Lunedì della XIX settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

Il prezzo pagato per tutti è il sangue di Cristo 
con il quale il Signore Gesù ci ha redenti. 
Egli solo ci ha riconciliati al Padre e ha sofferto fino all’estremo, 
addossandosi la nostra sofferenza. 
L’uomo non darà dunque nulla in propiziazione per la propria redenzione,
poiché è stato mondato dal peccato una volta per tutte 
mediante il sangue di Cristo. 
Non è tuttavia dispensato dall’impegnarsi per osservare i precetti della vita 
e per non sviare dai comandamenti del Signore. 
Finché vivrà, sarà nel travaglio e persevererà in esso per vivere in eterno, 
pur essendo già stato riscattato dalla morte. 

S. Ambrogio












Augustin Tünger, 1486.
Pietro paga il tributo

L'ANNUNCIO






Dal Vangelo secondo Matteo 17,22-27.

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». 
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». 
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

















PESCATI ALL'AMO DELLA CROCE SIAMO LIBERI PER CONSEGNARCI A TUTTI SENZA RISERVE

Gesù è modernissimo... Ha avuto a che fare con le tasse, come ciascuno di noi, e ne ha tratto occasione per annunciare la Verità. Il sistema tributario segna il confine tra "i figli" e "gli estranei". La relazione che instauriamo con il mondo è misurato dal rapporto che abbiamo con le sue leggi, soprattutto con quelle che regolano la tassazione. Quando riceviamo la cartella esattoriale o ci accingiamo a compilare la dichiarazione dei redditi risuona per noi la domanda rivolta a Pietro da "quelli che riscuotevano la tassa per il tempio": le paghiamo o no le tasse? La Chiesa insegna che dobbiamo onestamente pagare sino all'ultimo spicciolo, ma quanti di noi obbediscono al Magistero e alla Dottrina sociale della Chiesa? Esso, ad esempio, al n. 2240 del Catechismo, afferma che "la sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l'esigenza morale del versamento delle imposte"... Ma io sono un povero commerciante, i fornitori esigono e i clienti non pagano, che faccio, mi sveno per pagare le tasse e poi chiudo la baracca? Con questo stipendio da fame neanche arrivo alla fine del mese e che, mi metto pure a pagare tutte le tasse? Chi darà poi da mangiare ai miei figli? Da che mondo è mondo le "tasse" sono fonte di "tristezza". Spesso sono ingiustificati balzelli esigiti dallo Stato per coprire i suoi debiti. Quando poi, dovendo usufruire dei servizi pubblici che esse sostengono, ne soffriamo l'inefficienza, o, peggio, i fondi sono usati per sovvenzionare omicidi di embrioni indifesi o per altri abomini, le tasse divengono un sopruso insopportabile. Viviamo in un tempo nel quale tutti sono estremamente sensibili su questi temi. I dibattiti si moltiplicano, molti, proprio seguendo le ragioni della Dottrina Sociale della Chiesa, ritengono giusto non pagare alcune tasse ingiuste. E certo, l'invadenza statale e l'ideologia secondo la quale lo Stato deve provvedere a tutto, inclusi servizi in favore della cultura della morte, non ha riscontri nel Magistero della Chiesa. Ma il Vangelo, come al solito, sposta il piano della controversia, e cerca ciascuno di noi, per illuminare il cuore. C'è qualcosa che giace più molto più in fondo dei problemi contingenti e delle soluzioni da offrire e scegliere. In ogni evento, infatti, è il Signore che ci visita, e ci chiede: "Che te ne pare?". In questa domanda, non a caso rivolta a Pietro, si legge in filigrana quella che Gesù gli ha posto poco prima: "Voi, chi dite che io sia?". Ecco, anche davanti alla dichiarazione dei redditi, i cristiani si trovano di fronte a Cristo, in un dialogo d'amore che non si spegne mai. Non c'è aspetto della vita, sia essa quella privata, familiare o sociale e dello