"Andarono di nuovo a Gerusalemme", perché era lì che
Gesù avrebbe dovuto compiere "sino alla fine" la sua missione
d'amore. Mosso dunque dall'amore geloso e dallo zelo per la salvezza di ogni
uomo, come appare sovente nei vangeli, Gesù "si aggirava per il
Tempio", come scrutando gli effetti dei gesti e delle parole con le quali
aveva sconvolto quel luogo santo. "Uno sguardo critico sul Tempio permette
sicuramente di constatare l'esistenza di numerosi abusi" in quello che era
diventato il "centro economico del paese" che
"aveva anche un ruolo nelle decisioni politiche... Religione,
commercio e politica, tutto si mescolava in un destino unico" (Frederic
Manns). Quel giorno non potevano non risuonare ancora le parole di Gesù. Colpiti e affondati
dinanzi al popolo sul quale esercitavano un'autorità assoluta, così dovevano
sentirsi quel giorno "i sommi sacerdoti", detentori del potere economico e
politico, "gli scribi", di quello religioso, e "gli
anziani" che erano i responsabili del popolo legati anche loro al potere
politico. Le parole e i gesti di Gesù avevano smascherato l'equivoco di fondo
che spesso inganna coloro che hanno "autorità": la stessa domanda
rivolta a Gesù, "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato
l'autorità di farlo?", riguardava anche e soprattutto loro. Quel
giorno, infatti, Gesù aveva rovesciato molto più dei tavoli dei
cambiavalute; con quel gesto profetico aveva posto Lui la stessa
domanda ai "sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani", e per di
più di fronte al popolo: "con quale
autorità fate queste cose, lasciate cioè che il Tempio di Dio, invece di casa
di preghiera per tutti i popoli, divenga una spelonca di ladri? Chi vi ha dato
l'autorità per autorizzare i cambiavalute e i venditori di colombe a vendere e
comperare nel Tempio, e per concedere di portare cose nel luogo santo, facendo
della dimora di Dio un mercato?". In altre parole, "chi vi ha dato
l'autorità per far soldi nel nome di Dio? E' questa l'autorità che voi dite
venire direttamente da Dio? Così servite e fate rispettare la Torah,
amministrate la giustizia e insegnate al popolo?". Uno tsunami di proporzioni
mai viste si era abbattuto su di loro. Gesù li aveva smascherati, minando
così le fondamenta della loro autorità presso il popolo che, non
dimentichiamolo, "pendeva dalle labbra" di Gesù. E questo si sa, crea
sempre problemi. Chi, tra quanti detengono il "potere" e l'
"autorità", è così libero da lasciarsi giudicare serenamente e, se
colto in errore, ha il coraggio e l'umiltà di accettare il giudizio e cambiare?
Pochissimi, forse nessuno. Eppure l'autorità è profondamente legata alla
libertà. In greco, infatti, il termine "exousia" tradotto
con "autorità" - "potere", deriva da
"exestin" - "ciò che è libero" - e
significa "libertà incondizionata di azione", e anche "potere di
disporre". Ma sappiamo dalla tradizione biblica che ogni autorità viene da
Dio: "Ascoltate, o re, e
cercate di comprendere; imparate, governanti di tutta la terra. Porgete
l'orecchio, voi che dominate le moltitudini e siete orgogliosi per il gran
numero dei vostri popoli. La vostra sovranità proviene dal Signore; la
vostra potenza dall'Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i
vostri propositi; poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete
governato rettamente, né avete osservato la legge né vi siete comportati
secondo il volere di Dio. Con terrore e
