"Pace a voi!", ci
annuncia di nuovo il Signore in questa Domenica. Risplende ancora la luce della
Pasqua per tutti coloro che forse hanno smarrito la gioia della Notte delle
Notti.
Ma queste parole ci risuonano
dentro, perché anche noi abbiamo visto il Signore "lungo la via"
camminare accanto a noi tristi e sfiduciati; ed è vero, molte volte ci ha
parlato attraverso la Chiesa, e in essa lo abbiamo "riconosciuto nello
spezzare il pane".
Quante volte nell'Eucarestia ci
siamo sentiti risuscitare con Lui? Tante, tantissime, altrimenti non sarebbe
stato possibile vivere l'amore con il coniuge per tanti anni. Non avremmo
potuto aprirci alla vita e generare i figli che Dio ha pensato per noi. Non ci
saremmo perdonati, e oggi staremmo marcendo nel rancore. I soldi avrebbero
rapito il nostro cuore e non avremmo donato per gratitudine la nostra vita alla
missione.
Eppure, nonostante queste
esperienze, proprio durante le liturgie, nelle quali "parliamo di queste
cose", cioè dei miracoli che Cristo ha compiuto nella nostra vita, quando
"Lui in persona appare in mezzo a noi" ci accade ancora come agli
apostoli. Siamo "stupiti e spaventati", e "crediamo di vedere un
fantasma".
Non è così? La Parola di Dio è
perfetta, non sbaglia un colpo. Se oggi la Chiesa ci presenta questo Vangelo
significa che siamo ancora "turbati e spaventati". I verbi usati
dall’evangelista sono come una Tac del nostro cuore; rivelano che è agitato fin
giù nel profondo, come un mare in tempesta che ci sconvolge facendo "sorgere
dubbi nel nostro cuore". Il termine "dubbi" traduce
l'originale greco che letteralmente significa "pensieri". Che
vuol dire? Che cosa ci sta succedendo?
Succede che nel nostro
"cuore" siamo ancora schiavi dei nostri "pensieri", che
sono dei veri e propri “dialoghi” dentro noi stessi (dialoghismos), con cui
tentiamo di spiegare un fatto che resta inspiegabile. Appare cioè Cristo
risorto, ma la sua presenza ci sembra non
incidere sulla realtà. Sarà pure Lui, ce lo hanno detto fin da piccoli, ma
pur essendo “in mezzo a noi” ai nostri occhi è terribilmente lontano dalla
storia che viviamo, come un “fantasma” appunto, che fluttua ma non ha
consistenza.
Lo “vediamo” indifferente ai
nostri problemi, che sono tanti, e molti ancora irrisolti. Anzi, senza
soluzione, e se Gesù risorto “non ha carne ed ossa” come può “toccare” la
nostra vita, i fatti reali che ci fanno soffrire, le persone con le quali non
riusciamo proprio ad entrare in comunione? Come fa un fantasma a “mangiare” con
me il mio pranzo, come fa cioè a divenire partecipe delle mie cose, ad entrarvi
per risolvere i problemi, per farmi giustizia, per cambiare questa storia che
mi schiaccia?
Lo “vediamo” così, con la
superficialità di uno spettatore a teatro, come suggerisce il verbo greco
“theorein” utilizzato dall’evangelista. Non riusciamo ancora ad andare oltre
l’apparenza perché i “pensieri” con cui “dialoghiamo” con il nostro io sono
calamitati da ciò che sembra avere ben più consistenza di quel “fantasma”: pensiamo
a quell’ingiustizia subita, alla malattia di mio padre che non si riesce a
curare, alle tasse che stanno distruggendo la mia attività, alle cattive
amicizie dei miei figli, all’indifferenza dei parrocchiani verso le mie
iniziative pastorali, alle ferie che quest’anno mi hanno dato in settembre
senza tenere conto delle mie esigenze.
E, per dirla tutta, siamo
"turbati" profondamente proprio per quello che significa la Pasqua,
per l'esodo che la Chiesa ci ha annunciato, quello verso una vita che di certo
desideriamo, ma di cui non riusciamo a "pensare" la forma e lo spazio.
