Sabato della XXVII settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

Salam al tuo petto e al tuo seno
e alle tue mammelle gemelle.
Ti scongiuro o Maria,
per il sangue caduto goccia a goccia sul Golgota,
fa' che la mia anima sia degna,
assieme alla tua,
di una porzione,
e fa' che la polvere del mio corpo terrestre ne sia protetta.

Malkee o Effige di Maria, Patto di misericordia, Chiesa etiopica
    






L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Luca 11,27-28
Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
 




Beato chi ascolta e custodisce la Parola di Dio


La beatitudine alla quale tutti aneliamo è quella "gridata" dalla donna. La beatitudine a cui siamo chiamati è, invece, quella annunciata da Gesù. C'è qualcosa, Qualcuno più grande, anche della relazione umana tra Maria e suo Figlio. Gesù è come se dicesse: se la beatitudine di Maria non consiste nell'essere colei che mi ha partorito e allattato, allora la felicità autentica non risiede neanche nell'aver generato figli. Se la relazione umana (nella carne) più intima con Gesù non è fonte di beatitudine, a maggior ragione significa che non dobbiamo cercare la felicità e la realizzazione in nessuna relazione umana, da quella con i propri figli a quella con il coniuge, con il fidanzato, gli amici o i colleghi. San Paolo dice che, se anche ha conosciuto Cristo nella carne, ora non lo conosce più così; e, con Lui, ormai non conosce più nessuno secondo la carne. Ciò significa che l'intimità che fa di due una sola carne, secondo il significato originale del verbo "conoscere" nella Scrittura, anche se "ospitata" dalla carne non nasce e non si esaurisce in essa. Non sono più i criteri mondani e carnali a definire e determinare un rapporto. Non è più mi piace o non mi piace, sento o non sento, voglio o non voglio. Si tratta di una novità assolutaLa beatitudine - la felicità, il compimento della vita - non procede, invece, da una rimessa in ordine delle nostre relazioni secondo criteri umani o, peggio, mondani. La pacificazione, la comunione, lo stesso amore, sono i frutti maturi di chi ha gustato la beatitudine autentica: ascoltare e custodire la Parola. Quella della Vergine Maria, che ha fatto della propria carne lo scrigno dove la novità della volontà di Dio ha potuto realizzarsi; essa vi è entrata proprio attraverso l'ascolto, perché, anche per Lei, la fede viene dalla predicazione. Ascoltare, infatti, significa obbedire. Sapeva bene di non aver "conosciuto" uomo secondo la carne, e che, per avere un figlio restando intatta nella verginità, sarebbe dovuto accadere qualcosa di impossibile alla carne; qualcosa alla quale Lei avrebbe potuto solo obbedire.... In Lei tutto è cominciato al di là della carne, per redimere ogni carne. E questo è anche all'origine di ciascuno di noi. E' vero che siamo stati concepiti nel peccato da nostra madre, ma è anche vero che prima del peccato vi è stato il pensiero eterno nel quale Dio ci ha amato al punto da crearci e darci la vita. La tensione che viviamo, le cadute e le ferite, tutto nasce da questa scintilla accesa dall'incontro tra l'amore purissimo nel quale siamo stati pensati e creati e l'atterraggio brusco nel seno ferito dal peccato di nostra madre. Siamo stati pensati per la beatitudine eterna, mentre la carne reclama una beatitudine adatta a lei, un "ventre che porta" e un "seno che allatta". Per questo in Maria, concepita senza peccato, si rivela il piano sconvolgente d'amore di Dio. Il suo atterraggio nella carne è stato morbido, senza il dolore del peccato, per accogliere il Figlio senza peccato e dargli così una carne senza peccato. Ma poi il peccato si è avventato su Madre e Figlio, non risparmiando loro nessun dolore. Era infatti necessario che, per riconsegnarci alla Parola originaria nella quale Dio ci ha dato la vita, Qualcuno intervenisse laddove è avvenuto il guasto. Era necessaria una carne capace di "funzionare" bene laddove tutte le altre avevano fallito. Era necessaria una carne capace di ascoltare la Parola del Padre respingendo quella del demonio. Maria ha preparato il terreno, accogliendo il Figlio che avrebbe compiuto l'opera. In loro l'orecchio dell'uomo si è di nuovo aperto a Dio per chiudersi al serpente, la morte infilatasi nella perfetta creatura di Dio è stata vinta, e il guasto riparato. In loro l'uomo è ritornato ad essere figlio obbediente del Padre, capace di ascoltare e custodire le sue Parole, e di gustare così la beatitudine della sua intimità, quella per la quale era stato pensato. 