rapidamente egli si ergerà contro di voi, poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto. Con terrore e rapidamente egli si ergerà
contro di voi, poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in
alto. Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno, non ha
soggezione della grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e si
cura ugualmente di tutti. Ma sui potenti sovrasta un'indagine
rigorosa. Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi
si è istruito in esse vi troverà una difesa" (Sap 6, 1-10). Ebbene, questa
Parola si è compiuta nel Tempio: Gesù è l'uomo autenticamente libero, che
"non si ritira" neanche dinanzi a chi ha autorità sul Popolo;
"non ha soggezione della grandezza" dei sommi sacerdoti, degli scribi
e degli anziani; Gesù è libero perché "viene dal Cielo", dal Padre, è
suo Figlio, è Dio! Per questo "con terrore e rapidamente egli si erge
contro" di loro, "ministri del suo regno che non hanno governato
rettamente, né hanno osservato la legge, né si sono comportati secondo il
volere di Dio". Gesù poteva e doveva farlo, ne aveva l'autorità perché era
il Messia, e stava rivelando in se stesso che l'inviato di Dio era Dio stesso
fatto carne. "I sommi sacerdoti e gli scribi" avevano compreso bene il suo
gesto, e per questo ,interrogandolo sulla sua "autorità", volevano
spingerlo ad affermare pubblicamente di essere Dio; "cercavano",
infatti, il modo di farlo morire", ma avevano bisogno di trovare un capo
d'accusa contro di Lui, perché "avevano paura di lui, perché tutto il
popolo era ammirato del suo insegnamento". Gelosi della propria
"autorità" avevano preventivamente rifiutato perfino l'ipotesi che
Gesù fosse davvero quello che diceva di essere con la sua nuova dottrina e testimoniava
con i segni che compiva,; "amavano infatti più la gloria degli
uomini che quella di Dio" e per questo, aggrappati alla loro
"autorità" che veniva da "dottrine che sono precetti di
uomini", erano incapaci di aprirsi umilmente alla conversione. Ma Gesù,
svelando l'ipocrisia del loro cuore corrotto, aveva dimostrato che a smentirli
erano la stessa Torah dalla quale dicevano di aver ricevuto l'autorità, e Mosè,
dal quale la tradizione biblica fa risalire l'istituzione del Sinedrio. Gesù aveva smascherato il clericalismo che si annida nei vescovi, nei preti, ma
anche nei laici, quando nel cuore si insedia la menzogna demoniaca che illude l’uomo
di essere diventato come Dio perché ha potuto mangiare il frutto riservato a
Lui; il clericalismo di quelli che pervertono l’autorità che viene da Dio e che
per questo è sempre un servizio alla sua volontà, facendone un alimento per la
superbia dell’uomo vecchio.
Per questo anche
oggi Gesù "si aggira" nel Tempio di Dio che siamo ciascuno di noi.
Scruta la sua Chiesa, la nostra comunità, la nostra famiglia, il nostro cuore.
Viene cioè, con amore, a vedere l'effetto delle sue parole e dei suoi gesti
nella nostra vita. Ti sei convertito accogliendo la sua autorità, oppure, come
i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani, ti sei chiuso difendendo gelosamente
la tua presunta autorità sulla tua vita, la libertà cioè di fare quello che ti
sembra giusto e conveniente? Per intenderci, quella maschera beffarda della
libertà che il serpente ha proposto ad Adamo ed Eva che, sedotti dall'autorità
divina che gli era capitata a pochi centimetri, hanno prontamente indossato...
