Venerdì della II settimana di Avvento


Icona della Sapienza


Suoni e lamenti


No, per "piangere" i nostri peccati non ci bastano i "lamenti" che la Chiesa ci "canta" per smascherare la morte nella quale viviamo a causa loro. Non ci smuovono neanche i "flauti" che "suonano" la gioia della misericordia per "ballare" al banchetto delle nozze che Dio ha preparato per noi. No, per convertirci abbiamo bisogno d'altro. Il demonio, ingannandoci con la sua falsa sapienza, ha reso ingiusto Dio ai nostri occhi. Ci ha spiegato a modo suo la nostra storia, dipingendocela come una grande ingiustizia, la stessa contro cui le "piazze" si indignano schiumando violenza. Per questo, a guardare bene, la nostra vita è identica a quella di "questa generazione" nella quale siamo cresciuti abbeverandoci agli stessi pozzi avvelenati. Non crediamo più ai "suoni e lamenti" della Chiesa perché il nemico è riuscito a frantumare la Verità nella superbia che relativizza tutto; così abbiamo smesso di credere alla giustizia e all'amore di Dio. Per questo abbiamo bisogno che di nuovo sia "resa giustizia alla Sapienza" divina nella nostra vita; che nelle "piazze" dove millantiamo sapienza e ragione sia piantata la Croce, l'unica Sapienza capace di smascherare la menzogna del demonio. Sei crocifisso oggi? Qualcosa ti sta umiliando e non riesci a spiegartelo? Nessuno dei cattivi maestri ai quali hai creduto riesce a darti ragione di quello che ti accade? Benissimo, significa che Dio ti ama attirandoti a sé sulla Croce del suo Figlio, il letto di nozze dove torna ogni giorno per amarti. Perché per tornare, Gesù di certo ripercorrerà lo stesso sentiero battuto quando è andato via, quello che ha dischiuso anche per noi attraverso la morte. Vivere l'Avvento è dunque camminare sulle sue tracce, per farci trovare con i piedi nelle sue orme, stretti a Lui sulla Croce. Non sappiamo il “quando”, ma sappiamo “come” e “dove” ritornerà, oggi e alla fine dei tempi: glorioso perché vittorioso sul peccato e sulla morte, nello stesso punto in cui ha fatto scorrere il sangue per salvarci e attirarci presso di Lui. E quel punto è la tua storia di oggi, dove è preparata l'opera per rendere giustizia alla Sapienza di Dio per "questa generazione": tu, io, un popolo che compie la volontà di Dio da cui tutti scappano impauriti e ingannati, è questa l'opera sapiente che salva il mondo schiavo della stoltezza.

QUI IL COMMENTO COMPLETO, GLI APPROFONDIMENTI E LE IMMAGINI





L'ANNUNCIO
Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».
 (Dal Vangelo secondo Matteo 11,16-19)




Mai sazi. Mai contenti. Mai sereni. Spero che oggi ci ritroviamo tutti nelle parole di Gesù. Facciamo parte di "questa generazione", siamo "generati" nello stesso grembo infettato dal peccato; siamo andati alle stesse scuole, abbiamo ricevuto la stessa dis-educazione, guardiamo gli stessi telegiornali, gli show  e i film, ascoltiamo la stessa musica, seguiamo gli stessi falsi miti. Ci entusiasmiamo per le stesse partite, ci indigniamo per le stesse ragioni. Nuotiamo nella stessa acqua, e non ci accorgiamo che qualcuno ha avvelenato i pozzi. Qualcosa di questa generazione ci si è attaccato addosso, il suo morbo maligno è sceso molto in fondo. Molto più di quanto tu ed io possiamo pensare. Non sono solo schizzi di fango su un corpo sostanzialmente sano. 

No, "questa generazione" significa il mondo, con le sue ragioni; la carne, con le sue concupiscenze; e il demonio a farle da padre, con le sue seduzioni. Abbiamo giocattoli che ci trastullano da mattina a sera, e il mondo sotto le impronte digitali, non ci manca quasi nulla, ma della felicità neanche l'ombra. Impegniamo energie e creatività nella ricerca della migliore qualità della vita, mentre la vita scorre senza nessuna qualità. Per questo ci vestiamo con piumini che ci rendano impermeabili ad ogni difficoltà, imbottiti dal rifiuto categorico di qualsiasi sofferenza. I televisori sempre più sottili che sparano immagini a definizioni sempre più alte sono la cifra di "questa generazione" seduta sull'anima. Celebriamo le nostre liturgie in contemplazione di qualsiasi schermo, offrendo in sacrificio ore infinite a quelli di smrtphone e tablet. Schiavi dell'effimero ne abbiamo fatto il nostro stile di vita, come il popolo ebreo che stringeva alleanze destinate alla sconfitta, come ogni generazione figlia di Adamo ed Eva abbagliata dalla falsa promessa del demonio. 

