FIGLI DI ABRAMO LIBERATI DA CRISTO PER CAMMINARE NELLA FEDE ADULTA
Non vedere mai la morte, magari... Davvero vorresti farne esperienza? Allora custodisci la Parola di Gesù. Ma come si fa? Come Abramo. Anche lui vedeva solo morte: non aveva un figlio a cui donare l’eredità, non aveva una terra dove essere seppellito. E la Parola di Dio è scesa dal Cielo proprio nel suo fallimento. Una chiamata che ha trasformato quell'al di là di morte che lo attendeva in un futuro colmo di vita. Qui Abramo ha cominciato a vedere il giorno di Gesù, che è appunto vedere la sua resurrezione nella sua vita di ogni giorno: giunto a Canaan, la terra che Dio gli aveva promesso, quel giorno si era fatto più nitido mentre stringeva tra le braccia Isacco, la vita scaturita dalla sua carne morta. Ma non era ancora il giorno di Gesù nel quale rallegrarsi. Ad Abramo mancava qualcosa; come a ciascuno di noi, che abbiamo sperimentato il suo amore che ci ha risuscitati nel perdono dei peccati. Ma non basta, perché per non vedere più la morte occorre l'esperienza decisiva dell'amore pieno e incondizionato con cui abbandonarci a Dio. Il frutto della notte oscura della fede, la più dura, l'unica nella quale si può vedere la luce della Pasqua che cancella per sempre la morte nel giorno eterno del Messia Gesù. La notte del Moria, nella quale Dio ha condotto Abramo. E questo è l’intoppo che ci fa dubitare e inciampare nello scandalo: può Dio chiedere di sacrificare un figlio? Chi si crede di essere? Ma coraggio, in questa Pasqua possiamo appoggiarci alla Chiesa e salire al Moria dove offrire a Dio il nostro Isacco: forse la tua speranza di guarire, o il desiderio di trovare lavoro. Prendi quello che ami, a cui tieni di più, che desideri più intensamente, e deponilo sull'altare. Lascia a Dio la tua vita custodendo la sua promessa, ovvero sorvegliando, proteggendo, amando e obbedendo alla Parola che la Chiesa ti predica. Così riavrai anche tu il tuo Isacco e sarà un’autentica resurrezione. Come la relazione nuova e libera con quel figlio che purificava lo sguardo di Abramo per guardarlo senza più l'affetto morboso generato dalla paura di perderlo. Dopo l’intervento dell’angelo, infatti, Abramo ha chiamato quel luogo: "Qui il Signore fu visto" (Targum). Al culmine dell'angoscia aveva visto che Dio è favorevole. Così anche noi nella Chiesa potremo vedere il giorno di Cristo in quelli già gravidi di morte. Vedrai, ad esempio, la vita di Cristo nella tua aggredita dal cancro, che significa avere pace, tempo, parole e dolori da offrire con amore. Perché prima che Abramo fosse, prima del nostro matrimonio, dei figli, del lavoro, del nostro carattere e dei nostri difetti, del nostro corpo, prima ancora di peccare o di subire quell'ingiustizia, Gesù è "Io sono", ovvero vita più forte della morte, amore infinito per ciascuno. E se ci ha amato prima non ci amerà ora, e domani, e sempre, donandoci la sua vita immortale proprio dove e quando la morte ci fa più paura?
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