Dunque vediamo: siamo realmente liberi al punto di sottometterci a Dio e alla
sua volontà, oppure crediamo che l'autorità di Gesù, alla fine, ci condiziona,
ci stringe in un angolo sottraendoci appunto, la libertà? Dietro
alla domanda sull'autorità vi è quella più profonda sul destino
dell'uomo, sul suo rapporto con Dio. La risposta di Gesù illumina
questo dilemma. Essa ci riporta con i piedi per terra, ci mostra un
fatto e ci invita a giudicarlo. Il "battesimo di Giovanni" era lì,
davanti ai capi, mentre il popolo recava, sigillata, l'esperienza di
quell'immersione. Di fronte a questo fatto dovevano prendere posizione, e si
sono visti incapaci. Quel "non sapere" esprimeva
l'infondatezza della loro autorità, quella di chi, cieco e sordo, pretende di
essere guida di altri. Come spesso accade anche a noi, quando, tra mormorazioni
e giudizi, stretti nei lacci della superbia, poniamo a Dio la stessa domanda:
"con quale autorità fai queste cose nella mia vita?"; mio figlio
innocente è malato, mi hanno licenziato, il fidanzato mi ha lasciato, quel
collega trama sempre contro di me, i superiori non mi comprendono e continuano
a umiliarmi, questo fallimento che è la mia vita inutile di cinquantenne senza
nulla tra le mani, i figli che si ribellano... E, immancabilmente, rimaniamo
senza risposta, con la vita che ci sfugge senza poter dare ad essa un senso nel
quale riposare e trovare pace e felicità. Quante domande recano, celata, la
stessa malizia sei capi del popolo, che, come una trappola, vorrebbe
giustificare le ribellioni, il rifiuto, l'assoluta difesa di se stessi e delle
proprie posizioni! Quante domande apparentemente ingenue e logiche nascondono
il veleno dell'ipocrisia, e quante volte vi cadiamo, intrappolati nella carne e
nei criteri mondani, nel sentimentalismo e nel moralismo giustizialista che
trasforma la vita in un perpetuo ricorso al tribunale, dove conduciamo
Dio stesso, nelle sembianze del prossimo o degli eventi, dei superiori e di chi
ha "autorità" su di noi... Per questo oggi Gesù mette, con "il
battesimo di Giovanni", davanti a noi anche la nostra storia.
Come ha fatto quel giorno nel Tempio. La Parola che abbiamo ricevuto,
l'annuncio che ha mosso la nostra vita iniziando a cambiarla, i segni compiuti
da Gesù, sono parte della nostra esperienza. E' a questa che dobbiamo
tornare per giudicare e discernere. Ai fatti che hanno compiuto nell'amore la
Parola di Dio dobbiamo andare per crescere nella fede che si appoggia
saldamente all'autorità di Cristo sulla propria vita. Se anche noi "non
sappiamo" e non riconosciamo in ogni evento e in ogni persona che
ci è accanto la presenza di Dio che, attraverso la storia esercita su di noi la
sua "autorità" d'amore, significa che qualcuno ha rapito dal
nostro cuore la verità, e con essa la libertà che da essa scaturisce. "Il
battesimo di Giovanni veniva dal Cielo", ed era la verità; allo
stesso modo, i segni d'amore deposti nella nostra vita testimoniano
che Dio esiste e ci ama, e anche questa è la verità. Accoglierla
significa riconoscere a Gesù l'autorità riservata a Dio. Significa
credere in Dio e sottomettersi liberamente al suo amore. Se è vero che
Dio ha operato in mio favore, se è vero che Lui mi ama, se il
mio destino è la felicità in Lui, allora Dio è libero di
condurre la mia vita, ha l'autorità di purificare il mio cuore la mia
mente come e quando vuole, come ha fatto quel giorno nel Tempio. Se il suo
amore mi ha riscattato e se gli appartengo, allora l'unica e autentica libertà
si esprime proprio nel lasciarmi amare, nel consegnare la mia vita alle sue
mani, alla sua volontà: "La più grande espressione della libertà è la
capacità di decidersi per un dono definitivo, nel quale la libertà, donandosi,
ritrova pienamente se stessa" (Benedetto XVI). "Sapere" in
virtù di un'esperienza illuminata dallo Spirito di Verità, che la nostra
vita, in ogni suo aspetto, in ciascun evento, dalla famiglia nella quale siamo
nati, alla scuola che abbiamo frequentato, al lavoro, è una meravigliosa opera
di Dio, ci conduce a riconoscere che tutto di noi "viene dal
Cielo" per compiere in noi "il battesimo di Giovanni", ovvero
per indurci alla metanoia, alla penitenza, che significa cambiamento
di mentalità. La storia di oggi e di ogni giorno ci accoglie
nell'amore celeste come un battesimo nel quale diviene naturale consegnare
le chiavi della nostra esistenza al Signore. IL Vangelo di oggi ci