A questo siamo chiamati anche noi, figli della Chiesa. In essa siamo stati rigenerati, e continuiamo a rinascere ogni giorno nella misericordia, per ascoltare Dio che ci parla attraverso la predicazione, la meditazione, la lettura, ma anche attraverso gli eventi e le persone della nostra storia. Forse ci parlerà oggi con le parole irritanti della persona che avremo accanto. Eh no! Questo significa che se mio marito mi lancia una frecciatina, o se mia moglie mi rinfaccia qualcosa, sarebbe Dio a parlarmi? Suvvia.... Invece è proprio così! Ed è proprio questo che significa "non conoscere più nessuno secondo la carne", neanche il coniuge: abbandonare ogni schema, aprire i confini e accettare ogni possibilità che non rientri negli spazi, angusti, del nostro sguardo. Così Dio ci parla anche in coloro che ci insultano, molestano, ingannano. Ci parla per attirare su di Lui l'attenzione, per aiutarci a consegnargli la nostra vita, come fece Gesù nel Getsemani. Non era il Padre che gli parlava attraverso i farisei che cercavano di coglierlo in fallo? Non era suo Padre che gli parlava con il bacio traditore di Giuda? Era proprio suo Padre che, con i fatti e le persone, dischiudeva dinanzi a Lui la sua volontàE Gesù, in un combattimento angosciante che lo ha fatto sudare sangue, ha ascoltato il Padre, e ha accolto la sua volontà, rigettando la propria, circuita dalle parole subdole dell'avversario. Nel Getsemani, Gesù ha conosciuto il Padre al di là della carne, rigettando ogni suo desiderio, per farne uno strumento docile alla volontà celeste. Così anche noi, figli di Maria e della Chiesa, siamo nati nell'ascolto per vivere ascoltandoLiberi di seguire le piroette a volte incomprensibili della volontà di Dio, Parola che si incarna ogni istante in eventi spesso contraddittori, che ci accompagnano giorno dopo giorno, a consegnare a Dio la nostra volontà. Così, uniti a Cristo nell'ascolto obbediente, entreremo nella via dolorosa che ci attende, dove stendere le braccia e amare sino alla fine chi ci è stato affidato. Certe relazioni forse non cambieranno mai, perché agli occhi di Dio sono perfette così. Perfette per noi, perché in esse possiamo incontrarLo e conoscerlo in una pienezza che la sola carne non può soddisfare. E' la beatitudine che sa di Cielo, l'aperitivo che Dio ci vuole donare anche oggi, laddove non sospettiamo. Le parole dure e ironiche della suocera sono l'unico souvenir del Cielo... Proprio quando le ascolteremo, sperimenteremo la beatitudine di Maria: sotto la Croce, nel momento più doloroso, quando il mistero di suo Figlio come una spada le trapassava l'anima, ha ascoltato e custodito con Lui la stessa Parola del Padre, per entrare insieme nella beatitudine eterna. In quel momento Maria stava ricevendo il centuplo: aveva "ascoltato la Parola", l'aveva "custodita", e s'era fatta latte che sgorgava dalle sue sante mammelle, alimento materno che Gesù ha succhiato con le sue labbra, dalle quali sarebbe uscita la Parola del Vangelo. Maria gli aveva dato il suo latte che ora stillava come sangue dalla sua carne benedetta: la vita di Maria era divenuta la vita di Gesù, offerta per salvare la vita di ogni uomo. Allo stesso modo accade in noi: la Chiesa ci allatta con la Parola di Dio, che, accolta e compiuta nella nostra carne, diviene sangue, vita vera, da offrire al mondo. Sì, è il centuplo, è la beatitudine, perché Maria aveva donato ogni goccia del suo latte a Gesù per ogni uomo. Sul Golgota ha visto quel latte nutrire i peccatori attraverso le ferite della carne di suo Figlio; così, la Chiesa vedrà il latte della misericordia con cui ci nutre, farsi amore in noi per ogni uomo.


