Il segno di Giona ci salva
Alcuni scribi e farisei chiedono a Gesù un segno che lo
legittimi quale Messia, una prova che dimostri la veridicità delle sue parole.
Perché Gesù risponde così severamente ad una domanda apparentemente
ragionevole? Perché, chiedendo un altro segno essi vanificano di fatto quelli
che Gesù aveva compiuto sino ad allora. Sono come il Popolo nel deserto che,
nonostante i segni e i prodigi, continuavano a mormorare e tentare Dio per
sapere "se il Signore è in mezzo a noi, sì o no" (Es 17,7). Come noi,
mai sazi della tenerezza e della misericordia di Dio, esigiamo che compia i
segni che il nostro cuore malato desidera. No, la vita che abbiamo non ci
piace. Va bene, il Signore ci ha perdonato e aiutato molte volte, ma... Ci
manca sempre qualcosa; se gli eventi prendono una piega diversa da quella che
abbiamo stabilito o sperato; se la moglie, nonostante le tante esperienze di
riconciliazione, continua ad essere insopportabile e non mi fa passare nulla;
se il marito, nonostante lo abbia perdonato, si ostina a tradire la mia
fiducia; se i figli, nonostante le mille parole e castighi, continuano a
mentire e a fare il proprio comodo; se appare una malattia, o un problema al
lavoro, o un incidente; se qualcuno ci si mette contro, eccoci di nuovo a
chiedere al Signore che "ci faccia vedere un segno". Perché? Perché
la Parola ascoltata, i mille sacramenti ricevuti, le esperienze del suo amore,
non ci sono ancora bastati per credere e abbandonarci alla volontà del Padre?
Lo spiega Gesù: perché non abbiamo ancora creduto al "kerygma", alla
notizia che Gesù è morto e risorto per noi! Abbiamo visto dei
"segni", ce ne siamo rallegrati perché hanno risolto situazioni
difficili, o hanno compiuto i nostri desideri. Ma non abbiamo compreso che essi
erano "segno" del Mistero Pasquale del Signore, l'unico
"segno" capace di cambiare il cuore. Erano un aiuto che ci è stato
offerto, una traccia per giungere al Golgota, contemplare Cristo crocifisso,
lasciarci trafiggere il cuore da tanto amore, incontrarlo "nel ventre
della terra" nella quale i peccati ci hanno sepolto, e lì, nella nostra
realtà, alla radice di ogni peccato, aprire disarmati all'unico capace di
scendere fino a noi per liberarci con la sua vittoria sulla morte. No, se stiamo
ancora mormorando ed esigendo che Dio cambi eventi, persone e perfino noi
stessi, significa che non abbiamo creduto al "segno di Giona
profeta". Troppo ingannati dalla sapienza mondana, troppo preoccupati
della giustizia carnale per accogliere, umilmente, la chiamata a
"conversione" che l'unico "segno" che ci viene dato ogni
giorno ci annuncia. Siamo ancora figli di "questa generazione, perversa e
adultera". Per-vertiamo lo sguardo del cuore "volgendolo in un altro verso",
opposto a quello di Dio; per questo abbiamo tradito il nostro Sposo, cercando
affetto, stima, considerazione e vita negli amanti con i quali ci siamo
pervertiti. Abbiamo creduto all'annuncio del demonio, identico a quello fatto
ad Eva, e ci siamo concessi agli idoli di questo mondo. Come potremmo credere,
se la carne ha desideri contrari a quelli dello Spirito? Se il
"segno" che chiediamo è un idolo fabbricato dal nostro cuore malato?
Per questo tentiamo Dio, rifiutando il "segno" che ci offre nella
storia, in ragione delle nostre concupiscenze. Eh sì, perché chiedere che tua
moglie o tuo marito cambi è una perversione; chiedere che gli eventi vadano
secondo i nostri schemi è adulterio. E' "pensare secondo gli uomini",
tipico di satana, il nemico della Croce. E' chiedere un "segno" eugenetico, che
spiani la strada ad una vita senza problemi, senza sofferenze, senza croce. Il
paradiso messianico qui e ora, e fuori dalla nostre esistenze tutti gli embrioni
fallati, gli usurpatori, colleghi, parenti, il nostro stesso carattere....
Infatuati dei doni che abbiamo ricevuto, senza accorgercene, ci siamo fatti dio
e tutto deve servire alla nostra maestà. Siamo diventati incapaci di godere,
con semplicità, dei doni che ogni giorno il Signore ci fa, incartandoli con la
ruvida carta della Croce. "Con-vertiamoci" allora, oggi, ora!
