Chagall. Giosuè e l'angelo del Signore |
SINTESI
L'ANNUNCIO |
Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».
(Dal Vangelo secondo Lc 13, 31-35)
Gesù deve andare per
la sua strada. Nulla e nessuno potrà fermarlo. La sua missione esige
radicalità. La consapevolezza dell'opera da compiere lo rende forte e audace.
Non saranno le minacce di morte che lo distoglieranno dal compiere il mandato
ricevuto dal Padre. L'autenticità della profezia si rivela nella fermezza e
nella parresia del profeta. La missione di Gesù è il compimento di
quella affidata a Giosuè; in ebraico il nome “Giosuè” (yehosu‘a), infatti, è
una forma antica del nome “Gesù” (yesu‘a). Giosuè doveva guidare il popolo alla
conquista della terra promessa, combattendo gli abitanti di Canaan; Gesù dovrà
scacciare i demoni per introdurre gli uomini nel Regno di Dio: "E' lui
infatti che dopo la morte di Mosè ha assunto il comando, è lui che ha condotto
l’esercito e ha combattuto contro Amalec; e ciò che era adombrato dalle braccia
distese sul monte egli lo ha realizzato inchiodando alla croce i principi e le
potenze sulle quali egli, in se stesso, trionfa" ((Origene, Omelie
su Giosuè, I, 3).
Il Signore invia Giosuè infondendogli coraggio:
"Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in
possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii
forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta
Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia
successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il
libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire
secondo quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue
imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e
coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il
Signore tuo Dio, dovunque tu vada... Allora Giosuè comandò agli scribi del
popolo: «Passate in mezzo all'accampamento e comandate al popolo: Fatevi
provviste di viveri, poiché fra tre giorni voi passerete
questo Giordano, per andare ad occupare il paese che il Signore vostro Dio vi
dà in possesso»" (Gs. 1,3 ss.).
Gesù fa sue le parole
rivolte a Giosuè, e con coraggio si dirige a Gerusalemme: sa di non essere
solo, il Padre è sempre con Lui perché Egli compie sempre la sua volontà, non
devia da essa né a destra né a sinistra; Gesù medita giorno e notte la Scrittura,
dirige su di essa i suoi passi, la incarna e la compie in ogni istante, è
sempre presente sulle sue labbra. Per questo non teme e non si spaventa:
raccoglie i suoi discepoli, consegna se stesso come provvista, annunciandogli
il mistero che lo attende, la morte e la risurrezione che avverrà dopo tre
giorni; allora passeranno finalmente il Giordano della paura, per andare ad
annunciare il Vangelo e occupare il paese soggiogato da satana che il Signore
dà loro in possesso sino ai confini della terra.
Gesù va per la sua
strada: è la profezia che stana e scaccia i demoni. E' la verità che
fa liberi. Il programma di Gesù è semplice: ha davanti a sé un tempo limitato,
due giorni, che lo prepara al compimento dell'opera nel terzo
giorno. La missione di Gesù è riassunta nei tre giorni del suo mistero
pasquale: è questo il tempo di Dio. Ogni missione profetica segue
lo stesso schema: annuncio, processo, rifiuto, passione, croce, sepolcro e
risurrezione. Questo significa che ogni profezia deve passare
per il crogiuolo, per il sacrificio dell'agnello. Solo così essa potrà mostrare
la sua autenticità, la verità capace di liberare davvero. Gesù lo sapeva e per
questo non temeva di dirigersi a Gerusalemme, il luogo dove la Pasqua doveva essere
celebrata, come non era possibile che un profeta morisse fuori da
Gerusalemme.
Vista di Gerusalemme con scene della Passione |
Ogni profezia annuncia la
Pasqua, rivelando, negli eventi della storia, la sapienza della Croce: essa
distrugge ogni falsa sapienza, l'astuzia di Erode la volpe, l'ipocrisia dei
farisei. Per questo, ogni criterio che induce a fuggire dalla croce è
figlio di satana. Occorre coraggio per vivere ogni giorno il ministero
profetico che ci è assegnato, senza scappare. Il coraggio che scaturisce dalla
fede; dubitare è spegnere la profezia e sbiadire la vita. Dio ci ha chiamato
per compiere la stessa opera di Giosuè e di Gesù: tre giorni per condurre
questa generazione al di là del Giordano. Non siamo soli, Lui è con noi; unica
condizione è meditare giorno e notte la Scrittura, essere uniti a Cristo,
lasciare che sia Lui ad operare in noi.
Ci attende Gerusalemme, il rifiuto
e la morte: non è possibile che la storia di ogni giorno non ci conduca alla
moglie, al marito, ai colleghi, come ad un sepolcro. E' la verità, perché
esiste il peccato che insidia la Grazia. Per questo l'amore autentico appare
quando si ergono i nemici contro di noi. Quando si è in una pace frutto del compromesso l'amore è ancora
molto sentimento. E i sentimentali non sopportano l'idea che di lì a un minuto
il coniuge possa convertirsi in un nemico. Ma proprio nei momenti in cui siamo
rifiutati, attraverso di noi, il Signore può raggiungere e salvare chi ci è
accanto. Non è possibile morire fuori dalla storia, perché
l'autenticità della nostra vita sia provata, e divenga profezia di salvezza per
coloro ai quali siamo inviati.
Gerusalemme celeste |
Il rifiuto della profezia
genera solitudine e morte, il destino della casa di Gerusalemme. Ma,
misteriosamente, anche questo è necessario: per essere scacciato, satana deve
venire alla luce. In Gerusalemme sono coagulati il disprezzo, il rifiuto, i peccati
di ogni generazione. "La tradizione ebraica associava alla città santa la
creazione di Adamo e al monte Moria il sacrificio di Isacco. Lì, il nuovo Adamo
sarebbe stato anch'egli tentato, e, come Isacco, sarebbe stato legato. L'intera
storia biblica doveva essere ricapitolata e ricuperata alla radice"
(F. Manns, Ecce Homo). Gesù deve affrontare il rifiuto della
"Gerusalemme di quaggiù, schiava insieme con i suoi figli", per
dischiudere le porte della "Gerusalemme di lassù, libera che è la nostra
madre" (Gal. 4,25-26). Scriveva S. Ireneo che le cose "non
sono create per se stesse, ma per il frutto che cresce in esse. E come per
il frutto l’acino e il grano persistono mentre spariscono la resta e il
graspo, così Gerusalemme, che in sé portava il giogo della schiavitù,
viene soggiogata per lasciare posto alla Gerusalemme libera. Ad essa
vengono condotti tutti quelli che, disseminati nel mondo intero, possono
portare frutti" (S. Ireneo, Adv. Haer.).
Il rifiuto
del Messia inaugurerà l'era della nuova Gerusalemme, nella quale ogni profezia
su di essa troverà compimento. Il rifiuto e la condanna trascineranno la carne
del Signore nella tomba, e la stessa casa di Gerusalemme diverrà un sepolcro
deserto. Ma proprio questo passaggio segnerà l'aurora gloriosa del Benedetto
che viene nel nome del Signore; la sua vittoria sarà la pace. Secondo
un’etimologia popolare Gerusalemme era interpretata come "visione della
pace". Questa visione sarà compiuta quando i discepoli rivedranno il
Maestro risorto al terzo giorno: "Pace a voi!". E' Gesù
stesso, il Tempio ricostruito in tre giorni, la visione della pace, la nuova
Gerusalemme i cui figli sono raccolti come una covata sotto le ali della
chioccia.
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