La nostra è "questa" generazione, non diversa da quella che incontrò Gesù. Una generazione adultera e perversa che si sta perdendo seguendo il suo cuore ostinato e duro, e perciò capriccioso. Una generazione infantile che non vuol crescere, gelosa della propria stoltezza. Una generazione che nuota così bene nell'acqua infettata dal peccato di orgoglio, così trasparente che non si riesce a distinguere dal bene; è questa l'arte maestra del demonio, confondere, manipolare, travestire la verità, perché quando essa arrivi, annunciata dalla Chiesa con serietà e misericordia, si rimanga sordi e incapaci di riconoscerla per accoglierla. 

Il demonio, infatti, ingannandoci con la sua falsa sapienza, ha reso ingiusto Dio ai nostri occhi. Ci ha spiegato a modo suo la nostra storia, dipingendocela come una grande ingiustizia, la stessa contro cui le "piazze" si indignano schiumando violenza. E l'orgoglio ha attecchito nel nostro cuore, impedendoci di accettare la visita di Dio. Non la può accettare perché Cristo è un segno di contraddizione che dissolve le certezze con il "lamento" per i peccati che porta alla luce smascherando l'intenzione dei cuori; e con il "suono del flauto" che annuncia il "troppo amore" del Padre che i peccati li perdona perché ha a cuore il peccatore. Già, le certezze, sono proprio queste che fanno di noi dei bambini capricciosi. Questo è mio, voglio questo, le zucchine non mi piacciono, a letto non ci vado, ho freddo, ho fame: sono queste le certezze di un bambino, identiche alle nostre. Ma si fondano su noi stessi, su ciò che sentiamo, pensiamo, vogliamo. Sulla nostra carne che, ferita dal peccato, è incline ai capricci.

Per questo, come solo i bambini sanno fare, continuiamo a mettere in ridicolo i Profeti che ce lo ricordano; di loro distilliamo ogni parola, salvando le poche che possiamo volgere a nostra convenienza, perché comunque, ai nostri occhi essi appaiono tutti indemoniatimangioni e beoni. Non erano e non sono proprio credibili. Era un pazzo Noè, costruiva un'arca nel bel mezzo d'una pianura. E splendeva il sole e si lavorava, si metteva su famiglia, ci si godeva la vita. E quel pazzo continuava a costruire un'arca. E vi metteva dentro coppie d'animali, e addirittura la sua famiglia. Poi chiuse la porta. All'improvviso un tuono, un diluvio d'acqua e tutto perduto. Matrimoni, lavori, locande, tutto spazzato via. E l'arca era lì, riparo e salvezza d'un pugno di pazzi.

E così Isaia, così Geremia gettato in prigione, così ogni profeta. E Giovanni? con tutto quel rigore gridato come una passata di cartavetrata sulla pelle levigata dal vizio, era un folle a cui tagliare la testa. Dai su, che è tutta questa durezza, un po' di elasticità accidenti, abbiamo sbagliato tutti... Allora andrà bene la misericordia paziente di Gesù seduta in compagnia dei malvagi. Davvero? Ma sì, ci commuove un istante, un tepore al cuore sentire le sue parole di perdono, ma se ci fermiamo a pensare che debba giungere anche alla suocera, o al collega che ci ha tradito, o al politico che ha rubato, o all'assassino efferato che ha ucciso suo figlio, no eh! Quella misericordia si trasforma immediatamente in chiacchiera sconnessa di un ubriacone, in un'utopia folle di un rammollito incapace di tracciare linee definite tra morale e immorale, per cambiare la storia e punire chi sbaglia. Noi no, nei nostri pensieri che tranciano giudizi sugli altri nessun cedimento all'ingiustizia, solo indignazione nei confronti di chi sbaglia. Avere misericordia? Ci sono dei limiti a tutto, quella che annuncia Gesù è irragionevole, dove andremmo a finire... No, subito giustizia per quelli di Mafia Capitale e tutti i corrotti, mentre però alla passione che sgorga dalla carne concediamo ogni licenza, peccatucci da niente, neanche del perdono hanno bisogno... 