"Volgiamo di nuovo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto", e
rigettiamo sinceramente l'opera del demonio nella nostra vita.
Oggi è il
momento favorevole! Guardiamoci intorno, nella Chiesa, nella nostra comunità:
vedremo "alzati", ovvero "risorti" in una vita nuova gli
"abitanti di Ninive", i peccatori incalliti che si sono convertiti al
"kerygma" (secondo l'originale greco tradotto con "predicazione");
vedremo "levarsi", ovvero "risorgere" dalla sapienza
carnale e dalla gloria vana del mondo, la "Regina del sud", i tanti
"venuti dall'estremità della terra ad ascoltare la sapienza di
Salomone" che gli ha annunciato l'amore celeste. Non li vedi? Guarda che
sono in piedi e ti stanno "giudicando", insieme a "questa
generazione" che ha rinnegato Dio. Ma è un giudizio riservato al
tuo e al mio uomo vecchio, affinché sia annegato nelle viscere della
misericordia di Dio. Abbiamo ancora una possibilità... Nella Chiesa ci sono
donati tanti fratelli che si stanno realmente convertendo... Quanti di loro
erano schiavi di alcool e droga, ma hanno creduto alla predicazione e sono
risuscitati e ora sono mariti e mogli che perdono la vita l'uno per l'altro,
capaci cioè di soffrire; quanti di loro avevano gettato la loro vita inseguendo
il prestigio e il potere, ingannati dalle ideologie e dalla cultura del mondo,
ma si sono incamminati per ascoltare la sapienza di Cristo, e ora regnano con
Lui sulla Croce, padri e madri felici, occupando l'ultimo posto dove l'amore di
Dio ricolma di senso la loro vita... Non finiremmo mai di guardare e
contemplare l'opera che il "segno di Giona" compiuto in Cristo ha
operato in loro. Ebbene oggi il Signore ci invita a lasciarci giudicare dai
nostri fratelli, dalla Chiesa nella quale Cristo continua a scendere "nel
ventre della terra per tre giorni". In essa, la pazienza piena di
misericordia di Dio aspetta e accompagna la conversione di ciascuno di noi, per
farci risorgere con Lui come nuove creature. Il "segno" per
convertirci è, dunque, già accanto a noi; ma non solo: è in noi, nella nostra
storia. E' la croce che anche oggi ci accompagna, come il "ventre della
balena" dove sperimentiamo la solitudine, i nostri limiti, i nostri
dolori, le nostre angosce, il frutto dei nostri peccati. Accettiamolo, smettiamo
di tentare Dio perché ci dia "un segno" che tolga "l'unico
segno" che ci può salvare. Convertiamoci, cioè riconosciamo umilmente
di essere precipitati nel "cuore della terra", nella polvere da cui
siamo stati tratti e alla quale siamo tornanti a causa degli "adulteri e
delle perversioni". Anche oggi vi scenderà Cristo per prenderci con amore
sulle sue spalle e riportarci in vita. Il segno che ci è offerto per salvarci è
proprio ciò che stiamo disprezzando, contro cui stiamo lottando; la spina
conficcata nella carne di oggi è la nostra salvezza, il
"segno" che il Padre ci ama e non ci ha lasciato nella morte, al
punto che proprio lì, dove più acuto è il dolore, è crocifisso suo Figlio. E
questo significa che proprio la nostra vita è "il segno", l'unico,
che ci è dato per convertirci; non ve ne sono altri, come non vi saranno altre
vite, altri giorni, ma solo la croce di oggi, primo e ultimo giorno della
nostra vita. Ascoltiamo la predicazione e piangiamo i nostri peccati, come Pietro;
perché credere al "segno" significa avere il cuore dei niniviti,
che "aspettavano la
giusta collera di Dio, ma non smettevano di sperare nella sua sconfinata
misericordia. Erano convinti che Dio è di grande misericordia, e spande il suo
amore e la sua misericordia su chi si converte"
(S.Efrem). Abbandoniamo le false sicurezze con cui ci siamo illusi di
regnare, e camminiamo con la Chiesa seguendo le orme di Cristo Crocifisso. Ci
porterà nel deserto, non temiamo, perché proprio in esso lo Sposo viene a parlarci,
per farci di nuovo sua sposa, nella fedeltà e nell'amore, compimento di
ogni autentica conversione.
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Matteo 12, 38-42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!».
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