Una vita nuova la vorremmo, ma ci “atterrisce” anche il solo “pensiero” che
davvero anche noi potremmo diventare come quel Gesù risorto, liberi come il
vento di cui aveva parlato a Nicodemo. “Pensiamo” che risuscitare significhi
diventare anche noi come un “fantasma”, perdendo il contatto con la realtà,
quello che, pur facendoci tante volte soffrire, abbiamo imparato ad avere.
Se diventassimo come Lui
perderemmo troppe cose, la passione che ci spinge a “toccare” l’altro “in carne
ed ossa”, il fidanzato o il coniuge che sia, per sentirlo nostro mentre sazia
l’impulso irrefrenabile della carne. Perderemmo il contatto con le nostre cose,
quelle che ci danno sicurezza e nelle quali cerchiamo ancora “pace” e felicità:
no, non sto parlando di peccati, ma delle vacanze, di una bella macchina, di
una casa confortevole, di un conto in banca che ci dia un po’ di tranquillità
per il futuro, della salute. Non “mangeremmo” più con i nostri cari, godendo dei
piaceri che il mondo ci offre.
Per questo “sorgono i dubbi nel
nostro cuore”. Abbiamo costruito un’immagine falsa di Dio. Il demonio è
riuscito a pervertire anche i segni della risurrezione di Cristo che Lui ci ha
offerto sino ad oggi, inducendoci a “pensare” che indicassero una resurrezione
di quello che ci ha fatto soffrire. Sì, è così accidenti: “deve” risorgere mio
marito, diventando quello che ho immaginato sarebbe stato quando mi sono
sposata. “Deve” risorgere il mio lavoro, per gratificarmi in prestigio e
denaro, quelli che mi spettano di diritto. Ecco, “devono” risorgere tutti i
miei diritti calpestati. Non è il mantra ripetuto dai telegiornali, dai
politici, dagli opinionisti, da tutti quelli che incontriamo sulla
metropolitana? “Deve” risorgere Barabba! Ma se mi si presenta un “fantasma” a
mani vuote, senza nessun diritto da restituirmi, scusa, è normale “dubitare”
che sia davvero quel Gesù che ho imparato a conoscere, che diceva parole
meravigliose, che faceva i miracoli riscattando la vita proprio dei senza
diritti, degli ultimi.
E oggi ascoltando questo Vangelo,
“dubitiamo”, perché il Gesù risorto che esso annuncia, non fa assolutamente
nulla di quello che ci aspettiamo. Perché non ripete i miracoli che ha compiuto
sino ad ora? Perché la mia vita non cambia più, nonostante gli abbia dato fiducia
appoggiandomi alle tante esperienze del suo amore? Che fosse stato tutto una
coincidenza? Gesù è risorto davvero oppure, sino ad oggi, è stato un “fantasma”
prodotto dalla mia fantasia, dal desiderio di credere in qualcosa, un mito come
dicono tanti, per consolarmi e tirare avanti? Non sono stato io a ostinarmi a vedere
in delle coincidenze quello che non era altro che il fantasma dei miei desideri?
Sono questi i “pensieri” del tuo
“cuore”? Benissimo, perché è importante giungere a questo punto. Ci sono
arrivati gli apostoli, ci dobbiamo arrivare anche noi. E’ il passaggio
obbligato, la crisi dell’”ignoranza” che, se accettata, è la sola che può
generare lo stupore della fede adulta e incrollabile nella risurrezione di
Gesù. E’ in questa “ignoranza” che devono risuonare le parole di Gesù, a
cominciare da quel “Pace a voi!” che accoglie con amore la debolezza della
nostra carne e l’incapacità di capire della nostra mente ancora chiusa
all’intelligenza delle Scritture.
Per credere, infatti, è necessario
che il Signore ci apra gli occhi per “intelligere”, per vedere oltre le
apparenze, e scoprire ragionevolmente credibile e degno di fede nella nostra
storia il compimento di ogni Parola della Scrittura. E’ questa l’unica mappa
che ci può guidare all’incontro decisivo con Cristo risorto, la stessa usata
dalla Chiesa primitiva nel catecumenato, la stessa che, in ogni celebrazione
della Messa, precede la liturgia eucaristica .
Per questo “Gesù stesso” viene
anche questa Domenica nella comunità cristiana per "farsi vedere",
restando "in mezzo a noi". E' Lui al centro della Pasqua, attraverso
la quale vuole entrare e restare al centro della nostra vita e del nostro
"cuore", cioè del nostro essere, il luogo intimo dove siamo liberi e
possiamo discernere e decidere, insomma "vedere".