QUI IL COMMENTO ESTESO E GLI APPROFONDIMENTI




O Maria, allatta il tuo Creatore! 
Allatta il pane del cielo, il riscatto del mondo: 
offri la mammella a Lui che la succhia 
Il piccolo bambino si nutra con il latte del tuo seno. 

Fausto, vescovo di Riez



La carne e il sangue non giovano a nulla, neanche per Maria. E' lo Spirito che dà la vita, e le Parole del Signore sono Spirito e Verità. La beatitudine alla quale tutti aneliamo è quella "gridata" dalla donna. La beatitudine a cui siamo chiamati è, invece, quella annunciata da Gesù. C'è qualcosa, Qualcuno più grande, anche della relazione umana tra Maria e suo Figlio. Gesù è come se dicesse: se la beatitudine di Maria non consiste nell'essere colei che mi ha partorito e allattato, allora la felicità autentica non risiede neanche nell'aver generato figli. Se la relazione umana (nella carne) più intima con Gesù non è fonte di beatitudine, a maggior ragione significa che non dobbiamo cercare la felicità e la realizzazione in nessuna relazione umana, da quella con i propri figli a quella con il coniuge, con il fidanzato, gli amici o i colleghi. Gesù si è fatto carne per redimere la carne e renderla "capace" di ospitare lo Spirito Santo. L'incarnazione, infatti, aveva come fine la divinizzazione dell'uomo e non l'esaltazione della sua carnalità. Più volte Gesù si rivolge alla Madre chiamandola semplicemente donna, aprendo così una prospettiva nuova nelle relazioni umane, a cominciare da quelle familiari: "chi non odia suo padre,e sua madre e perfino la sua vita non può essere mio discepolo". San Paolo dice che, se anche ha conosciuto Cristo nella carne, ora non lo conosce più così; e, con Lui, ormai non conosce più nessuno secondo la carne. Ciò significa che l'intimità che fa di due una sola carne, secondo il significato originale del verbo "conoscere" nella Scrittura, anche se "ospitata" dalla carne non è più legata ad essa. Non sono più i criteri mondani e carnali a definire e determinare un rapporto. Non è più mi piace o non mi piacesento o non sentovoglio o non voglio. Si tratta di una novità assoluta.

Spesso crediamo che ciò che ci impedisce di essere felici siano le relazioni difficili: il carattere ruvido e superficiale del marito o le nevrosi della moglie; l'immaturità cronica e la testardaggine dei figli. E invidiamo chi, apparentemente, ha relazioni migliori: beata te con tuo marito... Che fortuna avere una figlia come la tua... O capita di chiuderci nel pessimismo che nasce dagli ideali che ci siamo costruiti e poi miseramente crollati. La beatitudine - la felicità, il compimento della vita - non procede, invece, da una rimessa in ordine delle nostre relazioni secondo criteri umani o, peggio, mondani. La pacificazione, la comunione, lo stesso amore, sono i frutti maturi di chi ha gustato la beatitudine autentica: ascoltare e custodire la Parola. Di chicome Maria, ha fatto del proprio cuore, della mente e della stessa carne, il ventre nel quale Dio ha potuto compiere l'impossibile. La sua carne è stata lo scrigno dove la novità della volontà di Dio ha potuto realizzarsi entrandovi attraverso l'ascolto, perché, anche per Lei, la fede viene dalla predicazione. Ascoltare, infatti, significa obbedire. Maria ha gustato la beatitudine dell'ascolto nella consegna libera e stupita alla voce che le parlava, annunciandole una novità così sconvolgente da farla tremare. Sapeva bene di non aver "conosciuto" uomo secondo la carne, e che, per avere un figlio restando intatta nella verginità, sarebbe dovuto accadere l'impossibile. In Lei tutto è cominciato al di là della carne, per redimere ogni carne. E questo è anche all'origine di ciascuno di noi. E' vero che siamo stati concepiti nel peccato da nostra madre, ma è anche vero che prima del peccato vi è stato il pensiero eterno nel quale Dio ci ha amato al punto da crearci e darci la vita. La tensione che viviamo, le cadute e le ferite, tutto nasce da questa scintilla accesa dall'incontro tra l'amore purissimo nel quale siamo stati pensati e creati e l'atterraggio brusco nel seno ferito dal peccato di nostra madre. Siamo stati pensati per la beatitudine eterna, mentre la carne reclama una beatitudine adatta a lei, un "ventre che porta" e un "seno che allatta". 

