,
il quale “darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.
Lo hanno sperimentato gli antichi “padri del deserto” e i contemplativi di tutti i tempi,
divenuti, a motivo della preghiera, amici di Dio, come Abramo,
che implorò il Signore di risparmiare i pochi giusti dallo stermino della città di Sòdoma.
Santa Teresa d’Avila invitava le sue consorelle dicendo:
“Dobbiamo supplicare Dio che ci liberi da ogni pericolo per sempre e ci tolga da ogni male.
E per quanto imperfetto sia il nostro desiderio, sforziamoci di insistere in questa richiesta.
Che ci costa chiedere molto, visto che ci rivolgiamo all’Onnipotente?».
Benedetto XVI
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