annuncia una verità assoluta che solo la fede adulta può accogliere: nella
nostra storia nulla viene dagli uomini. Certo che questo contrasta eccome con
la mentalità mondana, ma anche con quella religiosa che fa del Tempio un luogo
di mercato, e, peggio, una "spelonca di ladri". Non a caso il mondo e
la religione si sono alleati per uccidere Gesù di Nazaret, insidiati entrambi
dalla sua "autorità". Non si tratta di comprare e rubare la salvezza,
ma di accoglierla nella storia che Gesù ha rivelato essere il Tempio di Dio
dove offrirsi per amore. Non a caso, infatti, è stato crocifisso fuori da Gerusalemme,
al Calvario, insieme ai peggiori criminali. Dio ha deposto cioè la sua
"autorità" fuori dalla santità della Città che Lui steso aveva eletto
come segno profetico della sua dimora. E in quel luogo maledetto accade
l'impensabile: non è il peccatore che compra l'agnello per il sacrificio, ma è
Dio stesso che, nella carne del suo Figlio, si fa Agnello che offre se stesso
per riscattare e comprare il peccatore al caro prezzo del suo sangue:
"Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una
Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non
appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma
con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci
così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli
e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li
santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di
Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio,
purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio
vivente?" (Eb 9, 11-14). Sulla Croce, dunque, nel corpo di
Cristo appare il nuovo Tempio ormai purificato da ogni traffico e
divenuto finalmente "casa di preghiera per tutte le nazioni"; proprio
nel luogo più lontano dalla santità il Padre depone il Santo dei Santi per
dischiuderlo dinanzi al peccatore inchiodato al supplizio più atroce,
immagine di ogni pagano lontano da Dio, perché, "con
piena libertà" potesse "entrare nel santuario per mezzo del
sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha
inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne" (Eb 10,19).
Fratelli, "dagli uomini" vengono i peccati, che ci fanno
soffrire, ma non hanno l'autorità, il potere e la libertà che ha Dio, perché
possono essere assorbiti e dissolti nella sua misericordia. La sofferenza,
i fallimenti, anche le situazioni difficili che, invece di essere sanate,
sembrano giungere senza soluzione al loro epilogo più doloroso, tutto
viene dal Cielo perché fa parte di un disegno misterioso di amore con il
quale il Padre ci conduce a sé: la nostra vita è immersa in un battesimo
che viene dal Cielo, ancor più grande di quello di Giovanni. Ogni evento
ci accompagna nel cammino della conversione alla Verità e all'amore, e
costituisce la piscina battesimale dove lasciare senza vita il nostro uomo
vecchio per rinascere come nuova creatura. Tutto è Grazia, perchè tutto è
amore, anche quello che appare più assurdo, anche quando la nostra vita è messa
sottosopra dallo zelo infinito del Signore. Così "l'autorità" di
Gesù, la sua libertà assoluta manifestata nel dono gratuito di se stesso,
"l'autorità crocifissa", ci incontra negli eventi di ogni
giorno, e "libera" la nostra libertà in forza del suo
amore; riconoscendo e accogliendo l'autorità del Signore, la nostra libertà ci
consegna al nostro unico ed autentico destino, quello d'essere Tempio vivo di
Dio in questa generazione, oblazione santa per la salvezza di ogni uomo, carne
e sangue dove Gesù esercita la sua autorità per salvare chi ci è accanto. Essa
non dispensa risposte a gettone, non si risolve in un ansiolitico che ci
strappi al dramma fondamentale dell'esistenza. L'autorità di Cristo attira
l'uomo nella sua libertà, e lo crocifigge sulla sua stessa Croce, svelando
l'unico senso che dà valore e sostanza alla vita: il dono senza riserve che
scaturisce dall'amore, il sale di ogni istante: "Il dolore è una presenza
ed esige, perciò, la nostra presenza. A questo terribile problema solo Dio era
in grado di rispondere: “Non sono venuto a spiegare, dissipare dubbi con una
spiegazione, ma a riempire il vuoto, a sostituire con la mia presenza il
bisogno della spiegazione”. Il Figlio di Dio non è venuto a distruggere la
sofferenza, ma a soffrire con noi. Non è venuto a distruggere la croce, ma a
distendersi sopra". (Paul Claudel, Lettere sul dolore).
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