αποφθεγμα Apoftegma
Perché Marta riceve il rimprovero, anche se fatto con dolcezza?
Perché ha ritenuto essenziale solo quello che stava facendo,
era cioè troppo assorbita e preoccupata dalle cose da “fare”.
In un cristiano, le opere di servizio e di carità
non sono mai staccate dalla fonte principale di ogni nostra azione:
cioè l’ascolto della Parola del Signore,
lo stare - come Maria - ai piedi di Gesù,
nell’atteggiamento del discepolo.
L'ANNUNCIO |
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Gesù ha scelto te, la sua parte migliore, perché tu scelga Lui, la tua parte migliore
Maria invece è innamorata. E si vede. Nulla più la «preoccupa», le «cose della terra» trovano il suo cuore «occupato» dall’unico Ospite «buono e necessario» capace di saziare ogni desiderio. Gesù Cristo, il Cielo disceso alla sua terra per farne la propria dimora. Era felice Maria, non aveva bisogno d'altro, non doveva sforzarsi, come quando un ragazzo fissa estasiato gli occhi della sua amata, e ascolterebbe le sue parole per mesi. Amiamo così Cristo? Abbiamo conosciuto davvero il suo amore? Forse ancora no, forse speriamo ancora dalla terra il Cielo che non può darci. Forse ci deve essere ancora tolto quello che ci occupa il cuore. Per amare davvero infatti, occorre un cuore innamorato di Cristo, capace di ascoltare e obbedire alla sua voce, e riconoscerlo e amarlo in chi ci è accanto.
QUI IL COMMENTO ESTESO
Marta, invece, non aveva sperimentato ancora quell'amore. Era ancora sulla soglia, aspettava l'amato, ma non l'aveva riconosciuto. Era ancora convinta di averlo scelto lei. Come quando in un matrimonio si pensa di aver scelto l'altro perché innamorati di qualcosa, dello sguardo, degli occhi o del carattere. E così ci si infila nello stesso atteggiamento di Marta, finendo con il preoccuparsi di molte cose, per tralasciare l'unica necessaria. Se non è Cristo ad aver scelto per primo noi e il coniuge, noi e il fidanzato, noi e la comunità cristiana nella quale camminiamo nella fede, ci si spenderà nel tentativo di piacere all'altro per mantenere vivo il primo sentimento; uno sforzo impossibile, sfiancante, per apparire, per fare, per dare, per reggere l'urto con l'alterità che prima o poi appare. E allora sarà sempre giudizio ed esigenza, e un senso di ingiustizia che evapora ogni sentimento; non c'era amore, perché non ci si è sentiti amati e scelti gratuitamente. Era carne, erano "molti servizi" che "distoglievano" il cuore dall'essenziale, dalla verità e dall'autenticità. Erano pensieri e gesti destinati alla corruzione, relazioni che sono "tolte", irrimediabilmente; come accadde a Marta che viveva ancora sulla terra, prigioniera del mondo, dove non esiste gratuità, ma duro lavoro, sforzi, ed esigenti contabilità affettive. Per lei non era "necessario" che Gesù entrasse a casa sua. Lo amava certo, ma nella carne, e per questo non si era accorta che, quando c'è Gesù, si è sempre suoi ospiti, perché ogni casa è la sua, ogni vita è la sua, ogni istante è il suo... Spesso pensiamo anche noi allo stesso modo: Gesù non è "l'unico necessario", Lui è accanto alle nostre concupiscenze, e molto altro viene prima... Gli affetti ad esempio, le attenzioni e la stima. E, più di ogni altra, la giustizia nelle relazioni. Non a caso Marta e Maria sono "sorelle": ci parlano delle nostre famiglie, dei matrimoni, dei fidanzamenti, delle amicizie. Ci parlano della Chiesa, la "donna" che "accoglie Cristo nella sua casa" ogni istante. E, come in quella di Marta e Maria, quante rivendicazioni nelle nostre case... Quante Marta si aggirano per sale e sacrestie delle nostre parrocchie.. Quanta malizia si nasconde dietro ai nostri "molti servizi" di madri e di padri, di preti e suore, maestri e catechisti... E quanta ipocrisia... Sempre a chiedere giustizia, frustrati e delusi: "Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?". Lo crediamo insensibile alle nostre ragioni, indifferente alla nostra solitudine. Ma come, proprio la sorella, proprio la moglie, il marito, il parroco o il fratello, proprio chi dovrebbe essere al nostro fianco nel "servizio" ci lascia "soli"? E Gesù? Niente, non ci dà ragione, mai. Ma è proprio questo il suo amore immenso, con il quale purifica tutto quello che non è "necessario" per la salvezza, a noi e ai fratelli. Lo stesso con il quale ha amato Marta: non le ha reso la giustizia che cercava, neanche una parola di comprensione. Gesù, infatti, ama Marta e ciascuno di noi non come vorrebbe la nostra carne che esige la propria giustizia. Gesù ci ama mostrandoci Maria, nostra "sorella", proprio quella che disprezziamo e giudichiamo. Anche lei, come noi, è figlia della stesso padre e della stessa madre. Anche lei è stata creata da Dio e rigenerata nella Chiesa. E', infatti, l'immagine della parte di noi che abbiamo nascosto sotto i detriti dell'orgoglio. Maria ascolta perché è innamorata e disarmata. Nulla più la «preoccupa», le «cose della terra» trovano il suo cuore «occupato» dall’unico Ospite «buono e necessario» capace di saziare ogni desiderio. Era felice Maria, non aveva bisogno d'altro, aveva sperimentato che niente è "necessario": neanche l'affetto, la stima, la salute o il denaro. Non sono "necessari" neanche la famiglia, i figli, o il ministero, perché passa la scena di questo mondo, e possiamo perdere tutto in un istante. Un ictus e tac, un prete non può più predicare, e un padre non può lavorare e parlare con i suoi figli o unirsi a sua moglie... Maria lo aveva capito e per questo stava dove era Gesù, e lo guardava come quando un ragazzo fissa estasiato gli occhi della sua amata, e ascolterebbe le sue parole per mesi. Amiamo così Cristo? Abbiamo conosciuto davvero il suo amore? Forse ancora no, forse speriamo ancora dalla terra il Cielo che non può darci. Forse ci deve essere ancora "tolto" quello che occupa il nostro cuore. Solo allora potremo accogliere lo Sposo che viene a casa nostra, nella gratitudine e nella gioia. Ma coraggio, oggi Gesù viene a destare Maria in noi, per accendere l'amore nel nostro cuore, l'unico che genera il servizio autentico, il compimento della volontà di Dio. Sì, perché servire Gesù è, essenzialmente, stare "seduti ai suoi piedi, e ascoltare la sua parola". Questo è l'amore rivelato sul Sinai: se non si ascolta non si può obbedire, si è incapaci di compere la volontà del Padre, che è quella di donare noi stessi gratuitamente. Se non si ascolta si seguiranno solo i propri istinti. Per questo Gesù viene a casa nostra, nella Chiesa, la nostra comunità, e, illuminandoci con la sua Parola ci annuncia: "Marta, Marta - Paolo, Paolo, Lucia, Lucia - tu - sì proprio tu ed io -ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno". Guarda che ti sto "togliendo" con amore quello che ti sta facendo male, che ti "agita" e ti "affanna", impedendoti di amare. Chi non odia tutto ciò che usurpa il posto di Dio, infatti, non può essere mio discepolo, non può seguirmi per entrare con me al banchetto di nozze. Per questo non ti meravigliare se non riesci a parlare con tuo figlio, se tuo marito non riesce a capirti, se sul lavoro ti stanno umiliando, se non hai soldi, se sei malato, se hai lo sfratto. Hai messo il tuo cuore in tutti questi "servizi", che hanno "pre-occupato" il mio posto. E ora vengo a riprendermelo, perché ti amo. Anche oggi, come quel giorno nel Tempio, Gesù purificherà i nostri cuori con la Croce. Chiediamogli allora di non resistere alla sua opera, e di "sederci" e "ascoltare" la Parola capace di farci liberi e di vincere ogni resistenza, schiudendo il nostro cuore perché accolga il suo amore.
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