Per questo in Maria, concepita senza peccato, si rivela il piano sconvolgente d'amore di Dio. Il suo atterraggio nella carne è stato morbido, senza il dolore del peccato, per accogliere il Figlio senza peccato e dargli così una carne senza peccato. Ma poi il peccato si è avventato su Madre e Figlio, non risparmiando loro nessun dolore. Era infatti necessario che, per riconsegnarci alla Parola originaria nella quale Dio ci ha dato la vita, Qualcuno intervenisse laddove è avvenuto il guasto. Era necessaria una carne capace di "funzionare" bene laddove tutte le altre avevano fallito. Era necessaria una carne capace di ascoltare la Parola del Padre respingendo quella del demonio. Maria ha preparato il terreno, accogliendo il Figlio che avrebbe compiuto l'opera. In loro l'orecchio dell'uomo si è di nuovo aperto a Dio per chiudersi al serpente, la morte infilatasi nella perfetta creatura di Dio è stata vinta, e il guasto riparato. In loro l'uomo è ritornato ad essere figlio obbediente del Padre, capace di ascoltare e custodire le sue Parole, e di gustare così la beatitudine della sua intimità, quella per la quale era stato pensato.

Da subito Maria aveva imparato a custodire e difendere la Parola ascoltata che si faceva vita nuova in Lei. Per questo Maria ha concepito Gesù prima nel cuore e poi nella carne, lasciandosi plasmare dalla Parola creatrice alla quale ha prestato ascolto. Così, in Maria, "ascoltare" e "custodire" hanno coincisoE poi il parto e il latte donato, tutto avvolto nel mistero di una Grazia immensa racchiusa in un grumo di sofferenza: dalle sue mammelle Gesù ha bevuto il latte della fede imparando, come un bimbo divezzato in braccio a sua madre, ad entrare sereno e senza pretese nella volontà del Padre. Il latte succhiato dalle mammelle di Maria è diventato il sangue versato sulla Croce. Ma nessun moralismo, nessun volontarismo, solo l'accoglienza e la custodia di una Parola. A questo siamo chiamati anche noi, figli della Chiesa. Erede di Israele, essa nasce e vive nella Parola, per annunciarla sino agli estremi confini della terra, le periferie tanto care a Papa Francesco: "Penso al sacerdote, che ha il compito di predicare. Come può predicare se prima non ha ascoltato, nel silenzio, con il cuore? Penso al papà e alla mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla parola, quale esempio possono dare ai figli? E penso ai catechisti, a tutti gli educatori: se il loro cuore non è riscaldato dalla Parola, come possono riscaldare i cuori degli altri, dei bambini, dei giovani, degli adulti? Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono!" (Papa Francesco). Abbiamo bisogno di nutrirci dal seno di Maria, della Chiesa. La Parola, i sacramenti, la comunità, il Magistero, sono il latte che si trasformerà in noi nella vita da consegnare per amore, quella che i fratelli ci chiedono ogni giorno. 

Nella Chiesa siamo stati rigenerati, e continuiamo a rinascere ogni giorno nella misericordia, per ascoltare Dio che ci parla attraverso la predicazione, la meditazione, la lettura, ma anche attraverso gli eventi e le persone della nostra storia. Forse ci parlerà oggi con le parole irritanti della persona che avremo accanto. Eh no! Questo significa che se mio marito mi lancia una frecciatina, o se mia moglie mi rinfaccia qualcosa, sarebbe Dio a parlarmi? Suvvia.... Invece è proprio così! Ed è proprio questo che significa "non conoscere più nessuno secondo la carne", neanche il coniuge: abbandonare ogni schema, aprire i confini e accettare ogni possibilità che non rientri negli spazi, angusti, del nostro sguardo. 

