αποφθεγμα Apoftegma
In alto in trono,
e in basso nella tomba,
tale ti contemplarono, o mio Salvatore,
gli esseri celesti e quelli sotterranei,
sconvolti dalla tua morte:
poiché tu, oltre ogni comprensione,
ti mostravi morto e suprema origine di vita.
Orthos, tropario dall'ode 1
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L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,35-40.
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
La loro felicità, come quella di tutti, si gioca dinanzi al volto di Cristo: contemplare il suo sguardo e vedervi riflessa la nostra storia trasfigurata, perdonata, redenta. E "credere", che significa lasciarsi amare, guardare senza timore nel profondo del suo sguardo per sperimentare il suo perdono. Per questo siamo chiamati a mettere i figli davanti a Cristo, alla Verità che fa liberi, quando vogliono uscire in minigonna, quando esigono una nottata in discoteca, quando reclamano la vacanza con il fidanzato. Metterli davanti a Cristo, alla sua bellezza, al suo amore a cui non si può resistere, senza paura, senza compromessi. Quante volte ci siamo prostrati dinanzi a Lui per accompagnare i nostri figli di fronte allo stesso sguardo? Sottrarre Cristo ai loro occhi è il peccato più grave. Condurli a Lui con il cuore innamorato, colmo del suo amore, sapendo che è il Padre a "consegnare" noi e ogni uomo al suo Figlio, "perché nessuno vada perduto". Poi appare la libertà autentica, anche quella di fare naufragio, ma con fissa nella memoria del cuore l'immagine indimenticabile del suo volto. Gesù, infatti, ha dato la sua vita per "risuscitarci l'ultimo giorno", e questo significa che questi giorni che viviamo sono il tempo nel quale "vederlo e credere" in Lui, per ricevere "la vita eterna". E chi ha questa vita anche se muore vivrà: "Dio non rifiuta nessuno. E la Chiesa non rifiuta nessuno" (Benedetto XVI). La Chiesa è per questo inviata a mostrare Gesù; in essa Lui attende ogni uomo come Giuseppe attese i suoi fratelli. Da loro venduto era sceso in Egitto, fino al buio della prigione, per risalirne ricolmo di onori e potere. Nessun rimprovero, nessun respingimento per i fratelli che lo avevano respinto. Anzi, con lo sguardo pieno della sapienza che discerneva in tutto la volontà di Dio che lo aveva condotto in Egitto proprio per sfamare i suoi fratelli, era lì a farsi vedere e riconoscere da loro per salvarli. Così anche noi, perdonati da Gesù, ci avviciniamo al prossimo senza respingerlo, per far vedere l'amore che ci ha salvato, e così anche lui può credere e accogliere la stessa vita. E' questo il cammino che ci attende con Cristo, per andare incontro alla risurrezione, e offrirla al mondo.
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