Stato, che non ci interpelli: in nulla Dio è irrilevante, perché in tutto è presente per illuminare e guidare i suoi "figli"La questione che emerge nel brano di oggi è il contributo da offrire al mantenimento del Tempio, una tassa che, secondo quanto ci testimonia Filone, "i donatori portano allegramente e con gioia, in previsione che il pagamento porterà loro la liberazione dalla schiavitù o la guarigione dalle malattie e il godimento di una libertà garantita e una sicura protezione dai pericoli" (Leggi speciali, 1,77). Il Tempio era il cuore di Israele, e se esso avesse smesso di battere sarebbero morti tutti, senza più alcuna speranza. Il Tempio era la Presenza di Dio con il Popolo, nonostante il dominio di Roma. Per questo era anche la profezia più certa della libertà che tutti aspettavano. La tassa era dunque un atto d'amore e di fiducia, un segno che esprimeva e contribuiva a mantenere viva la speranzaPer comprendere le parole di Gesù occorre partire da qui. Egli non parla di tasse giuste o ingiuste, ma invita Pietro ad alzare lo sguardo diritto davanti a sé e a professare ancora la fede che né carne e né sangue gli hanno rivelato, ma il Padre che è nei Cieli: Gesù è il Figlio di Dio, il Messia che sta inaugurando un nuovo culto, in Spirito e Verità. Dio è presente in quel momento "a Cafarnao", la città natale di Pietro. Non è più il Tempio a delimitare il perimetro della Presenza di Dio: come già ai tempi dell'Esilio, Egli è libero, e scende ad abitare laddove vivono i suoi figli. In quel momento il nuovo Tempio è a Cafarnao; è la casa di Pietro dove Gesù era ospitato; è la vita di ogni figlio della Chiesa, la sua famiglia, il suo lavoro, la sua scuola, il campo sportivo dove si sgranchisce le gambe, il letto d'ospedale dove lo inchioda la malattia. Gesù è con Pietro e la sua comunità ovunque si trovino, perché sempre e in ogni luogo, essi possano vivere nella "libertà" dei figli di Dio. Per questo, infatti, "sarà consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". E' Lui stesso la "tassa" pagata per il nuovo Tempio, per riscattare e far vivere eternamente il Nuovo Israele. Non a caso il gesto che Gesù chiede a Pietro per trovare la moneta con cui pagare la tassa è una profezia del suo Mistero Pasquale: come il "primo pesce pescato all'amo", attraverso la sua Croce, Gesù è stato pescato dal "mare" della morte come il primogenito della nuova creazione. La sua "bocca" si è "aperta" la sera di Pasqua, consegnando agli apostoli impauriti rinchiusi nel cenacolo, la "moneta d'argento" sulla quale è incisa l'immagine del Figlio di Dio. Con essa ha pagato il nostro riscatto, la sua vita offerta sino alla fine. "Pescandola" con Pietro, ovvero nella Chiesa, accostandoci con "l'amo" della fede ai sacramenti e alla Parola di Dio, siamo trasformati a poco a poco in Cristo, per partecipare al suo Mistero Pasquale. Siamo chiamati ogni giorno ad inoltrarci nel "mare" della morte, di ciò che ci fa soffrire e ci incute timore, e pescare il Primogenito, per essere, con Lui, vittoriosi sulla morte, bel al di là di ciò che angustia il mondo che non conosce il Padre. Siamo "figli nel Figlio", non più "estranei" alla famiglia di Gesù; proprio per questo la Chiesa è "esente" dal pagare qualsiasi tributo; nel senso che essa sa che non sono le tasse che assicurano la vita; non è un sistema politico e non sono gli statisti a provvedere alla salute, al benessere, alla libertà delle persone. La Chiesa vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, è abbandonata con fiducia al suo amore e alla sua provvidenza. Sa che nella storia è celato un piano divino che annulla i disegni delle nazioni e porta a compimento la salvezza eterna di ogni uomo. In questo discernimento legge e interpreta gli eventi. 


