αποφθεγμα Apoftegma
L'anima che ha conosciuto il Signore non teme nulla,
eccetto il peccato,
e sopratutto il peccato di superbia.
Sa che il Signore ci ama.
E se ci ama, cosa possiamo temere ?
Silvano del Monte Athos
L'ANNUNCIO |
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Ma proprio quel sonno è la loro assicurazione sulla vita. Finché Lui dorme la morte non può raggiungerli, perché si infrange nel sonno della morte del Signore. Ma ora i discepoli non possono ancora comprenderlo, e per questo svegliano Gesù e lo rimproverano. Quante volte sorge in noi la stessa domanda, che diventa la preghiera di chi non conosce veramente il Signore. Nei templi pagani davanti all'immagine della divinità vi è una grande campana. I fedeli che desiderano pregare si avvicinano e cominciano a scuoterla, per svegliare il loro dio e attirarne l'attenzione. E' la religiosità naturale, quella che tutti portiamo dentro. Quando nelle difficoltà ci sembra che Dio non intervenga moltiplichiamo preghiere, sacrifici, offerte, perché Egli si svegli e si accorga di noi, e cambi il corso della storia secondo i nostri progetti. E, sorprendentemente, il Signore si sveglia e comanda ai flutti, e ritorna la bonaccia. L'amore di Cristo si è piegato alla loro volontà, ma rimane l'incertezza di quello che è solo un abbozzo di fede. Importante e decisivo, perché obbliga a chiedersi "chi è costui?". E' il primo passo, ma la fede adulta è ben altro. E' conoscenza, e confidenza. E' addormentarsi con Lui anche nella tempesta, anche quando la nostra vita sembra affondare. E' reclinare il capo e riposare sul legno della Croce che segna le nostre esistenze, come bimbi divezzati in braccio alla propria madre. Tutti noi dobbiamo imparare la fede entrando nella barca della Chiesa e passare all'altra riva attraverso le mille tempeste dei progetti naufragati, dei criteri sommersi dalle onde, con la morte che si avvicina nell'insulto e nella calunnia di chi ci è accanto. La fede, infatti, è un cammino che ci fa entrare con Cristo nel sonno della morte per svegliarci nella risurrezione, per sperimentare concretamente che i peccati sono stati perdonati. E questo avviene solo quando si posano i piedi sull'altra riva, quando cioè i pensieri e i gesti testimoniano che siamo diventati una creatura nuova. Quando camminiamo sulla terra del Regno di Dio e risplende in noi l'immagine del Creatore. Per questo, gli eventi che ci incalzano e che sembra ci facciano affondare, non sono il segno dell'abbandono di Dio, anzi. Nella barca possiamo scoprire e sperimentare che sono invece il luogo dove conoscere più intimamente il Signore. Anche e soprattutto nelle conseguenze amare dei peccati. Ma dobbiamo imparare a riconoscerci peccatori e ad accettarlo, altrimenti non sperimenteremo il potere di Gesù Cristo. Il cristianesimo non è una religione naturale ma è Cristo stesso che è salito sul legno della croce per attraversare il mare della morte addormentandosi in essa e vincerla definitivamente. Per questo siamo chiamati ogni giorno ad entrare con Lui nel mare in tempesta, addormentati, senza resistere al male, senza scappare dalla storia, abbandonati nella volontà di Dio, certi del fatto che essa è sempre per il bene di ciascuno di noi, della Chiesa, dell'evangelizzazione, e del mondo. Perché è proprio lì che Dio farà risplendere il perdono e la vita che non muore, come un segno per ogni uomo.
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