Ecco, Gesù "stesso"
viene a prendere possesso di noi "stessi", di tutta la nostra vita!
E' questo che ci manca ancora per sperimentare la “Pace” che Cristo ci
annuncia. Le esperienze fatte sono come una luce intermittente che ha illuminato
per alcuni istanti la nostra vita; l'ha salvata eccome, e sì, lo abbiamo
accolto, ma solo per un caffè, mentre Lui vuol venire e fermarsi
per sempre al centro della nostra vita e "mangiare" con noi il nostro
"pesce arrostito".
Il pesce è, nella tradizione
ebraica, il cibo del Messia. “Viene dal mare”, è pescato dalle acque della
morte, per questo è immagine di Cristo risorto. Ma è quello che i discepoli
avevano già arrostito, il che significa che Gesù vuol mostrare loro il
compimento del suo Mistero Pasquale: prendendo e mangiando quel pesce rivela
che Lui ha preso e mangiato la morte che tutti gli abbiamo dato, ha assunto
ogni nostra sofferenza, sino a farsi bruciare, a farsi peccato per noi. E anche
oggi prende e mangia la nostra vita per passarla con Lui dal mare della morte
alla Terra promessa della vita eterna!
E come lo fa? Lo fa prendendoci
proprio al capolinea dei nostri vani ragionamenti, della nostra
"ignoranza" di Lui, del suo modo di operare, per comprendere il quale
non abbiamo parametri. Sino a che la sua carne risorta non “tocchi” la nostra
carne, offrendoci così lo strumento per imparare che cosa sia il suo amore più
forte della morte
.
Lo fa, quindi, smentendo la conclusione insinuata in noi dal demonio che tutto quello che abbiamo vissuto è stato sì bello, e anche vero, ma in fondo era solo il frutto di un "pensiero", di una particolare esperienza "spirituale", come anche suggerisce l'originale tradotto con "fantasma". Spesso, infatti, la Resurrezione di Cristo in noi è, secondo i nostri "pensieri", legata a certi momenti speciali, alle liturgie, ai ritiri spirituali, a certe predisposizioni. Quasi un'astrazione, un concetto, qualcosa che si debba "sentire"... La sparo grossa, quasi come una tirata di cocaina... Una visione che stravolge la realtà, che ci faccia volare, stare bene. E così ha buon gioco il demonio, che, una volta destati dal sentimento, ci insinua il dubbio mostrandoci la realtà sempre uguale.
E invece no, la Pasqua è molto di più, infinitamente di più! E' Cristo "in carne ed ossa" che ci chiede di consegnargli la nostra vita, tutta! E lo fa invitandoci a "toccare" e "guardare" il suo amore che risplende nelle sue "ferite". Lui non è un pensiero, non è solo spirito, Lui è "carne e ossa" crocifisse per te e per me, scese in un sepolcro a cercarci, e risuscitate come prova indubitabile che il suo amore è stato più forte di ogni nostro peccato.
E oggi ci "mostra"
di nuovo "le mani e i piedi" trafitti dai nostri pensieri e dai
nostri peccati: in quelle ferite vi è la garanzia del perdono, e se
siamo perdonati perché dovremmo continuare a difendere quello che ci ha
avvelenato la vita? E' questo il passo decisivo che ci manca: “convertirci”,
consegnare a Cristo noi stessi, perché Lui possa "mangiarne davanti ai
nostri occhi".
Se lo farai, esploderai nella gioia del perdono e della vita nuova, stupendoti al punto di "non credere ai tuoi occhi" nel vedere che le barriere dei pensieri, delle angosce, dei dubbi che ti separavano dalla "Pace" e dalla pienezza della felicità non esistono più.
Se lo farai, esploderai nella gioia del perdono e della vita nuova, stupendoti al punto di "non credere ai tuoi occhi" nel vedere che le barriere dei pensieri, delle angosce, dei dubbi che ti separavano dalla "Pace" e dalla pienezza della felicità non esistono più.
Come è possibile che Cristo mi
ami così, che, nonostante tutto, non tenga conto delle mie meschinità, della
mia incredulità, dei miei capricci, della mia durezza di cuore? Ecco, tenetevi
forte, dobbiamo entrare in questo altoforno che è lo stupore, sino a “non
credere” possibile che Cristo risorto ci doni una Pace che supera, appunto,
ogni intelligenza, come scrive San Paolo.
