αποφθεγμα Apoftegma
Quale è dunque la giustizia di Cristo?
E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia,
dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri.
Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù
significa che non sono i sacrifici dell’uomo
a liberarlo dal peso delle colpe,
ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo,
fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo,
per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio.
Ma ciò solleva subito un’obiezione:
quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole
e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto?
Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”?
In realtà, qui si dischiude la giustizia divina,
profondamente diversa da quella umana.
Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto,
un prezzo davvero esorbitante.
Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare,
perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico,
ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso.
Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo:
uscire dall’illusione dell’autosufficienza
per scoprire e accettare la propria indigenza
- indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.
Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio:
occorre umiltà per accettare
di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”,
per darmi gratuitamente il “suo”.
Grazie all’azione di Cristo,
noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”,
che è quella dell’amore,
la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore,
perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.
Benedetto XVI
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Matteo 5,20-26.
Poichè io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perchè l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finchè tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
E Cristo si è fatto peccato, come un agnello muto di fronte ai suoi tosatori. Il leone che si è fatto agnello per caricarsi di ogni delitto, innocente si è offerto al patibolo. Solo chi gli appartiene, chi ha sperimentato la misericordia e la liberazione dal giogo del peccato, può comprendere queste parole del Signore, e desidera vivere in esso. Anzi, è un bisogno del cuore, come dell'aria e del cibo, perché ha sperimentato, nella propria vita, una giustizia celeste, un amore che nessuno può offrire. E ha sperimentato anche che questo amore, questa giustizia, hanno il potere di giustificare, di sanare, di ricreare, di deporre, laddove vi era odio, rancore, maldicenza, menzogna, quello stesso amore che tutto copre, tutto crede, tutto sopporta, tutto perdona. La carità di Cristo, l'agape che abbraccia, dalla Croce, ogni uomo. Abbiamo sperimentato questa giustizia nella nostra vita? Non si tratta di impegnarsi ad essere buoni, è, semplicemente, lasciarci riconciliare con Dio nella Giustizia crocifissa di Cristo Gesù. La sua Giustizia, quella che brilla sulla Croce, è l’unica salvezza, l’unica via di accesso al Regno dei Cieli. E se siamo giustificati nella sua misericordia andremo naturalmente anche noi a cercare i tanti che abbiamo cancellato pensandoli "pazzi", dimenticato perché giudicati "stupidi", ferito nella nostra "ira", per riconciliarci con loro offrendo la nostra vita. Questa è la Giustizia di Dio, il perdono, sempre, senza condizioni. Il Cielo finalmente messo d'accordo con la terra, dove il Signore ci conduce giustificandoci nel "giudizio" del "sinedrio" per i nostri pensieri, e strappandoci dal "fuoco dello Sheol" che meritiamo per le nostre parole insulse e malvage. Lasciamo dunque le nostre ipocrite offerte con le quali crediamo di resettare il cuore e, riconciliati nella giustizia misericordiosa di Dio, ci ricorderemo anche dei tanti che ce l'hanno con noi, e, in Cristo che si è offerto completamente a noi, potremo donarci anche noi quale offerta gradita a Dio, in ginocchio dinanzi a tutti quelli che, non conoscendo l'amore di Dio, azzannano la nostra vita. In noi, tutti potranno riconoscere la giustizia di Dio, e vedere spalancarsi il Cielo di una vita nuova, riconciliata, pacificata. Resistere nelle proprie posizioni, chiudersi alla misericordia di Dio sarebbe imperdonabile, la condanna ad un carcere durissimo, a dover "pagare sino all'ultimo spicciolo". E non lo stiamo vivendo forse oggi? Sempre ansiosi, sempre in debito di tempo e di sguardi; sempre di corsa e angosciati per pagare agli altri quello che non potremo mai pagare e risarcire. Come poter risarcire il male della nostra indifferenza, della gelosia, della violenza e dell’ipocrisia? Come pagare se non abbiamo neanche il “primo” spicciolo? Abbandonandosi alla misericordia di Dio, lasciandoci invadere dal suo amore perché, attraverso di noi, giunga ad ogni nostro prossimo. “Cristo ha pagato per noi il debito all’Eterno Padre” (Preconio Pasquale), e solo in Lui potremo offrire noi stessi perché ogni spicciolo d’amore sottratto ai fratelli possa essere risarcito e moltiplicato dal suo amore. Altro che sforzi e strategie, opere e sacrifici della carne, buoni solo a peggiorare ancor più le cose, ad alimentare veleni e rancori. Siamo, invece, chiamati ad accogliere oggi il suo amore che ci giustifica, e, spinti dal fuoco della misericordia, potremo correre a metterci d'accordo, a lasciarci crocifiggere da coloro ai quali, il demonio, ha rubato la speranza. Hanno diritto all'amore che abbiamo sperimentato. E non è cosa di un giorno. E' un cammino, un andare per via, cadendo e rialzandoci, abbandonando ogni pretesa pelagiana e panteista, in un'esperienza dell'amore di Dio che, in un cammino serio di conversione ella Chiesa, approfondendosi, genera amore e misericordia.
QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI
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