Così Dio ci parla anche in coloro che ci insultano, molestano, ingannano. Ci parla per attirare su di Lui l'attenzione, per aiutarci a consegnargli la nostra vita, come fece Gesù nel Getsemani. Non era il Padre che gli parlava attraverso i farisei che cercavano di coglierlo in fallo? Non era suo Padre che gli parlava con il bacio traditore di Giuda? Era proprio suo Padre che, con i fatti e le persone, dischiudeva dinanzi a Lui la sua volontà. E Gesù, in un combattimento angosciante che lo ha fatto sudare sangue, ha ascoltato il Padre, e ha accolto la sua volontà, rigettando la propria, circuita dalle parole subdole dell'avversario. Nel Getsemani, Gesù ha conosciuto il Padre al di là della carne, rigettando ogni suo desiderio, per farne uno strumento docile alla volontà celeste. Come Maria all'annuncio dell'angelo, il momento esatto nel quale Gesù è stato generato: ha ricevuto la sua carne umana  attraverso e nell'ascolto di Maria. La sua umanità è stata plasmata sin dall'inizio nella docilità umile dell'ascolto; e così durante la sua vita alla scuola di una madre che ascoltava e serbava nel cuore ogni parola. 

Così anche noi, figli di Maria e della Chiesa, siamo nati nell'ascolto per vivere ascoltando. Per questo saremo beati solo quando ascolteremo per custodire la Parola ascoltata, come Maria. Liberi di seguire le piroette a volte incomprensibili della volontà di Dio, Parola che si incarna ogni istante in eventi spesso contraddittori, che ci accompagnano giorno dopo giorno, a consegnare a Dio la nostra volontà. Così, uniti a Cristo nell'ascolto obbediente, entreremo nella via dolorosa che ci attende, dove stendere le braccia e amare sino alla fine chi ci è stato affidato. Solo sulla Croce, infatti, potremo allattare con la misericordia chi ci è vicino. Certe relazioni forse non cambieranno mai, perché agli occhi di Dio sono perfette così. Perfette per noi, perché in esse possiamo incontrarLo e conoscerlo in una pienezza che la sola carne non può soddisfare. E' la beatitudine che sa di Cielo, l'aperitivo che Dio ci vuole donare anche oggi, laddove non sospettiamo. Le parole dure e ironiche della suocera sono l'unico souvenir del Cielo... Proprio quando le ascolteremo sperimenteremo la beatitudine di Maria: sotto la Croce, nel momento più doloroso, quando il mistero di suo Figlio come una spada le trapassava l'anima, ha ascoltato e custodito con Lui la stessa Parola del Padre, per entrare insieme nella beatitudine eterna. 

APPROFONDIMENTI

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi sul vangelo di Matteo,  25,7-8; PL 46,937 (trad. dal breviario 21/11)


«Beato il ventre che ti ha portato!»


        Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»(Mt 12,49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede?... Ha fatto, sì certamente, la volontà del Padre Maria santissima e perciò... era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.


        Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!». Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano». Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente, di ciò che è portato nel grembo. Santa è Maria, beata è Maria!...


        Perciò, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo (1Cor 12,27)... perché «Chiunque ascolta e chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».... Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità (Rm 8,17).