Dobbiamo accettare di “non aver
mai creduto” davvero, anche vedendo e sperimentando tante volte i segni della
vittoria di Cristo. Dobbiamo accettarlo perché sia purificato il nostro sguardo
interiore attraverso la concretezza della vita nuova e celeste che si fa carne
e ossa in noi! Sì, è possibile l’amore di Dio, è possibile che abbia vinto ogni
peccato, anche il più terribile; è possibile che Cristo risorto ci trasformi in
uomini liberi e sovrabbondanti di vita eterna, capaci di entrare negli eventi
come Lui è apparso nel cenacolo; è possibile diventare cristiani che “si
mostrano vivi” nel mondo, passando nella morte come il vento, senza restarvi
impigliati.
E’ possibile perché proprio per
me, per me come sono oggi, "bisognava che fosse compiuto tutto quanto è
scritto nella Legge di Mosè, nei profeti e nei salmi su di Lui". E che
cosa è scritto? E' scritto di un popolo di dura cervice, dal cuore ostinato,
incredulo di fronte ai tanti segni e prodigi di Dio, e di un Servo che
l'avrebbe salvato prendendo su di sé ogni suo peccato. E' scritta la tua
storia, sino ad oggi, e quella di Gesù, sino ad ora.
E in questa storia si mostra Gesù
dicendoci “Pace a voi” che tante volte “avete ucciso l’autore della vita”. “Pace
a voi” che “avete rinnegato il Santo e il Giusto e avete chiesto che vi fosse
graziato un assassino”. “Pace” a noi oggi, che abbiamo scelto la violenza e la
giustizia umana, la ribellione e la vendetta. “Pace” a noi che abbiamo ucciso
Colui che poteva darci la vita vera e piena, per difendere stoltamente noi
stessi, con i nostri progetti e i nostri criteri.
“Pace” a noi, che abbiamo scelto
Barabba perché siamo come lui: Barabba, infatti, significa “figlio del padre”,
ovvero figlio di nessuno. “Pace” a noi che abbiamo vissuto come orfani, chiusi
nel carcere dei rancori e dei giudizi verso Dio e gli uomini, genitori,
fratelli, amici, colleghi, tutti responsabili della nostra infelicità.
“Pace” ai figli di questa
generazione che, come Adamo ed Eva che uccisero nel loro cuore l’Autore della
Vita, hanno perso la propria identità nell’illusione di arraffare quella di
Dio. “Pace” ai tanti che, nudi, inventano nuovi generi sessuali con i quali
cucirsi addosso un’identità figlia delle concupiscenze travestite da diritti.
“Pace” a noi peccatori perché,
proprio mentre lo uccidevamo, l’Autore della Vita moltiplicava infinitamente la
sua vita in noi che stavamo morendo vittime di noi stessi e dei nostri peccati.
“Pace” dunque, ovvero vita eterna
per tutti noi, che Cristo risorto e vittorioso su ogni peccato ci offre oggi
gratuitamente. “Pace”, ovvero riposo e consolazione, perché Dio ha saputo
scorgere tra tanta malizia la nostra “ignoranza”. Non sapevamo, infatti, che
proprio attraverso la nostra mano assassina come quella di coloro che erano
presenti a Gerusalemme nei giorni della Passione di Gesù, “Dio ha compiuto ciò
che aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè che Cristo doveva
soffrire”.
Allora, umiliamoci e accettiamo
la nostra "ignoranza", che i nostri criteri sono inutili, che per
passare dalla morte alla vita e “cambiare vita” occorre lasciarsi stupire da
Cristo. Solo lo stupore genera la
conversione, il rinnegare se stessi e la parte di noi che ancora appartiene
alla terra, quella orgogliosa che non crede di avere bisogno di
convertirsi, ma che devono cambiare verso le vicende della storia.