"Israele se tu mi ascoltassi!" diceva il Signore. Ma non abbiamo ascoltato nessuna Parola. Troppo dure, o troppo buone, tutte al di là dei nostri criteri capricciosi e viziati, moralisti e lassisti nello stesso tempo nel classico cortocircuito assassino innescato dal demonio. Fuori dal paradiso, dalla comunione obbediente con Dio, siamo troppo lontani dall'equilibrio che solo l'amore può generare; siamo ciechi e per questo la morale che seguiamo è una curva impazzita tracciata sul relativismo. Come ascoltare Colui che, nella sua Croce, ha unito rigore e misericordia nella Verità? Impossibile, a meno che una secchiata d'acqua gelida ci desti alla realtà, perché possiamo aggrapparci alla mano tesa che ci vuol tirare fuori dalla melma dei capricci. 

Infatti, prima o poi, arriva la Croce nella vita di ciascuno, perché tutti saranno ammaestrati da Dio. Allora tutto sembra perduto, e sprofondiamo in depressioni galattiche, il senso del fare e del pensare si dissolve. Perché la Croce è vera, è dura e fa male, vero? Perché è la sapienza a cui Dio rende giustizia, per giustificarci. Dove sono ora i capricci che mi coccolavano nell'illusione per non provare dolore? Dove sono le tante ragioni che mi spiegavano tutto spingendomi a comportarmi sempre così ragionevolmente male? Ora, davanti al cancro, a tuo marito che è sparito nel nulla, a tuo figlio che, infilato in quella maschera che ti piaceva tanto nella tua insipiente superficialità, ti ha ingannato e ora giace tra la vita e la morte dopo l'ennesima notte buttata in un party di pasticche e sesso? 

Dov'è la stringente logica di "questa generazione" e dei suoi cattivi maestri ora che ti hanno licenziato, ora che non ce la fai più a tirare la carretta senza un grammo di soddisfazione e gratificazione? Ora che sei rimasto solo, che anche quelli che pensavi fossero amici ti hanno voltato le spalle perché non gli servi più? Ora che ti sei accorta d'essere anziana davvero, e non solo per gli acciacchi, ma perché sei diventata trasparente? In cucina, in salotto, in giardino, ovunque sei come una nube invisibile. Ti sorridono sì, ti coccolano certo, ma sei irrilevante, nessuno ti chiede più nulla, un consiglio, una parola, uno dei tuoi proverbi, neppure quelli. Non conti più nulla, per nessuno. 

Chi ti spiega che sta succedendo, ora che la storia ti ha preso mani e piedi inchiodandoli all'umiliazione? Ora che gli eventi ti si sono conficcati in testa come spine e non ci capisci più nulla? Ora che la relazione più importante della tua vita si è fatta così difficile e incomprensibile da perforarti il cuore come la lama affilata di una lancia? Ora che sei crocifisso, "dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo?". Adesso non c'è più nessun filosofo, psicologo, professore, giornalista, amico che ti spieghi il dolore che nessuno sa spiegare

Ah, l'acqua nella quale nuotavi così bene non era poi tanto incolore e insapore. Era veleno, e ora passa il conto. Ma questo dolore che senti è l'avanguardia della Sapienza che ti può salvare, perché ad essa "è stata resa giustizia dalle sue opere". Come in "questa generazione", il demonio ti aveva iniettato il vaccino contro la conversione, e ormai ne sei diventato immune. E' riuscito a frantumare la Verità nella superbia che relativizza tutto; così hai smesso di credere alla giustizia e all'amore di Dio. E' vero, non ascoltavi più, non vedevi più, non parlavi più. Come i nostri figli, come i colleghi, come tutti. Per questo solo un virus sconosciuto poteva avere ragione dell'antidoto demoniaco. Il virus della sapienza crocifissa. Con le sue opere essa distrugge la pietra che imprigiona il cuore, per aprire un varco alla Parola della predicazione. Per questo abbiamo bisogno che nelle "piazze" dove millantiamo sapienza e ragione sia piantata la Croce, l'unica Sapienza capace di smascherare la menzogna del demonio.

Lo aveva compreso e annunciato San Paolo: "Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. La mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio".

Ma, concretamente, di quali "opere" si tratta? Proprio quelle nelle quali stai morendo! Ma come? Ma che dici? Questa croce che mi sta uccidendo? Questo cancro? Si, proprio questo cancro, perché inchiodato con te al lettino della chemio c'è Cristo che ti sostiene e ti fa entrare nella sofferenza e nella morte, già risorto, con il pegno della Pace e dell'amore che ti fa offrire per gli altri. 