Grotta del Latte


Grotta del latte
Dalla parte orientale del colle nel quale si erge la Basilica della Natività, si trova la Grotta del Latte, detta in arabo "Magharet Sitti Mariam", la grotta della Signora Maria. Il luogo è raggiungibile percorrendo una stradina che prosegue lungo il lato sud della Basilica (Tarik Magharet el Halib, via della Grotta del Latte) che parte dalla piazza centrale di Betlemme. Secondo una leggenda del VI sec., la Madonna si nascose qui durante la strage degli Innocenti, allontanandosi dalla mangiatoia, dove aveva messo al riparo il Bambino, dai persecutori mandati da Erode. Questa leggenda scomparve presto e fu sostituita da un’altra.
S. Giuseppe, avvertito da un angelo del pericolo che incombeva sul Bambino e della necessità di trasferirsi in Egitto, si mise subito a fare i preparativi per il viaggio e sollecitò la vergine che stava allattando. Alcune gocce, nella fretta, caddero a terra e la roccia da rosa divenne bianca. Nel 2007 è stato portato a termine il restauro della Grotta, che ne ha ripulito le pareti e restituito la luce originaria. La nuova chiesa costruita sopra l'antica Grotta è opera degli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati, lavoro realizzato grazie al sostegno di fedeli slovacchi ed italiani.
La Grotta del Latte è affiancata dal monastero affidato alle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento. Un corridoio interno collega la Grotta con la Cappella del SS.Sacramento e con la chiesa superiore: l'Adorazione Eucaristica continua tutto il giorno ed è possibile per tutti i pellegrini sostarvi in silenziosa preghiera.

Grotta del latte
Sino dal Vi sec. si conoscevano, in Europa ed in Oriente, reliquie provenienti da questa grotta: pezzetti di roccia polverizzata e compressa in formette, tipo di confezione che restò poi in uso fino all’inizio del nostro secolo. I più antichi esemplari conosciuti sono due: ed uno ricevuto da Carlo Magno, dopo l’800, e posto in una chiesa della Piccardia. Il vescovo Ascetino portò una di queste reliquie al campo di Baldovino III durante l’assedio di Ascalon del 1123.
La roccia aveva assunto proprietà curative, in particolare aveva il potere di far venire il latte alle madri che ne fossero prive. Il primo a notare la credenza popolare fu Perdicca di Efeso (1250): da quel momento la diffusione delle reliquie divenne enorme. A poco a poco causa l’asportazione della roccia, la grotta perse il suo aspetto primitivo e i due vani laterali vennero ingranditi. A parte alcune testimonianze molto antiche, la prima delle quali risale al VI sec., sappiamo per certo che la grotta era venerata già prima dell’arrivo dei Crociati (Daniele – 1106). Dopo le Crociate, una comunità religiosa tenne desto lo speciale culto mariano fino al 1349-1353, epoca in cui i Musulmani danneggiarono gravemente monastero e chiesa.
I Francescani rimisero in onore il Santuario e il luogo di culto a esso collegato. Il loro progetto di fabbricare sopra e dintorno la grotta, una chiesa, un convento, un campanile con campane e un cimitero, come risulta dalla Bolla Inter Cunctos di Gregorio XI, spedita da Avignone il 25 novembre 1375 (Bullarium Franciscanum, Roma 1902), rimase per il lungo tempo inattuato. Soltanto nel 1494 essi poterono compiere dei restauri e rinnovare l’altare. Nel XVI sec. un terremoto fece cadere anche i muri principali degli edifici che erano in condizioni quasi buone, e la grotta restò pressochè sepolta sotto le rovine.
L’ostilità dei greci ortodossi e l’incredibile burocrazia ottomana, che non voleva riconoscere i documenti comprovanti i diritti dei Latini perché erano “troppo antichi”, ostacolarono tutte le iniziative: soltanto nel 1871 i Frati Minori poterono costruire l’ospizio e l’oratorio che oggi vediamo.

Grotta del latte
Il Santuario è sempre molto venerato e la credenza popolare non si è mai spenta: tuttora, dopo 16 secoli, le donne indigene, sia cristiane che maomettane, pregano qui la Vergine Maria per ottenere latte abbondante per le loro creature.
Gli abitanti del posto hanno espresso la loro devozione ornando la cappella con lavoro di madreperla. La facciatina, dono di Arabi cristiani, è un bel lavoro di artigiani locali (1935), che hanno trattato la pietra come madreperla. Notevole è anche l’archetto a metà della scala interna, aggraziato dall’alternarsi di pietre bianche e rosse. Ricerche archeologiche effettuate nella zona hanno portato alla luce tombe bizantine e crociate, testimonianza del culto locale.
Salendo sopra la grotta a destra si possono vedere i resti di mosaici con croci risalenti al V sec. che fanno ipotizzare la presenza di una chiesa. Inoltre si ipotizza che questa zona fosse al tempo di Gesù una zona abitata, che il villaggio fosse da questa parte.



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