Ma proprio perché ha una fede incrollabile nel potere di Cristo, i suoi figli non "scandalizzano" il prossimo, cercando fantasiose vie pseudo-religiose per risolvere o sfuggire i problemi. Più di ogni altro uomo, infatti, i cristiani vivono sino in fondo la loro umanità, senza scappare da nessuna difficoltà, tasse incluse. Ormai liberi dalla preoccupazione per il domani, possono pagarle anche se dovessero restare senza soldi. Dio provvede, anche in questo! Non vi scandalizzate, è così! Se dai tutto a Dio, Dio darà tutto a te... In Cristo ci è dato tutto: a noi è chiesto solo di "cercare prima di ogni cosa il Regno dei Cieli". Così non voltano le spalle a chi chiede loro un prestito e danno i loro beni a chi glieli chiede, perché sanno per esperienza che Dio dà davvero il centuplo. Ed è questo il segno che il mondo aspetta, persone libere dal denaro e dagli affanni che entrano dove nessuno può entrare. Gesù ha vinto la morte, ormai nulla può incutere timore né "tristezza". Essa è frutto della paura di fronte alla morte, che si nasconde spesso nel bilancio familiare... Ma Cristo ha liberato i suoi fratelli, e li ha fatti "esenti" da questa paura! Per questo i cristiani non mormorano e non manifestano contro le ingiustizie, ma le prendono su di sé, perché Cristo ha caricato l'ingiustizia più grande. E trasformano in giusto ciò che il mondo vede come ingiustoPer questo possono aprirsi alla vita e accogliere i figli che Dio ha pensato per loro, fondando così il matrimonio sulla volontà di Dio, l'unica giusta, abbracciata il giorno della sua celebrazione. Se due coniugi si chiudono alla vita, invece, stanno ingiustamente minando seriamente il loro matrimonio... Già, ma chi lo annuncia più? Nei corsi prematrimoniali ci si impegna ad insegnare i metodi naturali, camuffando in essi una contraccezione secondo la Chiesa, con la quale si crede di adempiere alla paternità responsabile, del tutto malintesa. Essa, invece, è una responsabilità dei padri e delle madri di fronte alla volontà di Dio, non di fronte al portafoglio. Ma questo è un argomento tabù, pericoloso, ci si giocano i parrocchiani, i giovani non capirebbero, e così si ingannano i piccoli, dandoli in pasto al mondo e ai suoi criteri, basati sempre sui soldi... Una Chiesa attaccata al denaro è uno scandalo per il mondo. Un cristiano affannato come i pagani è come il sale che ha perduto il sapore, e non serve a nulla. Proprio per questo l'Humanae Vitae di Paolo VI è dimenticata chissà dove, tanto che molti Vescovi e preti non ne fanno neppure accenno; e, senza sale, i matrimoni si sfasciano... Per il denaro, per le tasse, per paura di restare senza cibo e televisore, macchina e vacanze, tempo e libertà... Invece, i fidanzati e gli sposi che camminano con Pietro nella Chiesa e sono seriamente iniziati alla fede, sperimentano che Dio dona il cibo ai suoi amici nel sonno, che cioè provvede quando meno te lo aspetti. Hanno in se stessi il "sale", la capacità di soffrire che imparano nella Chiesa, e così possono salare il matrimonio con il denaro e la propria vita; possono donarsi reciprocamente offrendo i propri corpi a Dio come in una liturgia, nella quale Lui compie la sua volontà di generare figli per il Cielo. Quella "moneta" pescata da Pietro fa di noi altrettanti primogeniti di una stirpe innumerevole, i figli che Dio ha pensato dall'eternità per l'eternità. Ecco, pescando quella moneta, saremo davvero responsabili davanti a Lui di ogni vita che ci vuole affidare; diventati già cittadini del Cielo, in tutto vedremo Dio, e così tutto diventerà occasione per testimoniare la "libertà" dei "figli" alla quale sono chiamati anche gli "estranei". In casa, con i figli, al lavoro con i colleghi, siamo chiamati ovunque a far presente la moneta autentica, l'immagine di Cristo in noi, annuncio e profezia di libertà per ogni uomo. "Pescati" anche noi "all'amo" della Croce siamo la "bocca" di Cristo risorto da cui ogni uomo può pescare la speranza, perché "la missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita" (Benedetto XVI)




Approfondimenti: Il Tributo di Masaccio e altri testi.






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