La Croce è l'unico modo perché tu, figlio di "questa generazione", ti accorga di Lui. L'unica possibilità di fermarti nella corsa pazza verso la condanna e l'inferno, per lasciarti abbracciare dalla sua misericordia e sperimentare l'autentica Sapienza, che è vivere amando. La malattia è una conseguenza del peccato, una ferita inferta dall'orgoglio che ha deturpato la bellezza e perfezione originaria di ogni uomo. Ma Dio è sceso sino ad essa, non solo per curarla, ma per trasformarla in "porta di speranza", come profetizzato da Osea circa la valle Acor, teatro di un'infedeltà grave del Popolo di Israele: "Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati. In quel tempo ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Osea 2, 17 ss)..

Proprio dove abbiamo tradito possiamo vederci risuscitati; è la Sapienza della Croce sulla quale il Signore viene per sposarci nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza, nella fedeltà e nell'amore. Sì, guarda ora alla tua Croce, è quella di Cristo che s'è fatto peccato, cioè tradimento perché tu possa finalmente conoscerlo e accoglierlo!  Proprio dove siamo stati sordi alle parole dei profeti che ci invitavano alla fedeltà e all'annuncio dell'amore nel quale essa solo è possibile, possiamo "piangere" i nostri peccati e "ballare" al suono del "flauto" che suona la gioia delle nozze.  

La sapienza della Croce ci salva attraverso le opere che dimostrano false le sicurezze mondane e illusorie le sue ragioni e così fanno giustizia all'amore di Dio, l'unico che non si scandalizza mai, che per salvarci è disposto a gettarsi con noi nel fuoco o nel fondo dell'abisso. L'opera di Dio, infatti, è il Mistero Pasquale del suo Figlio: deriso, insultato, condannato, crocifisso, in quel rifiuto degli uomini risplendeva l'Uomo, adulto, vero, compiuto. Cristo crocifisso è l'opera che strappa ogni uomo all'infantilismo capriccioso. Cristo crocifisso con noi e per noi sul Legno che oggi ci umilia. E' appesa lì l'unica vera Sapienza, perché "in Cristo si trovano nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3); nella sua morte è nascosta, infatti, la nostra vita. Sapienza d'un miracolo, per cui la Giustizia della Croce ha giustiziato il nemico e, nella risurrezione, ha fatto risplendere la Verità. 

Ecco dove si rivela la "sapienza misteriosa" della quale, scriveva San Paolo, "parliamo tra i perfetti", tra i cristiani rivestiti della Giustizia della Croce. La "sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla... una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria... Sta scritto infatti: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano»". 

Per questo, le opere che rendono giustizia alla Sapienza di Dio sono le opere di vita eterna da Lui preparate per i cristiani. L'opera che rende oggi, in "questa generazione", giustizia alla Sapienza di Dio e dimostrano vana quella del mondo, è la Chiesa, la comunità di coloro che possono entrare in quello da cui tutti tentano di fuggire. 

Coraggio allora, questo Avvento è un'occasione nuova per convertirci: alziamo oggi il nostro sguardo a Colui che abbiamo trafitto, arrendiamoci al suo amore sconsiderato. Non c'è altro da fare che lasciarci amare da Chi, per farci suoi "amici" si è fatto giudicare come "un mangione e un beone". Lui al posto nostro perché ciascuno di noi possa, con Lui, caricarsi dei peccati di "questa generazione". Nella Chiesa, giorno dopo giorno, impariamo a seguire le orme del Signore per incontrarlo dove Lui ha deciso di tornare. Perché per tornare di certo ripercorrerà lo stesso sentiero, quello che ha aperto anche per noi attraverso la morteAvvento è dunque camminare sulle sue tracce che conducono alla Croce, per farci trovare con i piedi nelle sue orme, vivendo come e dove Lui è vissuto. Non sappiamo il quando, ma sappiamo come e dove ritornerà, oggi e alla fine dei tempi: glorioso perché vittorioso sul peccato e sulla morte, nello stesso punto in cui ha fatto scorrere il sangue per salvarci e attirarci presso di Lui. Per questo, come scriveva San Giovanni della Croce, "chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo brama di entrare veramente nello spessore della croce!", perché, "per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la croce".







αποφθεγμα Apoftegma




Nella croce c'è la salvezza, 
nella croce la vita, 
nella croce la protezione dai nemici, 
nella croce l‟infusione di una superiore soavità, 
nella croce la forza della mente, 
nella croce la letizia dello spirito, 
nella croce la somma della virtù, 
nella croce la perfezione della santità

Imitazione di Cristo



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