Convertiamoci fratelli, perché
Gesù “doveva soffrire” per te e per me. “Doveva” perché quello che ci contamina
e ci rende infelici non è fuori di noi, ma dentro di noi. “Doveva” perché c’era
il nostro cuore inguaribile da guarire. Non c’era riuscita la Legge, non
l’educazione ricevuta, non lo studio, non le campagne di sensibilizzazione dei
governi. Neanche le buone intenzioni. Nessuno avrebbe potuto tirarci fuori
dall’inferno del rapporto con gli altri, della schiavitù all’alcool, al sesso,
al gioco; nessuno avrebbe potuto guarire il nostro cuore infettato mortalmente
dall’inganno del demonio.
Perché nessuno sarebbe stato
capace di entrarci nel nostro inferno. Per questo lo “doveva” fare l’unico che
“poteva”, ovvero l’Autore della vita. Lui solo poteva scendere nella morte e
distruggerla, e così tirarci fuori da quell’inferno di dolore. Lui solo può
compierlo oggi per te e per me, “Gesù Cristo giusto”, il nostro “Paraclito
presso il Padre”, l’Avvocato capace di farci scagionare dall’accusa più
infamante.
Anche oggi, infatti, mostra al
Padre le sue piaghe gloriose, il nostro alibi!
Abbiamo peccato noi, è vero, ma Lui era lì a farsi peccato per noi! E così il
Padre ha fatto ricadere su di Lui la condanna che spettava a noi. Per questo
“doveva” morire, Giusto per gli ingiusti per ricondurci al Padre, alla comunione
con Lui.
“Ma Dio lo ha risuscitato dai
morti” e la Chiesa ne è “testimone”, e ce lo annuncia anche in questa Domenica.
Coraggio allora, smetti di difenderti, guarda che Cristo è già entrato nella
tua vita, nonostante avessi chiuso le porte. E’ già nel Cenacolo, immagine
della comunità cristiana, dove "spalancherà la tua mente all'intelligenza,
alla visione delle Scritture" compiute in Lui per te!
Allora, ascolta oggi la
predicazione e non indurire il cuore, per imparare nella Chiesa ad essere
“fedele alla sua Parola”. Chi le è fedele, infatti, “non gusterà mai la morte”,
perché sperimenta come gli apostoli nel
Cenacolo, “l’amore di Dio perfetto in lui”. Accostati ai sacramenti che
rinnovano la Grazia del Battesimo, per “conoscere” davvero Cristo mentre, vivo
in te, “compie” per Grazia i suoi “comandamenti”, accompagnandoti in una vita
nuova.
E' questa la tua resurrezione,
quella che ti tira fuori dalla tomba dei tuoi “pensieri,” per aprirti alla fede
che sa "vedere" l'amore di Dio in ogni evento. Era "scritto che
Gesù doveva patire e risuscitare dai morti" perché "nel suo
Nome", cioè in Lui vivo “in carne ed ossa”, fossero "predicati a
tutti la conversione e il perdono dei peccati”, innanzi tutto a te oggi.
“Doveva” patire le ingiustizie che ti fanno soffrire, vedendo calpestati i suoi
diritti di Figlio di Dio. “Doveva” morire come un malfattore perché tu capissi
che non è la risurrezione dei tuoi diritti che ti salva, ma le sue ferite che
trasformano in Gloria ogni tua ferita.
“Doveva” entrare nel sepolcro di
ogni tuo fallimento per trascinarti fuori dalla prigione della menzogna e farti
così sperimentare che la sua “carne” e le sue “ossa” sono le tue liberate dalla
paura di morire. “Doveva” perché “nel suo Nome”, cioè in Lui vivo in te, si
potessero “testimoniare” e “predicare” a ogni uomo “la conversione e il perdono
dei peccati”.
Capito? E’ questa la risurrezione
autentica, Lui in te e nella comunità cristiana, sacramento di salvezza per
l’umanità. Lui in te perché, insieme ai fratelli, tu possa diventare “testimone
di questo" fatto inaudito, del mistero Pasquale di Cristo che si compie
nella Chiesa giorno dopo giorno.
Coraggio allora, la Pasqua ci
viene incontro per farci passare definitivamente alla Verità fatta “carne e
ossa” perché già da oggi possiamo “testimoniare” la vittoria di Cristo
cominciando dalla nostra "Gerusalemme", dalla famiglia, dagli amici,
da chi abbiamo giudicato e rifiutato. E' questa la nostra Pasqua che si
estenderà, non più a intermittenza, per ogni giorno della nostra vita.
L'ANNUNCIO |
Prima Lettura
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
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