αποφθεγμα Apoftegma
Il missionario è l'uomo delle Beatitudini.
Gesù istruisce i Dodici prima di mandarli ad evangelizzare,
indicando loro le vie della missione:
povertà, mitezza, accettazione delle sofferenze e persecuzioni,
desiderio di giustizia e di pace, carità,
cioè proprio le Beatitudini, attuate nella vita apostolica.
Vivendo le Beatitudini, il missionario sperimenta
e dimostra concretamente
che il Regno di Dio è già venuto ed egli lo ha accolto.
La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è
la gioia interiore che viene dalla fede.
In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi,
che tende al pessimismo,
l'annunciatore della buona novella deve essere una persona
che ha trovato in Cristo la vera speranza".
Giovanni Paolo II
Enciclica Redemptoris Missio (1990), n. 91
Giovanni Paolo II
Enciclica Redemptoris Missio (1990), n. 91
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
“Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”.
Entrando con Lui nella morte anche noi sperimenteremo, oggi, la sua stessa “beatitudine”. Non ce ne sono altre, perché nessuna di quelle che offre il mondo, nessuna di quelle che oggi speriamo è incorruttibile. Che vuoi, guarire da una malattia? E chi non lo vorrebbe, e a volte Dio ce lo concede. Ma ci riammaleremo di nuovo. Se però nella malattia che ti “affligge” sperimenti già la “consolazione” di Cristo, che cioè è con-la tua solitudine e, abbracciandoti, ti fa distendere sulla Croce che “purifica” il tuo “cuore” da ogni menzogna del demonio per “vedere” il Padre tra le piaghe e i dolori, allora questa è la “beatitudine” vera, che non sfugge dalle mani, mai. Come quella di due fidanzati che possono sperimentare le primizie del “Regno dei Cieli” nel pudore, nella libertà, nella sincerità, nel rispetto e nella castità in cui imparano il dono reciproco, mentre sono “perseguitati a causa della giustizia” del mondo e della carne che li vorrebbe sottomettere alla dittatura del desiderio. Come quella di due sposi che, “operando la pace” donata loro da Cristo risorto nel perdono che prende su di sé il peccato dell’altro, fosse anche un tradimento, sperimentano la libertà senza limiti dei “figli di Dio” che non hanno nulla da difendere perché vivono già l'anticipo della vita celeste che è l'amore di Cristo che distrugge le barriere del peccato e della morte. Come quella di chi, “ammansiti", cioè resi "miti" e senza pretese dinanzi alla storia e ai fratelli attraverso gli eventi dolorosi e difficili accettati perché illuminati nella Chiesa, "ereditano" in tutto e in tutti la "Terra" dove gustare il latte e il miele dell'amore e della misericordia di Dio. Allora coraggio fratelli, siamo "beati", soprattutto quando "tutti" - anche chi ci è accanto ingannato dal demonio - ci ritengono dei “miserabili”, ovvero dei “pitocchi” e “rannicchiati per lo spavento” (secondo l’originale greco tradotto con “poveri”), cioè vigliacchi e inutili per aver creduto a Cristo e consegnato a Lui la vita. Per questo "insulteranno" noi e i nostri figli al lavoro e a scuola, e "ci perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di noi per causa” sua. Ma sarà proprio in quei momenti che gusteremo sino in fondo la “beatitudine” che sa di Paradiso, così soave da farci “esultare”, come i martiri durante il supplizio. Sì fratelli, perché la “fame di giustizia” che muove alla violenza il mondo dominato da satana e dalla sua ingiustizia, in noi è stata “saziata” dalla Giustizia di Cristo che ci ha amati così tanto da perdonarci e ricrearci in Lui; e ci ha fatto addirittura degni di assomigliargli nelle sofferenze, per ricevere nel Cielo - a cui crediamo e che attendiamo perché nella Chiesa ne stiamo pregustando l'amore - la sua stessa “ricompensa”, ovvero la vita eterna nell'eterna beatitudine. Per questo oggi saremo “beati”, cioè “profeti” che, dalla Croce che tutti sfuggono, annunciano la Terra che tutti desiderano, il Regno preparato per ogni uomo le cui primizie risplendono in noi. Non dobbiamo far nulla, solo essere quello che siamo, rinnovati, sostenuti e guidati dalla Chiesa, entrando in questo lunedì così come si presenterà, accomodandoci all'ultimo posto, il più vicino al Cielo, dove c'è già Cristo, la nostra "beatitudine".
Monte delle Beatitudini |
QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI
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